martedì 26 febbraio 2013

ROMA, MALACHIA, IL PAPA, GRILLO


La profezia di Malachia aveva preannunciato tutto: le dimissioni del Papa, poi dopo di lui un Papa descritto come 'Petrus Romanus', il cui pontificato, leggendo la profezia, terminerà con la distruzione di Roma e con la fine del mondo.
La profezia di Malachia è composta da una lista di 111, o 112 a seconda delle versioni, brevi frasi redatte in latino, indicanti altrettanti pontefici. Secondo molti studiosi si tratta di una vera e propria premonizione attribuita a San Malachia di Armagh, circa l'apocalisse.

La profezia di Malachia - si legge su Wikipedia -  è una lista di 112 brevi frasi in latino, da alcuni ritenute una premonizione attribuita a San Malachia di Armagh. La lista ha la pretesa di descrivere tutti i papi (compresi alcuni antipapi) partendo da Celestino II (eletto nel 1143), e si conclude con un papa descritto come "Petrus Romanus" il cui pontificato, secondo la profezia, terminerà con la distruzione della città di Roma.


Senza farsi prendere da facili e azzardate suggestioni, non è però difficile collegare, anche se non in maniera automatica, alcuni avvenimenti che, negli ultimi tempi in maniera casuale (?), stanno coinvolgendo l'italia e quindi Roma che ne rappresenta l'unità. In preda a una crisi, non solo economica, ma anche politica, di valori, di prospettive, ambientale che va di pari passo con la crisi della Chiesa che, proprio a Roma ha il suo centro di gravità, e che, travolta da scandali, da perdita di credibilità, di autorevolezza, vede per la prima volta (in epoca moderna) le dimissioni di un pontefice ancora in vita, si trova in questo step post-elettorale anche lei in una situazione d'ingovernabilità mai verificatesi prima nella storia repubblicana. E,come se non bastasse, in contemporanea con la fine del mandato presidenziale, per cui dovremmo avere contemporaneamente un nuovo papa, un nuovo governo e un nuovo presidente della repubblica.
Si ammetterà che, un triangolazione simile, non era facilmente  prevedibile e, forse sicuramente, non auspicabile.
Tutte e tre le situazioni, al momento, si preannunciano di incerta e difficile previsione e se, nel caso della Chiesa, i cardinali  potranno far ricorso (secondo loro) all'intervento divino con l'ispirazione dello Spirito Santo, per quanto riguarda la parte politica, sembrerebbe che gli elettori italiani  non abbiano goduto di analoga ispirazione, lasciando i loro rappresentanti alla ricerca di una chiave di  difficile comprensione. Il nuovo, pur presente con il successo del  movimento dei grillini, non è sufficiente a scalzare il vecchio che, anzi, nel caso di Berlusconi si è rianimato improvvisamente, novello Lazzaro, quando già tutti lo davano per morto e sepolto. Strettamente legato a questo, anche l'elezione prossima futura del Presidente della Repubblica, appare avvolte nelle nebbie dopo una presidenza come quella di Giorgio Napolitano con poche luci e molte ombre. Tutto ciò in presenza di una crisi economica scatenata da poteri finanziari occulti che puntano ad un nuovo ordine mondiale con la complicità, più o meno esplicita, dei governi  europei e della stessa Chiesa che del potere finanziario si è sempre abbondantemente servita per i suoi interessi.
Tra l'altro quella di Malachia, non è neanche l'unica profezia che riguarda la città di Roma ce ne sono altre non meno inquietanti come quella della cosiddetta monaca di Dresda che  descrisse uno spaventoso e sibillino sogno che aveva fatto su Roma: "Da poco mi ero addormentata quando una mano mi prese e mi sollevò. Mi trovai come su un poggio e ai miei piedi c’era la città benedetta, ma di questa riuscivo a distinguere solo il Colosseo… ho visto uscire una processione di vescovi e di cardinali che, al posto di pregare, litigavano fra di loro. ‘Riportano la Chiesa a Gerusalemme’, diceva qualcuno. E qualcun altro: ‘Hanno stipulato un patto con Satana’. Quando riaprii gli occhi, al posto del Colosseo c’era un piccolo lago e sopra un angelo con una scritta in fronte: ‘Questa è la seconda prova. Ma prima che il larice rinverdisca per la terza volta una grandinata ben peggiore si abbatterà sulla città santa, ridotta ormai ad una spelonca di ladri, dove la pestilenza e il vizio saranno pane quotidiano e dove i vescovi mangeranno nella stessa scodella dei malfattori, mentre i giusti periranno in carcere. Ed ora, mi disse ancora la voce, voglio farti vedere la prima prova che verrà mandata alla città santa. Ho visto allora una fiamma di fuoco cadere sibilando sulla terra e andare a incunearsi tra le case, poco lontano dalla Basilica… E un’enorme voragine si aprì inghiottendo case, strade e persone…".
Beh, forse non sarà proprio così, ma i segnali che riguardano Roma e l'Italia da qualunque parte la si guardi sono tutt'altro che incoraggianti.
In maniera azzardata ho volutamente accostato sacro e profano, logica e fantasia, ma, come abbiamo visto, molto spesso la logica sfugge alle sue stesse  regole e la fantasia, altrettanto spesso, è l'unica in grado di decifrare fatti altrimenti difficilmente spiegabili.
 Comunque se qualcuno intanto, si cominciasse a guardare intorno alla ricerca di lidi più tranquilli avrebbe tutta la mia comprensione- E poi come si dice: chi vivrà vedrà|


MIZIO

giovedì 21 febbraio 2013

IN ITALIA NATURA SEMPRE PIU' A RISCHIO



In un’Italia confusa, distratta e passiva, priva di etica e valori, stordita dalla miserrima situazione politica che annuncia improbabili luci alla fine di interminabili tunnel, culturalmente e socialmente marcescente, possono sempre più farsi strada complotti, congiure del silenzio, manipolazioni dell’informazione e capovolgimenti della verità. Preparando disastrosi cambiamenti che, appena qualche anno prima, sarebbero stati del tutto impensabili.Come violare impunemente le norme, costruire ovunque a ruota libera, cementificare ogni frammento di suolo, sfruttare pesantemente fiumi e coste, foreste e montagne, e proclamare libera caccia dovunque: anche all’interno dei santuari dove dovrebbe essere sempre rigorosamente proibita, e cioè nel cuore dei Parchi Nazionali.Tutto ciò sta già da tempo avvenendo non solo con il bracconaggio imperversante, talvolta grazie a sistemi clandestini e silenziosi come trappole, lacci, esche avvelenate e tiro con arco e balestra: ma anche con metodi più subdoli, quali le striscianti invasioni di “selecontrollori” e l’allarme per i danni ingenti provocati da cani randagi vaganti e da cinghiali introdotti a scopo di ripopolamento (in entrambi i casi, ricordiamolo, prodotti non dalla “natura matrigna”, ma dai ripetuti errori umani). E come dimenticare che di tanto in tanto, con banali pretesti, si scatenano nuovi insidiosi tentativi di aprire la caccia al cervo e al lupo, consentendola persino all’interno dei Parchi?
Proprio nelle ultime oasi riservate alla pace e al silenzio, dove un animale selvatico può allattare la propria prole, o venire ammirato a distanza, senza essere disturbato… Ma in fondo, questa continua insistenza per cacciare all’interno dei Parchi Nazionali costituisce la più evidente prova del fallimento d’un certo mondo venatorio, costretto ad ammettere che nel territorio esterno, di propria pertinenza, non c’è davvero più molto da cacciare.

Secondo alcuni analisti ben informati, gli estremi espedienti di chi anela sparare dovunque risiederebbero in tre obiettivi: norme più permissive, riformando la legge-quadro sulle Aree protette; declassamento dei livelli di tutela delle specie in pericolo, a cominciare dal prezioso Camoscio d’Abruzzo; e conquista di posti-chiave nelle dirigenze dei Parchi. Cacciatori alla guida di Enti preposti alla conservazione?
Un fatto del genere suonerebbe altrove come un’eresia, ma da noi tutto sembra possibile: e poi ci si sente rispondere che, in fondo, si tratta di bravissime persone (magari sarà pur vero, ma non si percepiscono conflitti di interessi? E loro cosa direbbero se a capo di un organismo pubblico di controllo della caccia fosse collocato un animalista?).
E’ tempo, insomma, di aprire gli occhi e controllare con attenzione cosa stia cambiando nel mondo della conservazione della natura, e dello sfruttamento delle sue risorse. E’ vero ad esempio che alcuni gruppi protezionisti proclamano di difendere meglio gli animali in pericolo ergendosi a paladini di uno “sport nobile” come l’attuale caccia in Italia? E’ plausibile l’assunto che l’attività venatoria non minacci in alcun modo le specie a rischio di estinzione?
Fucili, cartucce e “mitologie nembrottiane” possono ancora apparire adamantine come venivano dipinte in passato, o non risentiranno troppo del banale consumismo legato all’ industria armiera? Fervono i dibattiti, tagliano le risorse e la natura protetta intanto muore.


mercoledì 20 febbraio 2013

LE STORIE DEGLI SPAZI BIANCHI: "ADELE"


"Spesso ci sono più cose negli spazi bianchi tra le righe, che nelle parole".

