martedì 21 agosto 2018

COMUNISTA? MA VA LA'...

Risultati immagini per bandiera rossa straccio

Qualcuno, anzi più di qualcuno si stupisce del fatto che ci siano persone, che ancora si dichiarano comuniste. E' vero che in genere questa riflessione la fa chi comunista non è mai stato, anzi, e quindi parte da una posizione preconcetta. Però la domanda è legittima e merita, se non una risposta, una riflessione. Riflessione che provo a fare ponendo un'altra domanda? Perchè oggi non ci si dovrebbe più dichiarare comunisti? Perchè ci sono state esperienze storiche che in nome del comunismo hanno avuto tratti dittatoriali e violenti? Giusto!
Forse perchè gli eredi, (autodefinitesi tali) di un grande partito comunista in Italia, oltre il nome hanno cambiato progressivamente anche politica rendendosi complici e artefici di quelle stesse politiche che anni prima si combattevano? Certamente vero! Qualcuno potrebbe forse affermare il contrario?
Forse perchè il comunismo ha sempre avuto un' intellighentia e, in generale, gran parte del mondo della cultura che simpatizzava e flirtava con esso (almeno in Italia) suscitando comprensibili invidie e frustranti complessi d'inferiorità?
Anche questa potrebbe essere una parte di spiegazione.
Però, al di là delle semplificazioni che tanto vanno per la maggiore in questo periodo di oscurantismo di coscienze, prima che politico, proverò a spiegare perchè alcuni, e nello specifico me stesso, si ritengono ancora comunisti e ne rivendicano con orgoglio l'appartenenza.
Ovviamente molto parte dall'ambiente di provenienza e da un habitat familiare e sociale idoneo alla confidenza con i termini e i relativi significati . Ma questo non sarebbe certo sufficiente, essendo il conflitto generazionale e familiare, uno dei primi segnali di indipendenza con la quasi naturale messa in discussione dei principi e delle idee genitoriali e soprattutto negli anni '70, quelli della mia adolescenza.
Essere comunisti è prima di tutto uno stato emotivo, non saprei come altro spiegarlo. E' un modo d'essere, è una sensibilità che fa soffrire sulla tua pelle le ingiustizie da chiunque subite, anche a centinaia di chilometri di distanza. E' un mettere e un mettersi continuamente in discussione, visto che l'essere comunisti ti obbliga a confrontarti costantemente con il mutare degli eventi, delle situazioni, delle problematiche. L' essere comunista (da non confondere con l'iscrizione fideistica a questo o quel partito) ti pone costantemente di fronte a domande cui si cerca sempre di dare le migliori risposte possibili. Che non sono, quasi mai, quelle più istintive e più semplici. Il comunista medio, in genere la domanda che si pone più spesso è: "dove ho sbagliato? Cosa non ho capito? Cosa non sono riuscito a fare?". Perchè l'aspirazione prima è sempre quella di riuscire a fare le cose al meglio. Ed è, questa la dannazione e al tempo stesso la fascinazione dell'essere comunista. Il doversi confrontare costantemente con la frustrazione di non essere riuscito, non solo a risolvere eventuali questioni, ma anche a farsi capire. E, conseguentemente a renderne conto alla propria coscienza.
So benissimo che per molti che si definiscono comunisti è più che sufficiente il definirsi tale e inalberare retoricamente simboli e slogan che ci riportano a miti e tempi migliori. Ma questo attiene alla nostalgia, al rimpianto tipico del "si stava meglio quando si stava peggio" e ad aspetti consolatori più che politicamente significativi.. Aspetti che rientrano sempre nell'ambito emozionale e sentimentale ma che non sono, da soli, quelli utili a definire o definirsi comunisti.
Molte volte, specialmente nel passato era comune mettere a confronto l'essere comunista con l'essere cattolico o, comunque con la religione per quel tanto di adesione fideistica che veniva richiesta a chi aderiva. Pur se le numerose scissioni, e divisioni che hanno attraversato i movimenti e i partiti comunisti hanno poi dimostrato, che non era proprio così, una certa similitudine è comunque, possibile applicarla.
Perchè, anche se molto divide i due mondi, in tanti, soprattutto chi si dedica ad attività caritatevoli e di solidarietà (pur nella differente visione e prospettiva) scatta la stessa molla emotiva e sentimentale. Solo che in un caso, quello del religioso, non fa scattare poi, lo step successivo, quello dell'indignazione e dell'adesione ad una teoria e prassi che ci porta a definirci comunisti, non ritenendo sufficiente il solo atto caritatevole. Lodevole quanto si vuole ma che non cambia significativamente i ruoli e i posti assegnati nel mondo.
Ovviamente molto altro ci sarebbe da dire e da scrivere sull'argomento ma spero che, queste poche righe e queste riflessioni aiutino qualcuno a chiarire, almeno in parte, il misterioso motivo per cui, nonostante tutto, ci siano ancora persone che si ostinano a definirsi comunisti rischiando sberleffi e pernacchie (e qualche volta anche qualcosa di più).
Ad maiora

MIZIO

Nessun commento:

Posta un commento