In
questi giorni di lunga “prigionia” forzatamente ci si dedica di
più ad aspetti e interessi, se vogliamo secondari, rispetto quelli
che abitualmente si coltivano.
Si
sperimentano anche forme di pensiero più spontanee e anarchiche del
solito, lasciandole libere di avventurarsi anche su sentieri tanto
tortuosi quanto però, affascinanti. Inoltre questa pandemia sembra aver esaltato alla massima potenza tutte le visioni, reali,
verosimili, fantasiose, complottiste, esoteriche che hai frequentato
più o meno direttamente e più o meno condividendone lo spirito.
Quindi
ci si avventura in riflessioni che, normalmente, pur essendo già
tue, non si dedica loro. alcuna attenzione.
Quindi
ritorniamo al concetto di trinità e della sacralità derivante del
numero tre, già analizzata in altre occasioni. Cosa che non è appannaggio della sola visione cristiana,
anzi affonda le sue radici in culture e visioni sia religiose
che filosofiche diverse o, per guardare anche più vicino a noi, alla moderna
psicanalisi. La suddivisione una e trina della visione spirituale, corpo,
anima, spirito trova una naturale corrispondenza nella triplicità
istinto, intelligenza, coscienza della moderna e più condivisibile scienza.
Come
direbbe qualcuno verrebbe da pensare giustamente:”Ma che
c'azzecca?”
C'azzecca,
perchè questa pandemia, evento epocale e quasi unico nelle vita e
nella recente storia dell'umanità, ha liberato e reso, se non
accettabili e comprensibili, almeno degni di attenzione dubbi e
interpretazioni più o meno fantasiosi. Tutti aspetti che trovano,
poi, fertile terreno di diffusione e crescita nella debolezza figlia
della paura. O quanto sia deresponsabilizzante l'ingenua, ma
consolatoria sensazione, di essere nelle mani di oscuri manovratori
del nostro destino sia personale che collettivo. D'altra parte,
storicamente, pur di non ammettere la propria condizione di congenita
debolezza e precarietà legata al nostro essere umani, in viaggio
casuale su questa palletta spersa nello spazio, si preferisce
indirizzare strali e responsabilità su altro, meglio se oscuro e
mimetizzato abilmente.
Quindi
possiamo già cominciare a vedere come, visioni e atteggiamenti, già
presenti normalmente, vengano esaltati e coltivati in modo compulsivo
privo anche dei normali filtri censori dai più, e in modo
speculativo interessato da parte di altri.
Prego
chi abbia voglia di continuare a leggere di non provare eccessivo
stupore, né di coltivare dubbi sulla sanità mentale del
sottoscritto pur avendo, legittimamente, tutta la libertà di pensare
che siano solo fesserie. Cercheremo di camminare come novelli Dante e
senza alcun Virgilio, in equilibrio sulla stretta cengia che ci
divide dalle perigliose e dolorose esperienze delle anime del
Purgatorio. Cercando di non inibirci la possibilità,anche di leggere,
ascoltare e condividere riflessioni, punti di vista che, anche se
frutto di fantasie esasperate,possano rappresentare comunque, un
qualcosa degno d'attenzione se non altro perchè totalmente
disconnessi da interessi di alcun tipo.
La
nostra vita sociale da sempre è inquadrata e codificata in una
visione condivisa dell'esistente. Dalle verità scientifiche, alle
narrazioni storiche per finire alle regole morali e all'etica.
Partendo da queste basi il singolo e le comunità si rapportano tra
loro dando vita alle varie organizzazioni sociali, politiche,
religiose ecc. che conosciamo. Sulla giustizia, libertà o
composizioni di tali aspetti condivisi, si polarizzano,
conseguentemente, le varie forme di pensiero tese ad aggiudicarsi la
fetta più grande di potere, ricchezza e visibilità possibile.
Detta
questa prima banalità aggiungiamone un'altra. L'avventura della
vita, pur essendo costretta e forzatamente all'interno di regole collettive imposte, rimane sempre e comunque un' esperienza assolutamente
personale, non condivisibile e non comprensibile se non sommariamente
da nessun altro per quanto simile o anche empaticamente, legato.