Adele era una vecchia, o, perlomeno, così appariva agli occhi di noi fanciulli. Vecchia d’anni e di dolori, viveva sola, in una casa più simile a un tugurio che a una dimora. Lontana in maniera abissale da quelle immagini di lindore ed ordine con cui la pubblicità dei detersivi ci mostrava le case delle nonne. Più simile, per noi, all’antro scuro e tetro delle streghe delle fiabe. E proprio come una strega o una befana, appariva a noi Adele. Al punto che rappresentava una prova di coraggio avvicinarsi all’uscio e sbirciare dentro quell’unica stanza che era tutta la sua casa. Era costantemente immersa nel buio e gli occhi non facevano in tempo a regolarsi nella messa a fuoco per la poca luce, che il coraggio veniva meno, e, soddisfatti per l’audacia dimostrata si scappava sghignazzando con un occhio alle spalle per il timore di essere inseguiti da chissà quali demoni.
L’altra cosa che colpiva era l’odore, in quella casa non si respirava mai odore di cucina o di pulito, prevaleva quello di vecchio e ammuffito, tipico delle case chiuse e disabitate da anni.
Ma quella non era disabitata, Adele c’era ed era viva e sola!
Di quella solitudine che fa male solo a pensarla, e che, noi nella perfida innocenza infantile vestivamo di chissà quali misteri

Da quel comignolo non usciva mai fumo, segno che neanche d’inverno si scaldava, facendosi bastare le coperte e i vestiti smessi che alcuni vicini di buon cuore le portavano insieme a qualcosa da mangiare.
Usciva pochissimo, qualche volta per andare a messa, quella vespertina, meno affollata, in cui la sua presenza sarebbe passata più facilmente inosservata, e, una volta al mese per andare alla Posta a ritirare la misera pensione sociale.
Dai discorsi orecchiati dai grandi sapevamo che, forse, era stata anche felice un giorno, con un compagno e dei figli, due o tre, sul numero non c’era certezza.
C’era la guerra e il suo compagno era uscito per il suo quotidiano giro alla ricerca di un lavoretto qualsiasi che gli permettesse di non tornare a casa a mani vuote. Era prudente e attento, ma non più di tanto, perché sapeva che l’unica sua colpa era di avere fame e che, se anche l’avessero fermato le pattuglie tedesche o fasciste, non poteva essere accusato di alcunchè, essendo l’unico suo interesse e impegno quello di provvedere ai bisogni della sua famiglia.
Quel giorno, però, qualcosa dovette andare storto, perché, come raccontarono alcuni testimoni ad Adele, fu visto spintonato da soldati tedeschi e costretto a salire su un camion insieme ad altri per destinazione ignota.
I giorni seguenti Adele li passò alla febbrile ricerca di notizie, sbattendosi da un ufficio a una caserma, ma, la sua condizione di donna, perlopiù povera, non era sufficiente a smuovere interesse, soprattutto in quei mesi di estrema confusione.
Passarono i giorni, i mesi, gli anni e Adele non seppe mai cosa fosse successo al padre dei suoi figli, arrivando a pensare anche, che la guerra potesse essere stata una buona scusa per scappare via da famiglia e responsabilità  per godersela, magari, con una nuova compagna chissà dove.
Passarono gli anni e passò anche la legge che, pure nell’ Italia Repubblicana e democratica, non tollerava la miseria, arrivando a toglierle l’unica cosa rimasta: i figli!
Altri giri, altri uffici, altre speranze vanificate dalla sua condizione di povertà.
Qualche funzionario un po’ più sensibile la consolava dicendole che, alla fin fine era meglio così, almeno loro, i figli, avrebbero avuto un futuro e una possibilità nella vita.
Da allora la sua unica compagnia fu la solitudine, avendo perso anche quella della speranza, e attraversando chissà quali percorsi e vicissitudini era arrivata fino a quel tugurio, impropriamente chiamato casa, coabitando con se stessa e i suoi fantasmi.
Fu di notte, era settembre, fummo svegliati da urla disperate di donne, di uomini, latrati di cani. “Hanno ferito Adele correte!”
Adele, chi? Perché?
Fu trovata in un angolo della sua casa, respirava a malapena, al consueto odore di sporco e chiuso si era aggiunto quello del sangue e della paura.
Tre balordi si erano infilati in casa, attirati probabilmente dalla misera pensione ritirata da poco, e, non trovandola, infastiditi dalle urla di Adele l’avevano picchiata prima di fuggire.
Il suo corpo e la sua anima provati già da mille dolori e privazioni pensarono che quella fosse una buona occasione per liberarsi delle pesanti catene impostele dalla vita.
E mentre si aspettava l’arrivo dell’ambulanza con la casa piena di persone, Adele fece un sorriso e un cenno di saluto a tutti i presenti. Poi un colpo di tosse fu l’ultimo sussulto di vita prima di volare via.
Era contenta in quel momento Adele! Dopo aver vissuto mille vite da sola, era riuscita a morire in compagnia.

