giovedì 5 luglio 2012

FOREVER FORNERO



Il ministro Fornero mi piace. Mi piace perché è la “pancia del governo”, lei ogni tanto non si tiene e dice quello che gli altri pensano: tempo fa raccolsi in ambito lavorativo i racconti di alcuni leader sindacali che avevano frequentato i tavoli col governo. Raccontavano che “questi hanno fastidio a parlare dei problemi delle persone reali”. E lei lo mostra, quel fastidio e, dall’alto del suo posto-fisso-con-diritto-acquisito-e-pensione-già-trasmesso-ai-figli, pontifica sulle flessibilità e sui diritti altrui.
Ma questa volta si è superata e, involontariamente, è andata al nocciolo del problema. Vale la pena di fare l’esegesi delle sue ultime dichiarazioni. Dimenticate le smentite, quella è roba buona per il TG1.
“Il lavoro non è un diritto. Il comportamento delle persone deve cambiare. Il lavoro deve essere guadagnato, anche attraverso sacrifici”
Prima frase: “Il lavoro non è un diritto”. Vero, verissimo. Inutilmente dogmatiche le repliche che si rifanno alla Costituzione: è un miracolo di documento, validissimo in molte sue parti, ma è stato scritto 65 anni fa per un paese poverissimo, devastato, dove tutto era da ricostruire. Ovvio che l’unico appiglio comune fosse il lavoro: c’era da fare per decenni. Ora è diverso. Il paese va manutenuto, non ricostruito, produrre a manetta non serve più, perché molti italiani hanno più cose di quante potrebbero servirgli in due vite e mezzo. Amo la mia Costituzione, modernissima nei princìpi, ma dire che la Repubblica Italiana oggi è fondata sul lavoro è come dire che la comunicazione a distanza è fondata sul telefono fisso.
Il diritto da garantire, oggi, non è al lavoro. Il diritto è al reddito, perché in una società che (purtroppo?) non si basa più sul baratto e sull’autoproduzione, il necessario per vivere dignitosamente ce lo si procura attraverso i soldi. E quindi lo Stato si prende cura dei suoi cittadini garantendo loro un reddito minimale nei momenti in cui non ne hanno un altro proprio. Questo è un diritto. Il diritto al lavoro è un ossimoro che nasconde un senso di colpa profondo di sinistra e sindacato, che si comportano come se nascere, avere fame, ammalarsi e non volere dormire all’addiaccio siano delle cose riprovevoli, da espiare lavorando, meglio se per qualcun altro. È vero che gli uomini per larga parte della loro storia non hanno avuto nessuno che gli garantisse alcunché, ma allora a che deve servire il progresso, la scienza, la produttività e tutte quelle belle cose che abbiamo inventato negli ultimi 100-200 anni? Nel mondo attuale, ci sarebbero abbastanza risorse economiche da permettere di ridurre il lavoro senza ridurre il livello generale di vita. Un esempio per tutti: in questo articolo si intervista il filosofo Giovanni Perazzoli, che parla del reddito slegato dal lavoro, cioè del reddito di cittadinanza. Egli racconta come il costo del reddito di cittadinanza, nei paesi che ce l’hanno (tutti tranne Italia, Ungheria e Grecia) sia inferiore al costo che paghiamo per le attuali misure frammentarie e non risolutive di welfare. E allora? Cosa aspettiamo a introdurlo? Qual è il problema?
Il mio ministro preferito direbbe, dopo una raffinata analisi delle sue, che “se dessimo il reddito di cittadinanza non lavorerebbe più nessuno”, al che verrebbe da dire “parla per te”. Perazzoli descrive efficacemente quali e quanti effetti positivi (economicamente positivi) ci sarebbero dall’avere un reddito di base che renda le persone libere dalla schiavitù di dover accettare un lavoro qualunque sia pur di mangiare. Poter scegliere un lavoro che piace aumenta la creatività, la produttività, il benessere, con effetti che producono soldi. Ma queste sono categorie che alla ministra non interessano: lei non è lì per fare la cosa migliore, lei è lì per fare quello che gli hanno chiesto di fare. Ossia? Vedi oltre…
Veniamo alla seconda frase “il comportamento delle persone deve cambiare”. Certo, verissimo. Le persone devono smettere di fare un mucchio di cose, ma non quelle che pensa lei. Devono smettere di guardare il TG1, di comprare il Corriere della Sera, devono piantarla di cambiare telefonino, di fare debiti, di rompere i coglioni ai gay e di votare uno qualunque dei partiti attualmente in parlamento, ma soprattutto devono smetterla di comportarsi come se non si potesse vivere diversamente da come ci mostrano in TV. Porto un esempio semplice, sempre collegato alla Fornero: gli esodati. Io nel mondo bancario ho firmato, da sindacalista, accordi che mandavano colleghi volontari in “scivolo” (così si chiamano in banca i cinque anni di accompagnamento alla pensione, che sono pagati dai bancari