Qualche
anno fa, alcuni lo fanno ancora oggi, si indicava con l’espressione
"Casalinghe di Voghera" quella fascia della popolazione popolare e piccolo-borghese, dal basso
livello di istruzione e generalmente molto semplice o umile. In pratica serve
ad indicare il livello di comprensione dei fenomeni politici e sociali, un
barometro del sentire comune.
Bene,
questo barometro sono già molti anni che percepisce alcuni aspetti della nostra
società in maniera più aderente al vero e tempestiva,, non solo rispettto la politica, e questo non ci stupisce, ma anche
di organismi, nazionali e internazionali che si avvalgono del gotha del sapere
e delle indagini socio-economiche.
Chiunque
viva del proprio lavoro, abbia una famiglia, dei figli e sia mediamente dotato dal punto di vista
intellettivo e percettivo, ha vissuto sulla propria pelle il progressivo
impoverimento economico e l’altrettanto progressivo aumento dell’intromissione
del lavoro nella propria vita (si lavora di più per essere pagati meno). La
mancanza di posti di lavoro per i giovani, l’espulsione dei lavoratori over 50
dal tessuto produttivo, l’aumento indiscriminato di tasse, balzelli, tariffe a
fronte di servizi sempre più scadenti.
Orbene,
quando si affermava ciò, il minimo che poteva capitare era di essere tacciati
di populismo e catastrofismo, e, qualora si fosse deciso, di esprimerlo in
piazza, si veniva democraticamente manganellati.
Nei
giorni scorsi questi erano i titoli dei giornali e le notizie d’apertura dei
tg:
”Ocse:
nel 2014 in Italia più disoccupati. ..Il 53% dei giovani lavoratori è precario”,
“Istat:
la disoccupazione al 12,5% Tra i giovani arriva al 41,2%: record...”;
Povertà
in aumento, salari fermi, donne disoccupate. I primati dell’Italia;
Il
43& delle famiglie non arriva a fine mese;
e
potremmo continuare a lungo con altri dati statistici, ponderosi studi e
asettici numeri.
Ma
davvero abbiamo bisogno ogni volta per certificare qualcosa che è già
abbondantemente patrimonio di tutti e, soprattutto delle casalinghe di Voghera,
di ricorrere agli allarmi degli istituti preposti? Ma una delle caratteristiche
di un buona politica non dovrebbe essere quella di saper leggere la realtà e
ascoltare la pancia e il cuore dei propri cittadini? Già ma la buona politica
dov’è?
Rinchiusi
nelle loro auto blu e nel loro mondo fatto di autorefenzialità, in cui il
rapporto con i loro rappresentati è al massimo fatto attraverso uno studio
televisivo o da un palco con folle di prezzolati o ingenue comparse, cosa
volete che ne sappiano.
La
politica deve ritornare ad essere militante, deve riscoprire il valore dell’immersione
nella quotidianità, lanciare ponti attraverso questo canyon formatesi tra il
sentire della società e la cecità delle istituzioni.
E
questo è un richiamo soprattutto a coloro che intendono rappresentare i valori
di una sinistra sbiadita che si è repentinamente adeguata a standard
comportamentali propri dell’avversario storico. Lontananza, supponenza,
distacco anche dal proprio elettorato sono ormai comuni anche tra i nostri. Sempre più spesso il loro sguardo e la loro
attenzione va a chi gli sta affianco non a chi dovrebbero rappresentare.
Quindi
se le casalinghe di Voghera seguiranno poi Grillo e i suoi deliri o addirittura
qualcuno di ancor più pericoloso, non fate troppe analisi socio.politiche
guardatevi allo specchio.
Ad
maiora
MIZIO
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