MIZIO CI SEI?
IL caldo, l'estate, il silenzio innaturale del meriggio assolato, il frinire lontano di cicale annoiate. Cosa poter fare? Non sembra esserci occasione o voglia di scambiarsi parole. E con chi poi? Il monotono discreto ma continuo roteare delle pale del ventilatore non contribuisce certo a rendere più vivace e possibile una qualsiasi attività diversa dal pensare. Ma ecco che ti arriva in aiuto un rigurgito di memoria. E ritorna l'immagine di quel ragazzino, impertinente, sfacciato, maturo e saggio. Mizio, proprio lui! Ma come trovarlo? Di solito è stato lui a farsi trovare da me. Però ricordo che, l'ultima volta che ci siamo visti, mi ha detto di cercarlo pure quando, e se ne avessi avvertito il bisogno. E oggi mi pare proprio il giusto momento per farlo. Si ma come? L a prima volta fu in montagna, quella seguente durante una passeggiata in campagna. Forse devo provare a ricreare quei momenti nella loro percezione piuttosto che nel luogo. Che ovviamente, e completamente diverso dai precedenti. Quindi potrei provare a immaginare una specie di sospensione dalla realtà con una forma leggera di meditazione. Soerando che porti ad una somiglianza con quei momenti. Ma si, proviamoci dai! Chiudo gli occhi. Fisso il pensiero nel nulla (qualcuno malignamente direbbe che per me è affare semplice) e nel silenzio del vuoto che progressivamente riempie l'ambiente circostante, provo a riempirlo chiamando per nome:”Mizio... Mizio... ci sei?”... “Mizio, Mizio... mi senti?”... “Mizio, Mizio... rispondi?” “MIZIO....MIZIOOOO....”.......
”E non urlare! Sono qui, che succede?”
“Ohi, ci sei veramente? Mi hai quasi spaventato...Ciao, non ci speravo. Quasi quasi, avrei preferito non rispondessi. Nonostante tutto, sta cosa qua, mi sembra sempre così assurda.”
“Di assurdo e capoccione qui ci sei sempre stato solo tu. Guarda se non fosse che sono così intimamente e ahimè, anche inesorabilmente legato a te, ti avrei mollato da tempo sai? Non è che sei proprio il prototipo perfetto dell' esempio da seguire eh?”
“Scusami, so di non essere quello che vorresti. Faccio del mio meglio, ma evidentemente come si dice: chi nasce tondo non può morire quadrato. E comunque, vorrei farti notare che in passato, ho riconosciuto sempre i miei errori, anche nei nei tuoi confronti. E ti ho chiesto scusa. Ma sai anche che spesso, non riesco ad essere neanche come vorrei io stesso. Ed è proprio per questo che ti ho cercato. Ci sono giornate, come quella di oggi, che sembrano decisamente più vuote. Più inutili e noiose nella loro stanca ripetitività. Giornate che nulla aggiungono e nulla tolgono. Ma che lasciano spazi enormi a pensieri, interrogativi, dubbi. E fanno montare forte la voglia, quasi la necessità di volerli confrontare e condividere con qualcuno. Ma chi vorrebbe condividere i miei timori, le mie elucubrazioni, le domande senza risposta se non un altro me stesso? Qualcuno che, oltre che conoscerti meglio di tutti, quei dubbi e quelle speculazioni, magari le condivide pure?”
“Va bene, va bene, ti conosco lo so. Non fare il patetico che tanto sai che non ci casco. E sono, purtroppo, anche consapevole di quale siano le mie responsabilità e il mio ingrato compito. Cosa ti sconvolge stavolta così in profondità, da sentire il bisogno di chiamarmi addirittura ricorrendo a strane pratiche che, per quello che ti conosco, sono poco consone al tuo essere?”
“Niente di particolare, o forse no, parecchio! Tu, forse ancora meglio di me, sai quanto tempo ed energia mentale abbia sempre dedicato a riflessioni sul senso dell'esistenza, sulle sue finalità (ammesso che ce ne siano) e sul tempo che passa”. Pur non essendo minimamente un filosofo, credo però, di essere la rappresentazione vivente di quello che si diceva intorno a tale materia. La filosofia è quella cosa che per la quale e con la quale, tutto rimane tale e quale....“ “Non dirmelo, meglio di tutti conosco e ho subito gli effetti di questo tuo modo di essere. Se solo pensassi a quanto tempo mi hai lasciato solo e dimentico in un angolo, mentre tu rimuginavi sui destini del mondo, meriteresti che ti ripagassi con ugual moneta. Avere come unica compagnia l'eco lontano della tua voce, ti assicuro non era per nulla divertente, né piacevole e tanto meno sufficiente. Comunque vai avanti”.
