giovedì 9 novembre 2023

IMPOTENZA

Ho passato anni a cercare di decifrare quale fosse il sentimento prevalente che, in una qualche misura, fosse capace di agire nel personale intimo più profondo. Quel non luogo dove dovrebbe farla da padrona ciò che definiamo coscienza. Quel substrato caratteriale, ereditario e culturale già preesistente in ognuno di noi che viene progressivamente, alimentato, arricchito e reso intelligibile negli anni attraverso le diverse esperienze della vita. Per molto tempo ho pensato che i sentimenti prevalenti fossero la rabbia, o meglio, il rancore. Il senso di insopportabilita' dell'ingiustizia e la ricerca di un'etica e di una dirittura morale che potesse rendere credibile scelte e azioni conseguenti. Poi, nello scorrere del tempo, si è aggiunto il senso di vuoto, la delusione, l'incapacità di accettare prima ancora di quella per capire di tante situazioni. La strenua, anche se impari, lotta per non abbandonarsi alla rassegnazione e alla sconfitta personale, oltre che storica e ideale. Quindi all'interno del personalissimo eremo esistenziale, in cui ognuno di noi si rifugge per provare a capire e ritrovarsi, improvvisamente appare il tutto molto più chiaro. Il sentimento prevalente che ha accompagnato la mia vita, pur nella differente scala d'importanza e relativa percezione, è stato sempre fondamentalmente quello dell'impotenza. La consapevolezza che, nonostante l'impegno e le buone intenzioni, il tutto fosse intangibile, immutabile e anzi, peggiorato nel tempo. Con relativa conseguente frustrazione esistenziale e il rinchiudersi, per sopravvivere, in recinti più stretti ma più comprensibili e compatibili con il resto della vita. Vita che, nonostante noi e per fortuna, continua a scorrere a prescindere. Soprattutto per chi ci è, nonostante tutto, più vicino. Impotenza quindi, che spiega meglio, e più di mille elucubrazioni, il mio ripetuto allontanarsi da situazioni che non condividevo, non capivo e non riuscivo a far diventare e sentire mie fino in fondo, nonostante una certa e sincera disponibilità. E nell'affermare ciò, non ne esalto certo una sua valenza positiva, che pur potrebbe ritrovarsi, ma ne certifico la sua (credo) quasi definitiva vittoria. Vittoria non facile, non riconosciuta, non accettata per molto tempo. Ma come arrivano implacabili le varie stagioni della vita, arriva pure quella della necessaria consapevolezza. Quella presa di coscienza che rende chiaro e leggibile ciò che sembrava, fino ad un certo momento, incomprensibile o inaccettabile. Però, a differenza di altri sentimenti, quello dell'impotenza rispetto il proprio ruolo nella vita e nella società, può essere combattuto e relegato in un cantuccio. A patto di rimanere, pur nello scetticismo complessivo, parzialmente aperti e disponibili a qualsiasi novità dovesse smuovere curiosità, interesse per i suoi presupposti e le sue potenzialità. MiZIO

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