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lunedì 30 novembre 2020

DECIMA MALAFEDE: RISERVA O GIARDINETTO PUBBLICO?

Sto seguendo da lontano e con i contatti social del posto una guerriglia a colpi di critiche, accuse reciproche e anche colpi bassi. Frutto di diverse visioni e approcci ma anche, di probabili mire e interessi elettorali legati alle prossime elezioni comunali. Sarebbero cose “normali" e di cui potrebbe interessare il giusto, se non fosse che il tutto si svolge sulla pelle dell'ambiente e, in particolare della mai abbastanza protetta e difesa Riserva di Decima Malafede facente parte del circuito di Roma Natura. In questo caso si parla,nello specifico, solo di una singola parte di questa e non si tratta del rischio legato alle solite speculazioni edilizie o all'incombente disastrosa minaccia dell'Autostrada Roma-Latina ma, molto più semplicemente, il modo di intendere la protezione e la valorizzazione ambientale. In particolare la porzione in questione è la Valle del Risaro attraversata dal fosso di Malafede e la cui contiguità con la riserva del Litorale e quella presidenziale di Castel Porziano ne ha fatto un luogo prezioso da salvaguardare, sia per gli aspetti naturalistici che ambientali nel senso più ampio dell'accezione. Difatti la rendono ancora più meritevole di protezione e studio la presenza di antichi insediamenti umani e i ritrovamenti effettuati di resti di una fauna scomparsa da millenni, come addirittura di mammuth. La presenza di un equilibrio secolare tra una vegetazione riparia fitta, apparentemente disordinata e, spesso inpenetrabile, ma in grado di fornire cibo e protezione ad una fauna interessante e unica a due passi dai moderni palazzoni della periferia romana. Fino a diversi anni fa la presenza di piccoli ma preziosi specchi d'acqua e una presenza arborea limitata ma fondamentale di salici e pioppi neri, garantiva la presenza anche di testuggini palustri e interessanti nidificazioni di martin pescatore o pendolini, fondamentali indicatori dell'equilibrio e della buona salute complessiva dell'ambiente. Purtroppo tutto questo è stato compromesso, nel tempo, da scarichi abusivi, sversamenti e inquinamenti.
La presenza della sola Riserva non sembra essere stata sufficiente a limitare o eliminare tali attentati, quindi qualcuno, in buona fede, spero, ha ritenuto opportuno contribuire alla pulizia e fruizione delle stesso habitat con la realizzazione di un sentiero ciclopedonabile affiancato al fosso, che facilita e incentiva la fruizione dello stesso addirittura con il posizionamento di panchine. Tutto ciò, se meritevole e auspicabile in aree urbanizzate per fornire spazi attrezzati di svago e relax in parchi e giardini pubblici, mal si concilia con la funzione prima di una Riserva. Quella di protezione e salvaguardia ambientale. Converrete con me che la presenza di un sentiero attrezzato con il continuo e libero movimento di chicchessia addirittura con cani al seguito, mal si concilia con tale concetto. Il disturbo arrecato alla fauna e l'eliminazione di quella porzione di vegetazione non possono essere considerati danni trascurabili e compensati dall'eliminazione degli scarichi abusivi. Si potrebbe dire meglio nessuna discarica ma anche maggior prudenza e rispetto da parte di tutti. Mi è capitato anche di leggere (purtoppo)frasi tipo. “..Non è un problema se gli uccellini (in senso dispregiativo) si devono spostare un po' più in là...” A parte l'ignoranza (in senso letterale e relativo alla dichiarazione) dimostrata per quanto riguardano le interconnessioni e l'equilibrio indispensabile tra esseri viventi non ci si rende conto che questa è proprio la dinamica e la logica che ha portato il nostro paese, (e il mondo intero) a un passo dal limite del non ritorno. Non sono solo le grandi opere o le grandi speculazioni a peggiorare l'ambiente, lo fanno quotidianamente e inconsapevolmente, anche le mille piccole scelte che spostano sempre un po' più in là le problematiche e le responsabilità, fino a che il pò più in là non sarà più possibile avendo ormai, consumato e alterato tutto lo spazio utile. Una riserva, insomma è tale se assolve ad una funzione di protezione, salvaguardia e testimonianza. Diventa altro se viene intesa in senso esclusivamente di profitto (mediatico o elettorale) o con superficialità,anche comprensibile ma non condivisibile. E' vero che gli uccellini non votano, ma fanno infinitamente meno danni delle persone,e non dimentichiamo mai che di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Le foto rappresentano tracce della vita che, nonostante tutto si svolge (svolgeva?) in assenza di disturbi, sulle rive del fosso di Malafede.
MIZIO

sabato 28 settembre 2019

TERRA E GIOVENTU' BRUCIATA?