Da
questa banale considerazione nasce ad esempio il famoso: “Non
giudicare”.
Nel caso, si cerchi di giudicare l'atto ma non chi lo compia. Non sapremo mai
se nelle stesse identiche condizioni sociali, familiari, culturali
noi avremmo agito diversamente. Ovviamente, questo, socialmente non
deve e non può essere concepito come una deresponsabilizzazione
assoluta, ma per immaginare l'eventuale sanzione o punizione
all'interno di una visione che ne preveda il recupero e la relativa comprensione della negatività dell'atto commesso.
Come si vede spesso, le grandi verità, possono essere di una semplicità disarmante potenzialmente condivise e comprensibili anche da soggettività diverse, ma prive di pregiudizi.
Come si vede spesso, le grandi verità, possono essere di una semplicità disarmante potenzialmente condivise e comprensibili anche da soggettività diverse, ma prive di pregiudizi.
Perciò
vediamo che abbiamo stabilito già una prima categoria di lettura.
Quella visibile, comunemente accettata e condivisa. Cosa utile, se
non necessaria, per la possibilità di concepire la vita sociale di
soggetti altrimenti troppo diversi. Ovviamente in questa visione tralascio volutamente,
perchè non funzionale a quello che vorrei dire, il giudizio sulla
giustizia o meno di tale organizzazione, che attiene ad un altro livello
di lettura e ragionamento.
Dobbiamo, quindi, considerare gli altri due livelli di lettura e percezione
che sono molto più del primo, legati al vissuto, alle visioni e
sensibilità personali.
Uno di
questi è legato strettamente al proprio livello intellettivo che,
come sappiamo non è uniformemente uguale ma, come le caratteristiche fisiche,
diverso per ognuno, unico e indivisibile. Ma come il fisico può
essere, però soggetto a cambiamenti evolutivi, compresi, però, in uno spazio
più-meno, limitato e riferito sempre al potenziale del singolo e diverso per ognuno.
In
genere è in questo spazio che, se solleticato e stimolato nel senso giusto, blandendo
l'intelligenza o l'ego degli interessati, si inviano, attecchiscono e
crescono i migliori o i peggiori messaggi. Messaggi più o meno interessati
della politica, delle religioni, dei potentati o, anche del
cosiddetto complottismo, tanto in voga recentemente. Cose che in assenza di un atteggiamento
laicamente critico facilmente si possono trasformare in verità
incontestabili, che necessitano e spingono ad atteggiamenti di fedeltà cieca e assoluta.
Da qui
nascono le necessità, da parte di alcuni, di trasformarsi, e anche con orgogliosa ostentazione, in megafoni viventi e difensori ad oltranza
di un'idea o visione. Ruolo che nobilita e gratifica facendo provare un
appagante senso di superiorità ed esclusività.. La convinzione di servire una verità
(sia pur quasi sempre soggettiva) ci dà un'appagante sensazione di aver trovato quella
posizione nel mondo, cui sentiamo di aver diritto-dovere.
Per
ritornare a bomba sulla questione pandemia e fare un esempio
leggibile. Avrete notato con quale facilità e con quale convinzione
ognuno difenda la propria posizione e quante di queste siano frutto
di assoluta fantasia e meno credibili anche delle più astruse convinzioni dei popoli più antichi. Abbiamo visto di tutto, da teorie con basi più o meno
scientifiche, ad altre più interessate politicamente ed economicamente o
addirittura al complottismo più o meno astruso,al servizio di chissà quale segretissimo piano di conquista del mondo e dell'universo intero.
Il terzo
livello è quello che, più di tutti gli altri risulta mimetizzato e
nascosto rispondendo, molto più dei precedenti ad una sensibilità
assolutamente personale e unica. Talmente unica nella sua originalità da sembrare priva dei normali filtri cognitivi, facendo appello ad altri intimi codici di giudizio.
Quelli che sono annidati nella parte più profonda e intima del nostro essere.
