giovedì 13 aprile 2017

IL RITORNO


Le storie degli spazi bianchi
Spesso ci sono più cose negli spazi bianchi che nelle parole.


Apro il foglio che il viaggiatore mi ha consegnato, convinto di ottemperare per l’ennesima volta ad un ‘operazione di controllo come mille altre e, invece mi trovo a leggere:
” Spett.le sign.xxxxxx la informiamo che dal giorno 30 aprile 21017 il suo rapporto di lavoro con la nostra società può considerarsi terminato ai sensi del…………….”.
Imbarazzato per l’involontaria intrusione nella vita privata di un estraneo:
“Scusi, credo mi abbia dato un’altra cosa”…
”Ah, scusi lei” Sono completamente frastornato…. Se ha letto avrà capito anche perché”….
“Si non volendo ho letto qualcosa, mi dispiace”……
“Sapesse quanto dispiace a me”
Nel breve dialogo lo guardo con maggiore attenzione. E’ anziano. Uno dei tanti lavoratori che, negli anni scorsi, hanno risalito la penisola per trovare lavoro.
Uno di quei pendolari - non pendolari che scendono una volta al mese a casa. Quelli che vivono in quattro in una stanza come studenti fuori sede. Quelli che vedono i figli ogni volta cresciuti e cambiati. Quelli che non li hanno visti muovere i primi passi, non hanno ascoltato le prime parole.
Quelli che non hanno assistito alle loro recite scolastiche, che non hanno avuto modo di accompagnarli alla partita di calcio o a danza.
Quelli cui, però, è sufficiente sapere che non manca loro nulla per essere in pace con se stessi.
“Va bene, comunque credo che possa usufruire di qualche ammortizzatore sociale che l’accompagni fino alla pensione”
“Non so per lei, ma per me la pensione è un miraggio, sono ancora troppo giovane, per loro, con i miei 60 anni…. Consideri, poi, che i contributi versati dall’azienda riguardano solo gli ultimi venti anni di lavoro. I primi erano in nero.
“Beh, comunque, c’è la liquidazione!”
“Quella l’ho impegnata, quasi tutta, per acquistare una casetta dignitosa per la famiglia… Non è giusto! Non è giusto! Dopo tanti anni di lavoro, di sacrificio, di dedizione all’azienda essere trattati così”
Con le mani tremanti continua febbrilmente a cercare il biglietto. Era solo in quei quattro posti. Mi siedo di fronte a lui:
“Stia tranquillo, si calmi, il biglietto in questo momento non è il problema più importante”.
“Grazie…. Mi scusi se le sto facendo perdere tempo”.
“Non si preoccupi fino a destinazione ho tutto il tempo che vuole. Ma il sindacato che dice? Ha fatto qualcosa?”
“Il sindacato? Eravamo pochi dipendenti. Il rapporto era diretto con il padrone. La parola stessa, sindacato, era proibita. Eravamo la sua famiglia ci aveva sempre detto. Qualcuno che nel passato aveva provato a fare qualcosa è a casa ormai da molti anni”
“Certo che questa crisi….”
“Crisi? Avevamo addirittura aumentato il fatturato. La crisi vera è quella che colpisce sempre i poveri cristi. Loro in qualche modo si salvano sempre”.
“Adesso che farà? Ha qualche propsettiva?”
“Prospettive? A sessant’anni? E chi mi prende più! A casa ancora non sanno niente. Pensano che stia tornando per le feste di Pasqua. Non so dove troverò il coraggio di dirglielo. Con che faccia guarderò mia moglie e miei figli! Con quale animo dovrò dire loro che dovranno rinunciare a studiare. Come farò a spiegare che, probabilmente, dovranno essere loro, adesso, a provvedere a se stessi magari caricandosi uno zaino più vuoto di quanto avessero immaginato fino ad oggi. Sono sincero. Non credo avrò il coraggio di farlo. Non so nemmeno se avrò quello di rientrare in casa”.
“Ma non lo dica neanche per scherzo. Vedrà che sua moglie e i suoi figli capiranno. Li avrete cresciuti sicuramente bene, con dei valori, con l’affetto….
I suoi occhi guardavano, ma non vedevano, le sue orecchie non sentivano già più. Solo le mani continuavano a cercare.
“Ecco è questo, l’ho trovato!”
Lo guardo superficialmente, sicuramente è valido.
E poi, il suo biglietto per la vita l’ha già pagato abbondantemente. Il mio timore in quel momento, è che decida di scendere alla sua prossima fermata. E potrebbe essere l’ultima.
“Arrivederci. Mi raccomando dritto a casa. Vedrà che andrà tutto bene”
“Grazie. Mi scusi per averle fatto perdere tempo e annoiato con i miei problemi”.
“Non si preoccupi, di nuovo arrivederci!”.
Annoiato? Amico mio,no, non sono annoiato. Sono semplicemente e tristemente incxxxxto!
Spero di reincontrarti presto e sarò contento di aspettare ancora che tu trovi il biglietto.

MIZIO