Risultati immagini per terra

Ieri hanno manifestato per il clima milioni di giovani e meno giovani in tutto il mondo e anche in Italia. E' comunque un fatto sempre importante e di buon auspicio che, sopratutto i più giovani scendano in piazza, prendano coscienza e cerchino di indirizzare le scelte per il proprio futuro. Quindi la valutazione complessiva è,e rimane estremamente positiva. Gli imbecilli che ironizzano su Greta e i gretini, li lasciamo tranquillamente continuare a crogiolarsi nei loro convincimenti. Li lasciamo nella loro presunzione di superiorità stabilita da chissà quale cieca divinità che li ha scelti come razza e come individui superiori. li lasciamo volentieri nelle loro convinzioni di vivere su un pianeta dalle risorse inesauribili per le quali sono giuste, sacrosante e giustificate anche le guerre. Li lasciamo al loro unico punto di vista che la competizione e lo sfruttamento dell'uomo sull' uomo e del pianeta siano l'unica forma di convivenza possibile. Li lasciamo nel loro ostinato tener basso lo sguardo capaci di guardare solo al piccolo meschino interesse immediato, perchè se alzassero gli occhi al cielo e tutt' intorno, vedrebbero la bellezza e la meraviglia dell' universo intero. Universo che, se creato da un Dio o dal caos, poco importa, si attiene a leggi universali che non prevedono eccezioni di sorta neanche per i più potenti fra noi. La vita di tutto il pianeta è sì una cosa meravigliosa ma anche stupendamente fragile, legata a equilibri frutto di milioni di anni di evoluzione e in continuo, perenne aggiornamento. Troppi di noi, pensano ancora che tali equilibri possano essere tranquillamente rotti e violentati senza che ci siano pesanti ritorni da pagare per chi ne è l'autore. Finora questi ritorni il sistema capitalista (che è stato il primo e maggiore colpevole delle accelerazioni nel consumo e nello sfruttamento) li ha dirottati sui popoli meno avanzati tecnologicamente del Terzo Mondo e sulle classi subordinate dei propri paesi. Oggi gli equilibri politici ed economici del mondo stanno cambiando molto rapidamente e paesi un tempo arretrati, seguendo lo stesso modello di sviluppo, hanno esponenzialmente aumentato la velocità di un rapido esaurimento delle risorse naturali provocando altresì, enormi cambiamenti del clima e sull'habitat dell'intero pianeta, comprese le sue regioni più remote e considerate incontaminate. La deforestazione e la desertificazione di enormi porzioni del pianeta avanzano inesorabilmente privando di risorse e possibilità di vita dignitose intere popolazioni, provocando anche una cospicua parte di quel fenomeno migratorio che tanto preoccupa gli eletti del Signore di cui sopra.
Quindi che milioni di ragazzi e ragazze di tutto il mondo esprimano pubblicamente e in modo prepotente le loro preoccupazioni è da salutare sicuramente in modo non positivo, ma di più. Ma con altrettanta decisione e chiarezza va detto loro e a tutti noi che la battaglia per la salvezza del pianeta e della stessa vita che esso permette, passa certamente anche da un uso più virtuoso o, addirittura col divieto dell'uso del sacchetto o della cannuccia di plastica, ma fondamentalmente dovrà passare attraverso un cambiamento totale del nostro attuale stile di vita a cominciare dalla lotta al consumismo. Boicottare i prodotti con package non riciclabile è utile ma non quanto lottare contro il sistema che ne rende possibile o addirittura necessaria, la produzione. Il pericolo maggiore che questa generazione di ragazzi corre è quello, come altre precedenti, che si convincano che si possa o si debba venire a patti col sistema, invece che impegnarsi quotidianamente e senza condizionamenti per cambiarlo fin dalla alla base. Questo non vuol certo essere un appello all'insurrezione popolare adolescenziale, ma è indubbio che una lotta per salvare il pianeta non possa che sposarsi con lotte democratiche per cambiare l'intero sistema societario. Da me non avrete appelli a votare o sposare la causa di questo o quel partito ma un consiglio non posso fare a meno di darlo. Diffidate, diffidate sempre da chi vi userà come un'icona laica da portare in giro a coprire le proprie malefatte. Diffidate da chi vi offrirà una candidatura o da chi vi osannerà in programmi televisivi, un attimo prima di passare la linea alla pubblicità. Ascoltate tutti, non seguite nessuno se non la vostra coscienza. Non fate della lotta per salvezza del mondo un fatto esclusivamente generazionale, perchè siete giovani oggi e lo sarete per un po', ma poi diventerete adulti, uomini e donne che avranno il compito e la responsabilità di educare e formare altri giovani. Per salvare il pianeta c' è bisogno di un ripensamento generale del modello di vita e dei rapporti interpersonali o tra i popoli. Faccio un esempio. Fino agli anni '80, in Italia la fauna selvatica era considerata “res nullius” cioè cosa di nessuno. Quindi gli eventuali danni o prelievi illeggittimi erano puniti in maniera estremamente lieve proprio per la scarsa considerazione giuridica. La situazione cambiò quando invece venne considerata non più cosa di nessuno ma proprietà di tutti attraverso lo Stato, con ricadute pesanti sul piano giuridico. Ecco questo sarebbe un primo passo da pretendere dagli organismi sovranazionali come l'ONU. Considerare Gaia (il bel nome dato alla Terra considerandola un unico essere vivente) un bene universale il cui utilizzo, almeno per le cose che rivestono importanza globale al di là dei confini geopolitici, come le grandi foreste tropicali o delll'Artico non possono essere delegate ai singoli paesi.  Parliamo degli oceani dei mari, della calotta polare, dell''Antartide e, comunque  di tutti quegli ambienti che devono essere protetti e salvaguardati perchè elementi garanti di un equilibrio globale. Mi sembra persino ovvio sottolineare che questo senza una visione sociale completamente diversa non sarebbe possibile, Non sarebbe né giusto né possibile scaricare il costo e i limiti di tali scelte alle popolazioni locali o, semplicemente più povere. Ci sarebbero da fare scelte che spostino ricchezze da dove ce ne sono troppe e inutilmente accumulate a favore di chi ne ha molte di meno. Si accennava prima all'equilibrio necessario in tutto l'Universo. Ecco la ricerca di equilibrio anche nel sociale deve essere il primo e pregiudiziale atto da intraprendere per invertire il percorso distruttivo perseguito negli ultimi secoli. Poi chiamatelo come volete socialismo, comunismo, solidarismo, volemose bene, alla fine è il risultato che conterà.
Ovviamente, e questo vale soprattutto per i giovani che hanno sfilato e manifestato nei paesi più ricchi e privilegiati, come il nostro c'è da saper che per salvare il pianeta sarà non solo utile, ma indispensabile anche un cambio delle nostre abitudini di vita. Spostare risorse per una mobilità collettiva più sostenibile, forse dovremo dire addio all'aria condizionata dappertutto. Magari bisognerà rinunciare a cambiare smartphone o abbigliamento tutti gli anni. Riscoprire il concetto di uso delle cose sostituendolo a quello di consumo. Non partecipare e non incentivare la corsa all'arricchimento individuale, spendersi per il prossimo, lottare per lavorare meno per lavorare tutti.
Se si sarà disposti e convinti a fare tutto ciò(e io me lo auguro) forse quella di ieri potrebbe essere solo la prima parte di un'avventura straordinaria verso una magnifica utopia.
D'altra parte la belleza e la forza dell'essere giovani è proprio la capacità di sognare e credere nelle utopie.