stessi e non pesano neanche un euro sull’INPS) e quindi, di esodati, ne ho conosciuti parecchi. Non voglio generalizzare: l’esodato bancario non rappresenta l’universo degli esodati, ma voglio rappresentare una delle realtà possibili; ebbene, quasi nessuno di loro aveva problemi economici seri; era tutta gente con 33, 34 o 35 anni di banca alle spalle, spesso con coniuge anch’esso bancario o comunque lavoratore, senza figli o con figli “sistemati”. A volte persino “single”, di quelli che vivono con la mamma e vanno in vacanza a Rivazzurra da 30 anni sempre nello stesso posto, e ci vanno con l’Autostradale. Casa di proprietà, seconda casa, a volte anche barchetta o camper. Due o tre auto più moto e/o scooter. Casa per i figli, fondo pensione assicurato pagato in parte dalla banca. Le case piene di roba inutile. Ebbene, questa gente mi guardava perplesso quando spiegavo che, se avessero accettato lo scivolo, avrebbero preso il 70-75% dell’ultimo stipendio. Per non lavorare!!!! Come dire: eh, no… troppo poco. E stavano lì, non scivolavano, perché volevano vedere se l’azienda gli dava la buonuscita, mentre fino a una settimana prima si lamentavano un giorno sì e un giorno no del loro lavoro. E torniamo a bomba: ma è proprio sicura la ministra che, se lo stato desse 800 euro al mese a tutti quelli che non lavorano, la gente farebbe la fila per stare a casa? Molti sono schiavi nel cervello: guadagnano per spendere o lavorano per non pensare… a volte entrambe le cose insieme. Si lamentano, ma non rinuncerebbero a un’oncia dei loro strabordanti soldi, in cambio di libertà. E’ vero: il comportamento delle persone deve cambiare, eccome.
Terza e ultima frase: “Il lavoro deve essere guadagnato, anche attraverso sacrifici”. Eh, no, ministra, qui non ci siamo, con gli ossimori non ci sai fare e hai toppato. Cosa significa “guadagnarsi” il lavoro? Qui si capisce che la ministra non ha mai lavorato, nel senso di “compiere un’attività invasiva e logorante per la quale non nutri alcun interesse, esclusivamente per ricavarne dei soldi”. I così detti “posti di lavoro” non sono come i posti alla Scala, cioè dei luoghi dove ci si gode uno spettacolo in tutto relax: sono delle mansioni con le quali si svolgono delle attività, noiose, faticose, stancanti che consentono ad altre persone di ricavarne un profitto. Il signor Profumo non poteva servire da solo i milioni di clienti della sua banca, ci volevano degli impiegati. Il padrone della pizzeria non può contemporaneamente fare le pizze, servire ai tavoli e stare alla cassa: perché lui possa guadagnare con le pizze gli servono dei dipendenti. Ha capito, ministra? Non è il padrone che fa un favore al lavoratore, ma è il lavoratore che è indispensabile al padrone. Certo, ci sono anche le ditte individuali o lavoratori che non producono molto e che i padroni non possono licenziare (sempre meno, eh) ma la gran parte della gente nelle aziende fa qualcosa, svolge delle funzioni, realizza delle cose, esegue dei compiti, che in gran parte non gli piacciono e che fanno guadagnare soprattutto altri. E non si diverte a farlo.
Certo, se ci fosse un reddito di cittadinanza qualcuno potrebbe decidere che si è stufato di far quel lavoro di m… per quel cretino di un capo e magari potrebbe anche riprendersi il suo tempo e cominciare a fare quella tal attività cui ha sempre pensato. E magari quel cretino del capo potrebbe anche scoprire che non era poi così fannullone, quello che se ne è andato, perché ora di impiegati nuovi ne servirebbero due, ma il padrone non assume e lui non sa come fare a garantire le consegne. E intanto il fuggiasco ha iniziato a fare quello che avrebbe sempre voluto fare perché ha un reddito garantito e se va male la sua famiglia non muore di fame. Ed è contento, alla sera gioca con i bambini perché è di buonumore e, guarda un po’, dopo un anno il reddito di cittadinanza non gli serve nemmeno più perché ha ingranato, e i soldi se li guadagna da sè. Mentre il suo vecchio capo ora fatica a trovare nuovi sottoposti, perché dopo un mese lo capiscono subito di che pasta è fatto e che razza di fregatura gli sta tirando e allora se ne vanno e gli dicono “fallo tu, che sei così bravo ‘sto lavoro di m…”. E lui a pensare: “ah, questo c… di reddito minimo, quanti danni che fa, bisognerebbe abolirlo, vedi quanti ne troverei allora… verrebbero gratis, pur di lavorare”
E così il cerchio si chiude, e tutto diventa chiaro, anche cosa ci sta a fare lì la Fornero.


 - Bancario, sindacalista nel sindacato sbagliato, bocconiano con 30 e lode in Analisi dei Sistemi... servirà a qualcosa?


http://www.reset-italia.net/

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