venerdì 27 novembre 2015

SE UNA NOTTE D' INVERNO ....



“Se una notte d’inverno un viaggiatore” è uno straordinario e sorprendente romanzo di Italo Calvino (chi non l’avesse letto lo faccia, ne vale la pena) in cui il personaggio principale, chiamato “Il lettore”, si trova alle prese con la lettura di un libro le cui parti sono state impaginate quasi a caso per cui si trova più volte a dover riprendere il filo interrotto della trama ricominciando, quasi ogni volta, un nuovo racconto. In questo suo peregrinare alla ricerca di un filo logico e di una logica conclusione di ciò che legge, si imbatte nell’ altro personaggio (femminile) con la quale condivide l’improbabile percorso sino ad una (forse) lieta conclusione.
Tutto questo riportato con le debite proporzioni e i debiti distinguo alla situazione attuale mi spinge ad identificare Il lettore, protagonista del romanzo e la sua compagna, con il cittadino, l’elettore, il militante che, di fronte al susseguirsi illogico degli ultimi (e non solo) sviluppi del processo unitario della sinistra, rimane smarrito, sgomento e fatica a ritrovarci un filo logico e comprensibile.
Quasi una novella Penelope che deve ogni volta tentare di ritessere la tela che , in questo caso, altri distruggono costantemente.
A fronte di una situazione in cui l’attacco ai diritti, alle libertà, al concetto di uguaglianza e giustizia, patrimonio inviolabile della sinistra, stiamo assistendo da troppo tempo ad uno stop and go che, oltre a colpire il sistema neurologico e a logorare la nostra pur lunga pazienza, non trova una logica spiegazione se non, nel voler far prevalere il proprio rispettabile, ma limitato, punto di vista rispetto all’interesse comune.
Non starò qui ad elencare colpe e responsabilità che, sia pur in misura diversa, attengono a tutti i protagonisti e le cui conseguenze ricadono sui cittadini e sui, sempre più disamorati, militanti, ma vorrei, rispetto questo aspetto, far notare il riemergere e la riaffermazione di tutto quel corollario di atteggiamenti, reazioni, supponenza che hanno fatto piccola e sempre più marginale la presenza della sinistra in Italia.
Annotiamo, quindi, la difesa strenua della propria identità espressa anche in maniera feroce e polemica,. l’entusiasmo e l’esaltazione fuori luogo per autocelebrazioni che lasciano il tempo che trovano se non raccordate e inserite in un disegno di più ampio respiro, ma, soprattutto registriamo, la rassegnazione, il disamore e il ritirarsi nel proprio personale disagio disancorandolo da un impegno e dalla ricerca di una soluzione collettiva.
Ora tutto questo in un romanzo è sicuramente geniale ed affascinante ma nell’azione politica è un ostacolo  incomprensibile ai più e, soprattutto di alcuna utilità rispetto le criticità, i bisogni e le speranze di ognuno.
Spero vivamente che, come succede al protagonista dell’opera di Calvino, dopo tante incomprensibili e faticose ripartenze, si possa arrivare a intravedere l’auspicato lieto fine.
Il lieto fine arriverà, se arriverà, quando ognuno di noi farà la sua parte a cominciare da chi si autoproclama o si autocelebra come leader e unico interprete.
I leader, le proposte, l’azione politica si costruiscono e nascono coltivando con pazienza e ostinazione tutto ciò che unisce, accantonando ciò che divide, in questo un grosso contributo, e conseguente responsabilità,  può e deve essere avvertito come doveroso dalla base, dai territori, dai singoli militanti, sganciandosi dalle logiche spesso  bizantine degli accordi o rotture tra segreterie.
Rifacendomi, in questo caso ad un film, se il Titanic affonda (e se continua così affonderà) i primi, se non gli unici, ad affogare saranno quelli di terza classe.
Ad maiora


MIZIO

mercoledì 25 novembre 2015

25 NOVEMBRE GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE





La giornata mondiale contro la violenza sulle donne dovrebbe essere cosa esclusivamente da uomini.


Molte donne sono tutti i giorni vittime della violenza, non hanno bisogno di essere ulteriormente sensibilizzate.

Vanno sensibilizzati, isolati e colpiti gli indifferenti, i silenzi complici, la cultura che sta dietro e dentro la violenza.

Essere vittime è tremendo, essere carnefici è abominevole.

MIZIO

venerdì 20 novembre 2015

DATE A DIO....SI MA QUALE?