MIZIO





giovedì 13 dicembre 2018

La Giunta Zingaretti favorisce la speculazione immobiliare nei parchi naturali del Lazio.


Lo scorso 12 settembre 2018 è stato approvato, con emendamenti, l’articolo 3 della proposta di legge regionale n. 55 del 2018 sulla semplificazione amministrativa effettuata dalla Giunta regionale del Lazio, presieduta da Nicola Zingaretti, che ha modificato l’art. 26 della legge regionale Lazio n. 29/1997 e s.m.i. sulle aree naturali protette.

La modifica riguarda la procedura di approvazione dei piani dell’area naturale protetta (parchi e riserve naturali), ora impera il silenzio – assenso: “trascorsi tre mesi dall’assegnazione della proposta di piano alla commissione consiliare competente la proposta è iscritta all’ordine del giorno dell’Aula … Il Consiglio regionale si esprime entro i successivi centoventi giorni, decorsi i quali il piano s’intende approvato”.

In precedenza, la Giunta regionale, entro 90 giorni, raccoglie i necessari pareri esterni e ne formula uno complessivo, poi assegna la proposta alla Commissione consiliare competente, che – sempre entro altri 90 giorni – invia la proposta di piano all’Aula per il pronunciamento definitivo.  
In realtà, può mancare qualsiasi pronunciamento, perché è sempre previsto il silenzio – assenso.  In complessivi sette mesi di silenzio – assenso il piano dell’area naturale protetta può esser approvato senza la benchè minima discussione.
L'antica torre dell'Acquafredda

Una vera e propria autostrada amministrativa per favorire le più devastanti speculazioni immobiliari anche nei parchi e nelle riserve naturali del Lazio.
Qualche esempio: la proposta di piano della riserva naturale “Tenuta dell’Acquafredda” prevede ben 180 mila metri cubi di volumetrie “a scopo socio-sanitario” per la “valorizzazione di terreni di proprietà dell’ente ecclesiastico” Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica, il Vaticano, per capirci, mentre numerosi interventi di grave trasformazione del territorio avverranno mediante piani ambientali di miglioramento agricolo (PAMA) comprendenti impianti di compostaggio, centro di vendita ortofrutticola e nuove volumetrie (es. Quarto della Zolforatella).

L'operazione è decisamente grave sul piano politico-ambientale, ma rivela anche profili di incostituzionalità, visto che contrasta con gli articoli 12, 22 e 25 della legge n. 394/1991 e s.m.i. sulle aree naturali protette, legge quadro che vincola anche le normative regionali e che prevede la valenza di piani paesistici per i piani delle aree naturali protette, obbligando la Regione alla co-pianificazione con il Ministero dell’ambiente e con il Ministero per i beni e attività culturali.


Decima, Castello di Monte di Leva

Se la legge regionale, una volta approvata, conserverà tali aspetti, il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus rivolgerà un’istanza al Governo perché la impugni (art. 127 cost.) davanti alla Corte costituzionale per lesione delle competenze statali in materia ambientale (art. 117, comma 2°, lettera s. cost.).


Come avvenuto per i tagli boschivi nella riserva naturale “Decima – Malafede” della primavera 2018, più volte denunciati dal Gruppo d’Intervento Giuridico onlus in tutte le sedi, emergono gravi omissioni e assordanti silenzi nell’attività gestionale delle aree naturali protette del Lazio e di Roma Capitale in particolare, segno evidente che la speculazione e la difesa degli interessi particolari sia amorevolmente considerata in via trasversale fra le forze politiche.
                       
