Uno
spettro si aggira per l’ Europa, è lo spettro di Tsipras e della sua creatura
Syriza.
La
schiacciante e, purtroppo non completa, vittoria nelle elezioni greche, anche
se, ampiamente annunciata e, da molti temuta, ha dato vita, gambe e visibilità
a qualcosa che, finora, in Europa sembrava assimilabile come credibilità all’Araba
fenice.
Anche
nella moderne democrazie post-ideologiche, le idee e le aspirazioni socialiste,
comuniste, ambientaliste e progressiste se portate avanti con coerenza, senza
appesantimenti ideologici che attengono, ormai, più a un romantico sentimento fuori
tempo o, peggio, con scelte di compromessi al ribasso, pur di “governare”,
hanno dimostrato che “SI PUO’ FARE”.
Si
può vincere senza essere populisti, senza essere xenofobi, senza svilire o sminuire
la propria identità ideologica, senza essere
necessariamente oltre, come si ama tanto
affermare da un po’ di tempo.
Si
può, se si è chiaramente schierati , si può se si uniscono le proprie idee le
proprie forze a quelle degli altri senza protagonismi o bizantinismi spesso più
deleteri che incomprensibili.
Nella
scorsa primavera quando convintamente si raccoglievano le firme per la
presentazione della lista “L’Altra Europa con Tsipras”, non posso dimenticare i
sorrisetti di compatimento, gli sfottò “Tsipras chi?, l’indifferenza e la
malcelata sopportazione per quella scelta, anche all’interno di forze che avrebbero dovuto sostenerla.
La
gioia per il raggiungimento del quorum, subito fatta rientrare per la scelta
devastante e incomprensibile della Spinelli che spezzava un insperato e
benaugurante equilibrio nell’assegnazione dei seggi, seguita, subito dopo,
dalla fuoriuscita dei parlamentari di Sel in direzione PD sponda renziana, in
aperta polemica con la scelta di appoggiare la lista, aveva , comunque,
riscaldato i cuori quel tanto che basta per credere che si poteva continuare a
lavorare. Ora la vittoria di Tsipras nel suo paese ci conferma che questa è
stata ed è la strada giusta.
E
ce lo confermano anche i subitanei e numerosi tentativi di salire sul carro del
vincitore, nel solco della più classica tradizione italica (Migliore docet) e,
come ce lo confermano anche i tentativi di inficiare la credibilità e la vera sostanza
della vittoria stigmatizzando l’alleanza con l’unica forza anti Troika che
abbia espresso la volontà di condividere e appoggiare il neo governo. Tutti a
dire:” Hai visto anche lui …” spacciandosi tutti per raffinati conoscitori e profondi
analisti delle dinamiche politiche greche. Avrebbero preferito che si
vanificasse la vittoria con l’impossibilità di formare un governo tradendo così
le speranze dei tanti che in questo progetto hanno creduto?
Credo
che abbia prevalso la volontà di previlegiare l’interesse collettivo rispetto quello di bottega e propagandistico,
e credo sappiano benissimo di correre dei seri rischi in termini di credibilità
e fiducia se tale scelta dovesse risultare solo opportunistica.
Detto
questo e ritornando a noi non posso qui dimenticare che siamo in Italia e non
in Grecia, che Vendola non è Tsipras, che Ferrero non è Tsipras e, tantomeno,
possono esserlo Civati &co. con tutto il rispetto e la stima che si possa
avere nei loro confronti.
Puntare
su questi nomi e delegare loro la costruzione e l’architettura della Syriza
italiana, vuol dire votarla ad una difficile se non impossibile gestazione con
ottime possibilità di provocare rotture e/o parti prematuri deboli e cagionevoli.
Troppi
i tentativi e le incertezze del passato, troppe le strategie “pro domo sua”,
troppi per alcuni i compromessi e le lungaggini nel prendere posizione, troppa l’
incapacità di arrivare e parlare alla maggioranza che non frequenta il lessico
politico, troppo il bearsi dell’adorazione e della claque del proprio ristretto
circolo di fedelissimi.
Si
parla di contenitore delle varie anime della sinistra e non un partito e, in
questa prima fase, non mi sembra una cattiva idea a patto che questi mesi necessari
per dare corpo e sostanza e riempire di contenuti il progetto siano utilizzati
per allargarlo alla ricerca di potenzialità nuove e che, non diventi un percorso riservato all’elite e all’intellighenzia
politica o uno spartirsi incarichi e poltrone per diritto acquisito o proporzionalità
.
Lavoriamo
per creare il terreno idoneo affinchè possa, anche in Italia, nascere una
speranza nuova, una sinistra capace di stare insieme e rappresentare
unitariamente quei valori e quelle idee che fanno di un manipolo di sognatori
un movimento e un popolo in marcia.
Lo Tsipras nostrano se c’è arriverà!
Ad maiora
MIZIOI
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