lunedì 29 agosto 2011

IL MALE OSCURO



IL MALE OSCURO

Il dolor che non si slega
che ti prende se ti trova.
Taglia il fiato e non spiega
la pena che conosci, eppur nuova.
Mal di vita che si nega,
ogni giorno è nuova prova.

M.M.

DAL 2013 TUTTI GLI AMERICANI DOTATI DI MICROCHIP



Microchip RFID obbligatorio: 10 anni fa si sapeva ma nessuno ha mai fatto nulla per evitarlo. È confermato, il Progetto di Legge sulla Salute di Obama renderà obbligatorio l’impianto di un microchip RFID per tutti i cittadini americani.
L’obiettivo è di creare un registro nazionale di identificazione che permetterà di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”.
Il nuovo progetto relativo alla salute (HR 3200) è stato adottato recentemente dal Congresso e alla pagina 1001, contiene l’indispensabile necessità per tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario di essere identificati con un microchip sottocutaneo.
In un documento ufficiale, vi è la prova che questi dispositivi fossero già previsti nel 2004. Questo documento della FDA (Food and Drug Administration), datato 10 Dicembre 2004 è intitolato Class II Special Guidance Document : Implantable Radiofrequency Transponder System for Patient identification and Health information ( Documento di orientamento speciale di classe II : Sistema di transponder impiantabile a Radiofrequenze per l'identificazione dei Pazienti e le informazioni relative alla salute).
L’impianto di un microchip per i pazienti che contenga le informazioni sulla loro salute era quindi già allo studio nel 2004. Nel Progetto di Legge intitolato America's Affordable Health Choices Act of 2009 (Legge del 2009 sulle scelte di salute finanziariamente abbordabili dell’America), si può leggere nel paragrafo Subtitle C – National Medical Device Registre (Sottotitolo C – Registro nazionale dei Dispositivi Médici), che è prevista una scheda per ogni persona che ha o sarà munita di un dispositivo sottocutaneo: Il “Secretary” stabilirà un “registro nazionale dei dispositivi medici” (in quel paragrafo sono chiamati "registro") per facilitare l’analisi della loro sicurezza dopo la commercializzazione, con i dati di ogni dispositivo che è o è stato utilizzato su un paziente…”
Quindi tutte le persone che avranno ricevuto il microchip saranno schedati in un nuovo registro che ancora non esiste.
Con il pretesto di assicurare meglio l’assistenza sanitaria e preservare la salute dei cittadini, tutta la popolazione sarà marchiata con un microchip elettronico e schedata. L’inizio della marcatura obbligatoria per tutti è previsto a partire dal 2013.
Alla pagina 1006 del progetto, è fatta una precisazione sulla data di entrata in vigore del dispositivo: “ENTRATA IN VIGORE. Il Ministro della Salute e dei Servizi Sociali, metterà in opera il registro in virtù dell’articolo 519 (g) della Legge Federale sul cibo, i farmaci e i prodotti cosmetici come da aggiunta nel paragrafo, non più tardi di 36 mesi dalla promulgazione della presente Legge, senza preoccuparsi se le regolamentazioni definitive per stabilire e utilizzare il Registro siano state promulgate o meno in quella data”.
Quindi 36 mesi a partire dalla data di entrata in vigore della Legge! Questo ci dà 3 anni. Il 2013 è l’anno in cui la marcatura obbligatoria dovrebbe incominciare. Da notare che entrerà in vigore anche se non sarà stata adottata nessuna regolamentazione sul suo utilizzo e che sia presente o meno un inquadramento ben definito sull’utilizzo del “registro”.
By Edoardo Capuano - Posted on 25 agosto 2011http://www.ecplanet.com/node/2652

venerdì 26 agosto 2011

MORIRE DI DEBITO PUBBLICO?...MA ANCHE NO!


Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il socialista francese Marcel Deat si chiedeva se valesse la pena “morire per Danzica”. Parafrasando le sue parole, oggi gl’Italiani dovrebbero domandarsi se valga la pena “morire per il debito”. Perché la sorte che si profila per il nostro paese è tutt’altro che rosea. A meno di prendere scelte coraggiose che possono cambiare il corso della nostra storia…


