giovedì 4 marzo 2021

L' AMORE NON E' UN EQUILIBRISTA

Credo che molti, se non tutti, prima o poi si interroghino sul significato profondo dell'esser vivi. Il “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”, sono domande che sembrano già senza risposta nell'enunciazione stessa, ma che ostinatamente, costantemente ogni essere umano dotato di un minimo di coscienza d'essere si è posto da sempre attraversando i secoli e le barriere evolutive. Il mito, la superstizione, le religioni, il pensiero filosofico l'impegno sociale o politico, ognuno a suo modo e ognuno con i suoi limiti o ambizioni hanno provato a dare, se non risposte, potenziali strumenti di comprensione. Da dove nascono e cosa sono veramente il bene e il male? Sono stati preesistenti o esistono solo in quanto trovano modo di manifestarsi all'interno di coscienze costituite, predisposte all'occorrenza? E, se riuscissimo a svincolarci dalle nostre personali convinzioni, tutte nobili e degne del massimo rispetto e allargassimo lo sguardo a ciò che ci circonda vedremmo, con le nostre attuali conoscenze e capacità interpretative, come il tutto tenda da sempre costantemente, ostinatamente alla ricerca di un equilibrio. Ricerca che chiamiamo evoluzione, i cui adattamenti, anche non volontari, non pensati, sperimentano e premiano poi, quelli che meglio si adattano al precario equilibrio precedente creandone un altro più favorevole. Lo stesso equilibrio cui tende, fondamentalmente, l'intero universo o, almeno quella parte che conosciamo un pochino meglio. Le leggi che regolano i rapporti tra i vari corpi celesti altro non sono che una ricerca costante di quell' equilibrio che tenta di contrastare l'inevitabile caos cosmico che ci scatenerebbe in loro assenza. A fronte di queste domande, anche inquietanti e potenzialmente destabilizzanti, lo riconosco, ognuno risponde a suo modo e con le possibilità che il personale livello evolutivo consenta. Parlando degli esseri umani vediamo, però, che gran parte di essi, un attimo dopo essersi posto il quesito, lo sfuggono, lo mettono da parte, considerandolo cruccio inutile e da cui è impossibile arrivare ad una qualsiasi risposta. Molti di questi aderiscono, poi acriticamente a precetti religiosi, confidando che l'essere fedeli di quell'idea, possa comportare improbabili, ma possibili, premi successivi e magari, una vita meno disgraziata con l'adesione a comportamenti socialmente accettati. Un po' dappertutto, folle oceaniche di fedeli pronte a piccoli o grandi sacrifici e a omaggiare sacerdoti e rappresentanti di un dio invisibile ma non per questo meno tiranno e meno vendicativo. Un Dio che predica amore ma permette l'esercizio e la pratica dell'odio tra esseri umani. Un Dio troppo spesso usato come paravento per meschine, violente e anche tragiche vicende tutte umane. Un Dio che viene usato e arruolato sotto la propria bandiera per benedire armi cannoni e giustificare guerre sante. Nel passaggio precedente abbiamo accennato all'amore, anche se riferito al divino. L'amore è uno dei tratti unificanti e un sentimento comunemente accettato riconoscendogli una valenza positiva e superiore ad altri. Per la verità quasi sempre ci si riferisce all'amore tra i sessi, consolatorio e finalizzato al proseguimento della specie ma limitato all'interno di una dialettica di coppia. Dialettica che, altrimenti, senza condizionamenti culturali sarebbe naturalmente portata all'anarchia e alla promiscuità riproduttiva oltre che sentimentale. Ecco, il riconoscimento dell'amore come sentimento superiore però, è uno di quei passaggi evolutivi che hanno, indubbiamente, consentito nel corso dei secoli una migliore stabilità dell'organizzazione sociale, prevedendo già un mutualismo tra gli esseri sia pure, inizialmente, limitato al proprio nucleo familiare. Ma se allarghiamo il concetto vedremmo che l'amore è stato anche la molla per allargare progressivamente il concetto di solidarietà, di mutualismo sociale anche prima ancora che questo fosse teorizzato, ad esempio col marxismo, come progetto di diversa organizzazione sociale. Quindi l'amore, nelle sue varie accezioni e interpretazioni lo possiamo tranquillamente assimilare e sovrapporre a quello che si diceva all'inizio riguardo l'equilibrio universale. L'amore, perlomeno quello comunemente accettato, altro non è che uno scambio sentimentale e pratico in cui sia previsto un dare e un avere. Quindi, cos'altro è, o possiamo considerare ad esempio, lo scambio energetico tra i corpi celesti che ne permette l'equilibrio se non uno scambio di forze (gravità) reciproche , preesistenti e necessarie? E cosa cambierebbe sostanzialmente se lo definissimo amore? E cos'altro è lo scambio di energie vitali tra quella solare che fa crescere i vegetali che offrono nutrimento agli erbivori che, a loro volta sostengono i carnivori e tutti insieme tendono alla perenne ricerca di un equilibrio sempre più perfettibile? Abbandonando visioni ed elucubrazioni forse troppo lontani e anche poco sentite come indispensabili o semplicemente utili, dal nostro quotidiano, cerchiamo di riportare il ragionamento a noi e all'oggi. Se il tratto caratteristico e costante che ci accompagna è (volenti o nolenti) la ricerca continua dell'equilibrio (amore), potremmo tranquillamente inquadrare qualsiasi nostra attività all'interno di tale schema. E, lasciatemelo dire, anche l'attività e l'impegno politico, sindacale o sociale, quando esercitata con spirito sincero e altruistico possono rientrare a pieno titolo in questa lettura. La demonizzazione che troppo spesso accompagna tali attività (sia pur giustificata da comportamenti scorretti) come la storia ci insegna è, spesso foriera di interruzioni traumatiche e violente di quell'equilibrio ideale ricercato. I regimi dittatoriali, le guerre, le violenze, le ingiustizie che hanno contrassegnato da sempre la nostra storia sono lì a dimostrarlo. Oggi abbiamo le capacità collettive sia di coscienza che intellettive per impedire che tutto ciò possa ripetersi, possiamo e dobbiamo farlo soprattutto lavorando su noi stessi e sul nostro equilibrio. Eliminando, ad esempio, per quanto possibile, l'odio, la violenza, il rancore pur presenti e necessari indirizzandoli, però costantemente, alla ricerca della giustizia e della pace. Pace e giustizia che se raggiunte come convinzione da una massa critica sufficiente, potrebbero rappresentare la più grande e la più equilibrata delle rivoluzioni possibili (almeno al momento). Utopistico? Certamente, ma conoscete qualcosa di diverso dall' utopia che possa cambiare il mondo? Ad maiora MIZIO