domenica 3 maggio 2015

VOGLIO DIRE NO!


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Ho letto molti interventi sui fatti di Milano del primo maggio. Alcuni scontati e noiosamente ripetitivi, alcuni, pochi, interessanti. Quello, ad esempio, di ieri pubblicato dal Manifesto (http://ilmanifesto.info/milano-i-riot-che-asfaltano-il-movimento/), in cui, senza voler entrare nel merito della ragione e del torto per le tesi portate avanti dall’autore, si cerca di analizzare  quelle che potrebbero essere le conseguenze per il movimento noglobal o per la piazza in genere. A tal proposito illuminanti alcuni commenti da parte anche di militanti di sinistra che vanno oltre la condanna pura e semplice della violenza per approdare a conclusioni in cui si mettono in discussione le ragioni dei molti “no” che sono dietro le proteste del movimento di questi anni. Considerando, quasi, il voler contrastare e indirizzare lo sviluppo della società verso un modello più rispettoso dell’uomo e dell’ambiente come qualcosa che possa fiancheggiare o avallare il comportamento violento di alcuni “provocatori” più o meno prezzolati, sicuramente strumentalizzati. Io non sono quello che condanna a prescindere la violenza se questa è espressione di un sentimento e di un movimento popolare e di massa, la condanno, e fermamente, quando questa si trasforma in esaltazione dell’azione fine a se stessa senza legami o ricadute sul movimento in generale, anzi con effetti negativi diventando esercizio auroreferenziale da esaltare sui social.
Bene, anzi, male, questo è il cul de sac, in cui certe manifestazioni fanno piombare l’intero movimento, già precario di suo. Io, e come me, molti altri vorremmo continuare ad essere liberi di esprimere e manifestare il nostro dissenso e i nostri no (che poi sono altrettanti si ad altre scelte) senza il cappio al collo della delegittimazione e della condanna preconcetta assimilando tutto alla violenza imbecille e colpevole di alcuni professionisti del caos.
Detto questo non si può, però, fare a meno di notare che la gestione di molte manifestazioni ormai denota un’incapacità imbarazzante nell’isolare e espellere le frange più violente ben visibili e identificabili, lasciando mano libera a loro e soprattutto a chi c’è dietro e ci specula. Adesso, vi prego, non mi si faccia il discorso che hanno fatto molti più danni le ruberie e le scelte dei potenti di quelli fatti in piazza,. Lo so, e ne sono consapevole, ma i danni più rilevanti, gravi e, spesso, irrimediabili sono quelli fatti alle coscienze e alle lotte di migliaia di persone che non meritano di essere assimilate alla violenza stupida e fine a se stessa ma le cui posizioni e proposte vengono regolarmente oscurate da episodi di cronaca. La sinistra ha un compito storico fondamentale e, forse in questo periodo, superiore alle proprie forze e capacità. Ma la ricerca dell’unità, della comunanza degli obiettivi pur nella diversità di vedute, la rappresentazione del disagio sociale non può passare che attraverso un movimento di massa non esaltato e idealizzato nelle speranze o illusioni dei pochi, ma costruito, canalizzato, organizzato con pazienza, senza supponenza e senza sconti o tolleranze dannose fuori luogo.
L’assalto ai forni da parte degli affamati non solo è comprensibile ma legittimo! Bruciare l’auto o sfondare vetrine non è né legittimo né comprensibile e non crea neanche quel consenso che, solo, potrebbe legittimare anche un’eventuale rivoluzione popolare.


MIZIO

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