lunedì 18 giugno 2012

I CONTESTATORI DEL WEEK END




E’ prassi ormai consolidata, quella dei sindacati confederali, indire manifestazioni contro le politiche anti-operaie e anti-popolari nei week-end, meglio ancora se d’estate…c’è il bel tempo ed una passeggiatina non fa male a nessuno.
Sono dimenticati i giorni nei quali, per ottenere che venissero rispettati i diritti e la democrazia sui posti di lavoro, si riempivano le piazze bloccando lavoro e paese. Più di un governo nazionale traballava, più di un governo nazionale era costretto a fare i conti con un popolo e con un sindacato che non si limitava alla semplice passerella di odierno costume, ma partecipava ad ogni fase della vita politica, alle decisioni da prendere, costruiva il dissenso e le proposte alternative, senza mai mollare…senza utilizzare i comizi solo come sfogo collettivo.
Ora si torna nelle proprie stanze sindacali pronti a  firmare il giorno successivo, da semplici travet, accordi a perdere in ogni azienda e realtà del paese…o si è disposti a licenziare quei propri funzionari non allineati, approfittando del fatto che l’art.18 è totalmente sconosciuto da quelle parti.
200.000 hanno sfilato per le strade di Roma al grido “più lavoro, più sviluppo, più occupazione”… le tre paroline magiche che dicono tutto e non dicono nulla…dicono tutto perché sono la base della crescita di una società, non dicono nulla perché assenti le condizioni entro le quali il lavoro, lo sviluppo e l’occupazione debbano crescere.
C’è la Fiat che da l’esempio. Gli accordi firmati da Cisl e Uil hanno sinora portato a migliaia di cassintegrati, alla chiusura dell’impianto di Termini Imerese, a condizioni di lavoro preistoriche e a prospettive che portano in un’unica direzione…il progressivo disimpegno dell’azienda torinese…ormai concentrata su altri obiettivi.
L’aumento record della disoccupazione e della cassa integrazione, il depauperamento degli stipendi degli operai, l’aumento delle tasse e dei beni di prima necessità, le morti sul lavoro, sono i drammi che stravolgono, oggi, la vita di migliaia di famiglie
Tutte questioni che impongono una risposta come quella che si è vista nelle piazze greche, spagnole, financo tedesche…ma i “nostri” preferiscono il famoso tavolo della trattativa…le interviste televisive…il controllo dei fondi pensione dei lavoratori, le poltrone nei consigli di amministrazione delle banche (Unipol), i caf e le agenzie per il lavoro (quelle interinali)…e una bella passeggiata al sole durante il week-end!
Come si può “trattare” con una Fornero che, dall’alto della sua cultura “tecnica”, concepisce il lavoro come un “piacere” da dover pagare a caro prezzo o interloquire con un Ichino che, con la casacca PD, ha speso la sua vita e il suo tempo a studiare come mortificare i diritti e il futuro di chi lavora senza prima aver riequilibrato la “bilancia” dei rapporti sociali portando la propria forza in piazza e nelle proposte alternative?
E’ chiaro che al tavolo della concertazione tra le parti “asociali” del nostro paese la sedia di chi lavora, di chi è disoccupato, di chi è pensionato continua a mancare.
 il Pasquino

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