Il recente attacco speculativo allo Stato ed alle banche italiane ha portato, per riprendere la formulazione ripetuta da molti commentatori, ad un commissariamento del nostro paese da parte di potentati esteri. La Banca Centrale Europea (BCE),d’accordo con USA, Francia e Germania , ha cominciato ad acquistare titoli di debito pubblico italiano sul mercato, ma chiedendo in cambio pesanti contropartite.
La “politica di risanamento” che la BCE pretende dall’Italia nasconde dei palesi secondi fini, e non potrebbe essere altrimenti vista la regia – neppure tanto occulta – di potenze estere nella vicenda. L’ormai famosa lettera di Jean Claude Tricher e Mario Draghi a Berlusconi è rivelatrice in tal senso. Il duo rappresentante della BCE avrebbe infatti indicato come misura prioritaria la privatizzazione del patrimonio pubblico italiano.
Ora, non esiste un singolo esempio storico in cui le privatizzazioni abbiano portato ad una significativa riduzione del debito d’uno Stato. Il caso italiano dei primi anni ’90 è significativo. Allora lo Stato procedette, tra le altre cose, alla dismissione di una mega-corporazione industriale-finanziaria, l’IRI: la settima maggiore società al mondo per fatturato, che a lungo era stata la più grande azienda al di fuori degli USA. Ebbene,l’erario incassò 198.000 miliardi di lire, pari ad appena l’8% del debito pubblico (2.500.000 miliardi di lire). Se sollievo vi fu, fu di breve durata, perché oggi il debito pubblico italiano è di oltre 1.900 miliardi di euro, ossia quasi 3.700.000 miliardi di vecchie lire.
Mario Draghi dovrebbe conoscere bene questo caso, dal momento che all’epoca delle privatizzazioni degli anni ’90 era direttore generale del Tesoro e partecipò alla tristemente nota riunione sul panfilo “Britannia” di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra. Dovrebbe ricordarsi anche di come le privatizzazioni (che già erano cominciate negli anni ’80) abbiano portato, alfine, al declino industriale dell’Italia. Infatti, cosa rimane oggi di quell’Italia in cui la Olivetti produceva calcolatori elettronici (oggi noti come computer, proprio perché noi uscimmo anzitempo dal settore lasciandolo in mano agli anglosassoni) o in cui la Montedison era all’avanguardia nella sperimentazione degli organismi geneticamente modificati? Queste amare considerazioni potrebbero spingerci a farne d’ancora più aspre circa la scelta del governo Berlusconi di barattare con Sarkozy la Libia e la Parmalat pur d’avere il via libera francese alla nomina di Draghi a prossimo presidente della BCE: in tempi non sospetti, notavamo che l’ex dirigente di Goldman Sachs appare più vicino alla finanza anglosassone che al sistema economico italiano.
Ma se le privatizzazioni sono inefficaci, perché Trichet e Draghi, ma anche le cosiddette “parti sociali” italiane (Confindustria e sindacati), pongono l’enfasi su di esse? Probabilmente perché rimangono oggi alcuni bocconi ghiotti, aziende solide ed in attivo come ENI, Finmeccanica e Poste Italiane. Aziende che sono però strategiche per lo Stato italiano, perché operative, rispettivamente, in settori come l’approvvigionamento energetico, la produzione d’armamenti, la banca e le comunicazioni.
Al di là della preoccupante prospettiva di perdere il controllo d’industrie strategiche, lasciando in futuro settori vitali dell’economia e della potenza italiana in mano altrui, la “politica di risanamento” impone altri pesanti oneri e sacrifici alla società: la finanziaria recentemente annunciata dal Governo ne è un chiaro esempio.
La logica, ancora una volta, è quella di spostare la ricchezza dai produttori agli speculatori, ossia dai cittadini lavoratori ed imprenditori alle banche ed ai giocatori di borsa, dal profitto e dai salari alla rendita. È la stessa logica insita nel quantitative easing perseguito negli USA, ma risponde ad una tendenza di più lungo periodo, quella della finanziarizzazione dell’economia occidentale, in cui per l’appunto la rendita e la speculazione hanno preso il sopravvento sull’economia reale e produttiva. Il professore Steve Keen, economista australiano, ha parlato del “ più grande trasferimento di ricchezza della storia”. L’economista statunitense Dean Baker ha scritto di una”massiccia redistribuzione del reddito agli azionisti ed agli altri dirigenti delle banche” Gli economisti Hossein Askari e Noureddine Krichene hanno affermato che “il potere d’acquisto è sottratto a lavoratori, pensionati e correntisti e donato a debitori e speculatori.”
Non si tratta solo d’un problema di equità o iniquità, ma anche di efficienza e pragmatica. Gli stessi padri del liberismo, gli economisti politici classici dell’Inghilterra sette-ottocentesca, sottolineavano il ruolo negativo giocato dalla rendita nella crescita economica. Politiche che favoriscono la rendita sul profitto e sul salario, la speculazione sulle attività produttive, sono del resto cominciate ben prima della crisi del 2008, in parallelo con la finanziarizzazione (e deindustrializzazione) dell’economia occidentale.
Misure di “risanamento” che, per salvare speculatori e rentier, colpiscono i produttori, finiscono col dilapidare il capitale umano della nazione. Pensiamo ai tagli al sociale: un cittadino meno istruito e meno sano apporta minore beneficio alla nazione. Inoltre, il pericoloso sommarsi di riduzione dei servizi ed aumento della pressione fiscale genera malcontento, ed i recenti esempi dei paesi arabi, dell’Inghilterra e della Francia dovrebbero far suonare un campanello d’allarme. L’inasprirsi del conflitto sociale e l’esplodere di tumulti raramente è una buona notizia per un paese, quasi mai lo è per la sua economia.
Inoltre, la diminuzione della spesa pubblica può incidere negativamente, oltre che sui servizi, anche sugl’investimenti produttivi, come la costruzione di nuove infrastrutture. Non si vuol qui negare l’opportunità di ridurre la spesa pubblica, ma si contesta che, lungi dal puntare agli sprechi, si opti per tagli salomonici, e che le ristrettezze di bilancio siano dettate e commisurate agl’interessi da pagare ai rentier.
Il rischio è che, se tra qualche decennio l’Italia avrà interamente pagato il suo debito, l’avrà però fatto a costo dell’immobilismo e della stagnazione, ritrovandosi così retrocessa nel “secondo mondo”, o addirittura più indietro.
Alternative possibili ci sono, benché se ne parli di rado. Salvatore Cannavò è uno dei pochi giornalisti ad averne proposta una: ricorrere alla tesi del “debito illegittimo” dell’economista francese François Chesnais per disconoscere o rinegoziare una parte del debito, come fatto dall’Ecuador nel 2007. Nel 2005 l’Argentina fece di più, ristrutturando per intero il proprio debito: ossia rinegoziando gl’importi e gl’interessi coi creditori, di fronte all’oggettiva impossibilità di ripagarlo per intero. Si tratta di provvedimenti più moderati del puro e semplice “default sovrano” (ossia la bancarotta e la cancellazione tout court del debito), ma non meno efficaci.
Ristrutturare il debito non ha avuto che effetti benefici sui paesi che l’hanno fatto. L’Ecuador nel 2008 fece segnare una crescita record del PIL per il paese, pari al 6,5%, ed anche dopo il duro colpo della crisi mondiale oggi cresce d’oltre il 3% l’anno. Dal 2006 ad oggi il PIL pro capite del paese è cresciuto d’oltre il 70%, e la popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita di quasi il 15%. In Argentina la crescita del PIL post-ristrutturazione si è assestata attorno al 9% e, dopo il rallentamento in coincidenza con la crisi mondiale, è tornata al 7,5%. Il reddito pro capite dal 2004 ad oggi è cresciuto di quasi un quinto. Dal 2004 al 2010 la popolazione sotto la soglia di povertà è passata dal 44,3% al 13,9%.
A titolo di raffronto, dal 2004 in Italia il reddito pro capite è aumentato solo del 10%, il PIL è cresciuto, quando è cresciuto, di poco più dell’1% all’anno. Nella Grecia catturata dalla spirale debitoria un quinto della popolazione vive sotto la soglia di povertà, il reddito pro capite è in calo dal 2007, il PIL è sceso del 2% nel 2009 e del 4,5% nel 2010.
Alla luce di questi dati, non resta che da domandarsi: chi vuole imitare l’Italia? La Grecia e le sue ferali prestazioni economiche, oppure l’Argentina che, sgravatasi dal peso del debito pubblico, sta crescendo a ritmi “cinesi”?