MIZIO

martedì 19 febbraio 2013

TUTTI PARLANO DI LAVORO MA NON DEI LAVORATORI





Io toglierò l’IMU, io abbasserò le tasse, io darò 4 milioni di posti di lavoro, io sarò onesto, io sarò, io….. bla bla bla…..
Si avvicinano a grandi passi le elezioni in Italia, siamo sommersi da sondaggi, proiezioni, aspettative e, naturalmente da un diluvio di promesse.
Gli stessi che pochi mesi fa hanno approvato tutto quello che il governo tecnico ha messo in atto senza discutere, sono gli stessi che adesso promettono, s’impegnano a ridurre le tasse, promuovere la scuola e la sanità pubblica, rilanciare l’economia e creare posti di lavoro soprattutto per i giovani.
Finchè il giochetto lo fa chi lo ha sempre fatto, e mi riferisco al giullare di Arcore, rientra nell’ordinario. Ha sempre sparato castronerie e continuerà a farlo, è insito nella sua natura, ma che lo facciano anche esponenti che hanno fatto della sobrietà e del senso di responsabilità il proprio credo vuol dire che siamo veramente alla frutta.
Per fare credibilmente tutto ciò che si promette ci sono essenzialmente solo due strade: O sganciarsi e ricontrattare gli accordi finanziari ed economici con l’Europa tecnocrate e finanziaria, cosa che nessuno pare intenzionato a fare (e neanche potrebbe visto che l’hanno firmati e sponsorizzati loro).
L’altra strada che tutti indicano come la necessaria e unica percorribile è quella “riformista”.
Riforme, già! Magica parola che mette tutti d’accordo, peccato, però, che tutti le intendano a senso unico nel rigoroso solco del liberismo economico , lo stesso che ci ha condotto negli ultimi venti anni alle attuali condizioni.
Ecco, quindi, la ricette proposte in varie salse, da quasi tutti gli schieramenti di Centro, di destra e di “sinistra”, per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia creando milioni di posti di lavoro:
-privatizzazioni e liberalizzazioni, argomento valido per tutte le stagioni peccato che abbiamo già visto il benefico effetto che le privatizzazioni e le liberalizzazioni già effettuate nei precedenti anni  hanno avuto rispetto ai risparmi di spesa (nulli), al miglioramento dei servizi per i cittadini che pagano di più un prodotto peggiore (vedi trasporti, servizi locali, gestione dell’acqua, dell’energia ecc. ecc.) e soprattutto all’impatto devastante nei confronti dei lavoratori di tali settori, sempre di meno, sempre meno pagati, sempre più sfruttati.
-diminuzione della spesa pubblica, e su questo possiamo essere d’accordo a patto che si inizi con la diminuzione del costo della politica, e non solo in termini di finanziamenti pubblici ai partiti ma soprattutto riguardo quella massa di miliardi di euro che annualmente la classe politica gestisce disperdendola in mille rivoli  a causa di scelte sbagliate, ruberie, clientelismo, corruzione. E, come si è visto nel recente passato, non è sufficiente il decentramento e il federalismo che, anzi, hanno favorito in maniera esponenziale tali pratiche criminali.
Se poi i tagli riguarderanno, come è stato finora, i servizi e in particolare la sanità e l’istruzione, cadremmo nella stessa trappola delle precedenti riforme, pochi risparmi, molti profitti per pochi, servizi peggiori e sfruttamento dei lavoratori.
-S-vendita del patrimonio pubblico immobiliare e non! Questa, poi, è veramente risibile. In un momento in cui c’è la peggiore crisi in campo immobiliare da decenni,  immagino che più che vendite di caserme, edifici e aree pubbliche, sarebbero svendite a favore probabilmente dei soliti noti, che ne approfitterebbero per le solite speculazioni edilizie. Cosa di cui in Italia, come ben sappiamo, siamo assolutamente carenti. Questa operazione appare molto simile a quelle effettuate dalle vecchie famiglie nobiliari che, incapaci di riciclarsi in attività lavorative, pensarono bene di vendere i gioielli di famiglia per garantirsi lo stesso standard di vita, solo che i gioielli a un certo punto finirono e si ritrovarono in braghe di tela. Insomma questa sarebbe un’aspirina data a un malato terminale per fargli passare, nella migliore delle ipotesi, la nottata in attesa del miracolo!
- Poi ci sono incentivi per le imprese con sblocco di finanziamenti (sempre per le imprese), revisione (ancora!) dello statuto dei lavoratori e dell’età pensionabile, aggiustamenti tecnici per risparmiare ancora qualche centinaio di milioni di euro, sempre a danno dei cittadini più deboli.
A parte qualche sparuta voce nel deserto, in tutto questo parlare di riforme, di lavoro che manca, che si promette, che, forse, ci sarà, non si parla mai del soggetto principale: il lavoratore!
Da quando la classe operaia (e/o impiegatizia) è diventata un soggetto alla mercè dei mercati e dei mercanti, indifesa da quegli organismi che, istituzionalmente, l’avrebbero  dovuta difendere, pronti a firmare qualsiasi accordo in nome della pax sociale è finita in fondo alle agende di lavoro di qualsiasi soggetto politico. Si approvano riforme che producono miseria e disperazione, salvo, poi litigare sul numero dei disperati creati, si tolgono tutele, salvo poi presentarsi a quegli stessi soggetti  che hanno tradito, chiedendo loro i voti  in cambio di generici impegni  a creare posti di lavoro, naturalmente meno pagati e più produttivi!
Il lavoratore è una persona con le prerogative in termini si diritti di qualsiasi altro essere umano, con gli stessi bisogni, con le medesime aspettative. Non può essere trattato alla stregua di una merce o di una voce di bilancio. Qualcuno in campagna elettorale sta dicendo:” al centro ci sei tu”. Per il lavoratore il rischio è che diventi sempre più il centro si, ma del bersaglio!


La maledizione divina che da millenni si abbatte sui lavoratori prima schiavi e poi liberi di farsi sfruttare, solo per pochi decenni mitigata dall’affermarsi delle teorie socialiste e marxiste, che ne avevano migliorato le condizioni di vita e, apparentemente, anche la considerazione sociale si  è ripresentata con nuove forze negli ultimi venti anni  facendo tornare indietro di secoli  la lancetta dell’orologio  del diritto. Il lavoratore non è un essere umano, è una voce di bilancio e un rischio d’impresa. Non è un potenziale da promuovere ma una risorsa da sfruttare al minor costo possibile. E poi se non arriva a fine mese è un suo problema non il nostro.
Noi abbiamo messo in piedi per i casi più estremi un sistema di Welfare (progressivamente e rapidamente in via di smantellamento), che somiglia tanto alla carità pelosa di alcuni credenti praticanti. Utile solo a tacitar le coscienze (ammesso che ce l’abbiano). Io sogno e lotto per una società senza welfare, ove tutti abbiano la possibilità di vivere degnamente e con soddisfazione del proprio lavoro. Lavoro che, deve essere al servizio delle persone e non il contrario premiando merito e capacità ma non svilendo i più timidi o meno capaci!
Tra i Berlusconi di turno e l’ultimo operaio metalmeccanico il rapporto economico non può essere di un miliardo a uno, pur riconoscendo maggiori capacità e, quindi, una maggiore redditività al primo.
Ma per fare ciò è assolutamente necessario non abboccare all’esca presente su tutti gli ami di coloro che sono a pesca di voti. Trattasi di inganni, spesso ben confezionati, ma sempre inganni sono, soprattutto quelli presentati da chi, ora a parole  promette contraddicendo i fatti compiuti fino a poco tempo fa.
Il cambiamento per i lavoratori e, direi per l’uomo in genere, non può venire da questi personaggi buoni per tutte le stagioni, eterni Badoglio pronti sempre a cambiare bandiera e schieramento a seconda della convenienza.
E’ vero che essi sono lo specchio del paese, gli italiani sono purtroppo spesso i migliori complici di chi li governa, preferendo l’illusione di un beneficio immediato personale a scelte che comportino miglioramenti collettivi. Basti pensare che in qualsiasi altro paese un Berlusconi starebbe forse in galera, non certo a monopolizzare l’attenzione dei media su una sua rimonta elettorale.
D’altra parte se l’opposizione a tale situazione si tradurrà come è probabile, in un’affermazione del voto “utile” (a chi?) e dell’opposizione parolaia e demagogica di Grillo e dei suoi registi in cui la rabbia e il diluvio d’invettive offusca la carenza di proposte in termini di lavoro e diritti, in cui si afferma il superamento del concetto di destra e sinistra (argomento caro ai padroni e ai fascisti), vuol dire proprio che questo ci si merita!
La persona, il lavoratore, il giovane, la donna devono essere al centro di qualsiasi proposta, non come oggetti ma soggetti, superare le divisioni si, ma in senso di maggiore giustizia e sbilanciandosi fortemente verso i più deboli e non in maniera acritica e ipocrita. Ricordiamoci che, se è vero che siamo tutti sulla stessa barca, pochi sono sul ponte superiore a prendere il sole, altri, i molti, sono nelle stive a lavorare e remare.
Non permettiamo il formarsi di nuovi greggi di pecore, siano essi guidati da “responsabili” o, al contrario,da sfascisti. Ognuno sia responsabile delle proprie azioni e delle proprie scelte, ma al centro non metta solo la rabbia o l’interesse personale ma, utilizzando gli strumenti di cui tutti siamo stati forniti dalla natura o dal creatore (istinto, intelligenza e coscienza), si operino scelte che vadano nella direzione di una nuova società con al centro non il lavoro o il profitto ma i lavoratori e le persone!

MIZIO

sabato 16 febbraio 2013

QUESTA TERRA E' LA MIA TERRA! ED E' L'UNICA


terra
Non basta delegare, non basta attribuire alla politica, all’economia, alla finanza, alle multinazionali, ai poteri forti le responsabilità dei disastri che ogni giorno vengono commessi a livello planetario ai danni di altri uomini, di altri esseri viventi e dell’ambiente.

È finita l’epoca della bella favoletta inculcataci con la quale si vuole fare credere che il singolo non può fare la differenza a livello sistemico. Oggi ogni nostro gesto, ogni nostro comportamento, ogni nostra scelta ha una conseguenza che è rilevante ed influente sul macro.

Il nostro modo di vivere ha sempre più spesso un impatto e delle conseguenze su persone, vite e cose anche distanti molte miglia dai luoghi in cui abitiamo. Occorre rendersene conto, averne consapevolezza e agire di conseguenza.

Occorre fuoriuscire dalle logiche perverse e disumane dell’homo homini lupus e occorre cominciare ad avere un approccio olistico alla vita e alla maniera di vivere nel nostro pianeta. Troppo spesso dimentichiamo che, come gli altri esseri viventi, siamo ospiti di un pianeta e non suoi arroganti prevaricatori. È tempo di riprendere le sembianze di esseri umani pensanti e di cittadini e svestirsi in fretta dai panni di voraci consumatori nei quali la società moderna e il sistema politico-economico attuale ci hanno immobilizzato ed insabbiato.
Possiamo essere decisivi e concreti artefici di un cambiamento di stile di vita che auspicabilmente deve diventare culturale in maniera da riuscire ad incidere non solo intorno a noi ma su scala mondiale.
land grabbing

In questo incontro con Storie Invisibili, mi preme mettere in luce una tematica che, nell’indifferenza sociale, si trasforma gradualmente in un’enorme sconfitta dell’umanità, in una catastrofe per le minoranze deboli e povere del globo e in perverso circuito distruttore del pianeta stesso.