Il vero unico dio adorato e innalzato su tutte le umane cose è il potere. Come tutti gli dei si presenta in modo multiforme e adeguato alle diverse sensibilità e realtà locali. Le sue filiazioni multiformi si chiamano capitalismo, religioni, partiti, sistema bancario, profitto, sfruttamento, violenza, guerra, odio, terrorismo, fanatismo, sessismo, razzismo, omofobia, orgoglio, superbia,. Le lodi e le funzioni a lui rivolte non hanno orari e giorni specifici, vanno in scena h24 per 365 gg l'anno nei templi, nei parlamenti, nelle borse, sui giornali, nei media, su internet, sui posti di lavoro, nei campi di battaglia nelle case, nelle coscienze. Gli officianti sono gli apparati e i loro rappresentanti politici, religiosi, finanziari, militari attorniati da torme di fedeli ignoranti, impauriti, ciechi, sordi, addormentati o spietatamente complici interessati.
Dio, ognuno di noi ce l'ha nel proprio io, nell' essere vivo, partecipe, sveglio con gli occhi aperti capaci di scorgere e scegliere il bello che c'è nel mondo. Nel riconoscersi fratelli e sorelle senza distinzioni, nel sentire sulla propria pelle qualsiasi ingiustizia perpetrata in qualsiasi angolo del mondo, nell'alzarsi la mattina coscienti che c'è da cambiare prima di tutto noi stessi. Nel sentirsi indignati e offesi ogni volta che una vita viene umiliata, ferita, violata e lavorare affinchè tutto ciò possa non avvenire più.

Questo è l'unico Dio che meriterebbe di essere servito e onorato senza bisogno degli orpelli delle religioni, dei templi, dei sacerdoti officianti e di torme di fanatici adoranti. Il suo tempio sarebbe la nostra coscienza e ognuno di noi ne sarebbe sacerdote e fedele praticante.
Ad maiora

MIZIO

giovedì 12 novembre 2015

AUTUNNO

Quella voglia di bosco
di profumo di funghi
di un rumore nascosto
tra l’umido e i muschi.

MIZIO


domenica 1 novembre 2015

CRITICO, ERGO SUM


 


L’esercizio critico rispetto la vita propria e degli altri è una necessità imprescindibile dell’essere umano. Solo con una visione critica e indirizzata al miglioramento proprio o collettivo, possono nascere e maturare scelte in grado di farci fare passi avanti in senso evolutivo. In certe situazioni la critica è bene che abbia la capacità di sconfinare anche nell’eresia e nella motivata provocazione, se il fine ultimo è la liberazione dal giogo di dogmi e pensieri cristallizzati nell’inutile e spesso interessato pensiero unico, sia esso politico, religioso o morale.
La critica è utile, anche se non  sempre, nel supportare e indirizzare la scelta di un libro, di un film, di un’opera artistica avvalendosi, quando è esercitata liberamente e con competenza, di strumenti cognitivi e di chiavi di lettura diverse e qualitativamente superiori.
Detto questo passiamo ad analizzare “criticamente” l’uso perverso, inutile e, spesso, dannoso che si fa della “critica innamorata della critica”. Quanto sono, o pensano di essere, affascinanti e intriganti nel loro essere alieni dalle umane basse passioni, quei soggetti il cui unico scopo nella vita sembra essere quello di elevarsi e distinguersi dalla massa? Esercizio fin troppo condivisibile e apprezzabile se legato strettamente ad un’ amore per la vita e ad una azione non sterilmente di testimonianza, scevra da qualsiasi componente che si possa definire umana o compassionevole. I grandi del passato ci hanno insegnato e mostrato che la condivisione e la “cum-passione” sono indispensabili per fare in modo che il nostro agire controcorrente non sia incomprensibile ma, anzi, apprezzato e condiviso.
Il Cristo, tanto per citare un personaggio che ha avuto non certo uno scarso appeal nell’evoluzione umana, accanto alle critiche nette rispetto determinati atteggiamenti umani, non disdegnava di condividere momenti di convivialità e leggeri con i suoi seguaci o parenti. Altrettanto hanno fatto altri personaggi che, in modi e tempi diversi , hanno lasciato un’impronta importante nella storia. Hanno esercitato la critica , anche feroce e rabbiosa, coniugandola con la coltivazione dell’amore non solo del proprio ego e con la pratica di una vita immersa nel variopinto  magma dell’ umanità i cui destini avrebbero voluto  cambiare.
Venendo ad oggi e al nostro piccolo mondo (non antico ma vecchio e ammuffito), assistiamo ad un bombardamento mediatico senza precedenti teso ad indirizzare le società e gli esseri umani verso standard comportamentali e di valori appiattiti e asserviti agli interessi delle classi dominanti.
La critica, e non solo, rispetto questi tentativi del pre-potere, non solo è legittima ma senz’altro doverosa. Ma, purtroppo, come succede troppo spesso in questi casi, l’elemento che emerge maggiormente è la salvaguardia del proprio pensiero della propria roccaforte di convinzioni costruita nel tempo e nella coltivazione del proprio io cui non si intende o non si è capaci di rinunciare. Per cui nei confronti di qualsiasi proposta, di qualsiasi mano tesa, di qualsivoglia iniziativa, parte, non il tentativo critico di capire, ma la critica preconcetta tesa a respingere, a schivare  qualsiasi eventuale, remoto rischio che possa contaminare la propria visione.
Il risultato? Continueremo a rimanere nella nostra torre (d’avorio?) a criticare e immaginare radiosi futuri disegnati a nostra immagine e somiglianza, specchiandoci nello meraviglioso specchio deformante del nostro orgoglio  lasciando fuori a bussare quelli che sono i problemi, e i drammi delle persone.
Criticamente,  “Ad maiora”


MIZIO