* Daniele Scalea è segretario scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e redattore della rivista “Eurasia”. È autore de La sfida totale (Roma 2010) e co-autore (con Pietro Longo) di Capire le rivolte arabe. Alle origini del fenomeno rivoluzionario (Dublin-Roma 2011).
Morire di debito pubblico

martedì 23 agosto 2011

OH QUANTE BELLE PROPOSTE MADAMA DORE'....



Nell'annuale meeting di Rimini dei giovani di Cl, diventato, ormai come il ballo delle debuttanti per i politici e i potenti d'Italia, intorno all'intervento del Capo dello Stato, si stringevano non solo e  non soprattutto i giovani cattolici di CL, ma una ben nutrita pattuglia di personaggi che ben rappresentano l'attuale livello di dirigenza e di intellighenzia del nostro paese. Volendo con la loro presenza omaggiare il solitamente silente capo, ma anche evitare il rischio di essere tagliati fuori dai giochi che contano, nel critico momento che attraversa l'Italia, e proponendosi, alla gestione della crisi epocale, essendo tutti loro assolutamente avulsi, finora, dal potere, e senza responsabilità alcuna nell'attuale difficile momento. Ma vediamo chi sono lor signori:
Corrado Passera (consigliere delegato di Banca Intesa S.Paolo e di numerose altre cariche all'interno dell'ABI),Fulvio Conti (Amm.re Del. di ENEL), Mauro Moretti (A.D. del gruppo F.S.), Anna Maria Bernini (neo ministro delle Politiche Comunitarie),Maurizio Lupi (esponente di spicco del PDL), Enrico Letta (esponente di spicco del PD)e ... dulcis in fundo Sergio Marchionne  (AD  di Fiat e noto affossatore dei diritti dei lavoratori.)
Tutti intorno al capezzale Italia rappresentato dal Capo dello Stato, e tutti contriti e altrettanto preoccupati per le dolorose ma, inevitabili scelte, che si dovranno prendere, possibilmente in maniera bipartisan.
Contemporaneamente (sarà un caso?), un altro illustre e autorevole personaggio , l'ineffabile Luca Cordero di Montezemolo, anche lui, ovviamente vergine dal punto di vista delle responsabilità, essendo stato "solamente" AD della FIAT, che ha usufruito di ingenti aiuti da parte dello stato in modo diretto e indiretto, ha presentato al mondo la sua rivoluzionaria ricetta per uscire dalla crisi. Semplificando si può sintetizzare così: Privatizzazione e dismissione di quel poco che è rimasto pubblico (RAI, Poste, Ferrovie e servizi pubblici in genere), e questa, ne converrete, è già una novità in assoluto!
Poi, continuando, rendendosi conto che questo non sarebbe sufficiente, allora bisognerà, inevitabilmente chiedere sacrifici ai cittadini (e questa pure altra novità rivoluzionaria), cominciando con l'innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni con l'abolizione di quelle d'anzianità e la parificazione uomini - donne.(e qui Luca ci stupisce! Finora non ci aveva pensato nessuno!).
Tra le altre chicche si dichiara contrario alla ritassazione dei capitali rientrati dall'estero con lo scudo fiscale  (evasori che hanno pagato una ridicola penale del 5%), perchè i patti sottoscritti con leggi si devono rispettare (esclusi, ovviamente quelli sottoscritti con i lavoratori, che si possono stracciare quando si vuole).
Ma fino a quando si permetterà a questa gente di pontificare e decidere della vita di milioni di persone, in questi autorevoli e ormai quasi mondani, incontri, dove sono i cittadini, i lavoratori, le donne, i giovani, i precari,  tutti quelli a cui con i loro giochi e vigliaccherie stanno togliendo il presente e bruciando il futuro.
Perchè non si sentono mai proposte serie e coraggiose a favore delle persone e non dei poteri?
una più equa distribuzione della ricchezza prodotta non solo è necessaria, ma possibile,( di ricchezza ce n'è in giro molta, checchè se ne dica); leggi che frenino il devastante liberismo economico e lo strapotere finanziario, primi responsabili della "crisi" attuale , che rischia di diventare, se non si cambia, strutturale;
repulisti generale di tutti quelli che, in modo o nell'altro hanno avuto ruoli di responsabilità, e che hanno fallito, basta con i riciclati che si presentano a stagioni alterne in un ruolo o in un altro;
dimezzamento generale dei costi della politica, a cominciare dagli stipendi e dai privilegi di lor signori, e non, come stanno facendo con l'eliminazione  dei piccoli comuni e di poche provincie a scopo propagandistico;
Un discorso a parte merita il Sindacato negli ultimi anni sempre più pompiere e gran cerimoniere nella sottoscrizione di accordi che hanno di fatto abolito le conquiste dei decenni precedenti, bruciandosi, così, gran parte della propria credibilità e che va ,quindi, rifondato dal basso. Il sindacato deve ritornare ad essere colui che difende, propone e lotta per i diritti e per la dignità di chi lavora, non basta più, neanche l'indignazione è ora di cambiare persone e cose.
Infine, invito sempre a seguire le vicende dell'Islanda che,ovviamente ci vengono tenute nascoste, per scoprire che, uscire dal ricatto economico-bancario si può e si deve,ma dobbiamo essere noi i protagonisti e saper scegliere rappresentati migliori di questi che abbiamo avuto.