Il perseguimento e la realizzazione dell’interesse di pochi, anche spinti da politiche economiche scellerate ed illogiche, stanno facendo crescere in maniera esponenziale il fenomeno del Land Grabbing, accaparramento delle terre nelle regioni più fragili del mondo per finalità ed esigenze consumistiche di altre minoranze, quelle benestanti e ricche.

Negli ultimi anni è una vera e propria corsa alla 'terra degli altri' da parte delle maggiori potenze economiche mondiali, principalmente per fini alimentari o per la produzione di biocarburanti, per la cosmesi ed altro ancora; è una corsa al suicidio a tendere del pianeta e delle popolazioni che lo abitano ed il suo impatto è devastante per varie ragioni.
Innanzitutto, a causa della sistematica violazione dei diritti umani delle popolazioni locali che si vedono private o derubate delle loro terre con conseguente determinazione dell’insicurezza alimentare, con l’impossibilità di mantenimento della sopravvivenza e del perseguimento dell’auto-determinazione. Il processo di accaparramento delle terre ha anche delle gravissime implicazioni sugli altri esseri viventi, sul loro habitat, sull’ambiente, sulla biodiversità, sulla salute e sul clima.
land grabbing

Agli occhi dei più distratti e superficiali, il fenomeno del Land Grabbing rappresenta una problematica distante e lontana dalla nostra quotidianità ed invece il nostro agire, l’agire del singolo in una maniera piuttosto che in un’altra, può essere considerevole e decisivo nella dinamica più globale del fenomeno stesso e più in generale nel rispetto di altri esseri viventi e della bellezza naturale. Siamo parte di un tutto interconnesso privo di distanze e frontiere.

Usciamo dalle zone di comfort. Bastano poche rinunce e un pizzico di amore alla vita. Basta poco!
Dario Lo Scalzo

giovedì 14 febbraio 2013

PERCHE' IL MONDO PREMIA I CATTIVI?



Il lanciatore di scarpe iracheno, che scagliò le proprie calzature verso Bush, è stato condannato a tre anni di carcere. Non merita invece un’onorificenza?

Chi è dunque il terrorista? Il lanciatore di scarpe o il suo bersaglio? Il serial killer che ha volutamente determinato la guerra in Iraq su un terreno di bugie massacrando una moltitudine d’individui, legalizzando e ordinando la tortura di altri non è forse il vero terrorista?

Il popolo di Atenco, in Messico, i Mapuche, indigeni del Cile, i Kekchies del Guatemala, i contadini senza terra in Brasile, tutti accusati del crimine di terrorismo per aver difeso i loro diritti e la loro terra, sono forse i colpevoli? Se la terra è sacra, anche se la legge non lo specifica, coloro che la difendono non sono altrettanto sacri?



Il luogo più pericoloso al mondo è la Somalia, secondo la rivista «Foreign Policy». Ma chi sono i pirati, gli affamati che assaltano le navi o gli speculatori di Wall Street che hanno attaccato il mondo per anni e che adesso vengono ricompensati con milioni e milioni di dollari per i loro sforzi?

Perché il mondo premia i propri saccheggiatori?

Perché la giustizia è una donna ciclopica e cieca? La Wal-Mart, la corporation più potente della terra, proibisce i sindacati. Anche McDonald’s. Per quale motivo tali corporation, che godono impunità penale, violano il diritto internazionale? È forse perché, nel mondo in cui viviamo oggigiorno, il valore del lavoro è minore di quello della spazzatura e i diritti dei lavoratori hanno un valore ancora più irrisorio?

Chi sono i virtuosi e chi i malvagi? Se la giustizia internazionale esiste veramente, per quale motivo i potenti non sono mai soggetti a giudizio? Le menti che hanno partorito i più efferati dei massacri non sono mai state dietro le sbarre. È forse perché sono proprio questi carnefici che posseggono le chiavi della cella?

Per quale motivo i cinque paesi detentori del diritto di veto in seno alle Nazioni Unite sono inviolabili? Questo diritto di veto ha forse origini divine? Chi riporrebbe la propria fiducia in qualcuno che, per mantenere la pace, approfitta della guerra?

È giusto che la pace nel mondo sia proprio nelle mani di quelle cinque nazioni che sono anche le principali produttrici di armi al mondo? Non vorrei peccare d’irriverenza nei confronti dei narcotrafficanti, ma tale situazione non potrebbe essere un altro esempio di crimine organizzato?

Stranamente, chiunque reclami la pena di morte non si pronuncia in merito a chi tiene le redini del mondo. Ancor peggio, tali rivendicatori si lamentano da sempre degli assassini armati di coltello, ma non si sono mai pronunciati sugli arciassassini armati di missili.

Per giunta, mi domando: dal momento che questi impuniti padroni del mondo sono così affascinati dall’assassinio, perché non sperare che indirizzino la loro inclinazione omicida verso l’ingiustizia sociale? È forse giusto un mondo in cui, ogni minuto, tre milioni di dollari vengono sprecati in ambito militare mentre, nello stesso arco di tempo, quindici bambini muoiono di fame o di malattie curabili? La comunità internazionale è armata fino ai denti, ma contro chi? Contro l’indigenza o contro gli indigenti?

Come mai i patrocinatori della pena capitale non dirigono la loro ira verso i valori della società consumistica che costituiscono una minaccia quotidiana per la sicurezza pubblica? O il costante bombardamento pubblicitario non costituisce forse un invito alla criminalità? Questo bombardamento non stordisce forse i milioni e milioni di giovani disoccupati o sottopagati, inculcandogli incessantemente le fandonie del tipo “avere = essere”, e possedere macchine o scarpe di marca significa esistere? Si continua a ripetere di avere, avere, insinuando che chi non ha nulla, quindi, non esiste.

Perché la pena di morte non si applica alla morte stessa? Il mondo è organizzato in funzione della morte. Non è forse vero che il complesso militare industriale fabbrica morte e divora gran parte delle nostre risorse ed energie? Per adesso, i padroni del mondo condannano la violenza solamente quando questa è perpetrata da altri. Se gli extraterresti esistessero, questo monopolio della violenza parrebbe loro incomprensibile. Ciò è in realtà insostenibile per noi terrestri stessi. Contro ogni certezza, speriamo ancora di sopravvivere: noi umani siamo gli unici animali specializzati nel mutuo sterminio, nonché sviluppatori di una tecnologia di distruzione che annichilisce simultaneamente il nostro pianeta e tutti i suoi abitanti.

Tale tecnologia si mantiene grazie al terrore. È il terrore del nemico che giustifica la dilapidazione di risorse da parte delle forze militari e di polizia. Per quanto riguarda l’applicazione della pena di morte, perché non mandiamo al patibolo la morte stessa? Non sarebbe doveroso porre fine a questa dittatura universale di allarmisti professionisti? I seminatori del panico ci condannano alla solitudine, tenendo la solidarietà lontano dalla nostra portata: a torto, ci insegnano che viviamo in un mondo in cui le regole sono dettate dalla competizione, che chi può deve schiacciare i propri colleghi, che dietro al prossimo aleggia il pericolo. Attenzione, ripetono incessantemente, quella persona ti deruberà, l’altra ti violenterà, i mussulmani hanno piazzato una bomba in quel passeggino, e quella donna dallo sguardo innocente che ti sta osservando ti trasmetterà sicuramente l’influenza suina.

