Questo
autunno che resiste all'inverno e continua a strizzare l'occhio
all'estate, ha la caratteristica di addolcire e rendere piacevolmente
morbidi momenti che altrimenti,sarebbero intrisi solo della malinconica
attesa dei prossimi giorni di poca luce.
Non
sembra quindi fuori posto l'abbandonarsi al fluire dei pensieri che,
liberi come mille rivoli d'acqua montani, gocciolano, si cercano, si
rincorrono fra le rocce quasi anarchici, sfrontati, irriverenti fino
ad unirsi e fondersi in pensieri più grandi. Tutti di corsa verso
mete sconosciute ma terribilmente attraenti. Fino a dissolversi nei grandi fiumi, laghi o nell'immenso mare. Sempre se prima non si siano persi cadendo in fessure tra le rocce che li porteranno, dopo lunghi percorsi in tubi a dissetare intere
città. Il tutto con lo sguardo sognante, perso nell'infinito orizzonte, rappresentazione in cui l'universo tenta di rappresentare anche il tutto il tuo limitato mondo. L'attenzione
allentata, la ragione che sembra essersi messa di lato, lasciando
spazio e protagonismo all'anima, quella bella, pulita, sognante.
“Ciao”.
“Oh Madonna, e che diamine, mi hai fatto prendere un colpo!”
Sussultando
mi volto dalla parte della voce, senza però vedere nessuno, se non
dopo aver abbassato lo sguardo. Seduto su un sasso che, più o meno, poteva assolvere ad una funzione di seduta non troppo scomoda,
almeno per un bambino! E già, perchè all'improvviso era arrivato
questo bambino a rompere un momento che stava per diventare magico
nella sua dolcezza evocativa addirittura di stati prossimi
all'illuminazione mistica o alla follia allucinatoria.
“Ciao,
Maurizio” ripete,
“Ciao
piccolo ci conosciamo? Sei forse figlio di qualcuno che conosco?
Come ti chiami?”
“Mizio.
Mi chiamo Mizio”
“Mizio?
Ma tu guarda che combinazione! E'' un nome che mi è caro da sempre,
ma tu pensa! Comunque, non mi sembra di conoscere nessuno che
abbia dato questo nome al proprio figlio. Chi sei? Dove abiti? E'
quasi ora di cena, che fai in giro da solo a quest'ora?”
“Tranquillo, non sono mai solo, anche se troppo spesso ho la terribile sensazione di esserlo veramente”.
“Scusami,
che stai dicendo? Non hai una casa, una famiglia? Ti sei perso? Vuoi
che chiami i tuoi... o la polizia?”.
“No.
Ma quale polizia, mamma mia! Sempre tragico e portato
all'esasperazione eh? Non Sei mai cambiato molto, da questo punto di
vista!”
“Continuo
a non capire. Intanto cerca di dirmi chi sei altrimenti la polizia la
chiamo sul serio. Non lascio un bambino da solo in un posto così isolato, che col
buio potrebbe diventare anche pericoloso.
Dai, smettila di giocare e dammi
il numero dei tuoi, così li chiamo. O al limite, dimmi dove abiti
che ti accompagno.”
“Calmati
e cerca di ragionare. Mi vedi forse spaventato? Smarrito? Confuso? Non mi
sembra di averti dato questa impressione. In verità, mi sembri più confuso tu. Io sono tranquillo. Sono solo un po',
anzi di più, amareggiato e, ti dirò, anche un pelino arrabbiato.”
“Mi
dispiace per te, piccolo. Ehm, scusa, ma questo non cambia di una virgola le cose. Devi
dirmi chi sei, dove abiti e perchè sembri, o pensi, di conoscermi, mentre io
credo, anzi ne sono sicuro, di non averti mai visto”.
“Certo
che pensi e sei convinto di non avermi mai visto. Ti dirò, per maggiore precisione e per tua maggiore chiarezza, che tu
abbia dimenticato, non di avermi visto, perché questo potrebbe essere
vero, ma addirittura di conoscermi. Troppo spesso hai guardato e continui a guardare fuori,
altrove. Sei sempre stato preso da questioni di interesse relativo, dimenticando e lasciandoti alle spalle cose, forse più
importanti”.
