sabato 15 marzo 2014

RISERVE NATURALI A RISCHIO CON LA NUOVA LEGGE REGIONALE

mercoledì 12 marzo 2014

Una grande rete di parchi urbani


La legge regionale che attribuisce nuovi poteri a Roma Capitale cancellerà l'Ente Roma Natura, affidando al Campidoglio la gestione di 14 riserve naturali protette.
Le associazioni e i comitati ambientalisti scrivono una lettera a Zingaretti chiedendo di salvare l'ente. Il pericolo? Che senza regole, l'aspetto urbanistico prevalga sulla tutela dell'ambiente.
Anche il commissario straordinario Maurizio Gubbiotti, nominato lo scorso luglio, auspica dalla Regione un ripensamento: "Abolire Roma Natura non è un segnale positivo. Va rafforzata, non chiusa"


LA LEGGE
- Secondo la proposta di legge n. 25/2014, infatti, tutti parchi gestiti dall'Ente Regionale Roma Natura, d'ora in poi saranno affidati Roma Capitale e l'Ente, all'atto dell'approvazione della legge, dovrà essere considerato estinto. Il Campidoglio si troverà quindi a gestire un patrimonio di oltre 16 mila ettari che comprende 9 Riserve Naturali Protette (fra cui la Marcigliana e la vastissima Decima - Malafede), il parco regionale di Aguzzano e quello del Pineto, 3 monumenti naturali (Mazzalupetto – Quarto degli Ebrei, Galeria Antica e Parco della Cellulosa) e l'area marina protetta delle Secche di Tor Paterno. Zone di grande pregio che però rischiano di rimanere in un vuoto amministrativo che ne pregiudica l'esistenza.
LA LETTERA DELLE ASSOCIAZIONI -
E' questa infatti la maggiore preoccupazione di oltre 20 associazioni, fra cui TerritorioRoma, Legambiente Lazio e Italia Nostra sezione romana, che dopo essersi riunite lo scorso 5 marzo alla Casa del Parco di RomaNatura in via del Casaletto 400, hanno scritto una lettera indirizzata al governatore Zingaretti in cui chiedono alla Regione di fare dietrofront sul provvedimento. “Riteniamo questa scelta sbagliata – si legge nella missiva - perché il mantenimento dell'Ente e l'approvazione di tutti i piani di assetto è condizione indispensabile per garantire una corretta gestione ambientale ed economica dei parchi”.

Eliminare Roma Natura, esporrebbe le riserve naturali a un duplice rischio secondo Luigi Tamborrino, presidente di TerritorioRoma. Da una parte si teme sull'effettiva capacità di Roma Capitale di gestire in maniera adeguata un simile patrimonio ambientale, come testimonia il caso della Riserva del Litorale Romano, dove, nella parte di competenza capitolina, operano solo 7 addetti.

giovedì 13 marzo 2014

VENEZUELA, L' ORGIA DELLA DISINFORMAZIONE

disintwitter

Prima arrivò internet, poi i social network. La conclusione sembrava senza appello, si era arrivati alla democratizzazione delle informazioni. I cittadini, osservatori, testimoni, armati con i loro gadgets tecnologici e una connessione a banda larga mobile avevano rovesciato l'oligopolio dei grandi media mettendofine ai loro interessi e manipolazioni che hanno condizionato il giornalismo. In primo luogo oggi, attraverso blog e social network la realtà sarebbe arrivata in casa, senza le mediazioni perverse dei media.
 
Effettivamente la diagnosi sul potere e l'applicazione della manipolazione da parte dei media mainstream ha avuto successo, ma l'illusione che stavamo andando a conoscere la verità attraverso la partecipazione di massa dei cittadini  e tutto il potenziale tecnologico ora sembra perlopiù un miraggio.



Ancora una volta, il Venezuela è diventato il banco di prova per le nuove tendenze di (dis)informazione. Scontri tra oppositori e sostenitori del governo di Nicolas Maduro, e la violenza hanno innescato una riflessione sui social network , in particolare su Twitter, che mostra come  internet e questa rete sociale possono diventare un vero e proprio letamaio grazie all'intervento di campagne dirette da mani occulte di militanti "paranoici". Vecchie foto e avvenimenti in altre parti del mondo hanno alimentato tutta una marea di menzogne ​dove alla fine diventa più difficile smontare la menzogna che raccontare la verità.
 
