I
dati economici per l’Italia e le proiezioni degli organi specializzati non
lasciano dubbi: la recessione continuerà, le riforme di Renzi faranno cilecca,
la situazione a breve si farà pericolosa. Gli interessi costituiti, la casta
europeista e austerofila, si attrezzano per fronteggiare una possibile
situazione prerivoluzionaria mediante una riforma del parlamento e della legge
elettorale che metta tutto nelle mani dei segretari di pochi grandi partiti
politici, e in particolare si consolida l’asse neoliberista Renzi-Berlusconi.
Andiamo
infatti verso uno scenario di fallimento delle promesse renziane, di forte
peggioramento economico, di dirompenti tensioni sociali, con un parlamento
ultra-maggioritario neoliberista che assicurerà, sì, la maggioranza a un
governo fedele al modello economico in via di costruzione, ma che non
rappresenterà la popolazione, anzi sarà in palese contrapposizione agli
interessi di questa, e dovrà ricorrere alla repressione, legittimandola con i
numeri in aula e con l’appoggio dell’”Europa”,
e alla bisogna perfezionandola con l’arrivo della Trojka e
dell’Eurogendfor.
L’etica
finanziaria del rigore e della virtuosità, incarnata dall’UE, è un’etica per i
creditori renditieri, per gli usurai, per i produttori monopolisti di moneta e
credito. Storicamente, l’inflazione del primo del secondo dopoguerra assieme
alle politiche di spesa pubblica a sostegno della crescita economica, alla
forte crescita dei redditi nazionali e all’effetto redistributivo di questa
combinazione, è ciò che aveva sostanzialmente ridotto i loro privilegi
economici.
Essi
ora si prendono la rivincita imponendo un modello che antepone a tutto la
salvaguardia delle rendite anzi la loro rivincita, attraverso l’imposizione di
condizioni opposte a quelle del secondo dopoguerra, cioè stagnazione,
spostamento di ampie quote dei redditi dal lavoro alle rendite, concentrazione
dei redditi e dei capitali nelle mani di cerchi sempre più ristrette, crescita
della quota della spesa pubblica che i paesi subalterni, come l’Italia, devono
destinare al pagamento degli interessi sul loro debito pubblico.
La
popolazione generale viene posta dai mass media e dalle istituzioni in
condizione di conoscere solo la vulgata economica sottesa a questo modello
economico e di dimenticare, in quanto ai meno giovani, e di non apprendere, in
quanto ai meno vecchi, che è possibile, è esistito ed ha funzionato modello
economico diverso, in cui il denaro veniva prodotto e speso per assicurare
occupazione e sviluppo, in cui le banche centrali assicuravano l’acquisto dei
titoli pubblici a un tasso sostenibile escludendo la possibilità di default, e
che in questo modello i disavanzi interni ed esteri nonché i debiti pubblici
erano molto più
sostenibili
di quanto lo sono ora nel sistema della virtuosità per
usurai,
sicché i governi e i parlamenti avevano la capacità di elaborare e decidere
politiche economiche e sociali anziché farsele dettare dai mercati. E le
persone avevano la possibilità di fare programmi di vita – cosa che in fondo è
lo scopo non solo dell’economia ma della stessa esistenza dello Stato.
La
popolazione generale italiana, se tiene la testa dentro alla “realtà” che le è
permesso conoscere, cioè dentro il predetto modello di economia virtuosa per
usurari e renditieri marca Maastricht, può davvero pensare che il rimedio alle
sofferenze che sta vivendo consista nel rinegoziare i parametri per spuntare
qualche punto percentuale di flessibilità, di spesa a deficit in più, come
promettono vari statisti-contaballe, oppure l’immissione di qualche centinaia
di miliardi da parte della BCE, che, come in passato, finirebbero alle banche
per chiudere i loro buchi sommersi o per gonfiare nuove bolle speculativa, come
sempre avvenuto durante questa “crisi”. L’unico rimedio effettivo sarebbe la
sostituzione di quel modello con altri, che ho descritto anche in questo blog.
Un’opposizione
sociale vera e realistica dovrebbe puntare apertamente a questo rovesciamento
di modello, non a negoziati per ottenere qualche concessione che, per forza di
cose, sarebbe presto revocata. E dovrebbe lottare con la coscienza che i tagli
di salari, occupazione, garanzie, servizi sono stati intenzionalmente
introdotti dalle istituzioni nazionali e sovranazionali come strumento per
garantire e rafforzare le posizioni di una classe di renditieri finanziari, di
monopolisti del credito; e che quindi si tratta di fare, con i mezzi necessari,
se disponibili, una lotta di classe diretta a rovesciare un ordinamento
economico-giuridico e a riprendersi i poteri pubblici, governativi,
istituzionali, togliendoli a un preciso avversario di classe, per darli alla
generalità dei cittadini.
È
probabile che la rottura dell’equilibrio, dell’omeostasi di questo attuale
sistema, sia alle porte, determinata dalla continua contrazione del reddito
nazionale, che
rende
insostenibile il servizio dei debiti pubblici e privati, quindi
tende
a far saltare il sistema bancario. Se a questo punto i poteri forti decidono di
mettere
le mani nei conti correnti della gente e confiscare il risparmio
per
puntellare le banche e i conti pubblici, questa può essere la
scintilla
che coalizza le forze euro-scettiche e trasforma gli “scioperi sociali” della
Fiom (novembre 2014), e in cui già si nota il ritorno di una coscienza e di una
rabbia di classe, in un’attuazione di
reale sovranità popolare di contro alla irreale rappresentanza di un parlamento
di nominati e ultramaggioritario. Anche perché tale opzione di bail-in a carico
dei risparmiatori farebbe capire a molti che il sistema di governance globale creato intorno al FMI, alla FED, alla BCE, al MES, alla Banca dei Regolamenti internazionali, alla Commissione, ha proprio la funzione di scaricare su lavoratori, pensionati, risparmiatori, cittadini, i danni causati dalle attività di azzardo e dalle truffe finanziarie di quella stessa classe internazionale che dirige le predette istituzioni sovranazionali.
Un simile rovesciamento dal basso del modello socioeconomico non è possibile su scala nazionale, bensì solo su scala almeno continentale. Ed è improbabile che parta dagli italiani, che sono storicamente incapaci di simili imprese
Un simile rovesciamento dal basso del modello socioeconomico non è possibile su scala nazionale, bensì solo su scala almeno continentale. Ed è improbabile che parta dagli italiani, che sono storicamente incapaci di simili imprese
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Marco
Della Luna
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