                               Gruppo d’Intervento Giuridico onlus



martedì 30 ottobre 2018

SE 12 ANNI VI SEMBRAN TROPPI!


Risultati immagini per riscaldamento globale


Gli scienziati dell' Onu hanno dato l'allarme:”12 anni per salvare il mondo”. Questo è il limite temporale per poter sperare di invertire la tendenza al riscaldamento globale che potrebbe scattare e superare il famigerato grado e mezzo arrivando ai due gradi di aumento della temperatura con conseguenze disastrose e senza possibilità di ritorno. Scioglimento dei ghiacci, innalzamento dei mari, desertificazione progressiva. Scomparsa di migliaia di specie vegetali e animali e cambiamenti complessivi e drammatici per l'accesso all'acqua e alla possibilità stessa di vita per come la conosciamo. E' vero che di allarmi del genere negli ultimi decenni ne sono stati lanciati molti e, quasi sempre l'accusa preconcetta di catastrofismo li ha depotenziati facendoli scivolare nella considerazione alla stessa stregua della storia di Pierino e il lupo.
E adesso, che sembrerebbe che il lupo sia arrivato veramente, e stia proprio dietro la porta di casa, pare quasi che la cosa non ci interessi più di tanto. E' vero che è aumentata di molto la sensibilità del singolo verso gli animali o verso la salvaguardia di piccoli o grandi porzioni di territorio da tutelare. Cose ottime, cose da sviluppare e apprezzare ma che non incidono se non in minima parte sul risultato finale. Salvare il cucciolo di cinghiale o il piccolo riccio sulla strada è cosa buona e giusta come impegnarsi per la salvaguardia del fazzoletto di verde sotto casa. Ma hanno un effetto positivo quasi esclusivamente per noi stessi e il nostro impegno ma hanno un impatto prossimo allo zero se non c'è un'attenzione pari o superiore al mantenimento dell'equilibrio ambientale complessivo. E questo, purtroppo sfugge alle possibilità, anche le più positive del singolo, ma rientrano in quelle assunzioni di coscienza e responsabilità che devono diventare collettive. Per far questo bisogna ripensare complessivamente e non settorialmente, l'organizzazione stessa della società. Ripensare la mobilità del singolo e di conseguenza, l'organizzazione del lavoro. Andare verso un lavorare meno, lavorare tutti e lavorare meglio. Ripensare il consumismo sfrenato, con i suoi ritmi infernali di produttività (crescita) malata e destinata fatalmente a infrangersi contro l'esaurimento delle fonti non rinnovabili di materie prime e la desertificazione del pianeta. Spostare le risorse ancora disponibili verso una loro redistribuzione più equa affinchè i cambiamenti necessari siano più facilmente accettati dalla gran massa. Introdurre come legge ineludibile né quella divina né tantomeno quella di mercato ma solo ed esclusivamente quella della natura e delle sue potenzialità, enormi ma non infinite, di produrre e garantire benessere e sopravvivenza a tutti se rispettata. Sviluppare cultura e conoscenza quale principale se non unico argine, all'ignoranza e all'incapacità di comprendere i processi sia sociali che naturali. Così, come sarebbe un argine alla sovrappopolazione, soprattutto nei paesi più poveri, con la valorizzazione e il riconoscimento della funzione e delle potenzialità delle donne, ancor oggi troppo limitate nel loro essere in quei paesi.
Per non parlare dell'inquinamento atmosferico e delle acque, del consumo continuo di suolo, della pesca intensiva che sta spopolando interi oceani, delle miliardi di tonnellate di plastica e altri rifiuti che contaminano e alterano equilibri biologici frutto di milioni di anni di evoluzione. Questo quadro mette paura solo a immaginarlo, figuriamoci a doverlo vivere come stiamo facendo e come tragicamente si aggraverà non tra un secolo ma già da domani. Conviene allora, come struzzi mettere la testa sotto la sabbia e fare finta che non sia così? Magari sperare in maniera fatalistica o fideistica che qualcosa cambi o, come nella famosa opera di Eduardo, tanto “Addà passà a nuttata”! La nuttata che stiamo contribuendo, con i nostri silenzi, con il nostro disinteresse a costruire non passerà, se non in tempi misurabili in secoli e solo con un'inversione totale del nostro modello di sviluppo.
Fatto un elenco e un quadro non terroristico, ma realistico, delle prospettive a breve rimane da stabilire cosa possiamo ragionevolmente fare. Diciamo che parliamo di piccole speranze, ammesso che ancora sia possibile coltivarne. Si può, ragionevolmente, pensare di operare svolte così radicali e impattanti se continuiamo ad avere come riferimenti i dati dei vari PIL dei vari paesi, del Moloch del debito pubblico, di una crescita misurata in miliardi di ore lavorate o miliardi di prodotti immessi sul mercato? Come si potrà convincere i potenti della terra (economici, finanziari e politici) a rinunciare al proprio disegno egemonico sul pianeta e sulla vita dello stesso? Non lo si potrà certo fare se guardiamo, ad esempio, a come la maggioranza degli elettori nel nord e nel sud del pianeta si sta esprimendo. Si premiano candidati e forze politiche che fanno della cementificazione, della distruzione del territorio dello sfruttamento intensivo e pronta cassa delle risorse e delle fonti energetiche non rinnovabili la propria Bibbia. I Salvini in Italia, Ii Trump in America e i Bolsorano in Brasile ne sono solo gli ultimi e più rappresentativi esponenti. Rappresentano esattamente e senza gli infingimenti cui altri ricorrono, lo spirito predatorio ed egoista del peggiore essere umano. Visione in cui si privilegia il singolo, il suo egoismo, la competizione anziché valorizzare una visione, meno gratificante per il singolo ma drammaticamente necessaria, basata su rispetto, solidarietà, equilibrio tra gli esseri umani e l'ambiente tutto.
Questo sarebbe il compito storico che toccherebbe alla sinistra e a chiunque abbia nel pensiero solidale e altruistico il faro nella propria vita.
Purtroppo è un compito storico che, a questo punto possiamo definire tranquillamente in gran parte fallito. E, con altrettanta certezza possiamo certificare che non c'è alcuna capacità o voglia di prenderne atto.
Dodici anni, ma fossero anche cento, per l'universo sono meno di un battito di ciglia. Per la Terra, i suoi abitanti e il genere umano sono l'attuale limite tra la possibilità di continuare a vivere o scegliere, invece, un suicidio collettivo.
Ad maiora!

