martedì 17 settembre 2013

EGOISMO SOCIALE O SOLIDARIETA' EGOISTA?



L’essere umano si distingue dagli altri animali presenti sul pianeta per caratteristiche peculiari appartenenti solo alla propria specie e non riscontrabili, se non in maniera molto attenuata, in poche altre. E non mi riferisco alla posizione eretta, alla vista frontale o al pollice opponibile tutte caratteristiche, anche queste, peculiari solo del nostro essere umani e che, indubbiamente, hanno favorito una diversificazione totale nel percorso evolutivo. Ma questo è appannaggio e materia di studio  di antropologi, di biologi ed evoluzionisti, io mi voglio riferire a caratteristiche comportamentali più che morfologiche.
Tra gli animali esistono diverse forme di interazione tra i membri della stessa specie o della stessa “famiglia”: si va, ad esempio, dalla società delle api e delle formiche, basate su un’esasperazione della società solidale, in cui il singolo individuo è praticamente privo di alcun valore a comportamenti esattamente opposti, come quello di alcuni felini (es. tigri) in cui  è il singolo individuo ad essere protagonista, essendo il rapporto solidale limitato alle funzioni riproduttive e all’allevamento dei piccoli fino a che questi non siano autosufficienti. Nel mezzo troviamo il comportamento di altre specie che possiamo definire intermedio come ad esempio quello dei lupi o dei leoni, che cooperano in branco ma in cui non viene annullata l’individualità. Difatti in ambienti integri dal punto di vista ecologico in cui vi è abbondanza di prede di grandi dimensioni, come nelle foreste del Grande Nord Canadese o della Siberia, i lupi cooperano in branchi anche numerosi, in quanto la prede (alci, caribù) sarebbero pressochè  inattaccabili da un singolo individuo. In altri ambienti ecologicamente più degradati, come i residui boschi europei, i pochi esemplari che ancora li occupano, operano in gran parte in solitaria o al massimo in piccoli branchi famigliari di tre o quattro esemplari, essendo la mole delle prede inferiore e insufficiente a garantire la sopravvivenza di un branco numeroso.
Quindi vediamo che la solidarietà del lupo è legata al maggior interesse individuale essendo si, in grado di operare in maniera autonoma, ma solo  quando ciò sia più conveniente o, addirittura, obbligato. Possiamo parlare quindi di solidarietà egoista ma non di egoismo solidale.
L’uomo, essere anomalo, non ha artigli, non ha una folta pelliccia, non ha corna o corazze per difendersi, non corre velocemente (rispetto ad altri animali simili) è relativamente debole, non vola, non può stare in acqua troppo a lungo, non sopravviverebbe in condizioni climatiche estreme. Insomma tutto questo per dire che l’essere umano è stato costretto dalla sua stessa naturale evoluzione ad essere solidale con i propri simili. A partire dalla cooperazione per procacciarsi il cibo, per arrivare alla trasmissione intraspecifica e alle generazioni successive di nozioni e scoperte che man mano i singoli individui facevano e condividevano.Un uomo solo, sia nell’antichità che nelle moderne società, sarebbe un uomo morto. Forse non fisicamente, che magari in qualche maniera riuscirebbe a sopravvivere, ma socialmente e evolutivamente sicuramente si. Non potendo contare su alcun apporto migliorativo della propria condizione proveniente da esperienze di individui legati da interessi comuni.
Dunque, ci troviamo di fronte all’assunto che l’uomo è, e deve essere, per sua stessa natura, votato alla solidarietà egoista e alla condivisione.
Ma qui si inserisce un altro decisivo aspetto dell’essere umano: l’individualismo l' Io Sono”, scarsamente presente in altre forme animali, da cui trae origine l’egoismo e la presunzione, che abbiamo visto già presente, in parte, ad esempio tra i lupi. Ma,  nel caso dell’uomo rappresentando una  variante nel percorso evolutivo rappresenta la vera e propria "misteriosa" anomalia della nostra "specie".
Non mi voglio addentrare in discorsi di carattere filosofico o religioso, non essendone neanche in grado, ma semplicemente analizzare il fatto che, nonostante, l’egoismo solidale sia la migliore via evolutiva per il singolo e per la società tutta, esso venga troppo spesso immolato sull’altare dell’egoismo non solidale in cambio di un miglioramento (spesso effimero) della propria individuale condizione. Questo atteggiamento trova riscontro in tutti gli aspetti della vita umana, da quello politico-sociale a quello economico, religioso o quant’altro.
E’ forse questa la rappresentazione dell’eterna lotta fra bene e male illustrata da tutte le religioni?
E’ la prova che esiste al di là dell’evoluzione percepita o conosciuta, qualche altro tassello mancante per completare il quadro della creazione?
O più semplicemente l’incapacità ottusa di un individualismo esasperato che, pur di fronte a evidenti e consistenti vantaggi collettivi, oltre che personali, si ostina a perseguire la strada del conflitto e della competizione?
Credo di poter affermare, per esperienza personale, che si possa trattare di un mix di tutte queste componenti, essendo tutte compatibili fra loro e assolutamente integrate in un disegno evolutivo che possiamo guardare sia dal punto di vista esclusivamente materiale, sia integrandolo in una visione evolutiva di coscienza e d’anima.
Quando l’individuo raggiunge questa consapevolezza è facilmente identificabile: farà scelte volte principalmente, ma non esclusivamente, al benessere comune. Scelte che saranno conseguenti sul piano sociale, politico, economico e religioso.
Sarà schierato politicamente, e spesso a sinistra, perché da quella parte troverà un maggior riscontro al proprio ideale di condivisione, eviterà le religioni organizzate per avere una visione più libera e ampia non concependo l’idea di un Dio che sia più o meno vero di quello di qualcun altro. Sarà schierato sempre e senza tentennamenti dalla parte dei più deboli e della giustizia, sarà attento custode e difensore dell’ambiente e della vita, si batterà per la libertà e l’uguaglianza, sarà moralmente ed eticamente onesto, non perseguirà obiettivi che non siano di utilità collettiva. Un santo dunque? Assolutamente no, soltanto e semplicemente un individuo coscientemente compenetrato nella convinzione che una società solidale corrisponda anche ad interessi "egoistici" attraverso l' egoismo solidale, unica forma finora apprezzabile di evoluzione  per il singolo e la collettività.
D’altra parte anche il Cristo affermava: “Ama il prossimo tuo come te stesso!”. Notato? Non di più e non di meno, ma esattamente allo stesso modo, stimolando in maniera chiara l’essere umano verso quell’ equilibrio tra il proprio “io egoistico” e l’appartenenza, più o meno cosciente, ad una comunità.


MIZIO 

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