giovedì 3 aprile 2014

SALVARE L' ORSO MARSICANO, MISSIONE IMPOSSIBILE?

A parole, la salvezza dell’Orso marsicano sembra la più affannosa preoccupazione di tutti, ma in realtà nell’ultimo decennio le goffe azioni condotte da politici, burocrati, tecnocrati e accademici hanno prodotto soprattutto enormi sperperi di danaro, molti danni e pochissimi fatti concreti. Si vocifera che siano stati spesi dai 15 ai 25 milioni di fondi europei o di altra provenienza (un’inchiesta è in corso), ma con quali risultati? Vediamoli. Anzitutto, orsi attratti con esche a base di pollo e pesce, diventati troppo confidenti, viziati, vulnerabili e potenzialmente pericolosi.
Poi, mandrie incontrollate di “vacche sacre”, invadenti ogni alto pascolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, nella piú sovrana indifferenza generale. Inoltre, numerose esche avvelenate ripetutamente disperse, non a caso, lungo gli itinerari percorsi dalla fauna protetta. Soppressa, senza valide ragioni, la campagna alimentare, che da 33 anni tutelava i plantigradi nel periodo autunnale di iperfagìa. In sostanziale disfacimento il presidio del territorio, un tempo assicurato con servizi notturni, festivi e contnui apporti di volontariato. Infine, oltre una cinquantina di orsi perduti, nelle circostanze più diverse, negli ultimi 12 anni.
Un salvataggio che sembra quindi assumere sempre piú il carattere di una vera “missione impossibile”, almeno se non cambieranno radicalmente il governo, la strategia e i protagonisti di questa battaglia, oggi senza dubbio una delle più significative nel quadro della conservazione della natura. E si profila già un pericolo più subdolo: perché qualcuno cerca di insinuare l’idea che gli orsi siano ormai condannati senza scampo, e quindi tanto varrà rinchiudere i pochi superstiti in un confortevole zoo (magari denominato “bioparco”), per allevarli con cura e farli riprodurre. Sarà semplice coincidenza, ma una delle ultime uscite dei nuovi “salvatori” data di appena qualche settimana fa, e sembrerebbe muovere proprio in questa direzione. Autorevolissimi esperti convenuti da varie parti d’Italia e dall’estero hanno partecipato a questa straordinaria corsa per la scoperta dell’acqua calda: accorgendosi che gli orsi potevano davvero essere allevati facilmente, e magari anche riprodotti, in cattività. Partendo anzitutto da quegli individui che, come spesso avviene, vengono occasionalmente salvati o recuperati, ma non sono più autosufficienti, e quindi sarebbe impossibile rilasciarli. Ma che splendida idea, si dirà. Peccato però che tutti dimenticano – o fingono di dimenticare – che un progetto del genere esisteva già negli anni Novanta, era stato positivamente avviato e si erano reperiti anche i fondi per completarlo…

E perché mai non se ne fece nulla? Le cronache riferiscono che venne improvvisamente interrotto, senza valide ragioni, all’inizio del Terzo Millennio: così come fu bloccata la campagna alimentare, e non andarono avanti gli studi su eventuali inseminazioni artificiali, ricondizionamento dei cuccioli alla vita selvatica e banche del seme. Un vero peccato! Altrimenti già oggi avremmo potuto festeggiare i primi orsacchiotti restituiti alla vita selvatica nelle valli del Parco a più alta protezione, e seguire il lento ma sicuro incremento della popolazione dell’animale più straordinario e minacciato della nostra fauna.
Purtroppo questi, in un’Italia come l’attuale, che pare votata all’autodistruzione, restano soltanto bellissimi sogni. La realtà è assai meno confortante, resta quella che tutti viviamo e conosciamo, e sarebbe inutile continuare a lamentarsi, se non si è capaci di cambiare nulla. Ma gli interrogativi incalzano, sia consentito porre almeno i più pressanti: 1. Ma si è mai visto un Paese dove in poco tempo vengono massacrati una cinquantina di individui dell’animale più raro, e non viene individuato alcun colpevole? 2. Ma è possibile che di fronte alla continua dispersione di veleni nel Parco e dintorni le autorità non abbiano saputo reagire in modo efficace e definitivo? 3. Ma si è mai sentito che in un parco a parole superprotetto centinaia di vacche semibrade, portatrici di ogni disturbo e rischio sanitario, vengano lasciate vagare liberamente per anni anche nelle parti più riservate alla fauna? 4. Ma come mai le interrogazioni al Parlamento Europeo, le indagini da questo aperte, le lettere e le sollecitazioni al Ministero sono rimaste tutte senza esito né risposta?


Un cucciolo salvato da morte sicura viene allattato: potrà crescere e riprodursi in cattività?

Nessun commento:

Posta un commento