“Niente, è da qualche tempo ormai che mi interrogo non più e non solo sulle grandi questioni dell'esistere. Ci hanno sbattuto la testa per secoli menti e anime ben più grandi e capaci della mia, per poter solo immaginare di poter arrivare a qualcosa di meglio e di più valido. Pur essendo ben saldo in alcune mie convinzioni conquistate con fatica, sono altrettanto coscio delle difficoltà per poterle superare e provare ad andare oltre. Non posso che prendere atto di capacità e competenze evidentemente e forzatamente limitate. Ed è proprio da questa amara consapevolezza che nasce l' attuale necessità di provare a chiarire alcune cose.”
“Sei sempre inutilmente prolisso, vieni al dunque. Sai che non mi piace, ma in fondo neanche a te, girare troppo intorno alle questioni. Cos'è che ti infastidisce così tanto da rendere necessaria una rottura di scatole al tuo fanciullino preferito? Dico preferito senza troppa enfasi perchè cosciente di essere anche l'unico, ah ah ah!.... Vabbè scusa, vai avanti...”
“ Simpatico come un gesso stridulo sulla lavagna. Comunque, mi chiedevo se quello che provo, o a volte esattamente all'opposto, non riesco a provare, abbia una spiegazione logica. Un qualcosa da interpretare in positivo o come un limite, da evidenziare in negativo. Ovviamente cerca di capire, nella non rigida assolutezza di questa o quella definizione”.
“Aspetta aspetta, cominci come al solito ad essere incomprensibile anche per me. Entra nello specifico, aiutami a capire, fai qualche esempio”.
“Si certo, ci provo, ma tu stai attento e cerca di seguirmi. Guardando attorno e confrontandomi forzatamente con un comportamento altrui, considerato e accettato come normale, mi chiedo perchè per me sia così complicato l'uniformarmi e il tutto sembri funzionare in modo diverso. Come se fossimo tutti sulla stessa autostrada ma io fossi immobile ai suoi lati vedendo le altre macchine scorrere veloci verso chissà dove.Ti faccio un esempio. Perchè pur avendone avuto tante volte motivo e ragione, io non riesca a provare un vero e proprio sentimento d'odio e di rancore profondo verso qualcuno? Anche negli accadimenti più impattanti e dolorosi, alla fine se riguardanti l'azione di un singolo, pur non riuscendo nell'immediato, a reprimere una reazione anche rabbiosa, mai violenta, preferisca poi l' allontanamento e il rinchiudermi in me stesso. Coltivando, anche se con fatica, una difficile comprensione e una conseguente accettazione . Sembra che quella scintilla di reazione che pur è ritenuta comunemente normale, si esaurisca per me, in un amen. Il risentimento e l'odio che dovrebbe scattare e impadronirsi del mio sé, non riesca mai a trovare quel terreno, quel substrato fertile e idoneo per la sua crescita. Altra questione, mi pare sia quando la cosa riguardi, nell'ambito della passione e confronto politico e sociale, personaggi, scelte e schieramenti, condannabili o addirittura criminali. Anche in quel caso però, l'odio e l'avversione più che per i singoli, si indirizza, quasi naturalmente senza sforzi verso le idee e ideologie che danno vita a quelle azioni e scelte”
“Scusa, però cerca di farmi capire. Ma se odi le loro azioni, come fai a non odiare anche chi tali azioni pratica?” “Non lo so, non è che abbia mai fatto una scelta cosciente a priori. Mi viene così, naturale, come il respirare...Ovviamente con la totalità di questi, non ci terrei a stare neanche nella stessa stanza, respirando la stessa aria, per quanto sia insofferente a certe idee. Ma da questo a coltivare l'odio come sentimento prevalente rispetto le persone, non ci riesco proprio. Ho accettato, come tutti non potendo fare altrimenti, l'esser nato senza aver ancora capito. Come ho sopportato l'ingiuria e la fatica d'esser spesso l'ultimo della fila. Ho perdonato il non sapere, i vuoti da riempire. Le cadute e le risalite non mi hanno fermato. Ho amato la vita, spesso non ricambiato. Ma l'ho sempre difesa, in modo spassionato. Perchè la vita, anche se mi ha più volte fregato, è comunque l'unica cosa che ho e percepisco come veramente come mia. Non cercata, non scelta, non voluta, ma comunque solo ed esclusivamente mia. Anche se è la stessa che se una cosa mi dato, dieci se ne è riprese. Quella del non capito e tante volte solo subìto. E dovrei e anche vorrei spesso detestarla, combatterla, metterla all'indice.. Ma, alla fine non riesco. La subisco, la sopporto, la vivo a fatica, ma non la odio”.
