lunedì 21 dicembre 2015

LA SOCIETA' BINARIA


In informatica il sistema binario è utilizzato per la rappresentazione interna dell'informazione dalla quasi totalità degli elaboratori elettronici, in quanto le caratteristiche fisiche dei circuiti digitali rendono particolarmente conveniente la gestione di due soli valori, rappresentati fisicamente da due diversi livelli di tensione elettrica. Tali valori assumono convenzionalmente il significato numerico di 0 e 1 o quelli di vero e falso della logica booleana. (Wikipedia)

Il “semplice” sistema binario, quindi, è applicato per il miglior funzionamento possibile (se non l’unico) dei congegni più complessi e sofisticati che la mente umana abbia mai generato i computers. Dal primo più elementare giochino elettronico  al più sofisticato e avanzato sistema informatico studiato per la gestione, magari, di complesse missioni spaziali, tutto funziona grazie alla più banale delle scelte si o no. Pur nell’enorme complessità del sistema per il suo corretto funzionamento non è previsto il “ma”, il “però”, il “se”, ma solo e semplicemente il si o il no.
Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno” veniva già affermato duemila e più anni fa  (non stupisca questa citazione, molte verità sono contenute già da millenni in testi sacri o filosofici  e la Bibbia non fa eccezione, al di là delle responsabilità della Chiesa e delle religioni in genere).
E’ stata la smodata sete di potere, la voglia prevalente dell’egoismo, l’istaurarsi di sistemi di potere sempre più sottilmente complessi e sofisticati per giustificare le ingiustificabili ingiustizie e prepotenze, che hanno reso apparentemente complesso, di difficile lettura e di ancor più difficile soluzione la situazione attuale e anche molte di quelle passate.
La complessità, ce lo insegna la storia, è funzionale e strumentale al potere. Sentiamo costantemente e assistiamo ammaliati e spesso confusi, a dotte e complesse lucubrazioni che ci portano a condividere l’dea che il mondo è complesso e complesse non possono che essere anche  le eventuali soluzioni, ma ne siamo proprio sicuri?
Complesse sono certamente le ricerche che studiano le varie malattie, le metodologie per affrontare i problemi climatici, le tecniche per ridurre l’impatto devastante delle attività umane sull’ambiente, ma decisamente meno complesse, basta volerlo, sono quelle per la risoluzione dei problemi legati alla giustizia e all’eguaglianza, che sono poi i temi fondamentali della vita e della società. C’è la fame nel mondo? Certamente si. Ci sarebbe cibo sufficiente per tutti? Altrettanto sicuramente si. Allora cosa impedisce la risoluzione di questo come di altri problemi apparentemente insolubili? L’dea erronea che siano complessi e quindi irrisolvibili o quasi. Ma se adottassimo lo schema binario ci si accorgerebbe che diverrebbero affrontabili. Cominciamo a usarlo. Usiamo come scelta di partenza quella  tra giusto e ingiusto, proseguiamo con utile e inutile , possibile e impossibile e via via proseguendo con lo stesso sistema si arriverebbe sicuramente ad una soluzione logica e attuabile. Cos’è allora che rende difficile se non impossibile l’adottare tale sistema? Quello cui si accennava prima la smania del potere, quasi fine a se stesso, una visione del mondo che dà per scontato che ci debbano essere classi, caste e interi popoli  subalterni e dannati a prescindere. Quindi il primo, e forse unico, criterio per la scelta iniziale è: questo sistema è giusto o ingiusto? In base alla risposta, per me e per molti altri scontata, avremo le scelte conseguenti. C’è bisogno di essere ideologizzati o schierati apertamente per fare ciò? Non necessariamente, è sufficiente considerare inaccettabili le ingiustizie e le sofferenze di chiunque.
Molti, forse troppi, di quelli che si pongono l’obiettivo del cambiamento si lasciano trascinare, coscientemente o meno, in analisi e discussioni che fanno della fumosità e della complessità il proprio asse portante, beandosi e gratificandosi dell’ammirazione suscitata da fedeli sostenitori, ma che poi, poco o nulla, portano in dote alla causa che si vorrebbe rappresentare.
Molto spesso la semplicità viene accostata alla banalità, niente di più erroneo, tolti i campi dello scibile umano cui si accennava prima la vita si racchiude, fondamentalmente, in poche e semplici cose. Sono le stesse cui i grandi del passato e del presente, siano essi filosofi, mistici, artisti ci riportano costantemente.
E che ci riportano alla fine, a quella scontata, ma grande, verità che, la vera e unica rivoluzione che conta è quella che facciamo in noi stessi, l’altra, quella della società, ne sarà una logica e semplice conseguenza.
Ad maiora


MIZIO   

martedì 1 dicembre 2015

DISASTRO AMBIENTALE IN BRASILE. PEGGIO DI CHERNOBYL

Purtroppo continuano a giungere conferme su quello che potrebbe essere il peggior disastro ambientale dell'America Latina e tra i peggiori anche per l'Atlantico meridionale, un evento già trattato in un articolo del 24 Novembre (leggi) su cui vi diamo qualche altro ragguaglio. Il 5 Novembre scorso in Brasile due dighe contenenti vari milioni di rifiuti di scarto da operazioni minerarie sono crollate.

Uccelli che sorvolano la marea tossica

A quanto pare i responsabili sarebbero la ditta anglo-australiana Bhp Billiton e la brasiliana Vale, entrambi colossi delle miniere. Secondo quanto riportato, parte la responsabilità sarebbe da imputare alle gravi inadempienze in termini di manutenzione e sicurezza operate dalle ditte: nessun piano di evacuazione, nessun protocollo per far fronte alle emergenze. Un disastro annunciato, visto che l'ultimo rapporto che denunciava i rischi delle dighe-rifiuti risale al 2013.
La fanghiglia tossica ha causato la morte di 17 persone e costretto altre centinaia ad abbandonare le proprie abitazioni. Sessanta milioni di metri cubi, finiti nel Rio Doce che dopo aver contaminato tutto quello che incontravano sul loro percorso il 22 Novembre scorso hanno raggiunto l'Atlantico. Tra le principali vittime di questo disastro ci sono gli indiani Krenak, il popolo indigeno che vive sulle rive del fiume contaminato. Il fango è dappertutto, e avvolge pesci ed altri animali morti.

Ma il peggio dovrà ancora arrivare, lo sversamento nell'oceano atlantico di questo fango altamente velenoso avrà un impatto ambientale equivalente alla contaminazione di una foresta tropicale delle dimensione del Pantanal brasiliano, hanno spiegato gli esperti, e potrebbero volerci 100 anni per ritornare a una situazione di normalità. Un disastro di proporzioni mondiali 
Carlo Migliore.