giovedì 10 settembre 2020

CHI HA AMMAZZATO WILLY?

 




In questo periodo in cui i fatti e l'emotività connessa, corrono rapidi, verso non sappiamo cosa, per alcuni fatti appare più semplice ricercare i colpevoli piuttosto che le cause. Trovati i colpevoli, su cui sfogare rabbia e risentimento, si può passare rapidamente ad altro. Ma rimane esattamente come il giorno prima il clima, l'habitat sociale e culturale in cui certi accadimenti (definiti inspiegabili) crescono e si manifestano, purtroppo a volte, anche in modo tragico. Rimane intatto anche il dolore dei parenti e degli amici che amavano Willy e che nel loro ricordo, rimarrà sempre quello con lo stesso contagioso sorriso dei suoi vent'anni.

I colpevoli sono figli legittimi del clima di odio razziale, fascista, come negarlo? Ma anche di un bullismo ostentato, accettato e quasi riconosciuto supinamente. E, come dimenticare, il neo machismo tracimante, fatto di presunta superiorità per investitura naturale. Di un presunto ruolo da affermare e rafforzare con la violenza e i messaggi (quasi rituali) come l'ossessiva attenzione per il fisico e i tatuaggi (senza volerli demonizzare per questo).

Anche l'accettazione passiva di un modus di stare insieme, di rapportarsi col prossimo competitivo che si manifesta pure al di fuori della più ristretta cerchia legata a certe ideologie e certi ambienti.

Quanti Willy potenziali ci sono ogni notte nei week end nei luoghi della movida. Fuori delle discoteche come nei locali più alla moda, dove la rissa del sabato sera sembra diventata una piacevole abitudine rituale. Tasso alcolico fuori controllo, uso di sostanze che bypassano freni inibitori e spengono neuroni. Immaturità nel gestire situazioni unite a presunti diritti territoriali o di possesso sulla componente femminile. La donna è mia e qui comando io! Il concetto di proprietà verso luoghi e persone, come unico mezzo per l'affermazione e il riconoscimento del sé sociale e pubblico. Concetto che si esalta e ne rappresenta una grossa e altrettanto pericolosa componente, nella violenza morale e fisica con cui ci si rapporta con le donne. I numerosi casi di violenza e stupro in quegli ambienti, spesso non vengono neanche percepiti o denunciati come tali, ma quasi come un ineluttabile prezzo da pagare per essere accettati.

Questi atteggiamenti crescono e si rafforzano nel clima omertoso che, da sempre avvolge un certo mondo “giovanile” cui si riconosce il diritto di vivere, invece che in modo dialogante e aperto col mondo, in una realtà parallela indistinta e non permeabile.

L'esempio pratico. Quanti genitori (me compreso) sanno tutto quello che fanno o i dicono i propri figli quando sono fuori casa? Credo molto pochi. Mentre siamo, anche giustamente per carità, sempre presenti nel coprire e giustificare i pargoli, senza permetterne,però, una presa di coscienza e relative assunzioni di responsabilità.

D'altra parte questo meccanismo è quello che, poi permette, l'esaltazione e la speculazione di chi, su questa naturale particolarità giovanile, ci sguazza e ci specula guadagnandoci senza scrupoli e non solo economicamente.

Anche la politica, ovviamente, ha le sue grandi responsabilità. E, anche se con gradazioni diverse, nessuna componente e nessuna parte può essere considerata esente.

Anche la sinistra e i suoi componenti (tra cui, anche chi scrive, ovviamente) ha le sue belle responsabilità.

Prima fra tutti quella di aver sposato una visione politica che ha rinunciato alla funzione formativa ed educativa, per puntare tutto sulla pura gestione del potere. Di essere stata complice delle varie riforme scolastiche sempre più indirizzate al mondo produttivo piuttosto che alla formazione umana. Di aver tralasciato e sottovalutato la presenza fisica e capillare nei territori,nelle scuole e nei posti di lavoro, per delegare il tutto alla semplice comunicazione mediatica. Senza sottacere le altrettanto enormi responsabilità dei media, e dei mezzi di comunicazioni in generale. Come dimenticare, infine ma non per importanza, i salotti e le trasmissioni trash in cui i portatori (e portatrici) del vuoto cosmico, assurgono a personaggio in virtù del fisico palestrato e dell'ultimo tatuaggio (che ha un significato profondo, ovviamente) in bella mostra.

Questi sono gli esempi e i valori che la società, nelle sue mille sfaccettature riesce a trasmettere come premianti ai più giovani, naturalmente dotati di minori difese, culturali o ambientali.

E, non dimentichiamo, ma questo era valido anche prima, il naturale rigetto giovanile nei confronti del paternalistico atteggiamento dei più grandi, pronti a sfoderare il classico: “ai miei tempi...”. Per cui riesce più facile e naturale affidarsi all' amico o alla logica del branco. Che, per fortuna, non sempre assume aspetti delinquenziali, ma rappresenta, comunque in mancanza di altro, il minimo denominatore comune.

Detto quindi, con questo bel pistolotto, di chi sono colpe e responsabilità? Cosa fare?

Intanto ci vorrebbe una consapevolezza collettiva che questo sia una delle mille manifestazioni di ciò che accade costantemente. C'è bisogno, non solo dell'indice puntato, in maniera indistinta sui giovani e il loro mondo, ma di un modello formativo e sociale che possa far percepire a tutti, giovani e non, che un altro mondo sia possibile e conveniente per tutti.

Compito che spetta in prima battutta alle istituzioni, alla politica, ai corpi intermedi, all'economia, ma anche alle religioni, al mondo culturale e alle sue arti. Pensate quale impatto, ad esempio, sulle tenere coscienze in formazione, possano avere serie tv e film come “La banda della Magliana” o “Gomorra” in cui i personaggi peggiori rischiano di diventare eroi e riferimento proprio per quei giovani più fragili. In assenza di una rete di consapevolezza e valori diffusi, rappresentanti esattamente, del contrario.

Sarà un lavoro lungo, paziente ma necessario e con la consapevolezza che continueranno, purtroppo, a manifestarsi situazioni in cui altri Willy potrebbero subire le stesse cose, sperando con conseguenze meno gravi. Quindi, nell'immediato, anche un'azione, non solo punitiva, ma forte e decisa della giustizia sembra inevitabile.

Così come sembra inevitabile un abbassamento collettivo dei toni e delle modalità di confronto-scontro politico che tracima fatalmente, grazie ai social, nel corpo sociale e, soprattutto, in altri ambienti, quali stadi, discoteche, piazze ecc.

Facciamo in modo che, veramente, non sia solo una pia speranza e che Willy, oltre tutte le altre vittime di questo clima, non siano state sacrificate invano. Lo dobbiamo a lui e a chi gli ha voluto bene, e continuerà a volergliene!

Willy è diventato figlio di tutti noi, ma pure se ci ripugna e vorremmo disconoscerli, anche i suoi assassini lo sono. Per molti illegittimi, ma lo sono!


MIZIO