mercoledì 6 aprile 2016

APPAIO QUINDI SONO…



Ormai i talk show appaltano quasi l'intero palinsesto televisivo quotidiano. Chi voglia informarsi ha a disposizione, volendo e/o potendo, venti e più ore ininterrotte di confronti, confronti, proposte sette giorni su sette. Per chi si interessi delle sorti del proprio paese e si appassioni alla politica sembrerebbe il regno di bengodi. Zapping a manetta cominciando da Agorà, Coffè break, continuando con Tagadà, Otto e mezzo, Linea diretta, La Gabbia, Ballarò, Report, Di martedì, Mezz’ora, gli speciali, le dirette, le maratone di Mentana, gli approfondimenti su programmi di massa come Domenica In e La vita in diretta, più le rubriche dei tg e gli scroll continui con gli aggiornamenti in tempo reale.
In questa massa enorme di spazio dedicato al confronto e all’informazione ci si aspetterebbe che ne venissero amplificati ed esaltati gli aspetti più nobili di una simile funzione  mettendo l’ascoltatore in condizione di avere quegli elementi di conoscenza indispensabili per una propria valutazione critica e per un’eventuale successiva scelta. In genere, a parte, qualche rara eccezione, questi programmi ripercorrono tutti lo stesso schema e le stesse linee guida. C’è la notizia, se ne parla e si chiamano al confronto esponenti delle varie forze politiche, sociali e sindacali. In genere è quasi una compagnia di giro visto che ogni forza tende a farsi rappresentare,spesso, non dal più esperto nella materia, ma da quello che meglio può rappresentare il profilo e la linea del partito. Difficilmente in questi spazi (a parte qualche rara eccezione) si riescono a ottenere informazioni o notizie diverse da quelle che gìà normalmente sono in nostro possesso attraverso i giornali e internet. E anche il livello del confronto non è di molto superiore ai più banali luoghi comuni che infestano abitualmente le chiacchiere da bar e i social. Uno dei luoghi comuni di maggior successo degli ultimi anni è sicuramente quello relativo al superamento del concetto di destra-sinistra, del superamento del modello partito e infine quello che tutti accomuna, anche alcuni degli stessi appartenenti, le colpe storiche della sinistra italiana. Colpe che, beninteso, ci sono state, ci sono e nessuno vuole nascondere. Ma sarebbe estremamente corretto che a parlarne a confrontarsi ci siano anche i rappresentanti di quelle forze e, in particolare, in occasione di momenti elettorali siano essi referendari o amministrativi. La sinistra e i suoi esponenti vengono citati e onorati di una specifica attenzione solo quando se ne può stigmatizzare il comportamento (vedi la paternità surrogata di Vendola e compagno)
Senno vediamo abitualmente combinarsi in soluzioni variamente proporzionate rappresentanti del Pd, della Lega, del M5S, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, di Scelta Civica e di altre improbabili formazioni. Quasi mai, invece, possiamo contare sulla presenza di rappresentanti della sinistra. Qualche anchorman, ha dichiarato che lui invita e fa parlare chi aumenta lo share, chi fa spettacolo. E allora vai con Salvini e le sue ruspe! Vai con Grillo, i grillini e i vaffa! E, ovviamente, vai con l’omaggio dovuto e doveroso al potente di turno: ieri Berlusconi oggi Renzi e il suo cerchio magico.
A Roma si voterà per il sindaco, quanti romani sanno, ad esempio, che c’è anche un candidato della sinistra? Nei programmi tv e sulla stampa sembra non esistere se non per sottolinearne sporadicamente le difficoltà. Tutti sanno della Meloni, di Giacchetti,di Bertolaso, di Marchini, per non dire della Raggi nuova eroina del web, invece di Fassina solo gli affezionatissimi sanno della sua candidatura.
Tutto normale Fassina, anche se nel suo curriculum c’è la macchia del passaggio da sottosegretario nel governo Letta, è comunque ora esponente autorevole della sinistra . Di quella sinistra, carogna cattiva e demonizzata da tutti, persino da alcuni propri militanti (tanto per sottolineare la forza comunicativa dei media). Ma è l’unico che sta facendo una campagna partendo dal programma e dai problemi, elaborandoli insieme ai cittadini che sta incontrando nei cento quartieri della città. Lo stesso succede a Torino per Airaudo e a Milano per Rizzo.
Detto che delle responsabilità della sinistra e delle colpe di alcuni dirigenti se ne può tranquillamente discutere, ciò che appare strano e sconcertante è, che da parte dei media (cioè di quella parte del potere che dovrebbe condizionare menti e coscienze) ci sia un’attenzione e un’esaltazione del ruolo e della presenza di esponenti di forze che si presentano come antisistema (quindi teoricamente nemiche)e si marginalizzano fin quasi a farli sparire dall’informazione quelli che, a detta dei rivoluzionari dell’ultima e della penultima ora, ne sono stati i servi sciocchi e venduti
Magari cominciamo a porci qualche domanda, forse troveremo pure la risposta.
E, una volta trovata la risposta, impegniamoci pure a richiedere un’informazione più corretta, rispettosa ed equilibrata.
Ad maiora


MIZIO