“Ma
che stai dicendo. Ma come ti permetti!. Ma senti questo, arriva,
compare dal nulla, mai visto e conosciuto e spara sentenze. Le cose
importanti? La mia famiglia, i miei figli, mia moglie, anche se con
qualche errore, sono sempre stati in cima ai miei pensieri. A loro ho
dedicato gran parte della mia vita. Per quanto mi è stato possibile
ho cercato di non far mancare loro nulla. Se qualche volta non ci
sono riuscito non è stato per mancanza di volontà ma per l'
impossibilità a farlo. Ma...ma poi perchè dovrei dare spiegazioni
sulla mia vita privata a un....un cavolo di bambino signor nessuno,
figlio di nessuno, che non abita da nessuna parte. Ma falla finita su!
Senti io mi sono quasi stufato. Se fossi stato più grande già ti
avrei mandato a quel paese e ti avrei lasciato qui.”
“Tanto
non sarebbe certo la prima volta che lo faresti”
“Che
intendi? Che cosa avrei già fatto? Continui ancora con queste accuse
infondate e calunniose. Ma che diavolo vuoi da me? Senti, sta facendo
quasi buio. O ti decidi alla svelta, a dirmi chi sei e cosa vuoi o
chiamo la polizia e lascio che ci pensino loro. Anzi avrei dovuto già
farlo.”
“Mamma mia, capoccione eri e capoccione sei rimasto. Pensi di aver capito tante cose ma dimostri di non aver capito quasi nulla. Ti riconosco la capacità di
essere curioso, sincero nelle tue aspirazioni ideali e con la giusta
dose di ingenuità... L'ingenuità, si quella nobile, quella che la
maggior parte degli altri riconosce come la valenza negativa del
fesso. Quella che ti espone alle fregature, alle delusioni e ancor
più spesso alla solitudine, Quella peggiore, quella animica.”
“Aspetta,
aspetta, Ma che ragionamenti fai,? Non sono adatti alla
tua età... A proposito quanti anni hai?”
“A che
ti serve sapere la mia età? Comunque, se proprio vuoi conoscerla,
sappi che nessuno meglio di te la conosce”!
"Ma che
stai dicendo? Perchè mai dovrei conoscere la tua età. Non ti
conosco. Non conosco i tuoi. E' la prima volta che ti vedo. Ah, credo
d'aver capito! Non è che , per caso, tu voglia insinuare qualcosa di
infamante? Se fosse così, sappi che sono assolutamente sicuro di non
avere figli sparsi in giro. Anzi, se dovessi insistere sappi pure che
sono pronto a fare tutte le prove del DNA immaginabili e, subito dopo
a far partire denunce, querele e richieste di risarcimento danni per chi ti ha
messo in testa certe cose. Vai, vai, diglielo a chi ti manda. A
questo punto neanche mi interessa più sapere chi sei e di chi sei
figlio. Chiamo la polizia e amen.”
“Ma
smettila. Ma quale figlio! Ma che pensi di stare in una soap opera di
bassa lega? Ma vuoi che non sappia che nella tua visione di vita fedeltà e correttezza sono sempre state prioritarie? Che hai
sempre preferito un eventuale rimpianto al sicuro rimorso? Comunque, tranquillo,
non sono tuo figlio. Al massimo, parlando di parentela potrei
definirmi, forse, tuo fratello”.
“Fratello?
Eh certo, perchè così diventa tutto più chiaro. Un bel fratellino
di cinquant'anni più giovane fatto e concepito col pensiero da chi,
purtroppo non c'è più e tutto diventa comprensibile. L'unico
fratello che ho avuto, purtroppo se n'è andato anche lui molti anni
fa e, detto fra noi, neanche ti somigliava.”