MIZIO

sabato 20 agosto 2011

COSMETICI.IL TRUCCO NON E' TORTURARE GLI ANIMALI


di Giovanna Di Stefano

Conigli in attesa di test
Conigli stabulati in attesa di essere sottoposti ai test cosmetici
Tutti (ma proprio tutti) i rossetti, i rimmel, i fard, le creme, i detergenti e in generale i prodotti per la cura del corpo che vediamo negli espositori delle comuni profumerie devono aver passato positivamente una serie di test di laboratorio.
Questi test sono finalizzati ad identificare i potenziali effetti negativi di specifiche sostanze chimiche e per legge devono essere eseguiti su animali. I malcapitati, in ambito cosmetico, sono in genere i conigli (la maggioranza), i topi, i cani o i gatti, i quali sono sottoposti a trattamenti molto crudeli per la frequente assenza di anestesia, a volte richiesta proprio dall’esperimento, altre volte per negligenza del vivisettore.
I metodi per identificare la tossicità sono diversi: da quelli sull’infiammazione della cute e degli occhi a quelli sugli effetti subacuti e cronici, sulla cancerogenesi (insorgenza di tumori) e sulla mutagenesi (comparsa di anomalie genetiche).
I test cosmetici consistono nel somministrare all’animale l’ingrediente da testare in dosi massicce. Quest’ultimo non viene applicato nel modo in cui lo faremmo noi utilizzando il rossetto o la crema, come ingenuamente si potrebbe pensare, cioè spalmandolo dolcemente sulla pelle dell’animale e tutt’al più facendogli un’energica frizione…
Purtroppo i metodi di somministrazione sono ben diversi: la sostanza viene applicata, in dosi concentrate, direttamente sulla superficie oculare dei conigli(Draize Test oculare), oppure sulla pelle (Draize Test cutaneo) dopo che questa è stata abrasa al vivo, oppure ancora inalata.
Coniglio vittima di test cutanei
Le sostanze da testate sono applicate in dosi concentrate direttamente sulla pelle
Per avere un’idea di quanto sia concentrata la dose basti pensare che molti animali ne muoiono e i sopravvissuti riportano gravissime ustioni e intossicazioni permanenti. I test in questione si basano sul concetto di individuare, dopo vari reiterati tentativi su gruppi di animali, la dose che ne determina la morte di una percentuale prestabilita. Per esempio una delle prove più comuni è l’LD 50 (Dose Letale 50%) che utilizza tra i 50 e i 60 animali ai quali viene introdotta a forza nello stomaco una sostanza per verificare quanta ne occorre per ucciderne la metà.
Questa sostanza può anche essere inalata sotto forma di gas: in questo caso si parla di LC50 (concentrazione letale 50%). Gli animali vengono lasciati soffrire fino a 2 settimane, nel corso delle quali accusano i seguenti effetti: vomito, diarrea, sanguinamento dagli occhi o dalla bocca, spasmi, convulsioni, soffocamento.
A questo punto si cerca, basandosi sul peso corporeo, di determinare la dose ottimale sicura per l’uomo. I metodi di trasposizione dei risultati sull’uomo e quindi i tentativi di predirne gli effetti su di noi sono rudimentali e approssimativi, quindi inaffidabili. L’unico risultato sicuro che emerge da questi test è l’effetto che la sostanza in questione produce sulla specie utilizzata, ma non su altre specie, tanto meno sull’uomo…
I risultati dipendono da età, sesso, specie utilizzata (addirittura i risultati cambiano utilizzando diversi ceppi della stessa specie), dieta, stato di salute, stabulazione e temperatura ambientale.
Dopo essersi documentati sulle pratiche di sperimentazione animale nel campo cosmetico, visto foto e filmati di animali sfigurati e sofferenti, sicuramente la parete della profumeria e la serie infinita di prodotti che la riempiono ben ordinati nei loro scaffali ci appariranno sotto una luce diversa.
Test cosmetici oculari sui conigli
Draize Test oculare
Tanta sofferenza per cosa? Per confezionare un’infinità di prodotti simili, ma non uguali: diversi quel tanto che basta per dire che sono unici, per poterli reclamizzare come tali, e dire che contengono la formula vincente e miracolosa anti-età.
Viene da chiedersi come sia possibile che per truccarsi o spalmarsi una semplice crema idratante si debba necessariamente contribuire a questo massacro infinito di animali, che si consuma silenziosamente, ogni giorno, tra le pareti dei laboratori delle case di cosmetici.
Benché come detto tutti i prodotti che troviamo in profumeria siano accomunati da questo macabro e triste iter di produzione vi è un altro genere di negozi – le erboristerie - dove, accanto ai cosmetici crudeli, se ne trovano anche di altri, assolutamente “cruelty free” (non crudeli, appunto) in quanto realizzati nel massimo rispetto di tutti gli esseri viventi. Dell’essere umano prima di tutto, in quanto sono prodotti di qualità e assolutamente sicuri, ma anche degli animali, ai quali non è stato torto nemmeno un capello. Infine dell’ambiente, perché si tratta di composizioni ottenute con erbe e piante, quindi a base di essenze naturali.

Test cutaneo
Un'altra immagine di test cutanei
Le ditte “cruelty free” si impegnano così a non introdurre nessuna nuova sostanza nella formulazione della loro linea di prodotti. Potrebbe sembrare una restrizione a prima vista, ma se si pensa che sul mercato già esistono 15.000 sostanze disponibili, già pronte, collaudate e sicure, da poter utilizzare, si comincia a farsi un’idea di quanto sia immorale da parte delle (altre) ditte insistere a voler proporre ingredienti sempre nuovi, e incrementare la vivisezione, quando già ne esiste una gamma così vasta.
Il motivo per il quale le case di cosmetici sono sempre alla frenetica ricerca di nuove formule non sta nella volontà di ‘scoprire’ chissà quale crema dai poteri miracolosi, per il reale beneficio per il consumatore, ma sta in una mera tattica di marketing. Si mette a punto la nuova linea di shampoo a cui è stato cambiato solo il profumo per poter dire che è ‘nuovo’ (la classica dicitura‘nuova formula’) e poter costruire la campagna pubblicitaria di lancio del nuovissimo e impareggiabile (!) prodotto. La Procter&Gamble è maestra in questa politica aggressiva di marketing e non a caso tristemente famosa proprio per contribuire in maniera massiccia all’industria della vivisezione.
http://www.terranauta.it

PASSATA LA FESTA GABBATU LU SANTU...

Come dimenticare e archiviare in fretta l'entusiasmante risultato e la volontà dei cittadini espressa con i referendum del 12 - 13 giugno scorso.