“Mi sembra che stia allargando eccessivamente il fronte del dubbio e faccio fatica a seguirti“.
“Scusa, hai ragione cerco di spiegarmi meglio. Per quello che sappiamo, sia in una concezione spirituale o più semplicemente e logicamente umana. L' essere cosciente e pensante non potrebbe, per essere considerato tale, che aspirare ad essere anche completo. Senza mancanze, deficit o limiti che ne inficino e ne limitino questa sua naturale peculiarità. Quindi, venendo a noi, anche la carenza nel proprio animo dell' odio, non potrebbe essere speculare a quella che sarebbe condannata ed evidenziata se riguardasse la carenza dell' amore? Rappresentandone nel caso, per semplice assunto logico, un indubbio limite? Ma sarà un limite da dover superare per camminare verso una perfezione, che sarebbe poi comunque, irraggiungibile? O va accettato e considerato come patrimonio personale e immodificabile pari a quello genetico? Trasmesso da chissà chi e chissà dove, nella miriade di incroci possibili tra i miei avi? Per cui considerando l'obiettivo della perfezione, come detto, irraggiungibile, la conclusione logica e conseguente non può che essere il riconoscimento dei propri enormi limiti e la non completezza come caratteristica oggettiva dell'essere umano. Di tutti gli esseri umani, a prescindere dall' impegno o dall'intenzione del singolo ”
“Fermati, ti prego, fermati. Non dimenticare che io sono comunque, un bambino. Si d'accordo sono sempre te. Sono quella parte fanciullesca che è non stupida e nemmeno così pura e innocente. Ma sicuramente non in grado di seguirti su sentieri di pensiero così complessi. Poi oggi in particolare, mi sembri più sfasato del solito. Pare un po', e mi da fastidio anche il solo a pensarlo, tu sia ritornato quel Mizio che mi aveva dimenticato e relegato nei sottoscala del tuo essere per seguire le sirene della vita e le sue fascinazioni. Non ti seguo più di tanto, non posso farlo. E tanto più io non posso, se neanche tu puoi.”
“Hai ragione. Forse pretendo troppo da te. Che poi sarebbe pretendere troppo da me. Dovrei riuscire ad accontentarmi di quelle, non molte per la verità, opportunità e potenzialità che la vita, la genetica, il caso o un oscuro disegno divino mi hanno messo a disposizione. Cosciente che, qualunque sia stato il motivo poteva andarmi meglio. Ma anche decisamente peggio...Il solo fatto di poter avere questo rapporto e questa conversazione con te, ben oltre il limite del comprensibile e di ciò che può essere considerato “normale”, mi sembra un fatto straordinario se non un vero e proprio privilegio. Credo che un po' tutti si immergano prima o poi entro sè stessi, ma ben pochi credo abbiano la possibilità di vedere, parlare e persino toccare, qualcosa. Quello che normalmente è confinato nell'ambito di quel repertorio considerato tipico della fantasia, quando va bene. Ma molto più spesso catalogato frettolosamente nelle problematiche meritevoli di attenzioni psicologiche.”
“Tranquillo sappiamo entrambi che non sei matto. Un po' strano, forse, ma matto decisamente no. I pazzi veri sono altri. Sono quelli che vedi sfrecciare su quell' autostrada, tanto per ritornare al tuo esempio. Quelli che sanno di andare a schiantarsi comunque, ma non si fermano mai a chiedersi il perchè. Gli stessi che reagiscono a una spinta con uno schiaffo. E poi con due, tre, quattro. E poi non basta e allora il bastone, i coltelli, la pistola, il cannone, la bomba, la guerra. Ecco quelli che non riescono ad uscire da questa logica sono i veri pazzi. E coloro che li seguono senza discutere condividendone le logiche e le scelte. Sia con l'appoggio vero proprio che con il silenzio complice, sono i veri incompleti e limitati. Non che tu non lo sia, ma se non altro, ne hai coscienza e provi a cambiare costantemente, soprattutto te stesso. Ecco mi hai fatto fare ancora una volta il saputello che diventa anche fastidiosamente spocchioso. Spero di esserti stato comunque utile...
Ops...il mio tempo, ma anche il tuo e questo dialogo, in questa dimensione sta per esaurirsi. Credo ci si debba salutare. Tanto ormai sai sempre dove trovarmi... ciao, non dimenticarmi.”
“ Ciao Mizio, ciao. Abbi cura di te....A presto....e grazie."
Nessun commento:
Posta un commento