“Oh
signur! Sembra proprio che stai perdendo la capacità di essere
attento e anche intuitivo. E' abbastanza ovvio che fratello fosse
un'iperbole. Ma avresti capito di più se ti avessi detto che sono una
parte di te? Che sono stato sempre con te? Che addirittura posso
quasi essere considerato te, che altrimenti saresti incompleto? Ovviamente, credo proprio di no.”
“No, no, aspetta aspetta! Fermiamoci un attimo. Credo di aver bisogno di
sedermi anch'io. Non so se comincia a mancare di più l'aria o la
ragione. Ripensandoci, già una volta anni fa, mi capitò di avere un
assurdo dialogo con quella che poi si qualificò come essere la mia
coscienza. Non ho mai saputo accettarlo razionalmente. L'ho messo e lasciato tra
le tante cose inspiegabili, senza spiegazione e risposta, che ci accompagnano nella vita fin dalla
nascita e che chiamiamo coincidenze, fortuna, caso o allucinazione.
Però diciamolo che forse, nella sua assurdità, era addirittura un
pochino più credibile rispetto quello che stai affermando tu. Lui
era uguale a me, praticamente un gemello. Tu, invece, che c'entri?
Sei un bambino. Un bambino molto particolare, anche molto sveglio e intrigante, te lo riconosco senza
fatica. Ma sei pur sempre un bambino...un...Mizio. Hai detto di chiamarti
Mizio, vero?”
“Sei
sveglio eh? Si mi chiamo Mizio. E indovina chi mi ha dato questo
nome? Dai anche con la tua lentezza di comprendonio e la tua
cocciutagine ci puoi arrivare. A questo punto non dovrebbe essere
troppo difficile persino per te”.
“Beh,
MIzio mi chiamavano da piccolo, Mizio mi chiama mia moglie. Come
Mizio firmavo le poesie e i disegni adolescenziali. E a Mizio lascio spesso l'onere di esprimere considerazioni quando ho la necessità di essere
più libero nell'esporre qualcosa. Quando voglio essere svincolato da
doveri e visioni condizionate e condizionanti.”
“Ecco
ci siamo! Io sono quel Mizio! In questo senso posso dire tranquillamente
che non solo sono un parte di te, ma che senza di me anche tu non
saresti completo. Menomato di una parte più che importante. Risponde al vero
che io senza te non potrei esistere, ma tu senza di me
semplicemente non saresti tu! Io sono la tua parte fanciullesca,
ingenua, sognatrice, utopista. Quella che tenta sempre, da una vita di condizionare e riequilibrare l'altra parte. Quella pubblica, seria, realista.
Quella legata a ruolo e posizione. Io sono quello che ti permette,
quando tu me lo permetti, di interpretare i vari ruoli della tua vita
in modo leggero, salvaguardando la serietà di fondo, ma senza
scivolare nella barbosa seriosità. Cosa non sempre, e non da tutti
capita e apprezzata. A te è toccata la scena pubblica, sei la parte
visibile di te... o, per meglio dire, di noi. Sei quello che cresce e adesso, quadrati, pure quello che comincia ad invecchiare. Sei quello obbligato dal ruolo a fare scelte e a interpretare un ruolo in questa gigantesca commedia
dell'assurdo che chiamiamo vita”.
“Ok,
credo di essere sufficientemente preparato anche alle cose più
improbabili. Credo che nulla, o quasi, mi possa sorprendere o
destabilizzare più di tanto. Però ti confesso che, se non è una
sorpresa in assoluto, non è neanche, ti assicuro, una cosa semplice
da capire e accettare. Spero tu mi possa capire.E a questo a questo punto
credo anche che mi si debbano alcune spiegazioni che
reputo dovute e obbligate.
Finora dov'eri? Perchè se sei parte di
me, io sto diventando anziano e tu sei rimasto bambino?
In che
rapporti sei con quell'altro tizio cui accennavo prima...la sedicente
mia coscienza?
