domenica 24 marzo 2024

EQUIVOCI

 




Dopo tanti tentativi di capire, di interpretare, di storicizzare gli eventi, le questioni e i relativi personaggi, si arriva a conclusioni spesso di una banalità sconcertante. Quante parole, quante mistificazioni, quanti demoni vestiti da santi e quanti santi trattati da demoni.

La verità appare all'improvviso come una saetta che illumina e squarcia un paesaggio desolato e desolante. Il big bang che si dice abbia dato il via a tutto ciò che possiamo, non solo vedere e conoscere ma anche, a tutto ciò che si possa anche solo e semplicemente immaginare, si ripropone dimensionalmente rapportato, all'improvviso e potenzialmente nella mente e nella vita di ognuno di noi.

Il rinchiudersi in una forma pensiero standard, immutato e immutabile nel tempo, se da una parte, facilita la comunicazione e la condivisione di una piattaforma comune di convivenza e accettazione delle relative regole. Dall'altra ne mostra spesso i limiti e la permeabilità. Permeabilità che, proprio facendo leva strumentalmente su quelle regole condivise e da accettare come inevitabili, permette a chiunque lo voglia e lo possa, di farsi interpreti di un ruolo e di una funzione più autopromozionale che corrispondenti a un interesse collettivo..

Può sembrare un ragionamento eccessivamente proiettato in una dimensione altra e anche, tutto sommato, di lana caprina. Ma se lo facciamo trascendere da quella dimensione esclusivamente e intellettualmente speculativa, per riportarlo in una dimensione più accessibile e calata nella realtà, ne possiamo sostanziare e riconoscerne una sua validità. Non assoluta certamente, e con molti bug o limiti facilmente riscontrabili. Ma sono gli stessi bug e limiti che si possono ritrovare in qualsiasi ragionamento abbia la pretesa di interpretare un qualsivoglia concetto o processo espresso o da giudicare. La differenza la fa quella cosa cui si accennava in precedenza. Cioè la condivisione per necessità o convenienza, di una comune piattaforma interpretativa e di un modus vivendi condiviso e accettabile dai più.

Detto ciò in premessa a cosa e dove si vuol andare a parare?

Praticamente a nulla più che al provare di fornirsi di una chiave di lettura della realtà circostante non limitandola ad una percezione unica e immutabile. Ma inquadrandola come frutto di convenzioni, abitudini, visioni non sempre e non per tutti, corrispondenti un sentire reale e spurio da interessi speculativi.

Questo, se da una parte è la meravigliosa caratteristica che fa della vita sulla Terra un'esperienza unica e irripetibile per ognuno. Per altri aspetti ne permette un condizionamento eccessivamente limitativo e penalizzante per la maggior parte di noi.

Ne limita capacità, analisi, visione complessiva oscurandone approccio, metodo e finalità. Cosa che renderebbe necessaria una consapevolezza di coscienza e di pensiero con relativa capacità di resistenza, di critica alternativa e propositiva. Che poi non sarebbe altro che la base indispensabile per qualsiasi ipotesi di evoluzione e crescita personale o collettiva. Senza mettere, e mettersi in discussione, banalmente non si cresce e non si migliora.

Però per non appesantire troppo il ragionamento credo sia il momento di riportare il tutto ad una dimensione vicina e sicuramente più comprensibile. Che è la dimensione intellettualmente meno speculativa ma più vicina e compresa nella vita di ognuno, Anche se detestata, a torto o ragione, dai più. Che è la dimensione politica. Dimensione in cui ritroviamo trasformati in atti pratici e impattanti nella vita di ognuno, qualsiasi ipotesi, scelte o prospettive future fatte nella sua dimensione.

Si vive immersi in una comunicazione mediatica che trasforma e riduce spesso il tutto in una semplice e banalizzante questione di destra e sinistra. Cosa che non sarebbe in assoluto sbagliata, se solo fosse corrispondente al vero.

Appare chiaro, difatti che destra e sinistra nella percezione comune non siano più categorie dell'anima e della coscienza. Ma appartenenti ad altre, più meschine e limitate interpretazioni e schieramenti.

Di quelle che erano grandi (condivisibili o meno) concezioni, teorie capaci di sviluppare azioni, anche rivoluzionarie, coinvolgenti e di massa di altissimo livello qualitativo, non rimane che un unico grande immenso e brutalmente pernicioso equivoco.

Equivoco che un PD, ad esempio, sia sinonimo di appartenenza ad una qualsiasi sinistra. Equivoco che si ritenga un M5S come rivoluzionario nel senso nobile del termine. Equivoco che questa destra cialtrona, sia diversa da quella fascista da cui con molta fatica si dichiara diversa. Equivoco che alcuni personaggi compresi nel loro ruolo di sedicenti portatori di verità e giustizia assoluta, dal loro piccolo limitato recinto, possano nella loro minimale dimensione, poter cambiare alcunchè. Ritagliandosi e contentandosi di un ruolo che, comunque promuove e gratifica quasi esclusivamente il proprio ego.

