“In
un mondo che non ci vuole più…….”.era l’inizio di una famosa canzone del grande
Battisti degli anni ’70 . Un mondo già allora ancorato a visioni di progresso materiale
poco incline a lasciare spazio ai movimenti dell’anima, del sentimento o alle sensibilità
artistiche.
Ma
pur nella sua imperfezione e nella sua limitatezza era ancora una società in
cui lo spazio per l’autopromozione di una crescita culturale, politica o,
semplicemente spirituale, era possibile e faceva intravedere all’interno del percorso
vitale di ognuno la possibilità di poter scegliere la propria indipendenza in
un qualsiasi momento. Il fermento artistico, culturale, politico e filosofico
era costantemente presente nelle scuole, nei posti di lavoro, all’angolo di
ogni strada, nei poster che ognuno appendeva nella propria cameretta.
Le
barriere di classe stavano /apparentemente) progressivamente cadendo, lasciando
il posto all’idea che anche i figli degli operai potessero aspirare a qualcosa
dipiù e di meglio che l’occupazione degli ultimi gradini della scala sociale.
Sembrava
veramente che gli immani sforzi fatti, in termini di fatica e di lotte, delle
generazioni precedenti stessero finalmente dando i loro frutti., che la società
tutta si stesse ritrovando in un prospetto unico d’organizzazione, in cui al primo
posto ci sarebbe stato il rispetto e il riconoscimento della pari dignità di ogni
essere umano.
Ma,
purtroppo c’è sempre un ma, il lieto fine non fu mai scritto, anzi, i nuovi
capitoli hanno riportato alle righe iniziali della storia cancellando
rapidamente e subdolamente non solo dal punto di vista legislativo ma dai
pensieri e dalle coscienze l’idea di una società più giusta. Questo mondo non
vuole più, o forse non ha mai voluto, che le differenze economiche, di genere,
di razza fossero relegate tra i fenomeni da studiare nei libri di storia.
Questo mondo l’hanno scritto e imposto lor signori sin dagli albori. Sin da
quando , uno dei primi esseri umani scoprì che era più facile e redditizio, far
lavorare altri al posto proprio. Utilizzando, per giustificare ciò a seconda dei periodi, la forza fisica, il
presunto lignaggio, la superiorità legata a scelte divine ma fondamentalmente
sempre servendosi dalla potenza economica. Cosa che garantiva la complicità e
la difesa dello status quo con classi (nobili, militari, sacerdoti) che man
mano andavano formandosi e che costituivano il substrato culturale con cui propagandare
e difendere l’organizzazione sociale, bastando loro l’illusione di appartenere
a classi elette e superiori.
Si
inseguiva il sol dell’avvenire e la fantasia al potere che con una risata li
avrebbe seppelliti, e invece il sole è tramontato da tempo, la fantasia l’hanno
usata molto meglio i signori del mondo per condizionare, addormentare e sviare
le coscienze, e la risata che sentiamo adesso è la loro mentre festeggiano la nostra
sepoltura.
Craxi,
Berlusconi, Prodi, Forza Italia, Lega, PD, PDL, NCD, Bossi, Grillo,,Letta,
Renzi non sono che facce diverse dello stesso copione, quello di riportare l’assetto
societario al suo paradigma iniziale di differenze classiste facendo cadere nel
dimenticatoio come utopiche o sbagliate le ideologie che avevano permesso il
riscatto delle classi subalterne.
Ora
siamo al “redde rationem”, usando tutto l’armamentario ideologico,
comunicativo, strategico permesso dalla loro potenza stanno sferrando l’ultimo
attacco con ottime probabilità di vincere senza neanche trovare troppa opposizione.
Mai
come oggi il nostro destino è nelle nostre mani. Possiamo tentare di
trattenerlo o di cederlo “pro domo sua”. Sapendo, però, che se decidessimo di resistere
(cosa di cui mi permetto di dubitare) le mosse immediatamente successive sarebbero
le loro e ci porterebbero a dover affrontare situazioni ad oggi solo
teorizzabili. Il potere non ha mai disdegnato, ad esempio, di utilizzare la
guerra come strumento di distrazione sociale, così come non disdegna, in chiave
più moderna, l’uso del ricatto economico minacciando chiusure, delocalizzando
aziende, favorendo una globalizzazione del bisogno e della perdita di diritti
ben sapendo che con le loro pance piene loro possono permettersi di aspettare
sulla riva del fiume.
E
a quel punto forse, saremo chiamati, a dover prendere impegni e decisioni
decisamente più radicali. Se il mondo non ci vuole più (almeno liberi) dovremo
fare in modo di riprenderci il mondo!
Come?
Ne riparleremo!
Ad
maiora
MIZIO
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