Alla casta non sembrava vero di poter giustificare con i provvedimenti anticrisi un vero e proprio ribaltone rispetto la volontà popolare espressa con il referendum sulla privatizzazione dell'acqua. E' vero che quest'ultima è stata esclusa (proprio in virtù del referendum) dai provvedimenti approvati per la manovra finanziaria, ma il concetto non cambia.
Mi pare ovvio che, al di là di risibili sottigliezze giuridiche, la volontà popolare che si era espressa a favore di una gestione pubblica del servizio idrico, se fosse stata messa in condizione di votare  tutti i servizi attualmente pubblici,si sarebbe espressa in maniera sicuramente simile.
Questo per diversi ordini di motivi di cui il primo e più importante è che taluni servizi sono considerati essenziali e di primaria importanza e il mantenimento sotto la gestione pubblica ne è garanzia se non di efficienza sicuramente di un maggior controllo e vicinanza. Altro aspetto, non secondario, è che le privatizzazioni già attuate e in via di definitivo completamento, non hanno portato quei benefici promessi ne economici e ne tantomeno in termini di migliore qualità. Le ferrovie privatizzate hanno puntato tutto sul trasporto economicamente più redditizio (AV) abbandonando o quasi il servizio cosiddetto sociale, le Poste sono diventate un ente finanziario in concorrenza con le banche e operatori telefonici che ha lasciato quasi a
mera testimonianza i servizi propri del servizio postale. A proposito, da qualche tempo in fila negli uffici postali, potete ingannare il tempo tentando la fortuna con i "gratta e vinci", nuovo servizio alla clientela.
Senza dimenticare, poi, ciò che hanno significato le privatizzazioni per i lavoratori di tali servizi, passati dallo status di pubblici dipendenti a quello di lavoratori privati atipici, con perdita di diritti e salario.
Non sfugge, poi all'attenzione dei cittadini, che le privatizzazioni si trasformano sempre in affari per i soliti noti che, con il benestare, ovviamente disinteressato della casta, riescono a ottenere in gestione tali servizi a condizioni di estremo favore e avendo già la certezza che, in caso di difficoltà finanziarie il pubblico si farà carico dell'eventuale deficit finanziario scaricando sugli utenti aumenti già previsti a priori (vedi acquisto di Autostrade SpA da parte del gruppo Benetton).
Ultima, ma non per importanza, i beneficiari di tali operazioni quasi sempre sono gli stessi che hanno contribuito in modo sostanziale alla crisi economiche facendo scelte politiche ed economiche fallimentari e non facendosi scrupoli di usare corruzione, clientele ed evasione fiscale per aumentare il proprio potere economico.
Anche in questo caso, more solito, pagheranno sempre gli stessi, e i furbi e disonesti  (potenti) appoggiati e giustificati dalla casta, ne godranno i benefici.
A MENO CHE... gli italiani onesti e vessati non ritrovino l'entusiasmo dimostrato nelle campagne referendarie primaverili e costringano lor signori a scelte diverse, facendo pagare la crisi a chi l'ha provocata e ci si ingrassa.
Seguite la vicenda dell' Islanda e scopriamo che la cosa è possibile.

MIZIO

domenica 14 agosto 2011

I SEGRETI DEL GRUPPO BILDERBERGER


Cos’è il Gruppo Bilderberg. Perchè è così esclusivo. Quali decisioni prende e perchè nessuno ne parla. Intrecci e misteri dell’elite che fa tremare l’occidente.
La sede del meeting Bilderberg del 2008


