venerdì 30 settembre 2011

LORO NON CAMBIANO? CAMBIAMO LORO!

 





La manovra finanziaria del governo approvata pochi giorni fa è indubbiamente un manovra classista che, va a colpire sopratutto le classi lavoratrici e le categorie  meno protette,  tagliando con la scure le spese per i servizi, aumentando le tasse al consumo, abbassando drasticamente i già carenti e insufficienti fondi per il welfare , proteggendo, invece, gli evasori, i ricchi, i furbi  e, soprattutto, la casta con ridicoli provvedimenti che troveranno, se mai la troveranno, applicazione nella prossima legislatura. Ma non è su questo che vorrei ragionare, l’opposizione a questa manovra, e alle politiche economiche degli ultimi venti anni, non può essere episodica e legata esclusivamente al singolo provvedimento. Quella che stiamo vivendo non è una semplice crisi come ce ne sono state altre in passato è una vera e propria implosione del sistema capitalistico liberista e finanziario che, sposato entusiasticamente da ( quasi) tutte le forze politiche negli ultimi venti anni, che vedevano in questo un modello che avrebbe permesso loro di limitare le giuste aspettative dei lavoratori e con l’introduzione di strumenti di ricatto, ne permettesse un più facile sfruttamento utilizzando gli spauracchi della competizione globale e del debito pubblico.
Ma evidentemente qualcuno o qualcosa, più grande e potente dei singoli poteri politici, utilizzava questi per i propri fini che, solo  in parte erano condivisi. Ora è apparso chiaro che potentati economici si muovono indipendentemente e infischiandosene anche di quelli che fino a ieri erano i propri alleati (subordinati)  politici, ricattando e richiedendo con gli interessi la protezione e complicità accordata loro in passato.
Allora che fare? I soliti noti stanno portando avanti una campagna d’informazione mediatica martellante tutta tesa a convincere il maggior numero possibile di persone che l’unica strada percorribile, purtroppo, è quella dei sacrifici per liberarci dal giogo del debito pubblico. Mentono sapendo di mentire, la mole dei debiti di tutti i paesi coinvolti (USA compresi) raggiunge cifre talmente alte che è quasi impossibile solo immaginarle, il che rende ne rende improbabile l’estinzione almeno per i prossimi cento anni. Quindi la mole di sacrifici richiesti serve a due obiettivi,uno apparentemente corretto che è quello di riportarne a un tasso di interesse sostenibile la restituzione, potendo essere solo questo, e non altri, un obiettivo realistico, ma che rischia, comunque, di seppellire per decenni qualsiasi aspettativa di miglioramento sociale soprattutto per i giovani. L’altro obiettivo, meno evidente è la privatizzazione di tutti quei servizi, nazionali e locali ancora pubblici che aprirebbe, per i soliti gruppi, prospettive di immensi guadagni, non garantendo ne servizi migliori, ne minori spese, ne livelli occupazionali paragonabili ai precedenti, come ci hanno insegnato tutte le privatizzazioni e liberalizzazioni avvenute negli ultimi anni.
Le opposizioni a tutto questo propongono, accanto a giuste ma sterili critiche, risibili e non sostanziali proposte alternative, non mettendo in discussione l’assunto principale, come, invece, hanno fatto e stanno facendo in Islanda (vedi post prec.). Fondamentale in questa fase è far pagare chi non ha mai pagato e si è arricchito quasi sempre in maniera truffaldina, sottraendo risorse all’intera comunità, e sappiamo tutti chi sono; si mettano sul banco degli imputati i veri responsabili di questa situazione, in primis i potenti gruppi finanziari e i loro bracci armati: le banche; si riportino sotto il controllo pubblico le Banche Nazionali, sottraendole alla partecipazione interessata delle banche private; si metta il bavaglio e si sterilizzi la mortifera azione delle agenzie di Rating che, a seconda degli umori dei loro protetti e interessi, con un + o un – stabiliscono il livello di vita di interi popoli. Addirittura, ultimamente, utilizzando, anche, l’effetto annuncio, dando così indicazioni per tempo ai gruppi di speculatori su chi e quando azzannare.
Un sistema che favorisce pochi a discapito dei molti, che insegue l’aumento continuo ed esponenziale del profitto, non più legato a produzioni , intellettuali o materiali, ma semplicemente ai “capricci”del momento, non è più presentabile come l’unico modello valido per la società.
Il modello capitalista-liberista, svincolato da regole che non siano quelle del libero mercato, ha mostrato tutti i suoi limiti e le sue ciniche ingiustizie, oltre a produrre danni ambientali tali da mettere in discussione l’esistenza della vita stessa sul pianeta.
Quindi approfittare di questa crisi globale per rimettere tutto in discussione oltre che possibile è necessario, ne sono, ormai convinti in molti e da molte parti si invoca un’inversione di rotta a 90°,
Ci vogliono pochi ingredienti: coraggio, competenza, onestà e partecipazione. Tutte qualità che, purtroppo mancano ai nostri rappresentanti, talmente legati e interessati al sistema, da essere incapaci di avere una solo idea diversa e innovativa, e provare fastidio e allergia a qualsiasi ipotesi di cambiamento.
Loro non cambiano? Cambiamo loro!

MIZIO

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