martedì 28 agosto 2012

ASTINENZA DA DEMOCRAZIA




Diciamocelo francamente chi ha vissuto gli ultimi venti anni di vita politica in Italia non può fare a meno di notare che, nonostante gli sproloqui e l'abbondanza di termini come democrazia, libertà ripetuti ad ogni piè sospinto da lor signori e dai loro lacchè, gli spazi d'espressione e di libertà si siano notevolmente ristretti. E non parlo, certo, della libertà tanto cara ai neo liberisti, cioè quella di fare il proprio comodo e i propri interessi senza regole e senza rendere conto a nessuno. Parlo di quella democrazia e libertà per le quali i nostri padri e, per i più giovani, i nostri nonni hanno lottato e spesso pagato di persona con la vita o con la prigione. Personalmente avverto da molto tempo i sintomi d'astinenza da democrazia che, da troppo tempo è rimasta solo una parola vuota di significato senza riscontro pratico. Cerchiamo di capire, in maniera sintetica, quando e perché tutto ciò é potuto avvenire e cosa si può fare per riconquistarne pienamente il valore.
Forse tutto si può far risalire al referendum abrogativo della legge elettorale in Italia dell'aprile del 1993, quando sotto l'onda emotiva di Tangentopoli, la stragrande maggioranza degli italiani votò per l'abrogazione della vecchia legge elettorale basata sul sistema proporzionale e delegò la classe politica a fare una nuova legge che si ispirasse a un sistema maggioritario, convinti (da quasi tutti gli schieramenti politici e sociali) che la governabilità e la stabilità di un governo fosse preferibile alla rappresentanza democratica di tutti i soggetti  della società. Quindi non più Parlamento e Governo che rappresentano e mediano le loro posizioni, ma un concetto molto più semplice: chi vince prende tutto. Con il premio di maggioranza il 35% dei votanti (non degli italiani) governa e decide per tutti, e in culo la democrazia. Tale sistema in 20 anni ha dimostrato tutti i propri limiti in tema di rappresentanza e democrazia e non ha risolto il problema della stabilità e della governabilità, ha permesso a personaggi come Berlusconi e la sua accozzaglia di lecchini ed ex fascisti di fare i propri interessi e, in nome di questi, tessere accordi portando al governo forze che di democratico avevano ben poco (Lega Nord)che, in una democrazia normale sarebbero state da tempo fuori legge.Le brevi e sterili alternanze al governo della pseudo sinistra non hanno certo rappresentato un ritorno alla democrazia, anzi, spesso ne hanno accentuato la distanza con leggi che definire devastanti è poco. Basti pensare alla legge sul precariato che ha legalizzato lo sfruttamento del lavoro giovanile in cambio di niente, o le privatizzazioni di servizi, prima fra tutte quella del trasporto ferroviario che ha eliminato il concetto di servizio introducendo quello d'impresa, andando molto al di là degli indirizzi comunitari e indirizzando ad un  modello di trasporto d'elite a scapito di quello sociale. E più si è andati avanti e più si è radicalizzato questo concetto introducendo  con le varie riforme elettorali, la necessità del voto utile (a chi?) e non del voto di coscienza, fino ad arrivare all'ultima (ancora per poco) definita dallo stesso autore "Porcellum".
Non bastasse tutto ciò anche sul fronte sindacale, con la scelta (anche lì "responsabile") della concertazione si limitava fortemente la presenza dei lavoratori nelle questioni che li riguardavano, venendo chiamati (e non sempre) a dire sì o no in maniera ricattatoria a scelte già operate sulle loro teste.
Ultimo capitolo dell'attacco alla democrazia e alla libertà è la scelta del Governo Tecnico di fronte alla crisi finanziaria ed economica che, neanche fossimo in guerra, ha azzerato completamente con la complicità dei partiti e dei sindacati, tutti i diritti dei lavoratori riportando indietro l'orologio della storia.
In tutti questi anni c'è stato, grazie anche ad errori propri, un progressivo sfaldarsi del fronte che si sarebbe potuto opporre a tutto ciò, e si sono affacciati  nuovi soggetti che rappresentano il malcontento e l'indignazione come l'IdV di Di Pietro e il movimento 5 Stelle di Grillo.
Ed è per questi che adesso siamo di fronte a un nuovo capitolo della storia: è giunta quasi all'approvazione una nuova legge elettorale che, per arginare i sentimenti di anti-politica largamente diffusi nel paese, prevede ancora più libertà d'azione per chi verrà eletto: Premio di maggioranza del 15%, nessun vincolo su alleanze e programmi, da definire eventualmente poi, nessuna possibilità di scegliere i candidati, sbarramento elettorale al 5 o 6 %, con l'esclusione di quel poco che rimane di forze d'opposizione realmente alternative.
Che fare di fronte a tutto ciò?
Utilizzare tutti gli strumenti che ancora legalmente possiamo usare, non smettere di schierarci a costo di sembrare come i soldati giapponesi ancora nella giungla a combattere nemici inesistenti, testimoniare sempre e comunque il proprio dissenso e difendere sempre la libertà in tutte le sue forme, non solo quelle riconosciute come tali dal potere.
Difendere senza se e senza ma (scusate la citazione) i diritti dei più indifesi, dei lavoratori dei giovani, delle donne, degli anziani, combattere sempre il potere sia esso politico, economico o religioso.
Mantenere la propria libertà di giudizio, non seguire i ragionamenti e le logiche dei potenti, convincere i nostri cari, i nostri amici, o nostri compagnia ad essere più attivi e partecipi.
Porca miseria sto facendo l'imbonitore e il populista (vero Bersani?), ma la politica e la democrazia secondo me si fa soprattutto così e non solo con una croce nell'anonimato dell'urna, in fondo sono rimasto un romantico idealista comunista.

MIZIO.

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