In questo mondo che gira alla rovescia, sono riusciti a incuterci timore anche quando si tratta del più semplice atto di giustizia e di buonsenso. Nel momento in cui il Presidente Evo Morales ha dato il via alla ricostruzione in Bolivia, cosicché questa nazione a maggioranza indigena non avrebbe più provato vergogna guardandosi allo specchio, le sue azioni suscitarono il panico. In verità, dalla prospettiva tradizionale dell’ordine razzista, il difficile compito di Morales si è rivelato catastrofico: i sostenitori di tale opinione non accettavano altre soluzioni per la Bolivia. Secondo questi ultimi, è stato Evo a trascinare la Bolivia in un clima di caos e di violenza: questo presunto crimine giustificava gli sforzi volti a spazzar via l’unità nazionale, mandando in mille pezzi la Bolivia. Quando Rafael Correa, Presidente dell’Ecuador, si è rifiutato di pagare i debiti illegittimi del proprio paese, tale notizia destò sgomento nel mondo finanziario e l’Ecuador venne minacciato con punizioni terribili per aver solamente osato di dare il cattivo esempio. Se le dittature militari e i politici furfanti sono sempre stati viziati dalle banche internazionali, non ci siamo già lasciati condizionare e non abbiamo forse già accettato questa situazione come un futuro inevitabile, un futuro in cui le persone pagano per le ingiustizie che si abbattono su di loro e per l’avidità che li depreda?

Mi chiedo se ci sia sempre stata una scissione tra il buonsenso e la giustizia.

Il buonsenso e la giustizia non erano forse fatti per essere strettamente legati e avanzare di pari passo?

Il buonsenso, e anche la giustizia, non sono in accordo con lo slogan femminista, secondo il quale se noi uomini potessimo restare incinti, l’aborto diventerebbe un sacramento. Perché non legalizzare l’aborto? Forse perché in seguito l’aborto cesserebbe di essere l’appannaggio delle donne che possono permetterselo e dei dottori che ne traggono guadagno?

La stessa osservazione si può fare per un altro caso scandaloso che nega sia la giustizia che il buonsenso: perché le droghe non sono legali? Alla stessa maniera dell’aborto, questo non è un tema che riguarda la salute pubblica? Il paese in cui vi è il più alto numero di tossicodipendenti al mondo, quale autorità morale ha per condannare i narcotrafficanti? E i mass media, con tutta l’attenzione che consacrano alla guerra contro il flagello delle droghe, perché non divulgano mai che è l’Afghanistan che, da solo, soddisfa all’incirca tutta la domanda di eroina mondiale? Chi tiene le redini dell’Afghanistan? Non è forse occupato da un paese messianico che si è attribuito il potere di portare tutti noi verso la salvezza?

Perché le droghe non vengono legalizzate una volta per tutte? È forse perché rappresentano il miglior pretesto per invadere un paese militarmente, oltre che a fornire i guadagni più proficui alle più grandi banche che, nell’oscurità, si tramutano in centri di riciclaggio di denaro sporco?

Nel mondo, oggigiorno, regna la tristezza a causa del calo delle vendite di automobili. Una delle conseguenze della crisi mondiale è il declino di industrie automobilistiche che, altrimenti, sarebbero fiorenti. Se avessimo almeno un briciolo di buonsenso e un mero frammento di senso della giustizia, perché non festeggiare questa buona notizia?

Chi potrebbe negare che una diminuzione del numero di automobili è una cosa positiva per la natura, che tirerebbe un respiro di sollievo da questa situazione? Chi potrebbe negare l’enorme valore di questa diminuzione, constatando che meno pedoni moriranno?

Ecco come la Regina Bianca di Lewis Carroll spiegò ad Alice come si distribuisce la giustizia nel mondo attraverso lo specchio: “Quello è il Messaggero del Re. Adesso è in prigione poiché deve scontare una pena e il processo non comincerà prima di mercoledì prossimo: ovviamente, il crimine verrà commesso per ultimo.”

L’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero, a El Salvador, affermò che la giustizia, come fosse un serpente, mordeva soltanto coloro che erano scalzi. Morì a causa di ferite da arma da fuoco per aver proclamato che all’interno della sua nazione gli indigenti venivano condannati dall’inizio vero e proprio, ossia dal giorno della nascita.

Il risultato delle elezioni a El Salvador non potrebbe essere visto, in qualche modo, come un omaggio all’Arcivescovo Romero e alle migliaia di persone che, come lui, hanno perso la vita combattendo per far andare la giustizia nel verso giusto in questo regno di ingiustizia?

A volte i racconti della Storia finiscono in maniera avversa, ma la Storia, lei, non finisce mai. Lei, quando dice addio, dice invece: tornerò.
Eduardo Galeano



VATICANO TRA PROFEZIE E SCANDALI! E' LA FINE?




A indicare la data fatidica del 2012 è stato il gesuita René Thibautg nel libro “La misterieuse prophétie des Papes”, del 1951. Thibautg cita un professore di Oxford, Sanders, che già nel 1571 aveva fissato al 2012 la distruzione di Romae il giudizio finale. Sanders a sua volta fa riferimento all’ ultima delle 112 profezie del monaco irlandese Malachia relativa all’ ultimo papa, che sarà eletto dopo Benedetto XVI come Pietro II. Stavolta però i conti non tornano: non solo perché Ratzinger gode ottima salute, ma anche perché la profezia di Malachia dovrebbe avverarsi nel 2026, l’ anno indicato pure da Michel Nostradamus per l’ avvento dell’ Anticristo e la distruzione di Roma. È quindi probabile che certi profeti da quia tre anni saranno smentiti; accanto alle loro, però, hanno preso consistenza altre profezie. La Vergine a La Salette nel 1846 annuncia ai pastorelli Massimino e Melaina: «Roma sparirà e il fuoco cadrà dal cielo». Nel 1886, il sensitivo Blanchard racconta la distruzione di San Pietro; don Bosco nel 1870 profetizza a Pio IX quattro sventure di Roma: «Nella prima saranno percosse le terre e gli abitanti (forse la caduta di Roma papale). Nella seconda la strage e lo sterminio sarà sulle tue mura (forse la Seconda guerra mondiale). La terza volta al comando del Santo Padre subentrerà il regno del terrore, dello spavento, della desolazione. La quarta volta il tuo sangue e quello dei tuoi figli laveranno le macchie che tu fai alla legge di Dio». E anche suor Imelda nel 1872 vede in un futuro imprecisato Roma «coperta di macerie».

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/11/22/nostradamus-malachia-tanti-profeti-della-distruzione-di.html

L’elezione unanime da parte del Sacro Collegio di un semplice monaco eremita, completamente privo di esperienza di governo e totalmente estraneo alle problematiche della Santa Sede, può forse essere spiegato dal proposito attendista di tacitare l’opinione pubblica e le monarchie più potenti d’Europa, vista l’impossibilità di eleggere un porporato su cui tutti fossero d’accordo…il monaco, forse anche intimorito dalla potenza della carica, inizialmente oppose un netto rifiuto che, successivamente, si trasformò in un’accettazione alquanto riluttante, avanzata certamente soltanto per dovere d’obbedienza…Il 28 aprile 2009 Benedetto XVI, visitando la basilica duramente colpita dal terremoto di qualche giorno prima, pose sull’urna (una teca di cristallo) di Celestino V il suo pallio pontificio in ricordo della visita.

http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Celestino_V

Non voleva essere papa, l’hanno lasciato andare appena in tempo. Lo scandalo finanziario che sta per colpire il Vaticano (e che coinvolgerà anche molti risparmiatori) sarà epico e darà la stura a molti altri scandali. Il prossimo papa regnerà sulle rovine metaforiche del potere pontificio. Ci saranno omicidi e suicidi eccellenti, la lotta di potere esploderà ancora più virulenta.
Non c’è nulla di originale o sconvolgente in questa tesi. In pochi minuti di ricerche in rete lo arriva a capire chiunque. Il processo è inevitabile e si tratta solo di aspettare.

È arrivato il momento in cui il Vaticano imploderà sotto il peso di tre scandali:

1. riciclaggio del denaro sporco e mafierie varie;

2. omicidi/suicidi eccellenti;

3. pedofilia.

RICICLAGGIO

Occhi puntati sulla Santa Sede. Gli Stati Uniti hanno, infatti, inserito per la prima volta il Vaticano nella lista dei Paesi ritenuti vulnerabili al riciclaggio di denaro: lo Stato pontificio è a rischio alla stessa stregua di Paesi come l’Albania o la Corea del Sud.

