Ormai
i talk show appaltano quasi l'intero palinsesto televisivo quotidiano. Chi
voglia informarsi ha a disposizione, volendo e/o potendo, venti e più ore
ininterrotte di confronti, confronti, proposte sette giorni su sette. Per chi
si interessi delle sorti del proprio paese e si appassioni alla politica
sembrerebbe il regno di bengodi. Zapping a manetta cominciando da Agorà, Coffè
break, continuando con Tagadà, Otto e mezzo, Linea diretta, La
Gabbia, Ballarò, Report, Di martedì, Mezz’ora, gli speciali, le dirette, le maratone di Mentana,
gli approfondimenti su programmi di massa come Domenica In e La vita in diretta,
più le rubriche dei tg e gli scroll continui con gli aggiornamenti in tempo
reale.
In
questa massa enorme di spazio dedicato al confronto e all’informazione ci si aspetterebbe
che ne venissero amplificati ed esaltati gli aspetti più nobili di una simile funzione mettendo l’ascoltatore
in condizione di avere quegli elementi di conoscenza indispensabili per una
propria valutazione critica e per un’eventuale successiva scelta. In genere, a
parte, qualche rara eccezione, questi programmi ripercorrono tutti lo stesso
schema e le stesse linee guida. C’è la notizia, se ne parla e si chiamano al
confronto esponenti delle varie forze politiche, sociali e sindacali. In genere
è quasi una compagnia di giro visto che ogni forza tende a farsi rappresentare,spesso, non dal più esperto nella materia, ma da quello che meglio può
rappresentare il profilo e la linea del partito. Difficilmente in questi spazi
(a parte qualche rara eccezione) si riescono a ottenere informazioni o notizie
diverse da quelle che gìà normalmente sono in nostro possesso attraverso i
giornali e internet. E anche il livello del confronto non è di molto superiore
ai più banali luoghi comuni che infestano abitualmente le chiacchiere da bar e i
social. Uno dei luoghi comuni di maggior successo degli ultimi anni è
sicuramente quello relativo al superamento del concetto di destra-sinistra, del
superamento del modello partito e infine quello che tutti accomuna, anche alcuni degli
stessi appartenenti, le colpe storiche della sinistra italiana. Colpe che,
beninteso, ci sono state, ci sono e nessuno vuole nascondere. Ma sarebbe estremamente
corretto che a parlarne a confrontarsi ci siano anche i rappresentanti di
quelle forze e, in particolare, in occasione di momenti elettorali siano
essi referendari o amministrativi. La sinistra e i suoi esponenti vengono
citati e onorati di una specifica attenzione solo quando se ne può stigmatizzare il
comportamento (vedi la paternità surrogata di Vendola e compagno)
Senno
vediamo abitualmente combinarsi in soluzioni variamente proporzionate rappresentanti
del Pd, della Lega, del M5S, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia, di Scelta
Civica e di altre improbabili formazioni. Quasi mai, invece, possiamo contare
sulla presenza di rappresentanti della sinistra. Qualche anchorman, ha
dichiarato che lui invita e fa parlare chi aumenta lo share, chi fa spettacolo.
E allora vai con Salvini e le sue ruspe! Vai con Grillo, i grillini e i vaffa!
E, ovviamente, vai con l’omaggio dovuto e doveroso al potente di turno: ieri
Berlusconi oggi Renzi e il suo cerchio magico.
A
Roma si voterà per il sindaco, quanti romani sanno, ad esempio, che c’è anche
un candidato della sinistra? Nei programmi tv e sulla stampa sembra non
esistere se non per sottolinearne sporadicamente le difficoltà. Tutti sanno
della Meloni, di Giacchetti,di Bertolaso, di Marchini, per non dire della Raggi
nuova eroina del web, invece di Fassina solo gli affezionatissimi sanno della
sua candidatura.
Tutto
normale Fassina, anche se nel suo curriculum c’è la macchia del passaggio da sottosegretario
nel governo Letta, è comunque ora esponente autorevole della sinistra . Di quella
sinistra, carogna cattiva e demonizzata da tutti, persino da alcuni propri
militanti (tanto per sottolineare la forza comunicativa dei media). Ma è l’unico
che sta facendo una campagna partendo dal programma e dai problemi, elaborandoli
insieme ai cittadini che sta incontrando nei cento quartieri della città. Lo
stesso succede a Torino per Airaudo e a Milano per Rizzo.
Detto
che delle responsabilità della sinistra e delle colpe di alcuni dirigenti se ne
può tranquillamente discutere, ciò che appare strano e sconcertante è, che da
parte dei media (cioè di quella parte del potere che dovrebbe condizionare
menti e coscienze) ci sia un’attenzione e un’esaltazione del ruolo e della
presenza di esponenti di forze che si presentano come antisistema (quindi
teoricamente nemiche)e si marginalizzano fin quasi a farli sparire dall’informazione
quelli che, a detta dei rivoluzionari dell’ultima e della penultima ora, ne
sono stati i servi sciocchi e venduti
Magari
cominciamo a porci qualche domanda, forse troveremo pure la risposta.
E,
una volta trovata la risposta, impegniamoci pure a richiedere un’informazione
più corretta, rispettosa ed equilibrata.
Ad
maiora
MIZIO