Spirito, coscienza, Es, super io, subconscio, ognuno lo identifica
con un nome diverso, ma, sostanzialmente ci si riferisce alla stessa
zona del nostro sentire.
Ed è,
fondamentalmente, quella con cui raramente, e quasi sempre con disagio,ci troviamo a confrontare il nostro agire pubblico rispetto quello che
avremmo sentito più naturalmente nostro.
Ora, a
fronte di questa situazione, sembra più che normale che, soprattutto
in situazioni estreme come questa pandemia, sentimenti più
epidermici come la paura prendano il sopravvento determinando giudizi
e atteggiamenti comprensibili ma censurabili. Una minoranza
sostanziosa fa dell'esercizio critico e si butta a capofitto nella
necessaria opera di conoscenza. Territorio in cui le notizie e le
informazioni passano senza un preliminare asettico e dovuto esame, ma
rispondendo in via prioritaria, alla propria visione. Comprensibile,
in quanto la cosa più complicata è ammettere che, forse, qualcosa
del nostro percorso sia da mettere in discussione.
Quelli,
purtroppo una minoranza, che riescono consapevolmente o meno, a
utilizzare anche il terzo livello e a raggiungere un equilibrio
stabile e duraturo dell'intero proprio essere, sono coloroi che
sembrano i più (e forse lo sono) equilibrati, i meno coinvolti apparentemente, dagli eventi al punto di dare l'impressione di avere
nel disinteresse l'aspetto prevalente del proprio carattere. Cosa,
ovviamente, non veritiera ma frutto di una costante ricerca di un
equilibrio interiore che, in mezzo a mille dubbi e difficoltà viene
però vissuto dagli interessati come un atteggiamento indispensabile
e non solo utile. Soprattutto a sé stessi prima che ad altri.
Sarebbero
poi, quei soggetti che spesso e involontariamente, vengono presi ad
esempio sia negli aspetti positivi, facendone un riferimento anche morale, quanto
in negativo per quanto in grado di scuotere le cattive coscienze altrui.
Tutto questo ragionamento per provare a capire, da un punto di vista originale e decentrato, il perchè l'enorme massa di informazioni, soprattutto in questi periodi nodali storici, ci travolga e, favorita dai moderni mezzi informatici passi, quando va bene, al vaglio solo del primo livello e raramente del secondo. Quasi mai si utilizza anche il terzo. Sia per una congenita disabitudine e difficoltà a farne uso, sia per il timore di apparire troppo fuori dal coro con relativo rischio di isolamento sociale.
In ultimo, ma non per rilevanza vorrei ricordare, soprattutto a tutti quelli che ingenuamente e inconsapevolmente si trasformano in spacciatori di fake, di bufale vere e proprie se non addirittura di falsità costruite ad arte per delegittimare l'esistente e spianare la strada a personaggi equivoci, interessati e pericolosi, di provare a sfilarsi dal loro ruolo di Ascari di costoro.
Per questi va bene qualsiasi cosa, politica, religione, complottismo, medicina, economia, l'importante è instillare il virus del dubbio, proponendo visioni e chiavi di lettura che spostano il punto di vista da quello più ovvio, banale ed efficace. Non perchè non ci siano piani o intenzioni subdole e segrete, ma se non usiamo la lettura (che vale sempre) del cui protest, ci allontaniamo da quello che dovrebbe essere il principale impegno personale e collettivo di battersi sempre e comunque per la giustizia, per seguire fantasie o depistaggi inutili e dannosi.
Quindi quando si leggono o si viene a conoscenza di qualcosa, si tenga sempre presente, prima di farle proprie e divulgarle, che raramente, per non dire mai, le informazioni e le grandi verità possono essere divulgate a tutti. Laddove comunque, dovessero arrivare, si avrebbe bisogno dei filtri cognitivi giusti per decodificarli nel modo giusto e, soprattutto per non darli in pasto a chiunque. Il risultato, lo vediamo, è un imbarbarimento progressivo che continuamente contribuiamo ad alimentare più o meno consapevolmente.
MIZIO
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