Comincio ad essere decisamente a disagio pensando al
mio essere, che ormai sembra somigliare sempre più, una sorta di
affollato condominio. Perchè da quel che so dovrebbero, o potrebbero essere presenti anche la componente femminina e
l'ingombrante eredità del nostro ancestrale passato animalesco e
magari, chissà cos'altro.” Quasi quasi diventa più accettabile la classica divisione della chiesa corpo, anima, spirito almeno saremmo solo in tre
“Piano,
piano. Non correre, rischi di perderti. Io, essendo te, so esattamente tutto quello che potresti o
dovresti sapere anche tu. Quindi più di tanto, non posso dirti o
aiutarti nella comprensione. Ho il solo vantaggio di avere meno
sovrastrutture che mi permettono di avere una visione più chiara
delle cose, ma sempre limitatamente al nostro rapporto. Con la
coscienza non ho legami diversi o maggiori dei tuoi, cioè non
tangibili, ma ne avverto costantemente la presenza, a volte anche decisamente fastidiosa! Per quanto riguarda il mio essere rimasto
bambino credo te ne debba assumere pienamente la responsabilità.
Stavamo così bene insieme da bambini. Quello che interessava te a me
incuriosiva. Quello che era piacevole per te a me divertiva da matti.
Le tue amicizie erano le mie, le tue corse decidevo io dove
indirizzarle e quando fermarsi. Nostre erano le scoperte, nostre le
stesse passioni. Poi non so come o perchè, qualcosa è cominciato a
cambiare. Tutto è cominciato quando hai iniziato a guardare le
ragazzine con occhi diversi da quelli di solo pochi mesi prima. Ti
atteggiavi, cominciavi a perdere troppo tempo nel trovare la
pettinatura, i vestiti, e tutte quelle carinerie che potessero
catturare il loro interesse. E poi la scoperta della politica, il
calarsi nei ruoli che progressivamente la vita ti obbligava ad
interpretare. Progressivamente per sempre meno tempo e per meno volte, avevo la
possibilità di crescere e imparare con te. Rimanevano quei pochi
spazi che dedicavi alla scrittura, molto intima, crepuscolare e anche pallosa, lasciatelo dire, di quel periodo.
Ricordo
quando cominciasti ad interessarti di ambiente ed ecologia. Cominciasti a esplorare con lunghe giornate di full-immersion nella
natura tra prati, fossi, stagni e boschi cuocendo dal caldo d'estate e tremando dal freddo in inverno. In quei momenti, quasi
sempre vissuti in solitaria, sentivo di essere, e forse lo eravamo
veramente, una cosa sola. Anche se ognuno aveva un suo particolare
approccio. Tu cercavi, osservavi, annotavi. Cercavi le motivazioni che giustificassero anche agli occhi di chi non era interessato alla protezione ambientale, quali
fossero quelle per cui invece, fosse necessario farlo. Io , invece, vivevo lo
stupore, la magia della scoperta, la meraviglia di fronte a un fungo
dalla forma particolare o a un involo improvviso di un uccello. Tu
cercavi di fare un lavoro serio, mentre io guidavo la tua mano a
casa. Trasformando in scritti e disegni ciò che avevamo visto. Ma
quello fu quasi un'eccezione e, praticamente, il nostro canto del cigno. Così, fin
troppo presto, mi sono ritrovato rinchiuso nell'angolo più buio e
isolato del tuo animo. Senza più la possibilità di partecipare alla tua
(nostra) vita. Così mentre tu continuavi a crescere, e più crescevi
e più ti sclerotizzavi nella tua visione
limitata e monca della vita, ti avviavi senza rendertene conto anche
ad un lento, inesorabile invecchiamento. E mentre tu invecchiavi, io
restavo quello che ero, un bambino. Un bambino dimenticato, relegato
ai margini, impossibilitato ad attirare le tua attenzione, pur
avendoci provato milioni di volte. Un bambino che non cresceva ma in cui aumentavano sempre più rabbia e
frustrazione.
Riesci a seguirmi? Non voglio osare chiederti se mi
capisci. Forse per te, così insensibile e poco accorto sarebbe
chiedere troppo!”
