La
politica, i politici, i partiti fanno schifo, pensano solo a loro, non
rappresentano più nessuno se non se stessi. Tutti a casa, tutti a lavorare
seriamente, un calcio in c..o e ridateci i soldi brutti figli di una madre ignota!
Alzi la mano chi di noi non ha mai pensato, detto, auspicato, invocato uno dei suddetti pensieri nel corso
della propria vita. Onestamente, anche il più incallito e fedele dei militanti
si è trovato più volte nella situazione di non capire, di dover giustificare
scelte non comprensibili e non condivisibili, e di dover ammettere con sé
stesso che forse a pensar male, a volte, non si faccia poi troppo peccato. Nel
passato era la ricca borghesia che deteneva il potere a fare della politica un
uso elitario indirizzando interessi e scelte nel mantenimento di tale privilegio
approfittando e incentivando il diffuso analfabetismo di massa e la conseguente
difficoltà di poter veicolare visioni sociali diverse.
Con
il propagarsi della capacità di accedere a fonti informative alternative, grazie
alla scolarizzazione che diventava di massa, e alla presa di coscienza di
avanguardie intellettuali, comincia, da parte di quegli stessi poteri che ne
facevano , e ne fanno, un uso discriminatorio, la demonizzazione della politica
stessa.
“La
politica fa schifo! Lasciala fare a noi che sappiamo come fare” Tu non
occupartene, vai allo stadio, a messa, in discoteca, al mare, che ci pensiamo
noi, non preoccuparti, non sporcarti e non perdere tempo con questo schifo”.
Questo
messaggio era efficacemente contrastato dall’adesione fideistica, quasi fosse
una chiesa , a ideologie, partiti e movimenti che richiedevano fedeltà e
dedizione quasi assoluta. La politica diventava così, pratica di massa. Le scelte
venivano discusse, criticate, richieste con manifestazioni, lotte e impegno collettivi, l’elite è costretta a cedere
porzioni di potere e privilegi.
Il
militante politico di queste forze innovatrici, socialiste o comuniste, poteva essere avversato per le
proprie idee, demonizzato ma difficilmente poteva essere accusato di disonestà
o di perseguire interessi personali. La politica stava riconquistando il posto
che le sue nobili origini le avevano da sempre riservato. Quello di rappresentare
interessi collettivi e non elitari
Nel
moderno mondo delle democrazie occidentali il modo per tenere lontane
le masse dalla politica è di presentarla nel suo aspetto peggiore quello
dell’interesse privato, della difesa dei privilegi, agendo sull’ idea (purtroppo
anche verosimile) che siano tutti uguali.
Aspetto favorito dalla seconda grande rivoluzione mediatica dopo quella
della scolarizzazione, la diffusione di massa dei moderni mezzi di comunicazione:
televisione prima, internet e la rete oggi. La tv rappresentava il nuovo
vangelo della verità dichiarata: “L’ha detto pure la televisione” era ed è,
ancora in parte, un modo per avvalorare la veridicità di una notizia. Il potere
ne ha fatto un uso “pro domo sua”, arrivando a gestire contemporaneamente con
Berlusconi, sia l’informazione che il potere stesso.
Il
vecchio militante , le vecchie ideologie sono rimaste spiazzate ed emarginate
da questa accelerazione e hanno tentato di rimanere in gioco con aggiustamenti
e processi di modernizzazione che, oltre a procurare dolorose scissioni e
disillusioni, non sono state in grado di reggere il confronto con il nuovo
potere mediatico reso ancora più efficace, ma complicato, dall’ irrompere della
diffusione della rete. Cosa invece riuscita benissimo ai nuovi soggetti
politici come la Lega e il M5S che hanno semplificato e reso “mordi e fuggi” il
consenso basandosi su parole d’ordine di facile lettura e immediata
condivisione (ovviamente non entro nel merito delle stesse). La politica,
quella nobile, vissuta con enfasi e passione rimane sempre più emarginata e
ininfluente nei processi e muta testimone di glorie passate.
La
politica cambia qindi pelle, diventa non più e non solo passione e dedizione ma un
modo di autopromozione personale, (come diceva il grande Sordi: ”Sempre meglio
che lavorare”) il risultato diventa più importante del contenuto e del contenente.
L’iperbole non riguarda più grandi orizzonti collettivi ma piccoli risultati
circoscritti. In questo quadro le potenzialità positive e di qualità, che pure
ci sono, sono offuscate o coinvolte in un
consolatorio e superficiale “Così fan tutti”.
Quindi
la politica fa schifo? Certo , quella degli interessi personali e di lobby,
quella del mantenimento del potere a tutti i costi, quella senza passione e
senza ideali, quella che distrugge il territorio e la ricchezza comune, quella
che fa accordi con la criminalità organizzata, quella che umilia, sfrutta il
bisogno, quella appecoronata ai poteri forti, quella che non sa più far sognare
e popola la vita di incubi.
Ma
c’è e ci può essere un’altra politica?
Certo
che si! Quella che non si riempie la bocca di promesse e paroloni, quella che
sta in mezzo ai bisogni, quella che indica una strada e una via d’uscita,
quella che non guarda solo ad un futuro utopico ma che vuole cambiare l’oggi e il domani. Quella che è fatta di sacrifici molti e soddisfazioni poche, quella di
uomini e donne che sono in cammino da tanto tempo che si sono divisi, e quella dei molti che
si sono fermati.
Si deve riprendere il cammino con chi c’è, senza ansie da
prestazione, ma anche senza infatuazioni sterili. La base ideale non manca, l’avversario
pure, le cose da fare infinite, dimostriamo che la politica può e deve
ritornare ad essere pulita, nobile e di tutti
Ad maiora
MIZIO