Violenza e repressione poliziesca hanno avuto un ruolo speciale. Essi hanno presentato delle immagini della polizia che reprime gli studenti nello stato venezuelano di Merida, immagini che risalgono al 2010 e mostrano un corpo di polizia che non esiste più.
Imagen de policía venezolana de 2010
In altre occasioni sono state utilizzate immagini del Brasile nel 2013
Policía brasileña en 2013
o di studenti che manifestano contro il governo cileno nel 2012.
Represión en Chile
Non potevano mancare immagini di violenza sessuale, un "classico" successo virale di sempre. Viene diffusa una fotografia di poliziotti che costringono uno studente a fare fellatioma in realtà è una "prestazione" presa da un sito porno.
Violación en una página porno
Presentati come studenti uccisi a Maracayuna dozzina di cadaveri di siriani ad Aleppo nel2012.
Muertos en Siria
Non solo brasiliani, cileni e siriani hanno una seconda possibilità di essere protagonisti in Venezuela, anche il cittadino basco Unai Romanodeformato dagli "infortuni" causati dentro la caserma della Guardia Civil nel 2001, accusato di appartenere all'ETA, e  presentato come una vittima della tortura del "regime" venezuelano.
Torturado vasco
Oltre alla repressione sono state presentate delle condizioni nel paese che potevanogiustificare questa "rivolta" contro il governo di Maduro. Sostengono, ad esempio che all'Ospedale Centrale a Maracay la situazione era così precaria che i bambini erano stati messi in scatole e ceste.
Queste foto in realtà sono state scattate in Honduras nel 2012.
Bebés en cajas en Honduras
 
Come dimostrazione di una massiccia partecipazione dei movimenti contro il governo venezuelano, sono state anche diffuse immagini di una catena umana a favore dell'indipendenza della Catalogna in Spagna dicendo che erano state 
scattate in Venezuela.
 
Cadena humana en Cataluña
Con l'espediente della rete possiamo anche aiutare qualche ragionamento mentalmentepiuttosto limitato per dimostrare certe tesi. ("I poliziotti erano cubani perchè quelli venezuelani non sono così neri")
Policías cubanos negros
Abbiamo pensato che i social network avrebbero potuto rendere democratica l'informazionema, purtroppohanno democratizzato quella che è invece la disinformazione.

Tutto questo è solo su Twitterdove la maggior parte degli utenti mettono i loro "cinguettii" in libertàIn circoli più stretti come Facebook noi temiamo che la spirale endogamica della disinformazione possa invece raggiungere il parossismo. Perché qualcuno ha detto che in tempi di inondazioni l'acqua potabile diventa scarsaForse è questo che sta accadendo con unsovraccarico di informazioniE' ora che impariamo ad essere molto più cauti e selettiviNon c'è dubbio che la verità è lìc'è stato un tempo in cuiattraverso la censura, veniva nascosta;ora con un sovraccarico di informazioni, noi la seppelliamo
 
Allo stesso modo dei nostri nonni e genitori che impararono ad aggirare la censura, anche  noi dobbiamo imparare
ad aprirci un varco contro la mezogna.
 
Pascual Serrrano

venerdì 7 marzo 2014

IL VERO GOVERNO RENZI SARA' IL PROSSIMO


Renzi ce l’ha fatta a mettere insieme una risicata fiducia al Senato, nonostante abbia praticamente preso a schiaffi i senatori (la Annunziata parla di “provocazione dadaista”). La maggioranza, però, è la stessa che aveva Letta, niente di più. Della Camera non diciamo: risultato ovvio. I giornali sono tutti molto freddi per la vaghezza del discorso e il suo stile “informale”. Diversi sottolineano l’eccessiva propensione alle battute e la strafottenza del gesto: i plateali sbadigli, il discorso tenendo ostentatamente la mano in tasca ecc. (peraltro come fece Carlo Scognamiglio nel suo discorso di insediamento come Presidente del Senato nel 1994). Comunque, in effetti il tono era quello di chi dice: “Sbrigatevi a votarmi e non fatemi perdere tempo,
bestie!”.

Non che la maggioranza dei senatori non meriti questo ed altro, ma è scomparsa l’ultima ombra di rispetto per le istituzioni. In fondo, invertendo il detto latino, potremmo dire “senatores mali viri, Senatus bona res”. Ma lasciamo perdere e vediamo al merito: la nota che si coglieva nei commenti giornalistici era una certa incredulità nei confronti del giovanotto neo Premier, come dire “Renzi ha vinto, ma non ha convinto”. Lo prendiamo per un segno di scetticismo di chi sta dietro quelli che scrivono: i “poteri forti” (ammesso che quelli italiani si possano ancora definire così) non sembrano puntare granché su questo governo. E con buona ragione.

Renzi sta seduto su due sedie: una è la maggioranza (fittizia) con Alfano che gli ha votato la fiducia e l’altra (quella vera) è con Berlusconi per le riforme istituzionali. Quanto durerà? Prima o poi una delle due sedie verrà meno e lui finirà di sedere per terra.

In secondo luogo: la fiducia si vota a scrutinio palese, per cui i parlamentari si attengono alle indicazioni di partito, ma su moltissime altre cose si vota a scrutinio segreto, in particolare sulle riforme istituzionali e lì faremo la conta vera.

E questo discorso vale in particolare per il Pd, dove Letta, Civati, Bersani, D’Alema si divertiranno a fare “lo schiaffo del soldato” con Renzi.