La sede del meeting Bilderberg nel 2008
Immaginate centotrenta persone, le più influenti – non necessariamente le più conosciute – sulla faccia della Terra. Immaginatele riunite nella stessa stanza, al riparo da occhi indiscreti, sorvegliate da forze armate disposte sul perimetro. Potrebbe essere lo scenario di un libro di spionaggio. Invece è reale. Ha un nome, il Gruppo Bilderberg, e la settimana scorsa si è riunito a St. Moritz, in Svizzera.
Il Gruppo prende il nome dall’Hotel de Bilderberg, nella cittadina olandese di Oosterbeek, dove nel maggio 1954 si tenne il primo meeting. Da cinquant’anni riunisce i politici, gli imprenditori, i banchieri e i giornalisti più influenti di Nord America ed Europa. Fu fondato da Joseph Retinger, Paul Van Zeeland e dal principe Bernhard. Tra i soci fondatori spicca il nome del Generale Walter Bedell Smith, allora Direttore della CIA. L’agenzia statunitense fu il principale finanziatore del primo meeting del gruppo.
Come osserva Richard J. Aldrich nel libro “The American Committee on United Europe”, fin dagli anni ’50 il Gruppo influenzò una serie di decisioni chiave nello scenario internazionale, a partire dal Trattato di Roma del 1957 di cui fu il primo sostenitore. Giovanni Agnelli, per anni membro dello Steering Committee al fianco di David Rockefeller ed Henry Kissinger, una volta disse:
L’integrazione europea è il nostro scopo finale e dove i governi hanno fallito, noi industriali speriamo di avere successo.
Il Gruppo Bilderberg si riunisce una volta all’anno in hotel completamente svuotati di ospiti e residenti e circondati da soldati, guardie armate, servizi segreti e forze dell’ordine nazionali e locali. Impossibile entrare, ne sa qualcosa Borghezio.
Cosa si discuta e quali decisioni vengano prese all’interno di quelle mura, quindi, rimane un mistero. Tuttavia, è possibile fare delle ipotesi e confrontarle con quanto accaduto nel corso degli anni. Il giornalista e studioso statunitense James Tucker da anni sostiene che il Gruppo usi il proprio potere e la propria influenza per favorire l’ascesa di politici vicini agli interessi di poche, grandi multinazionali.
E’ interessante notare in questo senso come sia a Bill Clinton che a Tony Blair venne data la possibilità di partecipare e tenere un discorso al meeting del Gruppo Bilderberg esattamente un anno prima delle elezioni che li riguardavano. Entrambi, dodici mesi dopo, vennero puntualmente eletti Presidente degli Stati Uniti e Primo Ministro britannico.
Allo stesso modo si ritiene che il Gruppo sia responsabile della caduta o, talvolta, persino dell’uccisione di leader invisi all’elite occidentale, all’FMI o alla Banca Mondiale. Un banchiere svizzero, membro negli anni ’80 del Gruppo Bilderberg racconta (intervista originale disponibile qui):
Fui designato come uno dei direttori di una delle più grandi banche svizzere. Durante il mio lavoro venni coinvolto nel pagamento di un assassino. Mi vennero inviateistruzioni su ordine di un servizio segreto straniero, scritte a mano, con le disposizioni di pagare una certa somma ad una persona che aveva ucciso un leader di un paese del Terzo Mondo. Ero presente alla riunione in cui venne presa questa decisione.
Secondo quanto racconta questa fonte, che ha preferito rimanere anonima, le lettere più importanti vengono scritte a mano. Una volta decifrate, contengono l’ordine di pagare una certa somma di denaro da conti per l’assassinio di persone, il finanziamento di rivoluzioni, il finanziamento di attentati e per il finanziamento di partiti. La maggior parte di queste operazioni avviene al di fuori del bilancio. Non sono sottoposte a verifica e non prevedono tasse.
“Persone all’interno del gruppo Bilderberg hanno dato l’ordine di uccidere. Cercano il potere edistruggono interi paesi, come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda. Una persona come Josef Ackermann, che è un cittadino svizzero, è l’uomo di punta di una banca tedesca e usa il suo potere per avidità e non rispetta la gente comune. E’ un Bilderberger e non si preoccupa della Svizzera o di qualsiasi altro paese. Distruggono la nostra industria e la ricostruiscono in Cina.”
Nel 2009 i Bilderbergers si riunirono in Grecia, nel 2010 in Spagna. Quest’anno è stata la volta della Svizzera. Non un bel segnale per i suoi cittadini visto quello che sta succedendo agli altri due paesi.
“Vogliono distruggere ciò che questa terra rappresenta. E’ un ostacolo per loro, non essendo nella UE o nell’Euro, non del tutto controllata da Bruxelles e così via. La Svizzera è l’unico posto in cui vige ancora la democrazia diretta. Se avessero la sensazione che stanno per perdere il controllo, come nelle rivolte in Grecia e in Spagna, con l’Italia che probabilmente sarà la prossima, allora faranno un altro Gladio. Ero vicino alla rete Gladio. Istigarono il terrorismo pagandolo con soldi americani per controllare il sistema politico in Italia e in altri paesi europei.”
E in tutto questo, cosa dicono i media? Tutto tace. Sul perchè, ecco alcuni indizi. Nomi e cognomi. Peter Jennings, ABC. Joseph Harsch, NBC. Bill Moyers, PBS. William F. Buckley e Robert Bartley, The Wall Street Journal. William Kristol e Thomas Friedman, The New York Times. Katharine Graham, Washington Post. Leslie Stahl, CBS. Sono solo alcuni dei giornalisti che negli anni sono diventati dei Bilderbergers.
Ed esattamente come tutti gli altri, hanno l’obbligo di mantenere il silenzio su tutto ciò che viene discusso a porte chiuse. La conferma arriva da Rockefeller in persona: “Siamo grati al Washington Post, al New York Times, al Time e ad altre grandi testate i cui editori hanno partecipato ai nostri meeting rispettando il loro impegno di discrezione per quasi 40 anni. Sarebbe stato impossibile per il Gruppo Bilderberg sviluppare il proprio piano per il mondo se fosse stato soggetto alle luci dei media in questi anni.”
Quando si dice, la gratitudine
I partecipanti utaliani all'ultima riunione del gtuppo: Giulio Tremonti, Mario Monti, Paolo Scaroni, John Elkann. Franco Bernabè, 

venerdì 12 agosto 2011

UN NUOVO FASCISMO E' ALLE PORTE



Noi siamo abituati a pensare al fascismo come una dittatura brutale e a una limitazione della libertà, sia personale, che di gruppo imposta con la violenza  delle armi. E questo è indubbiamente vero e storicamente accertato, ma non è detto che sia l'unica forma di fascismo possibile, se intendiamo  con questo termine il doversi forzatamente adattare alla forma pensiero unica, pena l'esilio sociale e l'emarginazione. In questi giorni in Italia e in altri paesi occidentali si sta vivendo in maniera passiva e quasi rassegnata a quella che potrebbe essere l'atto finale di un progetto politico economico iniziato molti anni fa. Con la scusa (ebbene si proprio scusa) della crisi economico-finanziaria, il governo si sta preparando ad attuare non già, solo, una manovra economica lacrime e sangue (indovinate di chi?) ma sta preparando una spallata decisiva ai pochi brandelli rimasti dei diritti dei lavoratori. Non soddisfatti di aver introdotto nel corso degli ultimi anni, forme di sfruttamento della forza lavoro, come il precariato di stato, la flessibilità pro impresa, la riduzione del potere d'acquisto del salario (il tutto, ovviamente, approvato o non ostacolato dai sindacati per senso di responsabilità. Poi qualcuno dovrà spiegare perchè il senso di responsabilità dei rappresentanti dei lavoratori deve essere sempre fatto a scapito di questi ultimi e mai dei padroni. Mah!).
Quindi già si è visto un primo e pesante attacco ai diritti dei lavoratori che sono stati posti di fronte alla scelta: o mangi questa minestra o ti butti dalla finestra. Marchionne docet! Fascismo? No ovviamente perchè nessuno ti obbliga con le armi, puoi sempre scegliere di morire democraticamente e liberamente di fame.
Fermo restando che, se protesti in forme e  modi poco "educati" e fuori dal fair play politico-sindacale, sei un antidemocratico pericoloso e quindi devi essere trattato come tale con qualche sana randellata democratica (Ovviamente non mi riferisco, ai famigerati black bloc, ma ai manifestanti dell'Aquila, ai pastori sardi, ai NoTav della Val di Susa ecc.ecc.).
Ritornando alla manovra preparata dal governo (nel momento che sto scrivendo ancora da approvare, ma già largamente condivisa) oltre alle decisioni in materia prettamente economica è spuntata anche una norma che, rischia di passare inosservata, ma che secondo me, alla fine è la più pericolosa di tutte: la libertà di licenziamento! Mi domando, e non in maniera retorica, che cavolo c'entra la libertà di licenziare (tra l'altro già largamente usata dai padroni, quando usano la famigerata motivazione: " mancanza del rapporto fiduciario"), con il risanamento del debito pubblico.Si tratta ovviamente di un tentativo, neanche troppo mascherato, di approfittare della crisi economica per ritornare a rapporti di forza tra padronato e lavoratori tipici del ventennio di nostalgica memoria, anche se adesso, si sono , per così dire, modernizzati, introducendo motivazioni ulteriori, che all'epoca non c'erano, come la globalizzazione.
Dato per scontato il silenzio assenso della maggior parte dei partiti, di governo e d'opposizione e dei sindacati maggiormente rappresentativi (?), quello che sconcerta in questo passaggio, che rischia di diventare epocale per le conseguenze sui lavoratori, è la nostra  passività e rassegnazione. Ma già! Adesso ci sono le vacanze, e magari potrebbero essere le ultime che ci potremmo permettere da qui a qualche anno, e allora godiamocele e, per chi già adesso non può permettersele, c'è sempre il calcio mercato o i vip al mare da seguire, sicuramente con più pathos e partecipazione rispetto alla nostra vita futura e a quella dei nostri figli.
Il nuovo fascismo è maestro nel farti partecipe di eventi totalmente insignificanti e a tenerti all'oscuro sui destini della tua vita.
Mizio