MIZIO


domenica 23 luglio 2017

TRA INCENDI; AUTOSTRADE E......


L'Italia sta bruciando. Dove non ci sono stati roghi forse è perchè era già bruciato tanto in altre stagioni. La situazione idrica provocata dalla siccità sta assumendo connotazioni drammatiche anche in zone che finora sembravano escluse da questo problema,ad esempio, come Roma che a memoria d'uomo non aveva mai avuto problemi di approvvigionamento idrico.I danni di questa e delle altre stagioni siccitose che si susseguono con sempre maggiore frequenza li stiamo cominciando a scontare e li sconteremo sempre più negli anni a venire. Stiamo andando incontro ad una catastrofe, forse senza precedenti, e il nostro paese sembrerebbe in pole position, tra i paesi industrializzati, a dover fare i conti con i nefasti effetti del cambiamento climatico.Abbiamo firmato l' accordo di Parigi sul clima, ma già sappiamo che è un pannicello caldo e insufficiente ad affrontare la vastità del problema, con l'aggravante che non è stato sottoscritto neanche da tutti i paesi (ad es. Usa che hanno ritirato la firma). Se continueremo con questo trend non sarà solo un problema di qualche in grado in più e, quindi, di dover stare all'ombra nelle ore più calde. L'innalzamento del livello dei mari derivante dallo scioglimento dei ghiacci polari renderà inabitabili e improduttive milioni di ettari di territorio oggi coltivabile o abitato. Cambierà il clima e i paesaggi che abbiamo imparato a conoscere da millenni. Cambierà la morfologia, la vegetazione, la fauna e sicuramente cambieranno forzatamente, in peggio, le nostre abitudini e i nostri stili di vita.Oggi ci preoccupiamo dell'arrivo dei migranti dall'Africa, tra pochi decenni potremmo essere noi costretti a spostarci da un paese diventato progressivamente inospitale.I cambiamenti, l'evoluzione, le estinzioni, anche di massa, fanno parte della storia del pianeta e non saremo certo noi a poterle impedire. Quello che possiamo fare è impedire che avvengano in tempi ristretti e per nostra responsabilità..Cosa che, per altro, sta già accadendo e non solo in linea puramente ipotetica.Siamo coscienti che fare questo vuol dire mettere in discussione un intero modello di sviluppo basato sullo sfruttamento intensivo, dell'ambiente, delle materie prime e anche degli esseri umani. Questo modello nelle sue varie versioni possiamo ricondurlo tranquillamente sotto un'unica denominazione: modello capitalista.Anche per questo non può essere sufficiente una semplice operazione di maquillage ad un modello ormai paragonabile ad un organismo che finirà per divorare se stesso. Un pò come il serpente di questa simpatica storiella zen. 
"Come si uccide un serpente? 
Il serpente è ghiotto di marmellata di albicocche. Si spalma la marmellata sulla schiena del serpente dal labbro superiore alla coda. Il serpente comincia a mangiarsi dalla coda e quando ha mangiato anche la testa l'avrai sterminato."
Appare, quindi non importante, ma fondamentale che si costituisca anche politicamente e socialmente un fronte che faccia argine a questa follia e che si manifesti ovunque ci sia la possibilità di impedire scempi o semplicemente continuare come nulla fosse. Per fare un esempio piccolo ma indicativo. E' in dirittura d'arrivo l'apertura dei cantieri della famigerata autostrada Roma Latina. A parte qualche sporadica e isolata manifestazione contraria, la stragrande maggioranza si disinteressa della questione e molti addirittura fanno addirittura il tifo affinchè si faccia in fretta.E, in questo caso non si tratta neanche della vecchia questione dell'uovo e della gallina, perchè l'autostrada oggi non è certo avere l'uovo subito ma è sicuramente non avere la gallina domani. Gallina rappresentata da territori, già compromessi, che verranno tolti per sempre dalla possibilità di essere goduti dai più e di poter svolgere il loro compito regolatore e di protezione. Ettari di zone protette e di pregio naturalistico devastati, ettari di produzione agricola resi improduttivi, centinaia di aziende danneggiate o addirittura fatte chiudere. Centinaia di posti di lavoro a rischio nel lungo termine. Sarà un' autostrada il cui scopo sociale sarà il profitto di alcuni a scapito del bene collettivo e dei poveri utenti che saranno costretti a pagare. Quando mai si sono visti 14 caselli su 50 km di autostrada? 
La semplice messa in sicurezza della Pontina, evidentemente non è affare appetibile.Qualcuno ancora per giustificare l'opera fa finta di credere alla favoletta dei capitali privati Sono pronto a scommettere che il capitale pubblico alla fine sarà la parte maggiore dell'investimento o, comunque sarà superiore a quello della semplice sistemazione della strada esistente o, ma è un sogno alla costruzione finalmente della metropolitana leggera tra Roma e Pomezia, progettata da decenni , o al raddoppio della linea Roma-Nettuno.E, in ogni caso, dopo aver visto i miliardi utilizzati per salvare le banche , quelli utilizzati per gli F35, quelli per le missioni militari in giro per il mondo, non credo di essere più disposto ad accettare la scusa del "non ci sono fondi sufficienti" . Ci dobbiamo rendere conto che di fronte a certe situazioni, con il disastro incombente di cui si parlava all'inizio, non esiste ragion di stato e tantomeno del privato, che giustifichi il consumo, lo sfruttamento del territorio, l'avvelenamento delle risorse idriche, l'impoverimento e l'inquinamento dei mari e dei fiumi. Anzi va incentivato il ripristino ambientale di tutte quelle zone inquinate e devastate. Ormai ogni metro quadro di territorio è da difendere come il più prezioso dei beni di famiglia. Perchè da quello che saremo in grado di lasciare alle generazioni successive dipenderà la stessa possibilità di sopravvivenza del genere umano. Sembra argomento abbastanza convincente, o no?