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/riciclaggio-anche-vaticanofinisce-sotto.html

Questa inchiesta sull’ipotesi del mancato rispetto delle norme europee anti-riciclaggio è uno schiaffo in faccia alla politica di rinnovamento e all’operazione trasparenza tanto invocata da Papa Ratzinger”. La dichiarazione è di Gianluigi Nuzzi, autore di “Vaticano s.p.a”, che racconta 50 anni di scandali all’ombra del cupolone. Il libro svela gli intrecci su conti occulti, tangenti, storie di soldi che sono passati attraverso i forzieri del Vaticano e attraverso il forziere più grande, quello dello Ior. “L’inchiesta di questi giorni che parte da una segnalazione del Credito artigiano – racconta Nuzzi – fa il paio con un’altra, aperta sempre dalla Procura di Roma, a mio avviso più grande, quella legata ai rapporti dello Ior con Unicredit”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/21/parla-lautore-di-vaticano-s-p-a-nuzzi-linchiesta-sullo-ior-sono-cambiati-i-vigili-di-bankitalia-e-si-vede/63009/

“La Consob americana e tedesca alle costole, per speculazioni con mutui, tassi d’interesse e derivati. La Bundespolizei negli uffici, per sospetto di frodi fiscali e riciclaggio. Infine, un buco gigante di quasi 3 miliardi di dollari (2,2 miliardi di euro) in perdite appurate, solo nell’ultimo trimestre del 2012.

Se le rivelazioni alla Sec (l’autorità di controllo sulle società del governo americano) di tre dipendenti silurati si dimostrassero vere, potrebbe essere la punta dell’iceberg di un rosso abissale mascherato negli anni, pari a oltre 12 miliardi di dollari.

La Deutsche Bank, il maggiore gruppo bancario dell’Unione europea, resta un monolite della finanza in Germania. Ma è sempre meno difendibile e intoccabile, anche dagli inquirenti di Berlino. E non solo per il maxi-derivato Santorini da 1,5 miliardi di euro, disegnato su misura nel 2008 per il Monte dei Paschi di Siena, così da coprire – speculandoci sopra – i bond in pancia all’istituto toscano.

[…]

A Roma, Bankitalia vigila anche su un sospetto flusso di riciclaggio in Vaticano, attraverso pagamenti elettronici su bancomat e conti del gruppo tedesco. In Germania, incalzato da Bruxelles e dall’Eba (l’Autorità bancaria di vigilanza), il governo studia come risanare il sistema bancario. Spesso infarcito – come la storia di Deutsche Bank dimostra – di titoli tossici e conti truccati, attraverso una mole di «operazioni collaterali».

Citando tutte le inchieste, lo Spiegel ha chiamato questo castello di carta (e di miliardi volatilizzati) «il lato oscuro della Deutsche Bank». Che la misura, anche per la prima banca d’Europa, sia colma?”

http://www.lettera43.it/economia/finanza/la-voragine-nei-conti-di-deutsche-bank_4367582062.htm



OMICIDI/SUICIDI ECCELLENTI

“…Il “fumo di Satana” di cui parlava Paolo VI sembra diventato invadente. Anche quando ci fu lo scandalo dei preti pedofili una diplomazia nota per la sua esperienza si lasciò andare a dichiarazioni discordanti e scomposte. Altrettanto sconcertanti i documenti che escono oggi. Lettere anonime contro il primo ministro Bertone, il trasferimento-allontanamento di un prelato che aveva denunciato scandali e ruberie, la diceria di un attentato al Papa. Padre Lombardi, portavoce, si ostina a dire che quest’ultima è solo una sciocchezza. Credo anch’io che lo sia. Il punto però non è nella credibilità della voce ma nel fatto in sé che la voce circoli, e che esca dalle “sacre mura”. Lì è il segno dello sconquasso. Una volta non era così. Quando si seppellì in una veneranda basilica il gangster De Pedis nessuno seppe, e ancora oggi nessuno sa, perché. Quando si consumò (4 maggio 1998) il triplice omicidio del comandante delle guardie svizzere, di sua moglie e del povero caporale Cédric Tornay, la versione data a caldo, chiaramente falsa, non ebbe smentita tanto che ancora oggi è la sola versione ufficiale di un crimine rimasto irrisolto e impunito. Quando si hanno precedenti di tale gravità non ci si può stupire se, degradandosi ulteriormente il tono generale, succeda quello che sta accadendo in questi giorni”.

Corrado Augias, la Repubblica, 17 febbraio 2012

Occhi puntati su gesuiti ed Opus Dei e Cl.

PEDOFILIA

Charles J. Scicluna era il funzionario della Santa Sede che perseguiva i preti pedofili. E lo ha fatto – a differenza di altri – con determinazione, denunciando anche la cultura del silenzio italiana. Ieri è stato rimosso, senza spiegazioni, e spedito a Malta come funzionario di basso rango. Una mossa che sconcerta.

“Nel 1990, Savile ricevette un Ordine Cavalleresco dell’Impero Britannico (OBE) dalla regina Elisabetta II in persona, anche se già correva voce che avesse abusato della sua posizione di star in due programmi popolari della BBC, “Top of the pops” e “La vita secondo Jim”, per aver molestato sessualmente delle ragazzine minorenni. Il suo impegno in opere di carità per gli orfani e gli adolescenti mentalmente disturbati lo ha portato ad una relazione stretta con il principe Carlo, non estraneo a sua volta a scandali sessuali. Lo stesso anno del premio dell’Ordine Cavalleresco Savile ricevette anche un Ordine papale, l’Ordine Pontificio Equestre di san Gregorio il Grande, da papa Giovanni Paolo II. Furono messi sotto pressione sia Buckingham Palace che il Vaticano affinché i premi fossero postumamente tolti, ma entrambe le istituzioni rifiutarono di farlo e continuano a mantenere comunque i premi, scaduti con la morte di Savile”.

Wayne Madsen

http://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/11/20/barbablu-vive/

Succederà tutto entro due anni al massimo, con una rapidità che prenderà tutti di sorpresa, anche quelli che già sospettavano.

Vatileaks era solo un piccolo assaggio.

Stefano Fait


mercoledì 13 febbraio 2013

DEBITO? PAESI PIGS? MA VA LA'




Salve a tutti, rieccomi quà!
Se vi chiedevate dove fossi finito, cosa stessi facendo e dove come e perché lo stessi facendo… smettete di chiedervelo.
E’ stato un anno intenso, direi, con MOLTI progetti cominciati, qualcuno portato a buon fine, qualcuno ancora in corso d’opera... Ma naturalmente, non sono qui per raccontarvi queste varie bazzecole, per cui ci sarà tempo.
Voglio parlarvi, semplicemente, di una notizia clamorosa. Anzi: di DUE notizie clamorose, peraltro assai connesse. Sono due bombe assolute, che dovrebbero conquistare il posto centrale di TUTTI i dibattiti politici e non, pubblici e privati, sotto la doccia e dall'ortolano, da Vespa e dal confessore...vabbé ci siamo capiti.
Prima bomba:
Lo Stato Italiano poteva,avrebbe potuto, potrebbe (E PUO’!!!) risparmiare circa l’80% del costo degli interessi che attualmente paga sui propri titoli pubblici o almeno, per stare conservativi, tagliare dell’80% lo spread.

VOI, lettori informati, sapete BENISSIMO ( vero?) che questo a regime significherebbe risparmiare circa 70 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO, ovvero significherebbe essere in grado di portare in ATTIVO il bilancio dello stato, rispettare il fiscal compact, poterci permettere di dare lezioni di corretta gestione dei bilanci statali al mondo intero, recuperare DI SLANCIO la tripla AAA+ con bacio accademico ed anzi vedersi assegnati per la prima volta nella storia la quadrupla AAAA... Vabbe’.

Toglietegli il fiasco, a Cassandro, che ci diventa ottimista e gli fa male, direte.
Invece no.
Tutto nasce da una idea, di quelle primitive, che credo vengano a tutti, PERFINO agli economisti, ogni tanto.

L’ideona (?): Ma SE la Banca d’Italia ha come soci SOLO istituti privati, pur essendo un ente di diritto pubblico, non potrebbe COME OGNI Istituto privato della CEE ( tutte le banche Principali, in pratica, nessuna esclusa) approvvigionarsi presso la BCE di liquidità ad un tasso privilegiato ( come TUTTI gli istituti bancari europei) dello 0,75% e cosi comprare i TITOLI DI STATO ITALIANI immessi sul mercato? Cosi spengerebbe immediatamente la febbre da spread (basterebbe poter comprare qualche percento ad ogni asta, forse meno del 10%). Bellino no? All’atto pratico , gli interessi sui bot, btp et compagnia, lo Stato li pagherebbe a se stesso ( sarebbe debitore di una banca di cui e' il proprietario) quindi tornerebbero allo Stato, o, COSA EQUIVALENTE, andrebbero a ricostituire le riserve della banca stessa, che cosi potrebbe meglio adempiere alle proprie funzioni e, alla fine, fare da se, comprare i titoli Btp et alia, senza chiedere soldi alla BCE ( una volta messi in saccoccia sufficienti interessi). In pratica si recupererebbe la famosa sovranità monetaria, che permetteva alla banca d'Italia di stampare, ove necessario lire per acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti e cosi tenere bassi i tassi. Il prezzo da pagare sarebbe modesto: lo 0,75% per approvigionarsi di euro presso la BCE.