giovedì 11 agosto 2011

CURUTIBA: CAPITALE ECOLOGICA DEL BRASILE

di Lucia Cuffaro
curitiba cartina democrazia buona ammonistrazione
Il caso di Curitiba dimostra come siano affrontabili le problematiche delle immense megalopoli attraverso la democrazia, la buona amministrazione e la partecipazione
È nelle grandi metropoli del Terzo mondo, e in particolare nelle loro degradate periferie, che entra in crisi il rapporto tra risorse e popolazione. La disordinata crescita degli agglomerati urbani attiva un circolo vizioso fatto di degrado umano, sfruttamento della manodopera, disoccupazione, malattie e criminalità, problemi che nella maggior parte dei casi restano insolubili. È possibile immaginare un modello di sviluppo urbano diverso?
Il caso di Curitiba dimostra come siano affrontabili le problematiche delle immense megalopoli attraverso la democrazia, la buona amministrazione e la partecipazione.
Fondata nel 1654, Curitiba è la capitale dello stato del Paraná e il più grande agglomerato urbano del sud del Brasile. Nonostante una popolazione che cresce al ritmo di un raddoppio ogni dieci anni, passando dai 300.000 abitanti del 1950 ai circa 2.500.000 attuali, ha un livello di benessere, sicurezza, protezione dell'ambiente, istruzione, salute e stabilità politica, che ne fanno un esempio non solo nel resto del Brasile, ma anche della maggior parte dei paesi industrializzati.
Tutto è partito nel 1971 quando Jaime Lerner, un esperto di architettura e di urbanistica, figlio di immigrati polacchi, viene eletto sindaco di Curitiba, perché considerato talmente inoffensivo da mettere d'accordo i diversi gruppi politici.
Lerner decise di iniziare il proprio mandato analizzando l’assetto urbanistico, i trasporti pubblici e la viabilità, elementi fondamentali per il buon funzionamento dell'intero sistema urbano. Non potendo realizzare una metropolitana a causa della scarsa disponibilità delle casse comunali, ebbe l’idea geniale di“metropolizzare" gli autobus, realizzando un sistema integrato di trasporti pubblici, internazionalmente apprezzato per un altissimo livello di efficienza associato a bassi costi, che ha salvato dal totale congestionamento gli abitanti della città.
Senza apportare grandi sconvolgimenti al centro storico, le strade esistenti di Curitiba sono state modificate per realizzare corridoi preferenziali per autobus, poste al centro di grandi viali ad otto corsie, che attraversano la città in tutte le direzioni. La velocità di percorrenza da parte dei mezzi pubblici è tuttora paragonabile a quella di una metropolitana grazie a semafori regolati in modo da avere sempre la precedenza. Le fermate sono tubi di vetro chiusi, dove si accede solo dopo aver acquistato il biglietto. Le piattaforme sono parallele al piano degli autobus, in modo da velocizzare la discesa e la salita dei passeggeri, e per agevolare i portatori di handicap e le persone dalla mobilità ridotta. Nelle ore di punta, le linee più affollate partono ogni 30 secondi.
Gli autobus trasportando il 79% dei pendolari, con un grado di soddisfazione degli utenti pari al 90%; è diminuito il traffico di auto private, gli ingorghi sono scomparsi, mentre il tasso di inquinamento risulta notevolmente ridotto. Il trasporto pubblico è integrato da oltre 200 chilometri di piste ciclabili , isolate dal traffico e collegate con le vie principali, le fermate degli autobus e i parchi. Un sistema efficace che è costato centinaia di volte in meno rispetto ad una metropolitana e che si autofinanzia interamente con le entrate dei biglietti.
curitiba trasporti autobus
Gli autobus trasportano il 79% dei pendolari, con un grado di soddisfazione degli utenti pari al 90%
Un ulteriore passo è stato fatto nel 1972, con la creazione della prima isola pedonale del mondo in Rua das Flores. Secondo la leggenda, l’opera è stata realizzata in un solo fine settimana, per aggirare la possibile reazione dei commercianti, che avrebbero potuto bloccare l’iniziativa con un esposto, perché spaventati dall'idea di veder danneggiati gli affari dal divieto di accesso delle auto al centro. I lavori, iniziati proprio di venerdì, un'ora dopo la chiusura del tribunale, trasformarono la via, in un ampio viale lastricato, con aiuole, panchine, lampioni.
Il sabato successivo, le macchine che tentarono di passare per l'isola pedonale, si trovarono davanti centinaia di bambini intenti a dipingere su grandi rotoli di carta, stesi appositamente dal sindaco sulla pavimentazione. Un divertimento che ancora rappresenta un appuntamento tradizionale del sabato mattina per i bimbi di Curitiba, che vogliono dare libero sfogo alla loro creatività.
Nei due mandati successivi, Lerner ha proseguito le sue azioni urbane innovative, apportando anche misure sociali significative, attuate grazie alla partecipazione e al coinvolgimento della popolazione nelle soluzioni di ogni problema urbano.
Suo, infatti, è il concetto di “agopuntura urbana” , ovvero l’idea di agire sul sistema urbano attraverso micro interventi realizzati su nodi nevralgici della città, che rappresentano punti di pressione in grado di propagare gli effetti positivi in altre zone della città.
Ne sono un esempio le politiche adottate per affrontare la miseria nelle baraccopoli, iniziative che hanno reso i quartieri poveri di Curitiba i “migliori” al mondo.
Per i meno abbienti sono già state costruite 14 mila case popolari. Per favorire l'integrazione sociale e l’equità, è incentivata l'edilizia di piccola taglia con modalità particolari: sono distribuiti piccoli appezzamenti di terreno dove costruire case e realizzare orti per l’autoproduzione. Il cittadino può usufruire di un'ora di consulenza gratuita da parte di un architetto del comune e acquistare i materiali di costruzione grazie a finanziamenti comunali a lungo termine, ripagati con piccolissime rate mensili. Per festeggiare l’edificazione di ogni nuova casa il comune regala un albero da frutta e uno ornamentale.
