Le storie degli spazi bianchi
Spesso ci sono più cose negli spazi bianchi che nelle parole.
Apro
il foglio che il viaggiatore mi ha consegnato, convinto di ottemperare per
l’ennesima volta ad un ‘operazione di controllo come mille altre e, invece mi
trovo a leggere:
”
Spett.le sign.xxxxxx la informiamo che dal giorno 30 aprile 21017 il suo
rapporto di lavoro con la nostra società può considerarsi terminato ai sensi
del…………….”.
Imbarazzato
per l’involontaria intrusione nella vita privata di un estraneo:
“Scusi,
credo mi abbia dato un’altra cosa”…
”Ah,
scusi lei” Sono completamente frastornato…. Se ha letto avrà capito anche
perché”….
“Si
non volendo ho letto qualcosa, mi dispiace”……
“Sapesse
quanto dispiace a me”
Nel
breve dialogo lo guardo con maggiore attenzione. E’ anziano. Uno dei tanti
lavoratori che, negli anni scorsi, hanno risalito la penisola per trovare
lavoro.
Uno
di quei pendolari - non pendolari che scendono una volta al mese a casa. Quelli
che vivono in quattro in una stanza come studenti fuori sede. Quelli che vedono
i figli ogni volta cresciuti e cambiati. Quelli che non li hanno visti muovere
i primi passi, non hanno ascoltato le prime parole.
Quelli
che non hanno assistito alle loro recite scolastiche, che non hanno avuto modo
di accompagnarli alla partita di calcio o a danza.
Quelli
cui, però, è sufficiente sapere che non manca loro nulla per essere in pace con
se stessi.
“Va
bene, comunque credo che possa usufruire di qualche ammortizzatore sociale che
l’accompagni fino alla pensione”
“Non
so per lei, ma per me la pensione è un miraggio, sono ancora troppo giovane,
per loro, con i miei 60 anni…. Consideri, poi, che i contributi versati
dall’azienda riguardano solo gli ultimi venti anni di lavoro. I primi erano in
nero.
“Beh,
comunque, c’è la liquidazione!”
“Quella
l’ho impegnata, quasi tutta, per acquistare una casetta dignitosa per la
famiglia… Non è giusto! Non è giusto! Dopo tanti anni di lavoro, di sacrificio,
di dedizione all’azienda essere trattati così”
Con
le mani tremanti continua febbrilmente a cercare il biglietto. Era solo in quei
quattro posti. Mi siedo di fronte a lui:
“Stia
tranquillo, si calmi, il biglietto in questo momento non è il problema più
importante”.
“Grazie….
Mi scusi se le sto facendo perdere tempo”.
“Non
si preoccupi fino a destinazione ho tutto il tempo che vuole. Ma il sindacato
che dice? Ha fatto qualcosa?”
“Il
sindacato? Eravamo pochi dipendenti. Il rapporto era diretto con il padrone. La
parola stessa, sindacato, era proibita. Eravamo la sua famiglia ci aveva sempre
detto. Qualcuno che nel passato aveva provato a fare qualcosa è a casa ormai da
molti anni”
“Certo
che questa crisi….”
“Crisi?
Avevamo addirittura aumentato il fatturato. La crisi vera è quella che colpisce
sempre i poveri cristi. Loro in qualche modo si salvano sempre”.
“Adesso
che farà? Ha qualche propsettiva?”
“Prospettive?
A sessant’anni? E chi mi prende più! A casa ancora non sanno niente. Pensano
che stia tornando per le feste di Pasqua. Non so dove troverò il coraggio di
dirglielo. Con che faccia guarderò mia moglie e miei figli! Con quale animo
dovrò dire loro che dovranno rinunciare a studiare. Come farò a spiegare che,
probabilmente, dovranno essere loro, adesso, a provvedere a se stessi magari
caricandosi uno zaino più vuoto di quanto avessero immaginato fino ad oggi.
Sono sincero. Non credo avrò il coraggio di farlo. Non so nemmeno se avrò
quello di rientrare in casa”.
“Ma
non lo dica neanche per scherzo. Vedrà che sua moglie e i suoi figli capiranno.
Li avrete cresciuti sicuramente bene, con dei valori, con l’affetto….
I
suoi occhi guardavano, ma non vedevano, le sue orecchie non sentivano già più.
Solo le mani continuavano a cercare.
“Ecco
è questo, l’ho trovato!”
Lo
guardo superficialmente, sicuramente è valido.
E
poi, il suo biglietto per la vita l’ha già pagato abbondantemente. Il mio
timore in quel momento, è che decida di scendere alla sua prossima fermata. E
potrebbe essere l’ultima.
“Arrivederci.
Mi raccomando dritto a casa. Vedrà che andrà tutto bene”
“Grazie.
Mi scusi per averle fatto perdere tempo e annoiato con i miei problemi”.
“Non
si preoccupi, di nuovo arrivederci!”.
Annoiato?
Amico mio,no, non sono annoiato. Sono semplicemente e tristemente incxxxxto!
Spero
di reincontrarti presto e sarò contento di aspettare ancora che tu trovi il
biglietto.
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