L’avventura
di Sel cominciò come una grande affascinante utopia. Portare la sinistra e i
suoi valori a competere per il governo del paese e spostare l’asse politico di
un partito (DS poi PD) che stava lentamente perdendo le sue originarie
caratteristiche. Supportata da una personalità affascinante, carismatica e
innovativa come Vendola non tardò a proporsi come il nuovo che avanza nel
deserto ideale della seconda repubblica, coagulando intorno a sé forze
ambientaliste, movimenti per i diritti civili e parte dell’elettorato classico
di sinistra.
Una
corsa che sembrava portare a traguardi impensabili per la sinistra cosiddetta
radicale, relegata, in quel momento, dopo le esperienze dei governi Prodi, al
ruolo testimoniale o di sterile opposizione. C’era la foto di Vasto (Bersani,
Vendola, Di Pietro) che lasciava presagire luminosi e insperati successi
elettorali. Cosa peraltro già diventata realtà
in Puglia dove si è dimostrata (soprattutto nella prima versione ad onor del
vero) la possibilità di governare in coalizione ottenendo lusinghieri successi
e offrendo un esempio di buona e sana amministrazione.
Non
si è capito in quel momento che la speranza riposta in Sel da parte, secondo i
sondaggi, del 8/9% dei votanti, era dovuta in gran parte alla voglia e alla
speranza di cambiamento sostanziale e sistemico.
Voglia
e speranza venute meno quando , come se Monti, Fornero e le grandi intese
fossero state solo un incidente di percorso e non una scelta strategica del PD,
si decise di sottoscrivere il patto “Italia bene comune” presentandosi insieme
a quel partito che, per parte dell’elettorato di sinistra, aveva tradito le sue
origini e il suo ruolo storico e non ne rappresentava più un riferimento.
E’
vero che grazie a quell’accordo sono
stati eletti nostri rappresentanti in Parlamento, ma a che prezzo?
Il
prezzo pagato è stata la perdita di credito presso gran parte dell’elettorato di sinistra
storico e il chiudersi a possibili aperture al mondo giovanile grazie allo
scarso appeal della proposta. Il nostro ruolo visto da gran parte dell’opinione
pubblica solo come compagni di viaggio del Pd che, intanto, nella versione
Renziana accentuava le sue scelte di stampo neoliberista e liberticide.
L’ostinazione
di parte del gruppo dirigente, sia locale, che nazionale, a non capire che la fase
innovativa di Sel si stava esaurendo e che, qualsiasi ostinata voglia di
tenerla in piedi e riproporla (vedi le
scelte fatte in Emilia Romagna e in Veneto), non poteva far altro che aumentare
il senso di inadeguatezza propositiva come forza d’alternativa. Nel frattempo
altri spazi sono stati occupati da forze come il M5S che, al contrario, hanno
saputo cavalcare benissimo l’onda del momento e facendo leva su populismo e rabbia
e, pur nelle enormi contraddizioni che ne contraddistinguono le scelte, le persone
e le finalità, nell’immaginario (soprattutto giovanile) ha saputo interpretare
al meglio il ruolo di forza alternativa.
Qualcosa
sembrava esser cambiato con l’Altra Europa Con Tsipras, scelta combattuta ma positiva
che poteva e doveva essere approfondita con maggior impegno e sostegno al di là
del risultato elettorale e delle scelte della Spinelli.
Quelle
che fino a poco tempo fa erano praterie sconfinate, come avevo preannunciato
qualche mese addietro, si stanno trasformando in palude dove stiamo rischiando
di affondare, e neanche troppo lentamente.
Non
si fanno scelte, il processo di apertura e cambiamento è eccessivamente lento e
farraginoso, sembra sempre correre dietro ad altri che, invece, si muovono a
velocità
doppia.(vedi
Possibile di Civati e Coalizione Sociale). Siamo ancora in bilico rispetto
scelte che ormai dovrebbero essere patrimonio acquisito (come quello del
rapporto col Pd). Stiamo pagando dazio rispetto il sostegno dato alla giunta
Marino e alla giunta Zingaretti e alle loro scelte. Mettere all’indice i
lavoratori, sia pur con qualche ragione, è di sinistra? Rientrare del debito
accumulato negli anni passati con scelte che penalizzano la sanità pubblica, i
trasporti, i servizi in genere e i lavoratori è di sinistra?
Chi
va a prenotare un esame sanitario di qualsiasi tipo e si vede rimandato a un
anno di distanza e con ticket aumentato, può valutare serenamente le differenze
tra le varie giunte?
Rivedere
il piano casa della giunta Polverini e approvandone un altro, diverso, ma che,
comunque permette sostanziali aumenti di cubatura è di sinistra? Dare parere
positivo all’Autostrada Roma Latina (a pedaggio) opera inutile, dannosa,
costosa, disastrosa per l’ambiente e l’economia
locale invece che la messa in sicurezza della Pontina meno invasiva e costosa è
di sinistra?
Ho
visto esultanze fuori luogo per l’elezione di un presidente come Mattarella. Vedo
oggi esprimere soddisfazione per l’elezione di Monica Maggioni alla presidenza
della Rai e sinceramente oltre il fatto che sia una donna, non vedo altri motivi
di soddisfazione. Vedo all’interno del partito esprimere posizioni ambigue e
contraddittorie, vedo riaffacciarsi il correntismo, sempre negato, ma sempre
presente. Vedo una dirigenza che non dirige quasi più, gestisce l’ordinario, si
toglie la polvere sui mobili, mentre l’intonaco si sta staccando. Intanto si è
deciso di sciogliersi, decisione immagino sofferta, ma per fare cosa e con chi,
ancora non è del tutto chiaro. Una sola cosa mi conforta che ci siano
personalità nuove, giovani, propositive che stanno lavorando al nuovo che verrà.
Non è mio costume e, abitualmente, non do mai consigli, ognuno ha il diritto di
sbagliare in prima persona ma a questi ragazzi uno solo mi permetto di darlo. Non
trasformate un percorso che deve essere certamente innovativo nei contenuti e
nei modi, in un lifting che sia esclusivamente generazionale. La
contrapposizione giovani anziani è uno dei cavalli di troia del sistema per
approfondire divisioni e conflittualità funzionali allo stesso. D’altra parte
se fino a pochi decenni fa l’ Italia e la sinistra italiana erano un esempio per
i progressisti di tutta Europa, forse c’era qualcosa di buono da salvaguardare
e da portare dietro come bagaglio.
I
Pifferi di montagna partirono per suonare e sappiamo com’è finita, noi stiamo
partendo adesso e…incrociamo le dita.
Ad
maiora
MIZIO
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