L’Italia dello spread e dei governi tecnici è uno strano
paese, dove un allenatore che tira un paio di cazzotti al proprio giocatore che
lo ha schernito, viene additato come becero violento e licenziato seduta
stante, ma un poliziotto che bastona a sangue una donna che giace a terra indifesa, violento
non lo è, anzi si propone per ricevere una promozione. Un paese confuso e
confusionario, abbarbicato sui cortocircuiti logici, dove spesso vince chi urla
più forte, ma se urli dalla parte sbagliata ti verrà prontamente fatto notare
come sia vietato alzare la voce. Un paese dove giovani e meno giovani
marciscono da mesi nelle patrie galere, per aver fatto una scritta su un muro o
partecipato ad una manifestazione, ma chi in galera dovrebbe andarci sul serio,
per avere ammazzato, rubato o stuprato, spesso riesce a farla franca sgusciando
fra le maglie arrugginite della macchina della giustizia.
In questo clima un po’ così, a metà fra una commedia
grottesca e un festival degli orrori, non poteva certo mancare qualche
tombarolo che riesumasse la mummia del terrorismo degli anni di piombo, per
agitarla con furia belluina dinanzi agli occhi del “popolo”, vaticinando
violenze e violenze e sventure senza fine…….
fingendo d’ignorare che in Italia le violenze e le sventure
reali sono già sufficienti per indurre almeno tre persone al giorno a cercare
la “salvezza” nell’aldilà, mentre durante gli anni di piombo non accadeva nulla
di simile.
Chi se non Giorgio Napolitano, il presidente che ha
costruito un golpe nel breve tempo che intercorre fra un’alba e un tramonto,
avrebbe mai potuto rendersi interprete migliore di un simile teatrino di
cattivo gusto?
“La tragedia degli anni di piombo non si ripeterà” e “non ci
faremo intimidire dal terrorismo” ha tuonato stamani con fare autoritario
l’uomo che tira le fila di questa colonia gestita dai banchieri, pur travestito
da vecchio barbogio dai toni paternalistici. Per poi aggiungere "La
risposta deve essere categorica, quanti vanno su quella strada sono dei
perdenti, non si illudano di sfidare lo Stato" e "Non ci sono ragioni
di dissenso politico e tensione sociale, che possano giustificare ribellismi,
illegalismi, forme di ricorso alla forza destinate a sfociare in atti di
terrorismo".
Tutta questa filippica e questo scomposto agitare spettri e
urne cinerarie di un tempo che fu, prende spunto dal ferimento del manager
Ansaldo Roberto Adinolfi, avvenuto a Genova qualche giorno fa, che stando ad
alcune ipotesi ventilate dagli acquirenti potrebbe avere una matrice
terroristica. Matrice terroristica (qualcuno è arrivato perfino a resuscitare
le immarcescibili Brigate Rosse) ancora tutta da dimostrare, ma avvalorata
secondo i giornalisti nostrani da una dichiarazione “di solidarietà” comparsa
su internet a firma GAP, dove in nostalgico linguaggio anni 70 si attaccano
Monti e il capitalismo, menzionando oltre al ferimento del manager Ansaldo
anche quello dell’assessore UDC Alberto Musy, avvenuto a Torino qualche mese fa
e finora considerato dagli inquirenti un caso legato alla sfera personale dello
stesso Musy e al suo mestiere di avvocato.
La sensazione preponderante è quella che Napolitano stia
cavalcando il fantasma dell’eversione solamente per intorbidire le acque e
sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi reali del paese. Niente
esclude però che il disegno possa essere un poco più complesso ed il
“terrorismo” venga coltivato con cura da chi gestisce il potere, per usarlo
qualora il paese iniziasse a mostrare un qualche timido segnale di risveglio.
Comunque niente paura, lo stato è solido e continua ad
essere un punto di riferimento e una sorgente di fiducia per il nostro comune
futuro, come Napolitano ci ricorda amabilmente, anche se di fiducia nel futuro
in giro, fra un suicidio e l’altro, se ne vede davvero pochina, ma come ha
detto ieri Mario Monti, i responsabili di quanto sta accadendo vanno cercati
altrove, meglio se fra i fantasmi di un tempo che fu.
Marco Cedolin
http://ilcorrosivo.blogspot.it
Marco Cedolin
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