Ci sono poi valutazioni di politica estera di cui ci occuperemo a breve e che ripetono la situazione di “doppia maggioranza”.

Poi, la squadra dei ministri sembra la “Corrida” di Corrado: dilettanti allo sbaraglio. Largo ai giovani, per carità, non saremo mai troppo contenti della scomparsa dei vecchi tromboni e diamo anche per scontato che il rinnovamento comporta anche rapide ascese di sconosciuti. Va bene, ma, insomma, ci vuole almeno qualcuno che abbia fatto qualcosina prima di diventare ministro. Questi da dove escono, dall’uovo di Pasqua? Va bene, staremo a vedere senza pregiudizi cosa sanno fare almeno sul piano amministrativo (su quello politico non ci facciamo nessuna illusione).

Infine, il discorso ha prospettato cose di buon senso come la riduzione delle tasse sul lavoro e il saldo dei debiti della Pa con le aziende, ma senza dire dove si troveranno i soldi per farlo, per il resto belle frasi (“c’è bisogno di sogni e di coraggio” ecc.) ma poco di concreto.

Insomma, tutto ha un’aria di estrema precarietà, improvvisazione, scarsa credibilità, come un castello di carte tenuto insieme con lo sputo.

Civati è stato quello che lo ha avvertito più acutamente degli altri, poi alla fine si è piegato anche lui per evitare di dover uscire dal partito. Lo capisco, forse una scissione a freddo ora, a tre mesi dalla Europee (quando la scelta sarebbe stata non presentarsi e, di fatto, autoescludersi o presentarsi a fare una cosa affrettatissima) sarebbe stato un passo falso. Ma non è neppure questa una soluzione che può durare, perché, se Renzi riesce nel suo tentativo e mette radici, trasformerà il Pd in un “partito del leader” esattamente come Forza Italia, e non  ci sarà spazio per nessun altro, da Letta a D’Alema a Civati, appunto. Se invece dovesse fallire, non so se ci sarà ancora un Pd in cui militare in attesa di tempi migliori. Saremmo ai titoli di coda.

Però attenti: Renzi non va preso sotto gamba. Non credo che il suo governo possa durare a lungo, ma il piano potrebbe essere diverso da quello dichiarato di durare. Immaginiamo questo scenario:

a- Renzi fa rapidamente alcune cose di facile consenso del tipo sbattere fuori i consiglieri di Stato-consulenti strapagati (bisogna riconoscere che è una idea ottima, perché questa cosa è uno scandalo), distribuisce in due mesi un po’ di soldi alle aziende creditrici della Pa, tassa qualche titolo finanziario speculativo e alleggerisce le tasse sul lavoro. Ribadisce il suo forte tasso di informalità: tutto mirato solo a riassorbire almeno parte della protesta ora andata al M5s (quel che basta a portarlo al fatidico 37%)

b- Nello stesso tempo, vara questo orrore di legge elettorale che gli assicurerebbe la maggioranza assoluta alla Camera

c- Poi va al Senato dove, presumibilmente, la sua proposta di abrogazione viene bocciata con un voto bulgaro. E questa sarebbe la vera mossa calcolata, che spiegherebbe anche la “provocazione dadaista” di qualche giorno fa, fatta proprio per spingere i senatori a votargli contro. A quel punto monta l’indignazione contro la Casata che, come al solito, non vuole rinunciare a nulla e lui cavalca l’ondata di protesta, dimettendosi ed imponendo nuove elezioni, dove ci va come “quello che stava facendo le cose giuste ed è stato bloccato dai soliti politici”. Beninteso: con liste tutte di amici suoi e dopo aver massacrato bersaniani, cuperliani, civatiani, lettiani, dalemiani ed ogni qual si voglia oppositore. Alla Camera avrebbe ottime probabilità di farcela, al Senato probabilmente non avrebbe la maggioranza assoluta dei seggi (lì si dovrebbe votare con il proporzionale) ma il clamoroso successo alla Camera lo metterebbe in condizioni di forza tali da domare anche la riottosa assemblea di Palazzo Madama: magari sciogliendo quella sola e ripetendo le elezioni all’insegna della “governabilità”, magari con una legge elettorale ad hoc.

A quel punto avrebbe tagliato le unghie agli oppositori interni, disporrebbe di una maggioranza solida alla Camera, metterebbe il Senato in ginocchio e sarebbe anche in grado di imporre le dimissioni a Napolitano ed eleggere un nuovo Presidente di suo gradimento. E forse sarebbe anche in grado di operare una radicale riforma Costituzionale.

A quel punto inizierebbe il vero governo Renzi di cui, questo attuale, è solo un modesto battistrada, con una sola vera operazione politica da fare: le nomine negli enti pubblici da inzeppare di fedelissimi.

E se le cose andassero davvero così, saremmo davvero al regime.


Aldo Giannuli