domenica 13 agosto 2023

Michela, la morte e noi

Riflessioni a freddo.
E' morta Michela Murgia. Si sapeva che fosse solo questione di tempo, grazie proprio a lei. Ma quando poi l'evento si materializza, il dispiacere sembra, comunque, il sentimento più naturale. Cosa testimoniata anche dalle migliaia di ricordi, omaggi, citazioni, esaltazioni da parte del mondo dei media, della politica e dei social. Sono sincero, di lei conoscevo poco se non quella vis polemica ruvida, plateale, e spesso anche politicamente scorretta, che non mascherava ed esibiva anzi, nei dibattiti televisivi o nei suoi interventi scritti. Non ne ho mai letto un libro, anche se ne ho sentito parlare molto e, forse colpevolmente, non ne ho neanche sentito l'esigenza. Credo mi bastasse quel poco che vedevo per incasellarla in una dimensione politica e sociale, parallela, ma distante emotivamente dal mio sentire. Un po' quello che è successo e che coerentemente ha applicato anche al suo ultimo passaggio su questa terra. La morte e il suo approcciarsi cosciente e razionale utilizzato ed esibito senza veli, per rafforzare il suo status di intellettuale e personaggio scomodo ma patrimonio collettivo. Molti hanno visto in ciò un portarsi avanti anche nell'approccio alla morte facendone oggetto di discussione e confronto pubblico senza ipocrite censure. Assolvendo, anche in questo caso a quel ruolo dissacratore e critico che ne ha caratterizzato la sua dimensione pubblica. Sappiamo quanto, nella moderna società, l'argomento sia tabù e relegato, quasi sempre ad una dimensione intima, privata e limitata nello spazio temporale. Questo suo buttarla sul tappeto mediatico senza censure e infingimenti è sembrato un porsi all'avanguardia anche in questo caso,rompendo i normali schemi attesi o accettati. .Per me, invece, tale scelta anche se veicolata attraverso i moderni mezzi di comunicazione e, utilizzata consapevolmente come momento di denuncia di limiti esistenziali ancora presenti (Il suo matrimonio lo testimonia), rappresenta un momento e un atto cosciente di recupero. Un voltarsi indietro per non disperdere quel legame affettivo, culturale ed emotivo che lega le generazioni attraverso il tempo. Nella cultura rurale e contadina di cui tutti noi, più o meno siamo figli, la morte non era argomento , individuale e geloso. La vita (forzata da oggettive condizioni certo) era vissuta all'insegna della condivisione con l'intera comunità, piccola o grande che fosse, di appartenenza. Lo era la nascita e lo era logicamente, ancor di più la fine e tutto quello che, tra questi due estremi, fosse nel mezzo. Ecco la scelta di Michela riporta, non so quanto coscientemente, a quel vivere condiviso e pubblico senza ipocrisie, anche dell' ultimo sacro atto. Atto che la moderna società tenta costantemente, di nascondere o ignorare, se non per questioni di mera cronaca o freddamente statistici . Anche se poi, curiosamente, la spettacolarizzazione dell'evento morte, per alcuni personaggi, ne sembra sconfessare questa interpretazione. Ma in quei casi sembra più la necessità di spettacolizzare l'evento e mettere in evidenza la propria presenza omaggiando mediaticamente il protagonista, piuttosto che una scelta di condivisione collettiva o di accettazione di un passaggio naturale. Cosa che, invece, credo sia presente nelle scelte di Michela e nel suo approcciarsi all'evento contaminando con l'antica naturalezza il suo mondo. Che, nello specifico, trattasi di un universo allargato dalla fama e notorietà. Hanno quindi meno o più valore le sue posizioni e le sue battaglie? Diventano più o meno giuste se inquadrate nell'ottica di quest'ultima scelta? E come posizionare il tutto, compreso il rito cattolico con cui ha scelto di salutare, se non come un ribadire quel legame, affettivo, oltre che simbolico con quel mondo ancestrale che, nonostante le asperità e le ruvidezze, continuava, evidentemente, a vivere in lei? Come credo continui a vivere in chiunque si ponga il problema e il dubbio del giusto o meno. Se non lo fsi fa consapevoli di quale sia il nostro posto nel mondo e quello da cui si proviene, difficilmente si riuscirà ad essere credibili e a rappresentare qualcosa che vada appena al di là del nostro piccolo esistere individuale. Chè poi, come nel caso della Michela possono anche essere parallele e non tangenti, ma più o meno apprezzabili e funzionali per ciò che hanno rappresentato.