lunedì 15 dicembre 2014

LA POLITICA? FA SCHIFO!





La politica (dal greco polis) è la nobile arte del governare la società, con cui vengono, stabiliti i limiti e i diritti di ognuno rispetto gli altri per dare a tutti opportunità e possibilità di soddisfare i bisogni primari e le proprie ambizioni e attitudini.

Già dai tempi di Aristotele si distinguevano diversi tipi di politica: quella democratica, in cui il governo viene scelto dal popolo, quella oligarchica in cui i nobili e/o potenti dettano legge e quella tirannica o monarchica ove il potere è concentrato nelle mani di una sola persona. Nel corso dei secoli più o meno sono rimaste invariate tali suddivisioni con periodi di accentuazione di alcune a dispetto di altre fino ad arrivare al Machiavelli che introduce e dà dignità ad un altro concetto da affiancare al termine politica, “la ragion di stato”, per cui la morale e l’etica della politica possono essere diverse da quelle comunemente accettate e sentite. Nel XIX e nel XX secolo vengono elaborate e sperimentate altre teorie, tra cui quella marxista, che introduce, con il materialismo storico, i rapporti economici tra le classi sociali come caratteristica dei sistemi politici, introducendo il concetto di socialismo con la condivisione dei beni e dei mezzi di produzione togliendoli alla logica del profitto privato. Nel corso dell’ultimo secolo passando attraverso guerre e dittature di matrice fascista e dal fallimento dei regimi comunisti si è comunemente accettata l’idea che la migliore forma di esercizio della politica sia la democrazia con la possibilità data ad ognuno di essere rappresentato e di poter incidere sulle scelte del  governo.
E veniamo a noi, all’oggi 2014 in Italia. Vi sembra che ciò che viviamo della politica corrisponda a questa visione? I bisogni delle persone sono soddisfatte? Il potere è esercitato in rappresentanza della maggioranza e nell’interesse comune? Per quanto mi riguarda le tre risposte sono altrettanti no e vado a spiegare perché.
Sarà ripetitivo ma l’introduzione del sistema maggioritario contiene già in se il germe di una democrazia limitata, non volendo e potendo più rappresentare ma mirando esclusivamente alla governabilità, quindi all’esercizio puro e semplice del potere sfrondato di tutte quelle caratterizzazioni di natura ideale o utopiche , che sono comunque tipiche e presenti in qualsiasi essere umano. Ma, tutto sommato, andrebbe anche bene, se, poi, chi fosse eletto va ad interpretare al meglio il ruolo di buon governo e di tutela degli interessi collettivi. L’esperienza ci insegna, invece, che va in tutt’altro modo, che l’importante diventa vincere, diventa l’esercizio del potere fine a se stesso con punte di autoritarismo più simili ad un’oligarchia che a una moderna democrazia. Si consideri, poi, che la politica, per gli interessi che rappresenta e per gli appetiti di molti esercitanti tale arte, sposta e muove capitali che introducono facilmente elementi corruttivi non sufficientemente arginati e denunciati e, ai quali, bisogna poi rispondere con atti e scelte che non ne ostacolino gli interessi. Ecco l’altro elemento che porta a rispondere no. La politica, nelle sue ultime versioni,  ha rinunciato ad una propria funzione morale e di cambiamento nell’interesse generale per sposarne un’altra (la ragion di stato diventa ragione economica) a tutela di interessi privati e speculativi.
Una politica che non esercita più la sua funzione regolatrice dei diritti e dei bisogni e si assoggetta a logiche terze che vanno a penalizzare i più per gli interessi dei pochi, merita, il disinteresse e il disprezzo con cui oggi è percepita. La disaffezione manifestata con voti a movimenti di protesta, o, peggio, con la diserzione dell’esercizio di voto e, in generale con un comune sentire di condanna, di lontananza e di intolleranza nei confronti della stesa è il miglior termometro per dire: è ora di cambiare, ma davvero!
In questo quadro destra e sinistra, non vengono più percepite come forze e proposte diverse, ma facce della stessa medaglia, avendo entrambe tagliato i cosiddetti legami storici ed ideali per sposare visioni più pragmatiche e funzionali alla vittoria elettorale. La cosiddetta sinistra (PdS-DS-PD, in particolare, ha operato il cambiamento maggiore e più radicale, rinunciando alla rappresentazione di un’alternativa sociale possibile per sposare e rappresentare interessi diversi. Il premier Renzi ha operato la definitiva trasformazione del partito, nonostante tutto, ancora di riferimento per i lavoratori, nel partito, come da lui definito, della nazione (leggi della finanza e dei poteri forti).
Le azioni susseguenti non sono più rapportate ai bisogni e, quindi alla motivazione prima del far politica, ma agli interessi (di classe, di lobby, della grande finanza) che si rapportano con altri e diversi parametri che non sono più quelli degli esseri umani.
Il ragazzo di 30 anni come potrà programmare la propria vita senza lavoro e quel poco precario, il cinquantenne espulso dal mondo produttivo come farà ad assicurare ai propri figli ciò di cui hanno bisogno, i pensionati con poche centinaia di euro di pensione come possono provvedere alle proprie necessità magari di salute?
A queste persone la politica deve dare risposte, non domani o dopodomani, ma oggi, perché anche oggi devono mangiare, anche oggi devono portare i figli a scuola, anche oggi devono vivere.
Una politica incapace di fare ciò è una politica, giustamente da disprezzare e da additare al pubblico ludibrio.
La mia personale visione della vita che mi porta ad essere, nonostante tutto, attivo protagonista (nel mio piccolo) e non distaccato osservatore, mi porta a considerare che oggi più di prima, proprio per quanto esposto, c’è bisogno di persone motivate, convinte, oneste e capaci per ridare voce e speranza a chi voce e speranza non ne ha più e ridare quella dignità, purtroppo compromessa, alla parola politica.  
E questo compito non può essere svolto da altri che non sia la sinistra, proprio perché storicamente legata a visioni e modelli di società alternativi, magari impolverati dal tempo e dall’abbandono, ma ancora, nei principi fondativi, validi e condivisibili.
Quindi ragazzi, come ormai vado dicendo da tempo, un passo indietro tutti e ridiamo fiato, dignità e un senso al far Politica. (con la maiuscola non a caso)
Ad maiora


MIZIO

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