MIZIO

venerdì 26 agosto 2016

TERREMOTI NECESSARI

Risultati immagini per terremoto amatrice

Abbiamo riempito l’Italia di asfalto e cemento, abbiamo bucato, traforato, deviato fiumi, espropriato, distrutto, prosciugato sorgenti, creato laghi, cancellato panorami, coste e montagne. Il tutto snobbando con un’alzata di sopracciglio, le proteste, le perplessità, le esigenze di chi in quei luoghi ha convissuto per secoli con rispetto e all’interno di un rapporto equilibrato con l’ambiente circostante. 
Non è la nostalgica riproposizione dei bei tempi andati o del buon selvaggio capace di convivere con la natura e i suoi rischi. Perché i terremoti, anche distruttivi, ci sono sempre stati, come alluvioni e inondazioni. Fenomeni che non si potevano (e non si possono ) prevedere né fermare. Quello che possiamo fare, grazie alle moderne tecnologie e alle conoscenze acquisite nel corso dei secoli da ricerca e scienza, è di utilizzarle al meglio per la prevenzione, lo studio e la salvaguardia di comunità umane e naturali.
Oltre l’impatto devastante con rischi non sufficientemente considerati delle cosiddette grandi opere “indispensabili” quanti miliardi di euro costeranno? Tutte risorse che andranno a pesare, insieme ai danni ambientali, in un bilancio futuro come saldo negativo in termini sia economici che sociali. 
Anche l’ONU ci fa sapere che l’Italia è in ultima posizione in quanto a prevenzione, strutture e adeguamenti per la sicurezza del territorio. Mentre siamo sicuramente all’avanguardia per linee Alta velocità, rete autostradale, cattedrali e opere inutili progettate e costruite per i grandi eventi.
L’Italia, che si dimostra straordinariamente solidale e generosa in occasioni tragiche, è però incapace di controllare e amministrare  il quotidiano. Per guadagnare 5 minuti tra Roma e Milano non ci si ferma neanche di fronte il rischio di provocare potenziali danni in città come Firenze.
Italia, paese dalla natura e dal patrimonio artistico tanto preziosi e straordinari quanto ignorati e fragili, non può e non deve permettersi distrazioni o delegare ad un ipotetico futuro la presa di coscienza di tale realtà e la necessità di scelte conseguenti.
Introdurre nel sentimento e nelle coscienze colletive, prima ancora che nelle regole scritte, che gli aspetti economici, gli interessi finanziari non potranno e non dovranno mai avere la prevalenza rispetto la salvaguardia e la messa in sicurezza del territorio, delle comunità che le abitano e della stessa vita umana.
Ma, si dirà, il debito pubblico, gli accordi con l’Europa da rispettare, il fiscal compact che ha strangolato gli enti locali, come si fa, dove troviamo le risorse.
Ecco il punto focale attorno il quale, anche se si vuol far finta di niente, ruota tutto il discorso e ritroviamo il bandolo della matassa.
I soldi si trovano e ci sono solo per quelle opere che garantiscono , speculazioni e salvaguardano interessi che ricadono nell’immediato e limitatamente ad alcuni soggetti. Quei, come li definisco io, “lor signori”, che con argomentazioni supportate dagli "Azzeccagarbugli” di turno, tentano (riuscendoci) di convincerci che sono opere necessarie per lo sviluppo e la modernizzazione del paese oltre che per creare posti di lavoro, anche se precario e limitato nel tempo.
Gli stessi che sono i guardiani degli interessi finanziari e speculativi della nuova economia globale che salvaguarda i profitti, il libero scambio di merci al più basso costo possibile, bypassando esigenze vitali di singoli e di interi popoli. Gli stessi che considerano moralmente accettabile il sacrificio di migliaia di esseri umani in guerre “umanitarie”. Che obbligano milioni di uomini e donne a migrazioni bibliche per sfuggire a guerre e fame e farli, poi, finire ammassati e sfruttati in lager ai margini delle ricche e accoglienti democrazie.
Si dirà che c’entra tutto questo con i terremoti?
C’entra come c’entrano tutte le altre migliaia di cose che non vanno nella nostra moderna società. C’entra e c’entrano tutte quelle speculazioni e quei condizionamenti che ci portano a giustificare e a considerare prioritario l’interesse economico, piuttosto che gli interessi della sopravvivenza e salvaguardia del pianeta e dell’umanità.
Non aspettiamoci che questa presa di coscienza, che questa inversione di tendenza parta da lor signori o dall'alto. Deve maturare, crescere all’interno di ognuno di noi che senta questa esigenza.E, conseguentemente, maturare la convinzione e la necessità di trasformarla, con azioni e prese di posizioni, in qualcosa di visibile e tangibile. Ognuno nel proprio ambito sia esso politico, sociale, religioso, filosofico, morale.
Siamo vigili e presenti laddove questi pericoli si manifestano e si concretizzano, si sensibilizzi il proprio parente, il vicino di casa, si rompa le scatole al politico, all’amministratore locale, al professionista che dovrà decidere o attuare determinate cose.

