giovedì 26 novembre 2020

MARADONA E' MORTO! VIVA MARADONA!

Una nazione (L'Argentina) e una città nell'altro emisfero (Napoli) piangono insieme la scomparsa di qualcuno che sarebbe, a questo punto, riduttivo considerare solo un campione del calcio. Intendiamoci, campione lo è stato veramente, un artista della pelota. Tanto virtuoso nel trattare il pallone quanto enigmatico, complesso e contraddittorio nel rapportarsi con la vita quotidiana. Portava nella sua valigia personale d'esperienza la sempre presente contraddizione d'esser partito dalla miseria assoluta per essere poi, lanciato verso le vette inesplorate e senza limiti di una ricchezza sfrenata. Omaggiato e riverito nella grandezza, quanto denigrato e condannato nelle sue rovinose cadute. Le stimmate della tipica ignoranza e arroganza del parvenue che trova la massima esaltazione nella rappresentazione geniale delle sue giocate sul campo, ma anche dalla sua condivisione delle sofferenze altrui e della lotta (a suo modo) contro le ingiustizie. Visione della vita e del mondo che lo ha sempre accompagnato come un ascensore tra l'inferno degli ultimi e le speranze di riscatto con l'ammirazione e l'amicizia (corrisposta) con personaggi come Fidel o Chavez. Nato tra gli ultimi, cresciuto poco fisicamente in un mondo di giganti, era stato dotato però del talento e di un carisma naturale riservato non agli dei, ma agli aspiranti tali. Il campione inimitabile ma anche l'uomo, a suo modo, talmente complesso e inesplicabile se non ricorrendo a paragoni scomodi o irriverenti. Era uomo, nel senso più vero del termine, con le sue grandezze e le sue miserie. I suoi evidenti limiti, pur negli eccessi. La sua genialità dire disarmata, ruspante e per questo più vera e grande ne facevano, non un esempio, ma un riferimento, sicuramente si. Il sogno del riscatto di milioni di diseredati delle immense favelas argentine e non solo. L'abbraccio di un'intera città di un Mezzogiorno sempre un passo indietro, che in un campione venuto dall'altra parte del mondo ha riconosciuto un proprio figlio che ne poteva rappresentare il riscatto. Riscatto che da sportivo diventava storico,sociale e politico. Un personaggio di cui non si poteva, in coscienza, condividere tutto, ma che, proprio in quel tutto, trovava la sua grandezza. Sul perchè siano i Maradona che, nella vita e nella storia, rimangano come scie luminose più a lungo e più brillanti di altre credo, attenga molto più a quel grande mistero che è la vita umana sulla Terra che a spiegazioni di carattere esclusivamente sociologico, antropologico o politico. Che poi è quello che ci porta immancabilmente tutti allo stesso balcone affacciato sulla vita in cui , per fortuna, ogni tanto passano anche i Maradona. MIZIO

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