Equivoco, fondamentalmente, che tutto ciò che questi (e i loro epigoni continentali o addirittura planetari) possano in qualche misura poter cambiare qualcosa che non sia pro domo loro e, anche dei propri sponsor e padroni. Difficile semplicemente da sperare se ad oggi sono al di fuori di slogan e di autocitazioni, risultare incapaci, impossibilitati e soprattutto, senza la volontà di cambiare, in primis sè stessi.

Ecco se questa consapevolezza, quando sia semplicemente registrata, ma non applicata nella visione complessiva, al pari della stessa funzione di un paio di occhiali per la miopia, apparirà per una strampalata, curiosa e sostanzialmente inutile o velleitaria provocazione. Ma se fatta propria e indossata costantemente come una seconda pelle, permetterà di vedere oltre le parole e le apparenze. Cosa che permetterebbe una maggiore coscienza e consapevolezza del tutto. Fornendoci una chiave di lettura più ampia per operare scelte e giudicare personaggi e azioni. Difatti l'obiettivo di questo ragionamento non è quello di porsi fuori dal mondo in una posizione di presunta superiorità morale o intellettuale. Ma anzi, di ribadire la necessità di immergersi nelle cose del mondo. In quanto solo con una maggiore consapevolezza e maggiori strumenti di valutazione si può vivere in modo più compiuto. Cosa che, ovviamente, non mette al riparo da errori o delusioni, ma ne limita effetti e contraccolpi in negativo e le relative frustranti delusioni.

Certo apparentemente rimane sempre molto più semplice, pagante e meno impegnativo sposare una causa, legarsi ad una sigla e fare squadra con tutto il bagaglio di emotività e retorica connesso. Sicuramente più gratificante che affidarsi ad una navigazione, spesso in solitaria, più perigliosa e meno sicura. Ma che preveda sempre e comunque una visione scevra da condizionamenti di sorta, comprese quelli delle proprie convinzioni.

Mettere sempre e comunque, in discussione se stessi, è la migliore garanzia di poter giudicare e criticare qualsiasi altra situazione.

Banalmente, come si ripete da sempre, non puoi pensare di cambiare il mondo, se non riesci a cambiare per primo te stesso.


MIZIO

domenica 10 marzo 2024

SORELLA? NO, MEGLIO SIGNORA.


 

Quando arriva una certa, che non è uguale per tutti, c'è chi se la sente tale già a 30 anni e chi anche a sessanta, la ignora bellamente. Ma tutti prima o poi, con quello spartiacque del dato anagrafico ci fanno i conti. Volenti o nolenti, il tempo che passa porta a riflessioni che, progressivamente si spostano dal cercare il modus e il significato migliore del vivere, alla consapevolezza che questo a quel certo punto, non basta più. I progetti rimangono, rimangono le aspettative, si mantiene comunque, qualche speranza. Ma con la sempre più lucida consapevolezza dell'avvicinarsi della fine della corsa.

La questione, anche se esorcizzata ironicamente, magari con gesti e battute, nel più profondo del nostro essere, sappiamo essere lì, a prescindere di qualsiasi altra nostra considerazione, aspettativa o paura. Le forze, fortunatamente e tutto sommato, ancora permettono una vita piena, autonoma e se limite c'è, non è dovuto ancora a incapacità o impossibilità legate alle tante primavere. Ma ad altri e più impellenti motivi. Magari di natura economica, di opportunità o di situazioni familiari complesse che necessitano di una nostra presenza. 

Si riesce, fortunatamente, ancora ad avere un pensiero lucido e attento, non condizionato o condizionabile dal marasma circostante.

Inevitabile, e anche comprensibile, qualche scivolata nostalgica, ripensando a momenti, situazioni, visi e nomi del passato. Nomi e volti che per un fatto naturale, o per qualsiasi altro motivo, non fanno più parte del nostro vissuto giornaliero. Ma questo, però è sentimento comune che prescinde da un'età in particolare. Quella cui mi riferisco invece, come dicevo, porta a riflessioni di altro tipo. Per mia natura sono abituato alla curiosità. Al cercare risposte, al non fermarmi all'ovvio, al probabile, al pensiero comune o addirittura a una fuga salvifica. Sembra giusto perciò, chiamare questa inevitabile, anche si spera lontana fine di cui sopra, col nome con cui è sicuramente più conosciuta, ma soprattutto più temuta dalla stragrande maggioranza. Addirittura come qualcuno con l'animo molto aperto e inclusivo che in passato, l' ha definita addirittura sorella. Si proprio lei, sorella morte.