Eh, si sarebbe bello, ma SE NON LO FANNO....ci sarà il trucco!!

Infatti. Come dicevo, anche gli economisti ci pensano a queste cose qui e QUINDI anche gli euroburocrati. E quindi ecco il “famigerato“ art.123 TFUE (ex articolo 101 del TCE) dell’apposito regolamento CE che regolamenta PROPRIO queste cose:

1. Sono vietati la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della Banca centrale europea o da parte delle banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate «banche centrali nazionali»), a istituzioni, organi od organismi dell'Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della Banca centrale europea o delle banche centrali nazionali.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati."
Avete capito?

Bankitalia NON può accedere al giochino.
Ok, avevo scherzato, ci tocca un lacrime&sangue in salsa acida greca per i prossimi 5 anni (Merkel dixit).
Eh, beh... NO!!! Proprio quell’articolo 123 TFUE ci rivela, invece, in un modo talmente chiaro da essere addirittura imbarazzante ( per noi italici abituati ai rimandi tra cinque leggi, dodici decreti, due regolamenti e quattordici emendamenti) CHE SI PUO’ FARE !!!!!
Ripeto: http://www.youtube.com/watch?v=rdkecMOT1ko SI-PUO- FARE!!! Come, dove, quando, perché?

Dice dunque il famigerato articolo che le banche centrali non possono.
Vero, giusto.
Ma un fantomatico “ENTE CREDITIZIO DI PROPRIETA’ PUBBLICA" si. A questo punto l’IDEONA si può esplicitare in questo modo.
Poniamo che lo Stato italiano abbia un CLAMOROSO credito con una PRIMARIA banca Italiana, che con PALMARE evidenza a meno di non fare vere e proprie carte false, non è in grado, nel modo piu’ assoluto, di onorare.
PONIAMO che lo Stato italiano non voglia che questa PRIMARIA banca italiana finisca gambe all’aria, sia perché è la più antica del paese sia perché nel vortice si tirerebbe dietro una intera città e forse una intera Regione, sia perché, scoperchiando il verminaio e l'intreccio di conti offshore, decine e decine di amministratori, della cosa pubblica e di quella privata cadrebbero dalle rispettive poltrone, ivi compreso un paio di ministri... insomma ci siamo capiti.
Poniamo che, anziché fare carte false o portare i libri in tribunale, si trovi un accordo per il quale lo Stato diventa l’azionista di maggioranza della banca, in cambio dell’annullamento del credito vantato.

BENE, a questo punto, PROPRIO per quello che dice l’articolo 123 TFUE, QUESTO istituto, può accedere ai prestiti agevolati della BCE COME TUTTI GLI ALTRI. Una cosa, che fra l'altro, questo FANTOMATICO (uh uh uh) Istituto ha già fatto.

Per oltre 30 MILIARDI di euro.
Operativamente, in cambio dei richiesti miliardi di euro allo 0,75%, l’istituto dovrà porre a pegno presso la BCE i titoli di stato che avrà acquistato.
Non è un grave problema.
Fino a che lo Stato italiano paga e l'Istituto non collassa sotto i propri debiti pregressi ( una buona parte con lo Stato stesso, che quindi provvede ad annullarli in cambio del vantaggio conseguito) quel che conta non è dove stanno i titoli ma il rendimento NETTO che danno. Nel caso di specie, oltre un miliardo e mezzo all'anno, differenza tra gli interessi che pagano i BTP e il costo del denaro acquistato presso la BCE . Sono utili imponenti. OVVIAMENTE, dai NOTEVOLI utili che ricaverà, detto istituto dovrà detrarre i costi di struttura etc etc etc.
MA, ponendo che venga creata una divisione gestionale ad hoc MOLTO leggera, questi costi potranno essere posti quasi pari a zero.

Gli UTILI, potranno (ed ovviamente, dato l’azionista di maggioranza, DOVRANNO) essere girati, per la loro QUASI totalità, agli azionisti. Ovvero, in ultima analisi, allo Stato.

Capite? Lo stato pagherà gli utili sui propri BTP A SE STESSO. una partita di giro a somma (quasi) zero. Detratti i costi del denaro e quelli di struttura, è proprio quello che avevo teorizzato io.

Semplicemente acquisendo UNA BANCA, (che peraltro ha praticamente già pagato più che ampiamente) lo Stato potrebbe tagliare dell' 80% gli interessi reali che paga sulle sue obbligazioni.
Direte voi: vabbe’ ma e’ IMPOSSIBILE che una SOLA banca possa accedere a tutto il credito necessario (ad esempio 200 o 300 miliardi di euro all’anno) per acquistare i titoli di stato emessi in un dato anno.
Giusto, ma innanzitutto chi dice che dovremo fermarci ad UNA banca?
Inoltre, potrete verificare da voi che basterebbe MOLTO ma MOLTO meno, per annullare, o quasi, il famoso spread.
Anche nei casi peggiori, le aste di titoli che hanno visto lo spread decollare verticalmente, hanno visto un invenduto di pochi punti percentuali rispetto al totale dei titoli offerti. In pratica, anche solo la certezza che i titoli sarebbero acquistati da uno (o piu’!!) istituti privati, (ma a capitale di maggioranza pubblico) farebbe crollare il dannato moloch Spread. A che livelli?
Piu’ o meno quelli da cui è partito, due anni fa, meno del 2%.

Insomma, il famoso taglio dell'80% dello spread rispetto ai momenti peggiori.
Direte, voi: MAGARI hai ragione ma SE hai ragione PERCHE’ non ci ha pensato nessuno?
Avete ragione, domanda più che lecita. Infatti L’HANNO GIA’ FATTO!!!!

L'hanno già fatto: lo Stato ha il controllo di un istituto di Credito che funge da calmiere per le aste dei titoli di Stato e come compratore di ultima istanza.

Ovviamente NON in Italia, altrimenti non staremmo qui a ragionare.
Innanzitutto riflettete su una cosa:cChe fosse cosi, che QUESTA POSSIBILITA' fosse stata considerata dai regolamenti europei, era ovvio. ALTRIMENTI quel paragrafino, sui divieti di acquisto diretto di obbligazioni da parte della BCE o il finanziamento diretto delle banche centrali che "non si applicano agli enti creditizi di proprietà pubblica che, nel contesto dell'offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca centrale europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati."
NON sarebbe stato aggiunto.
E’ stato aggiunto, con tutta evidenza per difendere interessi DIRETTI di qualcuno che aveva il potere di orientare gli estensori di quelle regole.
A questo punto, avete già capito di chi si tratta, è lo Stato di riferimento europeo, incubo di ogni PIIGS che si rispetti, ma volete la prova.

In Francia, in Olanda, in Polonia, A Cipro e...uh guarda, anche in Germania.
Anzi: In Germania, http://en.wikipedia.org/wiki/German_public_bank OLTRE LA META'

DEL SISTEMA BANCARIO, è in mani pubbliche.
Per dirne una: la Commerz Bank, secondo istituto tedesco, ha lo Stato tedesco come azionista di maggioranza.
Intanto una prima, elementare, considerazione.
Siccome, tramite le proprie banche investe ( e massicciamente!!) nei nostri BTP e compagnia, LO STATO TEDESCO, come azionista di maggioranza, lucra sulle nostre sfighe e sul nostro spread. Gli basta NON comprare i nostri Bond ed ecco che lo spread si innalza. in poche parole esercita un controllo DIRETTO IMPRESSIONANTE sulla nostra politica INTERNA.
E questa, mi pare, sarebbe abbastanza grossa e degna di questo Blog e della sua tradizione.

Ma, non è ANCORA finita!!
Sempre lo stesso Stato tedesco ha DIMOSTRATO che quel che dico si può fare. Di piu’: lo ha fatto e lo sta facendo e lo sta facendo PER CENTINAIA DI MILIARDI.

Insomma: è l’azionista di maggioranza di centinaia di istituti bancari di diritto privato ma a capitale quasi totalmente pubblico, che accedono alla BCE allo 0,75% e COMPRA MASSICCIAMENTE titoli tedeschi, cosi tenendo giu’ i tassi di interesse.

