Il
governo Renzi sta proseguendo il lavoro di cortina fumogena rispetto l’origine
delle vere cause della crisi e con la scusa di questa sta procedendo a rapidi
passi ad una ristrutturazione in senso limitativo della rappresentanza e della
democrazia dello stato e della costituzione.
Ma
se ci si fermasse un attimo a riflettere tutte queste riforme ritenute
necessarie e improcrastinabili sinora non hanno minimamente sortito effetti
positivi sulla crisi e sulla società italiana in generale, anzi!
Uno
dei problemi maggiori che limitava lo sviluppo e la crescita erano le troppo
rigidità del mercato del lavoro e i diritti del lavoratore. Difatti sono ormai
anni che siamo il paese con il più alto tasso di flessibilità e di minore
tutele eppure abbiamo raggiunto il record di disoccupati (giovani e non), Non
bastando ciò, adesso si sferra l’attacco finale anche all’ultimo baluardo dei
diritti, l’art.18..
La
presenza del pubblico è deleterio per i consumatori perché una sana concorrenza
affidata al libero mercato facilita i consumi migliorando il prodotto e
abbassando i costi con benefici per il bilancio statale. Bene l’unico esempio
positivo in tal senso è quello della telefonia mobile, difatti sta girando uno
spot che magnifica e ringrazia l’Europa
per questo, ma, in tal caso, gran parte del miglioramento è dovuto al naturale
progresso tecnologico che c’è stato nel settore.
Magari,
si dovrebbero guardare meglio le meraviglie prodotte dalle privatizzazioni
delle Ferrovie, di Alitalia, delle Poste, di Autostrade e di tutto ciò che era
pubblico o controllato dallo stato come i prezzi dei carburanti le tariffe
dell’energia ,del gas e le assicurazioni. Queste, una volta passate al libero mercato, hanno
dato vita ad una corsa al rialzo dei prezzi con il fondato sospetto che poi tutto sia regolato in regime
di accordi di cartello, in barba alle
stesse leggi del libero mercato.
Altra
litania: L’alto deficit dello stato è dovuto alle mancate riforme (quali?), ma
se andiamo a vedere il deficit alla fine della Prima Repubblica, quindi con
tutto il marcio e i ritardi che le si imputavano, era di meno di 800 milioni di
euro, oggi nel 2014 abbiamo superato i 2 mila miliardi aumentandolo di una
volta e mezza, pur in presenza di numerose riforme che, come abbiamo visto,
andavano nel senso di quel riformismo invocato come un mantra.
Sotto
accusa spesso, anche, le lungaggini che il bicameralismo impone prima di
approvare leggi e decreti, questo in parte è vero, ma solo per i provvedimenti
che in qualche misura vanno ad intaccare diritti e privilegi di lor signori e
dei propri referenti, perché quando si è trattato di modificare la
Costituzione, di elevare l’età pensionabile, di rivedere le leggi sul lavoro e
lo statuto dei lavoratori, non mi pare che ci siano state lungaggini, anzi!
Si
sono finalmente eliminate le Province. Castroneria! Si è eliminata la
possibilità per i cittadini di eleggere i propri rappresentanti in quest’ istituzione,
che continuerà ad avere gli stessi poteri e attribuzioni di prima.
Si
è votata l’abolizione del Senato. Falso anche questo! Si è tolta ancora una
volta la possibilità agli elettori di poter scegliere chi siederà in quella
camera che continuerà ad avere potere decisionale in molte delle questioni
istituzionali e costituzionali.
Quindi,
da una parte un decisionismo in materie che avrebbero comportato un maggiore e
più coinvolgente dibattito tra le forze politiche ( l’assetto dello stato non
si può fare a colpi di maggioranza) dall’altro si sono ignorate le fonti delle
vere storture dell’attuale sistema. Le regioni, i cui poteri con il cambiamento
del titolo V previsto dalla legge 42/2009 sotto la pressione leghista, furono
aumentati a dismisura in nome del federalismo fiscale e della lotta al
centralismo statale fonte di sprechi, hanno moltiplicato per venti tali caratteristiche.
E, in questo caso, senza grandi distinzioni tra Nord e Sud.
Per
amor di patria non voglio entrare, poi, nel nocciolo del problema che è l’attuale
regime finanziario che è stato eletto a moloch delle umane esistenze
rinunciando a qualsiasi ruolo della politica nel dirigere tali distorsioni e
schizofrenie che si muovono sulla scia di speculazioni e interessi che nulla hanno a vedere con quelli
dei cittadini che tali decisioni e direttive sono costretti a subire e
mantenere. L’Europa, in questo, da grande opportunità, si è rapidamente
trasformata, in un docile strumento nelle mani della grande finanza
internazionale a cui, i nostri rappresentanti, hanno prontamente aderito. Per
incapacità, complicità o semplice convenienza personale non ci è dato sapere,
ma per noi il risultato non cambia.
Queste
riflessioni sono un semplice elenco di questioni che, al di là di come ci siano
state presentate, nell’attuazione pratica hanno avuto risultati esattamente
opposti a quelli che si sarebbero dovuti ottenere. In un paese normale,
governato, non da geni, ma da persone normodotate dal punto di vista
intellettivo e di coscienza, ci si sarebbe fermati a riflettere se,
effettivamente, fosse questa l’’unica, o la più giusta, delle strade da seguire.
Al
contrario da noi si taccia di conservatorismo chi critica (fatti e dati alla
mano) e si imputa il peggioramento di tutti i parametri che possiamo
considerare, non alle scelte sbagliate ma a quel poco ormai che rimane della
splendida stagione delle conquiste dei diritti del lavoro, politici, civili
attaccando gli ultimi simboli di quel periodo, vedi art.18.
Si
migliora il deficit statale privatizzando e liberalizzando? Sembra di no!
Si
migliora il Pil nazionale bloccando gli stipendi dei dipendenti pubblici? Avete
già visto che non è così!
Aumenta
l’occupazione togliendo i diritti ai lavoratori? I dati vi smentiscono.
Allora
perché proseguire su questa strada che si sta rivelando fallimentare nei
risultati e insopportabilmente pesante per i cittadini.
Quale
cambiale avete deciso di farci pagare oltre quello della vostra incapacità.
Per
quale motivo non si vogliono provare altre strade? Forse perché in questi
ultimi anni il divario sociale ed economico tra le classi è aumentato a
dismisura e le sirene che suonano dalle parti del potere economico sono
sicuramente più suadenti del lamento dei poveri?
Perchè
non si parla di patrimoniale? Perché non si tassano le rendite parassitarie? Perché
non si finanzia la ricerca? Perché si acquistano gli F35? Perché si insiste con
le grandi opere? Perché non si finanzia la messa in sicurezza del territorio
con mille piccole opere? Perché si è messo il pareggio di bilancio nella
Costituzione? Perché si partecipa alla preparazione dell’ ennesima guerra per
la libertà? Perché non si richiedono con forza alla Germania e all’Europa
regole più flessibili che non porterebbero loro a fondo ma permetterebbero ai
paesi più deboli del Sud di utilizzare le risorse per i propri cittadini? Perché…..?
Perché no!
Ad
maiora
MIZIO
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