La speculazione edilizia è scoraggiata da un’attenzione particolare alla chiarezza dei piani regolatori e di un “Sistema Geografico Informatizzato”, con il quale è possibile avere informazioni precise su tutto il tessuto urbano.
bambini curitiba creatività
Il sabato mattina i bimbi di Curitiba che vogliono dare sfogo alla loro creatività dipingono su grandi rotoli di carta
Ogni decisione non piove dall'alto ma è presa assieme ai rappresentanti dei cittadini. Grazie alle proposte e ai suggerimenti dei singoli cittadini sono state adottate una serie di misure a completamento delle soluzioni urbanistiche, che hanno migliorato ulteriormente la qualità della vita. Un livello di trasparenza nelle decisioni dell'amministrazione pubblica e dipartecipazione democratica, che non trova riscontro in nessun altro Paese del mondo.
In controtendenza alle modalità di sviluppo di ogni metropoli, Curitiba è riuscita oltre che a preservare anche ad aumentare le aree verdi presenti all'interno del suo perimetro grazie alla realizzazione di piccoli ecosistemi, che riproducono la flora e la fauna del territorio circostante. Ogni cittadino ha a disposizione una media 55mq di verde, una superficie dieci volte superiore rispetto a quella raccomandata dalle Nazioni Unite. Per evitare spese legate all’acquisto e al mantenimento di trattori e benzina, questi parchi sono ingegnosamente curati da pecore “municipali”.
Molto efficace è il programma del “cambio verde”, un sistema escogitato da Lerner per educare al riciclo gli abitanti di Curitiba e per risolvere i problemi sanitari delle favelas.
Ogni giorno furgoncini comunali consegnano ticket in cambio di rifiuti ai poveri delle bidonville, attraversano vicoli strettissimi, che prima impedivano ai camion della nettezza urbana di entrare e raccogliere la spazzatura accumulata in mezzo alle baracche e ai margini dei canali, con conseguenze disastrose da un punto di vista sanitario.
Ogni famiglia ottiene in cambio di 4 chili di rifiuti differenziati, 1 chilo di frutta o verdura, acquistata dal comune dai contadini locali per sostenere la produzione delle aziende agricole del territorio. Oppure con i ticket si possono ottenere generi di prima necessità derivanti dai surplus stagionali comprati a basso prezzo dall'amministrazione.
Il programma è rivolto anche ai bambini, che al posto di materiali da riciclo ottengono giocattoli, dolci o attrezzatura per la scuola. Inoltre, il “telefono della solidarietà” favorisce la raccolta di mobili ed elettrodomestici usati, riparati da artigiani, e rivenduti a basso prezzo o regalati a persone con problemi economici.
Soluzioni ingegnose a problemi comuni di spreco e inquinamento, che permettono di sgombrare i rifiuti dagli spazi più difficili da raggiungere, e dimigliorare l'igiene e l'alimentazione nei quartieri più poveri.
frutta verdura raccolta differenziata
Ogni famiglia ottiene in cambio di 4 chili di rifiuti differenziati, 1 chilo di frutta o verdura, acquistata dal comune dai contadini locali
Oggi Curitiba ha un livello di raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari a circa il 70% della spazzatura prodotta, il cui ricavato è reinvestito per la città, attraverso programmi di utilità sociale. I centri di smistamento, realizzati a loro volta con materiali di recupero, contribuiscono ulteriormente all’integrazione sociale occupando lavoratori disagiati o disabili.
Attraverso la pulizia della città e una migliore alimentazione dei meno abbienti si è ottenuto un netto miglioramento della salute. L’assistenza medica è diffusa capillarmente sul territorio. I cittadini hanno a disposizione 36 ospedali con 4500 posti letto, dove vi è la possibilità, con una semplice telefonata, di fissare appuntamenti per controlli medici, visite ecc. oltre che ad avere medicinali gratuiti. Tutti bambini poveri, fino al compimento del quinto anno di età, vengono sottoposti a controlli periodici e check-up gratuiti. Il tasso di mortalità infantile di un terzo minore rispetto alla media nazionale, e l’alto grado di alfabetizzazione (il 95%, della popolazione) fanno di Curitiba una delle città più virtuose del Brasile.
La metropoli dispone, infatti, di un efficiente sistema scolastico che cerca d’incentivare l'istruzione dei giovani e la loro immissione nel mondo del lavoro. A tal proposito sono organizzati corsi di formazione professionale per 10 mila persone all'anno. Grazie poi al microcredito, una volta imparato un mestiere i giovani possono avviare un'attività in proprio.
Iniziative per l’educazione sono concretizzate soprattutto nelle periferie, dove Lerner ha fatto costruire scuole, asili, impianti culturali e sportivi, promuovendo una fruizione democratica di tutti quei servizi che una volta erano disponibili soltanto al centro. Ha realizzato anche 30 biblioteche di quartiere con 7000 volumi ciascuna, chiamate "Fari del sapere", ovvero delle torri luminose e colorate alte 15 metri, ad altissimo impatto visivo e simbolico: il faro come simbolo della diffusione della conoscenza.
Dopo trent’anni d’interventi di buona amministrazione e di "vera" partecipazione democratica, Curitiba rappresenta una fabbrica vivente di progetti che affrontano con decisione ed efficacia i problemi di sostenibilità, prevenzione alle malattie, mobilità e integrazione sociale tipici di una metropoli, ma che inspiegabilmente risulta essere un modello di sviluppo poco conosciuto al di fuori dei confini brasiliani e dei libri di urbanistica.