Non ci credete ancora?
Bene, allora date una occhiata a cosa fa la Kreditanstalt fuer Wiederaufbau (KfW), che oggi si chiama KfW Bankengruppe.

E' un istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall. Un analogo tedesco della nostra Cassa deposito e prestiti. E'posseduta all'80% dalla Repubblica Federale tedesca e al 20% dai Lander.
In Pratica: è al 100% PUBBLICA. Come altre CENTINAIA di banche tedesche, con la scusa del project financing, finanzia UN SACCO di enti di iniziative e di attività varie, pubbliche e private, al posto dello Stato con la scusa del project financing tenendo su a forza l'economia del paese. Sono Istituti di diritto PRIVATO e PERTANTO questi finanziamenti NON vanno ad aumentare il debito pubblico tedesco.
Come si approvigiona di euro? Comprando decine di miliardi di euro di Bund con gli euro presi in prestito dalla BCE allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati. Per approvvigionarsi sul mercato per finanziare queste attività ha emesso nel tempo una quantità ENORME di obbligazioni. Insomma: ha fatto debiti.
PER 430 MILIARDI DI EURO.

Al contrario della nostra analoga Cassa depositi e prestiti, le cui passività (obbligazioni distribuite tramite gli uffici postali etc etc) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro PIL, le passività del KFW, pari, ripeto, a circa 430 MILIARDI DI EURO, il 17 PER CENTO DEL PIL TEDESCO, NON sono state contabilizzate nel bilancio statale e NON vanno ad aumentare, come dovrebbero, il debito pubblico tedesco. Il tutto è permesso dall' Esa95. È il http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_SDDS/Annexes/ naga_a_esms_an1.pdf manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici dei paesi CEE. Tale manuale esclude dal computo, le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi.

Ovvero : fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti ALMENO per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell'istituto NON VENGONO COMPUTATI nel bilancio dello stato. Come ha scritto http://archiviostorico.corriere.it/2011/settembre/07/ Peccato_Tedesco_sul_Debito_co_9_1109074848.shtml Il Corriere della Sera, " la serietà di un tale principio è paragonabile alla considerazione del rischio di controparte negli Ias-Ifrs, i principi contabili che hanno favorito il crac Lehman".
In poche parole, con un trucco meramente contabile, che in casi analoghi oltreoceano ha portato a condanne per bancarotta fraudolenta, la Germania ha cancellato o, se preferite, "occultato" oltre il 17% del suo debito pubblico.

Avete capito bene?
Eliminato questo trucco contabile IL DEBITO PUBBLICO TEDESCO FAREBBE UN BALZO DEL 20% DEL PIL IN UN COLPO SOLO. Dall'80% al 97%.

Ed è solo la punta dell'iceberg di un tipo di "contabilità" creativa probabilmente più spudorata di quella che è stata imputata alla famigeratissima e disgraziatissima Grecia, che peraltro aveva truccato i conti di un ben piu' modesto 10%.
Si dirà che è un caso particolare?
Può essere. Comunque, come avete visto, ci sono CENTINAIA di Istituti tedeschi di proprietà pubblica che fanno cose simili.
In effetti i debiti degli istituti tedeschi nei confronti della BCE ammontano a ben 750 miliardi di euro e di questi ALMENO LA META', per meri motivi statistici, sono da riferire a Banche di proprietà pubblica.
C'e' chi si è spinto a dire che in realtà la Germania http:// www.wallstreetitalia.com/article/1349943/crisi-debiti/l-ultima-frontiera-al-140- il-debito-pil-della-germania.aspx HA IL PIU' ALTO LIVELLO DI INDEBITAMENTO DELL'INTERA CEE!!

Comunque la si veda, http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-07-24/ berlino-conti-leggeri-grazie-063940.shtml?uuid=AbjfmiCG qui una conferma autorevole, una cosa è certa. NON è in grado di dare lezioni di stabilità a nessuno e tantomeno di correttezza contabile.
Il bello è che la Germania non è il solo paese che fa questo genere di trucchetti. Anche in Francia, Hollande ( tanto per cambiare) ha appena istituito un ente simile, la BPI, con compiti simili e una quarantina di miliardi di dote.

Alla fine di tutta questa pappardella, ammetterete, c'e' di che restare a bocca aperta. Si può parlare di un vero e proprio giallo.
SI tratta di un omicidio premeditato di economie già inguaiate di loro per fini evidenti: difendere la PROPRIA economia e, soprattutto le proprie indebitatissime banche ai danni dei neobattezzati paesi-PIIGS.
Che ha, direi un colpevole principale, diversi complici e comprimari ed è invece in cerca di un movente chiaro. Il colpevole principale, c'e' poco da dire e da fare è la Germania.
Ma ha avuto complici, ovviamente NON inconsapevoli, nel resto d'Europa. Non si tratta di una questione astratta, filosofica o di semplice informazione: La nostra economia è stata avviata in una spirale recessiva VOLUTAMENTE in nome di una stabilità che in realtà già aveva, ben più dei vicini.

Sull' altare di conti che in realtà erano tra i piu' in ordine d'Europa, in nome dell'abbassamento di un debito che era uno di quelli che era cresciuto meno, abbiamo sacrificato decine di migliaia di aziende, interi comparti industriali, milioni di posti di lavoro, una bella fetta dei risparmi e del reddito delle famiglie, il futuro dei nostri giovani, il sistema educativo, la ricerca e l'innovazione e, non ultime, anche alcune migliaia di vite umane, sotto forma di suicidi, omicidi, morti sul lavoro in turnazioni disumane etc etc etc.
Si tratta, in realtà, del tema più importante in assoluto, in questo scorcio di campagna elettorale, di una denuncia da portare SUBITO in Europa ed ai MASSIMI livelli, con tutto il can can mediatico possibile, dipendendo da essa la sopravvivenza stessa del nostro paese.
Per rimanere a qualcosa di operativo:
PERCHE' Monti&C. NON hanno pensato ad una soluzione del genere?
E perché, SE ci hanno pensato, NON L'hanno ancora attuata, preferendo regalare a babbo morto e sepolto, alcuni miliardi di euro ad un inguaiatissimo istituto dalla storia secolare, in cambio di garanzie esistenti puramente sulla carta, investendoci praticamente tutti ricavi dell'IMU?
Perché , essendone ovviamente, BEN a conoscenza, di questi IMMENSI trucchi contabili, non hanno denunciato la Germania e le sue velleità paneuropee di fronte al mondo?

Si possono fare varie ipotesi, nessuna delle quali particolarmente piacevole per la figura ed il prestigio del nostro piu' che sobrio presidente del Consiglio (la p minuscola, in onore della sobrietà e della austerity necessarie in questi momenti difficili).
Io farò quelle più benigne. E' PROPRIO QUESTO il punto dove il nostro Liber-talibano Presidente del Consiglio voleva arrivare: NON volendo nazionalizzare una banca per meri motivi di contabilità nazionale, perche' cosi facendo si renderebbero troppo evidenti i giochini altrui, si preferisce trovarsi una buona scusa, come ad esempio l'evidente rischio di insolvenza dell'Istituto medesimo per essere COSTRETTI a nazionalizzarlo.
C'e' da dire che tutto questo poteva non succedere SE non avessimo privatizzato, in nome del liberismo trasversale la maggior parte dei nostri istituti bancari e di conseguenza la Banca D'Italia, di cui erano e sono azionisti di maggioranza, circa una quindicina di anni fa.

Per quanto riguarda, invece, la mancata denuncia, credo che non ci siano dubbi, visto https://www.isideonline.it/newrelax1/NewRelaxMain http:/ it.notizie.yahoo.com/grecia-monti-con-euro-iniziata-rivoluzione-prima- era-182400491.html che Monti stesso l'ha detto con singolare chiarezza ed atroce ieraticità: solo una Crisi TREMENDA, avrebbe permesso di attuare quelle politiche che lui riteneva assolutamente necessario di taglio della spesa pubblica e privatizzazione e liberalizzazione forzosa dell'intera Società. Una volta deciso che la Crisi e le sue devastanti conseguenze erano il prezzo da pagare serenamente per plasmare il paese, Grecia o Italia non importa, secondo ila dottrina della shock economy, il resto è una logica conseguenza.
Se non è un movente, ci si avvicina molto.
Ma in Europa lo sanno?
Certo!!

Pietro Cambi