In
informatica il sistema binario è utilizzato per la rappresentazione interna
dell'informazione dalla quasi totalità degli elaboratori elettronici, in quanto
le caratteristiche fisiche dei circuiti digitali rendono particolarmente
conveniente la gestione di due soli valori, rappresentati fisicamente da due
diversi livelli di tensione elettrica. Tali valori assumono convenzionalmente
il significato numerico di 0 e 1 o quelli di vero e falso della logica
booleana. (Wikipedia)
Il
“semplice” sistema binario, quindi, è applicato per il miglior funzionamento
possibile (se non l’unico) dei congegni più complessi e sofisticati che la
mente umana abbia mai generato i computers. Dal primo più elementare giochino
elettronico al più sofisticato e
avanzato sistema informatico studiato per la gestione, magari, di complesse
missioni spaziali, tutto funziona grazie alla più banale delle scelte si o no.
Pur nell’enorme complessità del sistema per il suo corretto funzionamento non è
previsto il “ma”, il “però”, il “se”, ma solo e semplicemente il si o il no.
“Sia
invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno”
veniva già affermato duemila e più anni fa
(non stupisca questa citazione, molte verità sono contenute già da
millenni in testi sacri o filosofici e
la Bibbia non fa eccezione, al di là delle responsabilità della Chiesa e delle
religioni in genere).
E’
stata la smodata sete di potere, la voglia prevalente dell’egoismo,
l’istaurarsi di sistemi di potere sempre più sottilmente complessi e
sofisticati per giustificare le ingiustificabili ingiustizie e prepotenze, che
hanno reso apparentemente complesso, di difficile lettura e di ancor più difficile
soluzione la situazione attuale e anche molte di quelle passate.
La
complessità, ce lo insegna la storia, è funzionale e strumentale al potere.
Sentiamo costantemente e assistiamo ammaliati e spesso confusi, a dotte e
complesse lucubrazioni che ci portano a condividere l’dea che il mondo è
complesso e complesse non possono che essere anche le eventuali soluzioni, ma ne siamo proprio
sicuri?
Complesse
sono certamente le ricerche che studiano le varie malattie, le metodologie per affrontare
i problemi climatici, le tecniche per ridurre l’impatto devastante delle
attività umane sull’ambiente, ma decisamente meno complesse, basta volerlo,
sono quelle per la risoluzione dei problemi legati alla giustizia e all’eguaglianza,
che sono poi i temi fondamentali della vita e della società. C’è la fame nel
mondo? Certamente si. Ci sarebbe cibo sufficiente per tutti? Altrettanto sicuramente
si. Allora cosa impedisce la risoluzione di questo come di altri problemi
apparentemente insolubili? L’dea erronea che siano complessi e quindi
irrisolvibili o quasi. Ma se adottassimo lo schema binario ci si accorgerebbe
che diverrebbero affrontabili. Cominciamo a usarlo. Usiamo come scelta di
partenza quella tra giusto e ingiusto,
proseguiamo con utile e inutile , possibile e impossibile e via via proseguendo
con lo stesso sistema si arriverebbe sicuramente ad una soluzione logica e
attuabile. Cos’è allora che rende difficile se non impossibile l’adottare tale
sistema? Quello cui si accennava prima la smania del potere, quasi fine a se
stesso, una visione del mondo che dà per scontato che ci debbano essere classi,
caste e interi popoli subalterni e
dannati a prescindere. Quindi il primo, e forse unico, criterio per la scelta
iniziale è: questo sistema è giusto o ingiusto? In base alla risposta, per me e
per molti altri scontata, avremo le scelte conseguenti. C’è bisogno di essere
ideologizzati o schierati apertamente per fare ciò? Non necessariamente, è
sufficiente considerare inaccettabili le ingiustizie e le sofferenze di
chiunque.
Molti,
forse troppi, di quelli che si pongono l’obiettivo del cambiamento si lasciano
trascinare, coscientemente o meno, in analisi e discussioni che fanno della
fumosità e della complessità il proprio asse portante, beandosi e
gratificandosi dell’ammirazione suscitata da fedeli sostenitori, ma che poi, poco
o nulla, portano in dote alla causa che si vorrebbe rappresentare.
Molto
spesso la semplicità viene accostata alla banalità, niente di più erroneo,
tolti i campi dello scibile umano cui si accennava prima la vita si racchiude,
fondamentalmente, in poche e semplici cose. Sono le stesse cui i grandi del passato
e del presente, siano essi filosofi, mistici, artisti ci riportano
costantemente.
E
che ci riportano alla fine, a quella scontata, ma grande, verità che, la vera e
unica rivoluzione che conta è quella che facciamo in noi stessi, l’altra,
quella della società, ne sarà una logica e semplice conseguenza.
Ad
maiora
MIZIO
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