venerdì 1 agosto 2014

UN’ESTATE ITALIANA



Quest’estate che ormai si avvia a vivere la sua seconda metà dopo che la prima ci ha lasciato perlomeno perplessi, la ricorderemo a lungo. Non solo per i capricci meteorologici che, pur nella loro anomalia, rispondono a leggi e logiche su cui poco possiamo farci. Ben altro discorso è relativo all’andamento della prima estate renziana della nostra repubblica. Siamo stati travolti dall’attivismo logorroico e sterile dei primi tempi con proclami rispetto ai quali impallidivano persino gli altrettanto fantasiosi programmi del suo alter ego centrodestrorso Berlusconi alla cui scuola di pensiero e d’azione evidentemente il nostro si ispira. Siamo passati dagli impegni a tambur battente da completarsi in cento giorni alla dilazione ultima che ne fissa il termine entro i mille. Nell’imminenza elettorale nella migliore tradizione democristiana si elargivano i famosi 80 euro (per molti70, 60 o meno), la cui la copertura, tra l’altro, si troverà probabilmente mettendo le mani in tasca ad altri lavoratori più “fortunati” che guadagnano mille euro in più l’anno con la prospettiva l’anno prossimo di ritrovarsi a parti esattamente rovesciate, con quelli che hanno usufruito del bonus che supereranno la soglia minima prevista e, diventati ricchi, li dovranno restituire praticamente tutti. “Non sappia la mano destra quello che fa la sinistra” , e da buon cattolico praticante si è adeguato.
Si è circondato di giovani di belle speranze, anche questo mutuato dal suo ispiratore di Arcore, pronti a sorridere e a allinearsi ai voleri del capo con la stessa disinvolta leggerezza con cui difendono le sue scelte.
“Andremo a battere i pugni sul tavolo con l’Europa!” questo diceva, il risultato è che la flessibilità di bilancio richiesta umilmente e con il cappello in mano è stata bruscamente rimandata al mittente che, però, la sbandiera ancora come una vittoria.
I parametri economici, tutti, sono ulteriormente peggiorati, da quelli della produzione, a quelli riguardanti l’occupazione soprattutto giovanile e al sud. Complice l’estate pazza è crollato pure il settore delle vacanze, in particolare quelle del mordi e fuggi, i dati dicono –70% negli impianti balneari che normalmente davano un po’ di ossigeno in termini di occupazione e di moneta circolante. Il patrimonio artistico, vera miniera dell’Italia, sta andando in malora in mancanza di fondi e di capacità, non parliamo poi, del territorio e del paesaggio, violentato costantemente dalle lobby del cemento e dell’asfalto promotrici di grandi e dispendiose opere, dei tanti interventi dei comuni che, con le concessioni edilizie e le varianti urbanistiche, traggono ossigeno per le esangui casse comunali incatenate anch’esse al patto si stabilità. Patto che, a questo punto chiamerei di stupidità, visto che siamo l’unico paese europeo che ha avuto la brillante idea di metterlo in Costituzione. E a proposito di costituzione il nostro si sta dilettando in una prova di forza quasi senza precedenti per riforme costituzionali, sulla cui necessità e sulla cui utilità i dubbi sono più degli emendamenti presentati dalle opposizioni. Noi ingenuamente pensavamo che un governo con la guida  spostata a sinistra avrebbe prima di tutto corretto le storture e le ingiustizie dei suoi predecessori Monti e Letta, a partire dalla mortale legge Fornero che è riuscita in un sol colpo a togliere speranze a tutti, giovani e meno giovani, a ripristinare alcuni diritti scippati ai lavoratori con la complicità dei sindacati. O magari si sarebbe veramente rivisto il patto di stabilità, si sarebbe richiesto all’Europa (Merkel) di allentare i cappi che stanno strangolando il nostro e altri paesi. Magari un piano straordinario di investimenti per il rilancio dell’occupazione con la revisione del ruolo della BCE, magari mettendo persone capaci e non solo fedeli nei posti chiave. Niente di tutto ciò, quello su cui l’impegno è massimo, come si diceva, è sulle riforme costituzionali, che, se andassero in porto, così come sono congegnate si prefigurerebbero come una svolta autoritaria senza precedenti nel nostro paese, con milioni di cittadini destinati a non essere rappresentati e con la totalità scippata della possibilità  di scegliere i propri rappresentanti. Non manca il solito piano di dismissioni e privatizzazioni, cose buone per ogni governo che si rispetti, mentre la povertà è aumentata rapidamente ed è destinata a crescere ulteriormente e si avvicina un autunno che gli esperti prevedono terrificante, e non per le abbondanti piogge.
Le riforme, viene più che un sospetto, usate per mascherare l’incapacità o la non possibilità di affrontare i veri problemi e i veri nodi.


Forse ho sbagliato l’imput iniziale dichiarando quest’estate un’anomalia, forse l’anomalia sarebbe stata se si fossero fatte le scelte giuste, se avessimo avuto un governo vero, da troppi anni le nostri estati e le altre stagioni sono contrassegnate da una folle corsa verso la catastrofe che tutti, anzichè  provare a fermarla, fanno del tutto per peggiorarla. E che, per dimostrare, che questo non sia una favola, basta guardare tutte le statistiche e tutti i parametri economici degli ultimi anni, non ce n’è uno che sia uno positivo. A nessuno però viene in mente che , forse, le scelte fatte finora siano, oltre che inutili, sbagliate e che riuscire ad ammetterlo non sarebbe, poi una bestemmia?
Non sia mai!  Tra una pioggia e una grandinata pensiamo alla riforma del Senato, quella si indispensabile e risolutoria di tutti i problemi.
Non sono un grillino ma a Renzi e ai suoi cortigiani un vaffa non ci starebbe poi così male.
Ad maiora.


MIZIO 

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