Il
sistema proporzionale è l’unico in grado di rappresentare veramente gli
elettori. Non a caso il Parlamento europeo è eletto con il sistema
proporzionale. E l’Italia ha conosciuto il miracolo economico degli anni ’50-60
anche grazie al sistema proporzionale adottato dalla costituente.
Il
sistema proporzionale è sempre stato, storicamente, un baluardo da difendere della
sinistra nelle sue varie versioni. Cambiare questo principio significa tradire alla
base la propria appartenenza politico- storica.
Negli
ultimi due secoli la sinistra, socialista, marxista e comunista, ha sempre
sostenuto l’utopia democratica egualitaria. Tutti, ricchi e poveri, donne e
uomini, contadini e latifondisti, istruiti e analfabeti, operai epadroni,
devono avere pari diritto di voto e di rappresentanza.
Mentre il principio maggioritario e i collegi
uninominali, nati (non a caso) nella monarchica Gran Bretagna, sono sempre
stati promossi dalla destra storica. Infatti il maggioritario, come dice la
parola, crea e rafforza le maggioranze relegando ai margini della vita politica
le minoranze.
Ora,
in Italia, sull’onda emotiva di una delle tante crisi create, la necessità di
un’accentuazione in senso maggioritario è stata ed è soprattutto, utilizzata ad
arte come alibi. Si è tentato, già nel passato, con il referendum sul sistema
elettorale, in cui solo una sparuta minoranza (14%) ha tentato di opporsi, di
far passare il messaggio che, se le cose non si sono fatte o, sono state fatte
male., la responsabilità è stata di un sistema che permetteva l’esistenza e la
rappresentatività, anche di partiti e movimenti minoritari.
La
mistificazione non poteva essere più infame, ma grazie all’enorme battage
mediatico che spinge (in modo disinteressato?) in tal senso l’opinione pubblica
si tenta di capovolgere la lettura della storia e delle responsabilità nelle italiche
vicende.
Si
ritiene, dunque, che il Italia la responsabilità delle ruberie e del malgoverno
siano delle sparute forze che si sono opposte in questi anni alle ingiustizie e
allo stupro delle regole democratiche o non ricadano, invece, sulle spalle di
chi questo paese lo ha (mal)governato negli scorsi decenni spesso con
maggioranze notevoli?
Chiunque
sano di mente e dotato di un minimo senso critico non avrebbe dubbi a
rispondere, invece le stesse forze e le stesse persone responsabili dello
sfascio attuale, stanno tentando (e ci riusciranno purtroppo) un golpe ai danni
della democrazia, accreditandosi, con il nuovo sistema elettorale proposto
(Italicum), di un potere ancor più grande che nel passato e, soprattutto, senza
il fastidio di un opposizione reale, pur presente nel paese.
Io,
per natura, non tendo a dare molto credito alle teorie complottiste, ma tali disegni
eversivi (si eversivi!) sembrano obbedire a tentativi di condizionare le
società, i popoli, le persone in misura molto maggiore di quelli che che sono i
normali e naturali limiti imposti dal
vivere in comunità organizzate.
Chi
garantirà i giovani, i lavoratori, le minoranze quando il potere di chi governa
non sarà mediato e condizionato da forze minoritarie ma interpreti degli
interessi dei più deboli? Chi denuncerà, con cognizione e conoscenze, le
malefatte stando fuori dal palazzo?
Io
qui non faccio una questione di Renzi si, Renzi no, perché tale lettura della
società, pare affascinare e coinvolgere molti settori della stessa a cominciare
da quelli finanziari ed economici. Ma mi chiedo, e chiedo a tutti noi, è un
prezzi giusto e etico da pagare la rinuncia al confronto e alla rappresentanza,
sale stesso della democrazia, in nome di un (im)probabile aumento dello 0,1/0,2
del PIL? Sapendo, tra l’altro, che la crisi si potrebbe affrontare e risolvere
in ben altra maniera, ma di questo adesso non voglio parlare.
La
sinistra, quella vera, quella che riempiva le piazze, quella dei diritti,
quella della difesa della democrazia, quella celebrata e rispettata quando è
morta, ignorata e vilipesa quando è attiva dov’è? Non è ora di uscire dal guscio
del mugugno e dell’autoreferenzialità, dal rancoroso sentimento d’impotenza e
riprovare ad essere protagonisti e non vittime sacrificali?
C’è
un’occasione storica, (forse l’ultima): la lista Tsipras per le europee. Non
facciamola cadere, critichiamola, denunciamone i limiti e i rischi ma
proviamoci, chissà che magari stavolta si riesca a fare qualcosa di buono. Non
seguiamo I Vendola, I Ferrero o i duri e puri di turno, seguiamo il nostro
istinto, il nostro cuore, il nostro sentirsi compagni, anche se su fronti
apparentemente diversi, facciamo nostro il motto “un passo indietro per farne
due in avanti. Smettiamola di spaccare il capello in quattro per dimostrare che
solo noi avevamo ragione, visti i risultati dovrebbe essere chiaro per tutti
che tale esercizio è perdente.
Il CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) comprendeva personalità e idee diverse per origine e per
obiettivi, ma la consapevolezza di dover unire le forze per contrastare e
battere il fascismo diede vita a una delle poche stagioni gloriose vissute dall’ Italia.
Bene,
pensiamo che oggi i pericoli siano minori e che non vi sia questa necessità?
Solo perché oggi ancora si può esprimere “liberamente” la propria opinione non
vuol dire che i pericoli per la democrazia e la libertà siano minori. Non si
usa più il manganello e l’olio di ricino, questo è vero (anche se non sempre), ma la disinformazione e il condizionamento
pianificato a tavolino sono meno dolorosi ma altrettanto, se non più, efficaci
nel controllare e tenere sotto ricatto le masse.
Compagni,
rimbocchiamoci le maniche, ritroviamoci in territori neutri, riscopriamo ciò
che ci accomuna e lasciamo in disparte ciò che ci divide, insomma ripartiamo,
per discutere e confrontarci tra noi avremo e troveremo sicuramente i tempi e i
modi per farlo.
MIZIO
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