Se i terremoti, le alluvioni  non si possono prevedere, si possono sicuramente limitare i danni e salvaguardare vite umane, città, borghi e territori con scelte politiche, economiche, di prevenzione e di salvaguardia ma soprattutto con una presa di coscienza, singola e collettiva che dia vita a un terremoto politico e sociale tanto auspicabile quanto necessario.
Ad maiora

MIZIO

martedì 1 dicembre 2015

DISASTRO AMBIENTALE IN BRASILE. PEGGIO DI CHERNOBYL

Purtroppo continuano a giungere conferme su quello che potrebbe essere il peggior disastro ambientale dell'America Latina e tra i peggiori anche per l'Atlantico meridionale, un evento già trattato in un articolo del 24 Novembre (leggi) su cui vi diamo qualche altro ragguaglio. Il 5 Novembre scorso in Brasile due dighe contenenti vari milioni di rifiuti di scarto da operazioni minerarie sono crollate.

Uccelli che sorvolano la marea tossica

A quanto pare i responsabili sarebbero la ditta anglo-australiana Bhp Billiton e la brasiliana Vale, entrambi colossi delle miniere. Secondo quanto riportato, parte la responsabilità sarebbe da imputare alle gravi inadempienze in termini di manutenzione e sicurezza operate dalle ditte: nessun piano di evacuazione, nessun protocollo per far fronte alle emergenze. Un disastro annunciato, visto che l'ultimo rapporto che denunciava i rischi delle dighe-rifiuti risale al 2013.
La fanghiglia tossica ha causato la morte di 17 persone e costretto altre centinaia ad abbandonare le proprie abitazioni. Sessanta milioni di metri cubi, finiti nel Rio Doce che dopo aver contaminato tutto quello che incontravano sul loro percorso il 22 Novembre scorso hanno raggiunto l'Atlantico. Tra le principali vittime di questo disastro ci sono gli indiani Krenak, il popolo indigeno che vive sulle rive del fiume contaminato. Il fango è dappertutto, e avvolge pesci ed altri animali morti.

Ma il peggio dovrà ancora arrivare, lo sversamento nell'oceano atlantico di questo fango altamente velenoso avrà un impatto ambientale equivalente alla contaminazione di una foresta tropicale delle dimensione del Pantanal brasiliano, hanno spiegato gli esperti, e potrebbero volerci 100 anni per ritornare a una situazione di normalità. Un disastro di proporzioni mondiali 
Carlo Migliore.


