La
favola del Leicester ( per chi non fosse appassionato di calcio è la squadra
inglese che, partita per non retrocedere, ha vinto il campionato superando squadroni
imbottiti di soldi e campioni allenata dall’ italiano Ranieri) oltre che un
bella storia, buona per film e romanzi,
si presta a tutta una serie di letture in cui possiamo ritrovare molti aspetti della nostra attuale situazione.
Ci chiediamo, tutto quanto è successo in Inghilterra e una simile avventura
sarebbe stata possibile in Italia?
Nell’Italia
della rottamazione in salsa renziana (e non solo) che guarda solo alla carta d’identità
e non alle capacità come elemento discriminante, l’allenatore sessantacinquenne
Ranieri era già stato messo in naftalina in quanto vecchio.
Senza
scomporsi il suddetto (ovviamente rapportiamo il tutto alle diverse condizioni
socio economiche) se n’è andato a cercar fortuna all’estero, prima in Grecia e
poi in Inghilterra. Non è forse quello che sono costretti a fare anche migliaia
di giovani, cui il nostro paese non offre più prospettive oltre una vita
precaria e di pura sopravvivenza? E dando di questo colpe e responsabilità alle
generazioni precedenti spostando il piano del conflitto da quello politico-sociale
a quello generazionale?
Cosa
che, d’altra parte, è sempre stato presente nell’avvicendarsi delle
generazioni, con la differenza che , questo però, in un quadro di pseudo benessere
diffuso, non veniva cavalcato in maniera populista e distrattiva rispetto i
reali motivi delle ingiustizie sociali.
Altro
aspetto dell’avventura della squadra inglese da prendere in considerazione è il
riproporre, in salsa sportiva, la storia di Davide che sconfigge Golia. Anche
questo in Italia sarebbe stato possibile?
Nell’Italia
calcistica dove ci sono stati fenomeni diffusi di corruzione, “calciopoli” e
non solo, una squadra come il Frosinone, ad esempio, potrebbe mai ambire a
vincere lo scudetto? Nella patria dove si è stati costretti a inventare la “sudditanza
psicologica” degli arbitri per giustificare l’ingiustizia, dove si toglie ai
poveri per non toccare i privilegi dei ricchi siamo portati a pensare che ciò
non sarebbe potuto avvenire.
Cosa
imparare, allora, dalla bella avventura della squadra inglese?
Che
il rinnovamento e il cambiamento, naturalmente e logicamente necessari, non
passano esclusivamente attraverso il dato anagrafico.
Che
la passione, l’impegno, il lavoro svolto in un ambiente idoneo e rispettoso
dell’etica e della giustizia, a volte,
riescono ad emergere anche laddove sembrerebbero prevalere i soldi e il potere.
Che
la rassegnazione e l’accettazione dello status quo non è la strada da
perseguire, che la speranza da sola non basta, che l’impegno e la passione di
giovani e meno giovani possono cambiare veramente le cose senza calcoli algoritmici
sull’età media.
Che
la giustizia sociale e una società più giusta ed equilibrata è un obiettivo
difficile ma raggiungibile. Ranieri, Simeone,Sanders, Mujica, Iglesias, Tsipras età diverse stesse capacità propositive e comunicative
Quindi al lavoro e alla lotta senza alibi e senza
steccati!
MIZIO
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