La
politica (dal greco polis) è la nobile arte del governare la società, con cui
vengono, stabiliti i limiti e i diritti di ognuno rispetto gli altri per dare a
tutti opportunità e possibilità di soddisfare i bisogni primari e le proprie
ambizioni e attitudini.
Già
dai tempi di Aristotele si distinguevano diversi tipi di politica: quella democratica,
in cui il governo viene scelto dal popolo, quella oligarchica in cui i nobili
e/o potenti dettano legge e quella tirannica o monarchica ove il potere è concentrato
nelle mani di una sola persona. Nel corso dei secoli più o meno sono rimaste
invariate tali suddivisioni con periodi di accentuazione di alcune a dispetto
di altre fino ad arrivare al Machiavelli che introduce e dà dignità ad un altro
concetto da affiancare al termine politica, “la ragion di stato”, per cui la
morale e l’etica della politica possono essere diverse da quelle comunemente
accettate e sentite. Nel XIX e nel XX secolo vengono elaborate e sperimentate
altre teorie, tra cui quella marxista, che introduce, con il materialismo
storico, i rapporti economici tra le classi sociali come caratteristica dei
sistemi politici, introducendo il concetto di socialismo con la condivisione
dei beni e dei mezzi di produzione togliendoli alla logica del profitto privato.
Nel corso dell’ultimo secolo passando attraverso guerre e dittature di matrice
fascista e dal fallimento dei regimi comunisti si è comunemente accettata l’idea
che la migliore forma di esercizio della politica sia la democrazia con la
possibilità data ad ognuno di essere rappresentato e di poter incidere sulle
scelte del governo.
E
veniamo a noi, all’oggi 2014 in Italia. Vi sembra che ciò che viviamo della
politica corrisponda a questa visione? I bisogni delle persone sono
soddisfatte? Il potere è esercitato in rappresentanza della maggioranza e nell’interesse
comune? Per quanto mi riguarda le tre risposte sono altrettanti no e vado a
spiegare perché.
Sarà
ripetitivo ma l’introduzione del sistema maggioritario contiene già in se il
germe di una democrazia limitata, non volendo e potendo più rappresentare ma
mirando esclusivamente alla governabilità, quindi all’esercizio puro e semplice
del potere sfrondato di tutte quelle caratterizzazioni di natura ideale o utopiche
, che sono comunque tipiche e presenti in qualsiasi essere umano. Ma, tutto
sommato, andrebbe anche bene, se, poi, chi fosse eletto va ad interpretare al
meglio il ruolo di buon governo e di tutela degli interessi collettivi. L’esperienza
ci insegna, invece, che va in tutt’altro modo, che l’importante diventa
vincere, diventa l’esercizio del potere fine a se stesso con punte di
autoritarismo più simili ad un’oligarchia che a una moderna democrazia. Si
consideri, poi, che la politica, per gli interessi che rappresenta e per gli
appetiti di molti esercitanti tale arte, sposta e muove capitali che
introducono facilmente elementi corruttivi non sufficientemente arginati e denunciati
e, ai quali, bisogna poi rispondere con atti e scelte che non ne ostacolino gli
interessi. Ecco l’altro elemento che porta a rispondere no. La politica, nelle
sue ultime versioni, ha rinunciato ad
una propria funzione morale e di cambiamento nell’interesse generale per sposarne
un’altra (la ragion di stato diventa ragione economica) a tutela di interessi
privati e speculativi.
Una
politica che non esercita più la sua funzione regolatrice dei diritti e dei
bisogni e si assoggetta a logiche terze che vanno a penalizzare i più per gli
interessi dei pochi, merita, il disinteresse e il disprezzo con cui oggi è
percepita. La disaffezione manifestata con voti a movimenti di protesta, o,
peggio, con la diserzione dell’esercizio di voto e, in generale con un comune
sentire di condanna, di lontananza e di intolleranza nei confronti della stesa è
il miglior termometro per dire: è ora di cambiare, ma davvero!
In
questo quadro destra e sinistra, non vengono più percepite come forze e
proposte diverse, ma facce della stessa medaglia, avendo entrambe tagliato i
cosiddetti legami storici ed ideali per sposare visioni più pragmatiche e funzionali
alla vittoria elettorale. La cosiddetta sinistra (PdS-DS-PD, in particolare, ha
operato il cambiamento maggiore e più radicale, rinunciando alla
rappresentazione di un’alternativa sociale possibile per sposare e
rappresentare interessi diversi. Il premier Renzi ha operato la definitiva
trasformazione del partito, nonostante tutto, ancora di riferimento per i
lavoratori, nel partito, come da lui definito, della nazione (leggi della
finanza e dei poteri forti).
Le
azioni susseguenti non sono più rapportate ai bisogni e, quindi alla
motivazione prima del far politica, ma agli interessi (di classe, di lobby,
della grande finanza) che si rapportano con altri e diversi parametri che non
sono più quelli degli esseri umani.
Il
ragazzo di 30 anni come potrà programmare la propria vita senza lavoro e quel
poco precario, il cinquantenne espulso dal mondo produttivo come farà ad
assicurare ai propri figli ciò di cui hanno bisogno, i pensionati con poche
centinaia di euro di pensione come possono provvedere alle proprie necessità
magari di salute?
A
queste persone la politica deve dare risposte, non domani o dopodomani, ma
oggi, perché anche oggi devono mangiare, anche oggi devono portare i figli a
scuola, anche oggi devono vivere.
Una
politica incapace di fare ciò è una politica, giustamente da disprezzare e da
additare al pubblico ludibrio.
La
mia personale visione della vita che mi porta ad essere, nonostante tutto, attivo
protagonista (nel mio piccolo) e non distaccato osservatore, mi porta a
considerare che oggi più di prima, proprio per quanto esposto, c’è bisogno di
persone motivate, convinte, oneste e capaci per ridare voce e speranza a chi
voce e speranza non ne ha più e ridare quella dignità, purtroppo compromessa,
alla parola politica.
E
questo compito non può essere svolto da altri che non sia la sinistra, proprio perché
storicamente legata a visioni e modelli di società alternativi, magari
impolverati dal tempo e dall’abbandono, ma ancora, nei principi fondativi,
validi e condivisibili.
Quindi
ragazzi, come ormai vado dicendo da tempo, un passo indietro tutti e ridiamo fiato,
dignità e un senso al far Politica. (con la maiuscola non a caso)
Ad
maiora
MIZIO
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