giovedì 6 agosto 2015

I PIFFERI DI MONTAGNA



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L’avventura di Sel cominciò come una grande affascinante utopia. Portare la sinistra e i suoi valori a competere per il governo del paese e spostare l’asse politico di un partito (DS poi PD) che stava lentamente perdendo le sue originarie caratteristiche. Supportata da una personalità affascinante, carismatica e innovativa come Vendola non tardò a proporsi come il nuovo che avanza nel deserto ideale della seconda repubblica, coagulando intorno a sé forze ambientaliste, movimenti per i diritti civili e parte dell’elettorato classico di sinistra.
Una corsa che sembrava portare a traguardi impensabili per la sinistra cosiddetta radicale, relegata, in quel momento, dopo le esperienze dei governi Prodi, al ruolo testimoniale o di sterile opposizione. C’era la foto di Vasto (Bersani, Vendola, Di Pietro) che lasciava presagire luminosi e insperati successi elettorali. Cosa peraltro già  diventata realtà in Puglia dove si è dimostrata (soprattutto nella prima versione ad onor del vero) la possibilità di governare in coalizione ottenendo lusinghieri successi e offrendo un esempio di buona e sana amministrazione.
Non si è capito in quel momento che la speranza riposta in Sel da parte, secondo i sondaggi, del 8/9% dei votanti, era dovuta in gran parte alla voglia e alla speranza di cambiamento sostanziale e sistemico.
Voglia e speranza venute meno quando , come se Monti, Fornero e le grandi intese fossero state solo un incidente di percorso e non una scelta strategica del PD, si decise di sottoscrivere il patto “Italia bene comune” presentandosi insieme a quel partito che, per parte dell’elettorato di sinistra, aveva tradito le sue origini e il suo ruolo storico e non ne rappresentava più un riferimento.
E’ vero che grazie a quell’accordo  sono stati eletti nostri rappresentanti in Parlamento, ma a che prezzo?
Il prezzo pagato è stata la perdita di credito presso  gran parte dell’elettorato di sinistra storico e il chiudersi a possibili aperture al mondo giovanile grazie allo scarso appeal della proposta. Il nostro ruolo visto da gran parte dell’opinione pubblica solo come compagni di viaggio del Pd che, intanto, nella versione Renziana accentuava le sue scelte di stampo neoliberista e liberticide.
L’ostinazione di parte del gruppo dirigente, sia locale, che nazionale, a non capire che la fase innovativa di Sel si stava esaurendo e che, qualsiasi ostinata voglia di tenerla in piedi e riproporla  (vedi le scelte fatte in Emilia Romagna e in Veneto), non poteva far altro che aumentare il senso di inadeguatezza propositiva come forza d’alternativa. Nel frattempo altri spazi sono stati occupati da forze come il M5S che, al contrario, hanno saputo cavalcare benissimo l’onda del momento e facendo leva su populismo e rabbia e, pur nelle enormi contraddizioni che ne contraddistinguono le scelte, le persone e le finalità, nell’immaginario (soprattutto giovanile) ha saputo interpretare al meglio il ruolo di forza alternativa.
Qualcosa sembrava esser cambiato con l’Altra Europa Con Tsipras, scelta combattuta ma positiva che poteva e doveva essere approfondita con maggior impegno e sostegno al di là del risultato elettorale e delle scelte della Spinelli.
Quelle che fino a poco tempo fa erano praterie sconfinate, come avevo preannunciato qualche mese addietro, si stanno trasformando in palude dove stiamo rischiando di affondare, e neanche troppo lentamente.
Non si fanno scelte, il processo di apertura e cambiamento è eccessivamente lento e farraginoso, sembra sempre correre dietro ad altri che, invece, si muovono a velocità
doppia.(vedi Possibile di Civati e Coalizione Sociale). Siamo ancora in bilico rispetto scelte che ormai dovrebbero essere patrimonio acquisito (come quello del rapporto col Pd). Stiamo pagando dazio rispetto il sostegno dato alla giunta Marino e alla giunta Zingaretti e alle loro scelte. Mettere all’indice i lavoratori, sia pur con qualche ragione, è di sinistra? Rientrare del debito accumulato negli anni passati con scelte che penalizzano la sanità pubblica, i trasporti, i servizi in genere e i lavoratori è di sinistra?
Chi va a prenotare un esame sanitario di qualsiasi tipo e si vede rimandato a un anno di distanza e con ticket aumentato, può valutare serenamente le differenze tra le varie giunte?
Rivedere il piano casa della giunta Polverini e approvandone un altro, diverso, ma che, comunque permette sostanziali aumenti di cubatura è di sinistra? Dare parere positivo all’Autostrada Roma Latina (a pedaggio) opera inutile, dannosa, costosa, disastrosa per l’ambiente e  l’economia locale invece che la messa in sicurezza della Pontina meno invasiva e costosa è di sinistra?
Ho visto esultanze fuori luogo per l’elezione di un presidente come Mattarella. Vedo oggi esprimere soddisfazione per l’elezione di Monica Maggioni alla presidenza della Rai e sinceramente oltre il fatto che sia una donna, non vedo altri motivi di soddisfazione. Vedo all’interno del partito esprimere posizioni ambigue e contraddittorie, vedo riaffacciarsi il correntismo, sempre negato, ma sempre presente. Vedo una dirigenza che non dirige quasi più, gestisce l’ordinario, si toglie la polvere sui mobili, mentre l’intonaco si sta staccando. Intanto si è deciso di sciogliersi, decisione immagino sofferta, ma per fare cosa e con chi, ancora non è del tutto chiaro. Una sola cosa mi conforta che ci siano personalità nuove, giovani, propositive che stanno lavorando al nuovo che verrà. Non è mio costume e, abitualmente, non do mai consigli, ognuno ha il diritto di sbagliare in prima persona ma a questi ragazzi uno solo mi permetto di darlo. Non trasformate un percorso che deve essere certamente innovativo nei contenuti e nei modi, in un lifting che sia esclusivamente generazionale. La contrapposizione giovani anziani è uno dei cavalli di troia del sistema per approfondire divisioni e conflittualità funzionali allo stesso. D’altra parte se fino a pochi decenni fa l’ Italia e la sinistra italiana erano un esempio per i progressisti di tutta Europa, forse c’era qualcosa di buono da salvaguardare e da portare dietro come bagaglio.
I Pifferi di montagna partirono per suonare e sappiamo com’è finita, noi stiamo partendo adesso e…incrociamo le dita.
Ad maiora


MIZIO

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