“Uè,
ragazzino, Non offendere per favore. Se, come dici, sei parte di me
da sempre, conosci benissimo i miei limiti, ma anche i miei pregi. Sai
cosa ho fatto, quali mari e deserti animici e pratici ho dovuto
attraversare e sai, certamente quanto, pur essendo praticante
sistematico del dubbio, non sia chiuso o refrattario di
fronte a qualsiasi evenienza.
Quindi, prendendo per vero, in via ipotetica, ciò
che affermi, perchè ti saresti manifestato in maniera così
tangibile solo oggi? Se il tuo desiderio fosse stato veramente quello
di fare cose insieme a me, perchè non l'hai manifestato praticamente
molto tempo fa?”
“Ti ho
già detto prima che ci ho provato sempre. In ogni giorno e in ogni
notte ero lì vicino a te. Così vicino, eppure così lontano da non poter essere
ascoltato e, tantomeno visto. Le sovrastrutture che ti sei
costruito... no, per meglio dire quelle che hai permesso ti
fossero costruite intorno, ti mettevano nell'impossibilità di
percepire i livelli vibratori e sentimentali con cui avremmo potuto
comunicare e vivere esperienze condivise”.
“Asp...scusa
quali vibrazioni, che stai dicendo? Vai piano, fatico a seguirti.”
“Lo
sapevo che sarebbe stata dura ma ascoltami. Ti faccio un esempio
pratico. Hai presente le onde radio? Ad ogni frequenza corrisponde
una vibrazione diversa da tutte le altre. Incomunicabili e non sovrapponibili.
Per ascoltare una determinata stazione radio non è sufficiente avere uno strumento idoneo ed accenderlo. Bisogna anche sintonizzarlo sulla giusta
frequenza. Ecco tra noi per tantissimo tempo non è stato possibile
comunicare perchè abbiamo occupato frequenze diverse. Non so se
adesso ti può essere più chiaro.”
“Si, boh, cioè così sembra un po' più chiaro. Però di conseguenza diventa naturale
chiederti perchè proprio oggi e non prima? Ieri, l'anno scorso o ancora prima? Cavolo, hai avuto decenni a disposizione
“Semplice,
ricordi? Stavi guardando il tramonto. Non pensavi a nulla, eri quasi
in pace, o meglio in equilibrio con gran parte del tuo essere e, quasi quasi, anche con l'intero universo. Ecco in quel preciso momento la tua
vibrazione si è riconnessa sulla stessa lunghezza d'onda della mia
riaprendo un varco comunicativo tra noi. In quel momento,
anche se ero mezzo addormentato, sono riuscito ad approfittarne e a
sgusciare fuori da quel varco. Addirittura con la possibilità
di potermi rendere anche visibile. Sappi che è un privilegio raro e riservato a
pochi, non sottovalutarne l'enorme valore potenziale.”
“No,
certamente non potrei né sottovalutare né fare finta di nulla. Però
mi capirai se, decisamente, non sono del tutto lucido e presente a me stesso in
questo momento. Ammettendo che riesca a mantenere un minimo di lucidità. A questo punto che dovrei o vorresti che faccia per te...o meglio per
noi?”
"Niente
di più e niente di meno di quello che stavi facendo prima che ci
incontrassimo. Alza lo sguardo, libera l'anima, cerca sempre lo
stupore e l'ingenuità del fanciullino. Annega nel bello, ricerca la
giustizia, non essere severo con gli altri e soprattutto con te
stesso. Sii sempre pronto a portare il tuo peso col sorriso. È il modo migliore di renderlo più leggero, e io sarò lì ad
aiutarti in questo. Non chiudere i rubinetti delle valvole di sfogo o
uscite di sicurezza dalla seriosità e dalla monotonia. Ritorniamo
insieme, riportami per campi e per boschi. Emozioniamoci ancora alla vista del falco
o di una farfalla su un fiore. Portami con te sempre, anche nei
momenti più duri e prometto che farò del tutto per renderteli
più sopportabili. Non scegliere e non permetterti di invecchiare da
solo quando possiamo tranquillamente continuare a crescere insieme.
Qua la mano Maurizio!”
“Eccola
Mizio!”
MIZIO