Quando,
ormai moltissimi anni fa, andavo alle superiori avevo un professore d'italiano
con il quale spesso ci si confrontava polemicamente con la tipica e fastidiosa
spocchia adolescenziale sul valore e l'utilità della cultura, allora
considerata "borghese" e poco utile agli interessi di noi figli di
proletari e potenziali proletari a nostra volta. Lui uomo di profonda cultura e
di ancor più profonde capacità umane e professionali ci portava sempre un
esempio per convincerci dell'utilità, comunque, della conoscenza. E ci parlava
del coltellino che, con il suo insegnamento e la trasmissione di nozioni,
apparentemente noiose e inutili, metteva nelle nostri giovani mani. Ci
ricordava che la vita, specialmente per noi che partivamo un passo indietro gli
altri, sarebbe stata come un muro e di quanto sarebbe stato meglio, per quanto
apparentemente limitato avere un coltellino per cominciare a eroderlo,
piuttosto che contare solo sulle mani nude. E, soprattutto, quanto sarebbe
stato importante che non fossimo soli a cercare di abbattere il muro perchè
tanti coltellini che scavano insieme possono, alla lunga, abbattere anche il
muro apparentemente più solido.
Crescendo
non ho mai finito di ringraziarlo per quel suo impegno nei nostri confronti.
Perchè
ho ritenuto meritevole di attenzione questo ricordo giovanile in questo
particolare momento.
Non
sarò il primo a dirlo, neanche l'ultimo e neanche quello che lo dice nella
maniera migliore, però quelle parole e quell'insegnamento mantengono un valore
che attraversa i tempi e le situazioni portandomi a riflettere su ciò che è
importante, valido e giusto nelle nostre azioni. Troppo spesso di fronte a
problematiche o cose che non condividiamo al cento per cento reagiamo in
maniera scomposta e irosa, come se una differente opinione potesse in qualche
maniera ledere la nostra granitica certezza di essere nel giusto. Lo facciamo
per difesa ideologica, di schieramento, di appartenenza, per convinzione ma in
ogni caso dimentichiamo quanto sia, non importante, ma fondamentale, metter
insieme tutti i coltellini che abbiamo a disposizione per abbattere il muro
dell'ingiustizia, dello sfruttamento, dell'interesse egoistico e di classe.
In
fondo, non credo che sia impossibile, almeno tra persone che si ritengano
simili, ritornare al parlare, a confrontarsi,, a discutere senza fare ricorso a
sospetti, trabocchetti, giudizi preventivi e sprezzanti avendo come unico
obiettivo comune cambiare l'esistente e per questo lavorare insieme ognuno
mettendo a disposizione il proprio coltellino.
Scendiamo
dai nostri piedistalli di certezze, di sicurezze dimostratesi, spesso, non
proprio tali, e impariamo (o reimpariamo) l'importanza dell condivisione, della
solidarietà e della comunanza.
Qualcuno
senz'altro giudicherà tale impostazione buonista e velleitaria ma vi assicuro,
anche se può sembrare strano, che ancora ci sono molti per cui l'impegno
politico o sociale non rappresenta un trampolino o una vetrina per la propria
affermazione ma un sincero convincimento.