martedì 23 giugno 2015

L'UOMO DELL'ACQUA

waterman

Lo hanno soprannominato "Waterman of India" per il suo prezioso contributo nel rendere disponibile l'acqua alle popolazioni di centinaia di villaggi. Vivere lontani dalle fonti d'acqua potabile significa percorrere chilometri ogni giorno per raggiungere l'oro blu, un compito molto pesante che di solito viene affidato alle donne.
Ma Rajendra Singh ha deciso di mettersi in gioco per fare la differenza. Nello stato del Rajastan è considerato un vero e proprio eroe perché da solo è riuscito a riportare acqua in cinque fiumi che risultavano a secco da decenni.
Dopo la laurea in medicina ayurvedica, Singh nel 1985 si trasferì nel quartiere di Alwar Rajastan con l'intenzione di dedicarsi all'agricoltura per occuparsi di guarigione non soltanto rispetto al popolo indiano ma anche per quanto riguarda l'ecosistema sofferente di quella regione semi-arida.
Singh aveva notato che la popolazione della zona stava diminuendo e che la maggior parte degli abitanti del villaggio avevano lasciato le loro case dopo che il fiume Arvari si era prosciugato negli anni Quaranta. Spinto da un forte desiderio di aiutare gli abitanti del villaggio, si assunse il compito di riportare l'acqua in quelle terre.
Per compiere la propria missione ha elaborato una strategia unica attingendo alle conoscenze antiche indiane di geologia, idrologia e ecologia. Ha introdotto il concetto di "johads", dei serbatoi di stoccaggio dell'acqua piovana costruiti in pietra o con altri materiali disponibili. Questi serbatoi sono serviti per ricostruire i livelli d'acqua sotterranea e superficiale in fiumi e torrenti.
L'acqua raccolta durante la stagione delle piogge, grazie a questi serbatoi, può essere utilizzata dalle popolazioni dei villaggi per tutto il resto dell'anno. Inoltre l'acqua immagazzinata filtra lentamente nel terreno e va a riempire le falde acquifere.
Ha in seguito costruito delle dighe su piccoli fiumi e torrenti. Queste dighe non fermano completamente il flusso d'acqua ma formano laghetti che gli abitanti possono usare per le proprie esigenze. L'acqua in eccesso continua a scorrere a valle.
Nel corso degli anni la sua strategia ha funzionato. L'acqua catturata dai johads durante i monsoni ha potuto colmare le falde acquifere per la fornitura locale di acqua potabile e ha aiutato a rinverdire la vegetazione di oltre 1000 villaggi.
Il fiume Arvari è tornato in vita insieme ad altri quattro fiumi della regione. La copertura forestale della zona è aumentata del 33%. Le persone che avevano abbandonato i villaggi lentamente hanno iniziato a fare ritorno a casa, al loro stile di vita tradizionale.

L'aver riportato in vita un fiume che risultava prosciugato da decenni, grazie a strumenti rudimentali, è considerato un vero e proprio miracolo della vita reale. Ispirato dal successo ottenuto, Singh ha fondato l'organizzazione no-profit Tarun Bharat Sangh (TBS), attraverso la quale aiuta migliaia di persone a risolvere i problemi di scarsità d'acqua. Dal 1980, TBS ha costruito oltre 4500 johads che raccolgono l'acqua piovana in oltre 850 villaggi in 11 distretti in India.

giovedì 26 marzo 2015

CAPOCOTTA: UNA FORESTA DA SALVARE

La Riserva Naturale di Decima Malfede è di nuovo a rischio

Risultati immagini per foresta capocotta

di Laura Roxana Neamtu


Sono vivamente preoccupati gli ambientalisti per il destino della Riserva di Decima Malafede: lo scorso 20 gennaio con una delibera approvata dal Commissario Straordinario Livio Proietti, RomaNatura ha deciso di recidere il contratto di locazione del bosco denominato “Macchia di Capocotta”, che fa

parte della Riserva Naturale di Decima Malafede, la più grande delle aree protette dall’ente RomaNatura. L’affitto era stato stipulato dai precedenti consigli direttivi dell’ente per tutelare lo straordinario valore di questo bosco e metterlo al riparo da rischi di taglio e speculazione, ma il commissario Livio Proietti, nominato dalla Polverini commissario straordinario di Romanatura ha rescisso il contratto di affitto, dando come motivazione la necessità del risparmio.


La Macchia di Capocotta, estesa oltre 150 ettari, è il bosco di querce meglio conservato della Riserva di Decima Malafede e al suo interno vi si trova il l’unico stagno permanente della Riserva ( in questi ultimi anni è diventato stagionale, con danni gravi per la produzione degli anfibi), oltre alle numerose specie animali. Marco Antonini, ambientalista ed ex presidente di WWF Lazio denuncia l’atto di RomaNatura, che rischia di mettere in serio pericolo la “Macchia di Capocotta”, sollevando dubbi su quello che sarà il destino del bosco. A maggior ragione se si considera che la Riserva Naturale di Decima Malafede, che si estende su circa 62 kmq tra la Via Pontina e la Via Laurentina, secondo Antonini già sta subendo attacchi vari mediante “tagli boschivi non autorizzati, inquinamento dei corsi d’acqua, fogne abusive, per non parlare delle numerose costruzioni edilizie invadenti ( Campus Biomedico alla Selcetta, le nuove costruzioni alla Perna, il parco divertimenti a Castel Romano ecc..). Rimane quindi da vedere anche che fine farà il prezioso bosco di Capocotta..”






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Un video sulla Macchia di Capocotta

Clicca qui per il video di Marco De Silvi
"Oggi con l'amico reporter Luca alla Foresta di Capocotta, tanto dolore nel vedere un simile scempio!! La Forestale sul posto stava controllando i tagli, forse grazie alla vostra indignazione!!! Non possiamo permettere un simile disastro!!" commento dell'autore del video


http://riservadecima-malafede.blogspot.it/