giovedì 26 luglio 2012

CERTO CHE SEI "STRANO"!



Certo, andare contro il pensiero corrente, è scomodo e facilmente dà diritto alla  patente di "strano". E' persino ovvio che ad affibbiare tale giudizio possano essere coloro che hanno da tempo mandato il cervello all'ammasso e si beano asetticamente felici nello status quo delle  verità ufficiali, ma che, a considerare "strano" chi trae conseguenze logiche e razionali dall'analisi delle dinamiche politico-sociali, siano i compagni di strada e di avventura è perlomeno curioso.
Si dirà: queste sono le naturali differenze che esistono tra gli esseri umani, e ciò è indubbiamente vero anzi, guai se così non fosse, ciò che disturba e rende la cosa di difficile accettazione è la leggerezza con cui si abbandona il confronto e la discussione adducendo motivazioni del tipo:...Ah con te è inutile parlare, tanto sei un idealista, cioè "strano".
Strano è che, quando si parla della crisi del modello unico iper liberista che ci sta strangolando e su cui tutti siamo d'accordo,e, si ipotizza il suo superamento adottando anche strumenti che non siano quelli della futile dialettica ammessa da questa democrazia virtuale, ci si trovi di fronte a un lungo, articolato ma ormai mandato a memoria elenco di motivi per cui sarebbe opportuno non forzare la mano: trovare il compromesso, aspettare tempi migliori, tanto lo fanno lo stesso, ecc. ecc.Oh, intendiamoci, io, in alternativa, non sto ipotizzando l'uso di mezzi sovversivi o violenti di brigatistica, memoria ma di atteggiamenti che dal privato passino al sociale e viceversa, che siano coerenti e non comprensivi di mediazioni al ribasso.
Ad esempio rispetto alle posizioni di un Marchionne che disidice unilateralmente un contratto nazionale e ne propone un altro aziendale infinitamente peggiore dicendo ai lavoratori e ai sindacati: "O accettate o un calcio nel sedere e via", sono perfettamente d'accordo con le posizioni della Fiom che ha rifiutato, su queste basi, il dialogo e il compromesso. Anche perchè il dialogo si può fare "inter pares", non tra ricattati e ricattatore. Ed è quello che accade ormai costantemente in tutti gli ambiti in cui ancora si manifestano sacche piccole o grandi di resistenza. Si forza costantemente e scientificamente la mano per eliminare quel poco di diritti e dignità conquistati in passato. Di fronte a questo stato di fatto che senso ha avallare per cercare di mitigarne gli effetti , le scelte della politica e dell'economia, se poi il risultato, come dimostrano gli ultimi vent'anni, è comunque devastante per i lavoratori, ma direi più in generale, per gli esseri umani. Che senso ha contestare un modello di sviluppo e di società e, poi, accettarne passivamente le dinamiche e le scelte.Si dirà: questa è la democrazia,. Falso! La democrazia non è consegnare nelle mani di pochi eletti le chiavi delle vite di tutti apponendo (quando lo si fa) una croce su un simbolo. Democrazia è partecipazione attiva e consapevole, la delega che si attiva con le elezioni non è nè eterna nè priva di limiti.
Quando si vanno a toccare i gangli vitali del corpo sociale con riforme epocali non si può delegare, si deve essere criticamente e attivamente partecipi nelle forme e nei modi che sono ancora possibili.
Non può essere certo sufficiente mettere un "mi piace" su qualche post di Facebook o condividere link che criticano o denunciano le malefatte di lor signori, bisogna metterci la faccia ed essere pronti anche a rimetterci qualcosa di proprio senza per questo essere martiri od eroi.
Cambiare si deve e si può e, come ripeto spesso, cominciamo a cambiare noi stessi, cominciamo ad essere tutti un pò più "strani" e forse qualcosa comincerà a cambiare anche intorno a noi.

MIZIO

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