sabato 3 settembre 2011

PERCHE' I BUONI PERDONO (QUASI) SEMPRE?




Perché il buono nella vita reale, a differenza di quanto si vede nei films e nelle fictions, non vince quasi mai e appare, quasi sempre, come lo sfigato, perdente e pure un po’ co****ne.
Prima di tutto stabiliamo chi possiamo definire buoni: sono i remissivi, i timorati di Dio, i rispettosi e irreprensibili osservatori delle leggi e delle regole del vivere comune? Beh, questi possono essere definiti timidi, pavidi, cortesi, gentili, ma non è detto che siano anche buoni, visto che il più delle volte tendono a comportarsi come pecore di un gregge, pronti a seguire i più forti, pur di non aver fastidi, avvalorando così comportamenti del potere tutt’altro che buonisti e covando, spesso, dentro di sé sentimenti d’invidia e di rancore per il  prossimo visto come il colpevole della propria natura.
Prima discriminante quindi, il carattere gentile e remissivo non è sempre indice di bontà; quali caratteristiche dobbiamo allora ricercare nelle persone per identificarle come buone? Gesù Cristo era un buono? Ceramente si! Era remissivo e tollerante? Decisamente no! Ernesto Che Guevara che lottava per la libertà e giustizia contro feroci dittature era un buono? Certo che si, ma non tollerante e passivo. Il Mahatma Ghandi era di sicuro un buono, eppure ha sollevato un’intera nazione contro la fame e l’oppressione. Quindi essere buoni non vuol dire essere passivi e tolleranti, vuol dire seguire principi di libertà, di eguaglianza., di fratellanza che, poi ognuno esprime e vive secondo la propria natura e condizione socio-ambientale, cercando di trasferirli a più persone possibili.
Naturalmente gli esempi portati sopra sono a titolo esclusivamente esplicativo, essendoci buoni in tutti i settori della vita comune e non solo nelle grandi figure carismatiche.Il collega di lavoro che si sacrifica, organizza, protesta cercando di migliorare le condizioni di tutti senza riceverne vantaggi personali è uno di questi. Il giovane che si impegna in gruppi di volontariato a favore degli anziani, dei bambini, degli animali ecc.ecc. è sicuramente un buono.insomma per essere considerati tali non bisogna per forza essere anche eroi. Allora cos’è che rende i buoni spesso e volentieri dei , apparentemente, perdenti? Dobbiamo ritornare all’inizio del ragionamento quando si faceva riferimento ai timidi, pavidi e/o menefreghisti. Sono loro che con la loro abulia, l’interesse solo per il proprio particolare, per l’assenza di slanci altruistici vanificano spesso l’opera dei “buoni”facendoli apparire come dei visionari, illusi e perdenti, salvo,poi, quando il tempo darà ragione ai pazzi, mettersi in fila per omaggiare i nuovi potenti di turno. Preferiscono sempre lo status quo per la paura di cambiare e di rimetterci del proprio accontentandosi di una vita grigia e senza slanci seguendo i dettami del quieto vivere.
Ma i cosiddetti buoni nelle loro vite che siano luminose e gloriose o oscure e faticose avranno fatto il lavoro più importante e qualificante dell’esistenza umana, che è quella di cambiare se stessi al fine di cambiare il mondo, gli altri, i cosiddetti vincenti, avranno fatto, nel migliore dei casi del parassitismo passivo e mortificante per chiunque ambisca ad essere definito Uomo.


MIZIO

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