Le stesse religioni, i sacerdoti, le civiltà, persino gli artisti, quasi sempre l'hanno raffigurata con una simbologia macabra. Come qualcosa da esorcizzare provocando repulsione e solleticando la paura. Poche civiltà hanno avuto e hanno, un approccio, diciamo “laico”, con tale aspetto della vita. E in genere, sono quelle più legate ai ritmi e leggi che regolano la vita naturale. Vita in cui l'essere umano è solo uno dei tanti protagonisti e comprimari di quel mirabile intrecciarsi preciso che è il processo evolutivo naturale. Quindi evento, magari non piacevole, non da ricercare, ma da considerare  inevitabile. E come tale da accettare possibilmente senza eccessivi traumi o tragedie. Ovviamente a questo livello di considerazione molto contribuiscono anche le credenze e le speranze legate a sviluppi e stati successivi alla fine della vita fisica. Che spesso, si credono come un semplice continuare l'esistenza, magari da un'altra parte e in altra piu6 soddisfacente forma. Aspetti che, ovviamente solo la fede, le tradizioni e le convinzioni intime rendono più accettabili.

Nel nostro mondo moderno, basato molto più su una distinzione netta ed escludente della natura e delle sue leggi. Con una lettura più favorevole ad un' esistenza centrata su sé stessi e su una personale, continua ricerca di una felicità individuale o collettiva, fare altro risulta visione decisamente meno diffusa e praticata.

Anche gli stessi rappresentanti o seguaci di religioni che promettono, sperano o credono in paradisi successivi, ci si approcciano col sacro timore e le stesse paure condivise con l'ateo più incallito. Anche lo stesso pensiero filosofico, che pure è quello che più e meglio di altri, ha provato a rendere comprensibile o, perlomeno accettabile tale aspetto, lo ha fatto però, con un occhio distaccato, quasi da semplice osservatore e non spingendosi troppo avanti nella ricerca. Quasi col sacro timore di sfrugugliare qualcosa che deve, per sua natura, rimanere avvolto nel mistero. Sia per rispettarne la dovuta sacralità, sia per non rischiare di mettere a repentaglio la nostra sanità e incolumità mentale e spirituale.

E' pur vero che per fortuna, questi nostri tempi. Questa nostra società. Questo modo di vivere e guardare alla vita. Con la storia che abbiamo alle spalle. Con i trascorsi personali e collettivi, possiamo permetterci, qualora lo si voglia e lo si senta, di avere un pensiero laico e personale anche su tale aspetto. Aspetto che, insieme alla nascita, rappresenta uno dei due confini invalicabili e insondabili della nostra esistenza.

E vi pare quindi, che una mente curiosa, smaniosa, e per fortuna ancora attiva e pensante non si metta  prima o poi, a ragionarci su?

Prerequisito indispensabile, ovviamente è l'umiltà nell'approccio e la consapevolezza che a poco e nulla si arriverà comunque. E partendo dalla semplice e banale considerazione che nessuno è mai uscito vivo dalla vita. Quindi, o la vita non è tale o la stessa morte non ne può rappresenta semplicemente il suo contrario. Ma solo un suo aspetto inevitabile e, direi anche indispensabile. A volte, nei casi di malattie serie o di incidenti altrettanto gravi, si parla retoricamente di lotta contro la morte. Del rifiuto della stessa, dell'eroismo e delle virtù che si mettono in mostra in tali conflitti fino alla sua sconfitta. Se la guardiamo da questi punti di vista, gli eventuali risultati positivi, non rappresentano altro che vittorie parziali. Certamente gradite, da festeggiare e valutare più che positivamente, ma con la consapevolezza che alla fine prima o poi, sarà sempre lei. La signora (ma sarà poi proprio una signora?) di nero vestita a vincere contro chiunque.

Quindi è inutile e velleitario lo sfidarla. Ma anche e soprattutto il ricercarla, ovviamente. Perché, se siamo vivi qui e adesso, evidentemente è con questa condizione che dobbiamo forzatamente convivere e confrontarci. Per quali motivi o ragioni lo si debba fare, ognuno la pensi come ritenga più opportuno e consono alle proprie convinzioni.

Ma questo è, e questo rimane un assunto immutabile, a prescindere da qualsiasi altra considerazione e, oggettivamente valido per tutti

Perciò  ricercare, leggere, confrontarsi cercando di costruirsi una propria personale convinzione e considerazione sulla questione sembra l'unica opzione possibile.

E, visto come funziona l'andazzo e visto che è cosa che non si potrà evitare all'infinito, quando lei mi si presenterà, spero mi faccia la cortesia di trattarmi con la dolcezza e il garbo che si deve a un vecchio amico. Uno che ha provato a capirla e conoscerla, pur con tutti i limiti imposti dalla condizione umana. Ma senza l'astio, la repulsione o addirittura, il lancio di guanti sfide nei sui confronti. Modi con cui, molti normalmente si approcciano provocatoriamente a lei. E spero mi capirà e scuserà se, nonostante tutto, non riesca  però, a considerarla sorella. Spero le sia sufficiente il rispetto e l'attenzione che le pongo e con cui la considero. Rispetto e attenzioni dovute a qualsiasi signora. Figuriamoci a lei. (sperando sempre sia davvero una signora).

Ad maiora


MIZIO