Il
pensare è un’ attività indubbiamente tra le più naturali. I pensieri sono
preesistenti e si attivano da soli, come il respiro e il battito del cuore,
sono autonomi e invadenti .Si appropriano dei tuoi momenti, spesso fino al
punto di oscurare quell’attività che, appena un attimo prima, era meritevole di
tutta la tua attenzione. Paziente li ascolti e ti lasci sedurre se il loro
fascino è degno d’attenzione e cure. Li lasci andare, senza rimpianti, se esauriscono
il loro compito con la fugace e inopportuna apparizione in scena.
A
volte, capita di intrattenersi talmente intensamente con alcuni di loro, di
arrivare a considerare opportuno condividere l’oggetto delle proprie riflessioni col prossimo e, quando questo capita, diventa
tutto molto più complicato. E’ difficile spiegare (ma perché poi?) in quale
modo e attraverso quali tortuosi percorsi quell’idea, che tanto ti ha
solleticato e stimolato l’anima, sia arrivata fino a te e ti abbia talmente
compreso nel suo gorgo da considerarla degna di approfondimenti e confronti. Come
trasferire in un altro contenitore qualcosa che è stata filtrata e adattata
sulle tue misure. Come trasformare in parole comprensibili un mix di
sensazioni, sentimenti visioni in cui tu stesso sei rimasto avvolto
Senza
considerare l’ onnipresente zampino dell’ ipervalutazione di autostima e di
bulimico egocentrismo. O, anche, anche, il sincero e generoso tentativo di
trasferire ad altri un punto di vista conquistato e che, ne siamo sicuri,
avrebbe un effetto benefico su chiunque ne venga a contatto e a cui ne vorremmo
far comprendere la profondità.
Senza
dimenticare, poi, il sottile sadico piacere di costringere il prossimo a
lambiccarsi con innumerevoli perché, destinati fatalmente, a rimanere senza
risposta ma che, ci si augura, gli facciano adeguata compagnia durante lunghe
notti insonni.
Che
si vorrà mai dire con questa premessa?
Niente
di più e niente di meno di quanto espresso. Ognuno di noi è figlio di se stesso
delle sue (in)capacità, del suo essere unico e irripetibile. Allo stesso modo
dei mondi e degli astri sospesi, in precario equilibrio, nel vuoto. Ognuno, nella
sua diversità, accomunato dall’ obbligo (meglio se cosciente) di essere immerso
nello stesso universo. Universo, il cui
ordine ed equilibrio caotico è regolato da leggi preesistenti cui non si
può sfuggire pena la collisione con le stesse leggi che lo regolano.
Ecco,
quelle leggi molti di noi le stanno
infrangendo, ignorando le regole del gioco. Stiamo strappando il reticolo di
relazioni e di sentimenti solidali necessari al mantenimento dell’equilibrio per
erigere muri. Ci si erge a carnefici, giudici, angeli vendicatori piuttosto che
in pazienti tessitori e costruttori di pace. Ci si rinchiude nella torre
d’avorio più alta e impermeabile, non preoccupandosi di lasciare fuori anche la
pietà e la giustizia.
Si
mina alle fondamenta un equilibrio, instabile, ma necessario.
Per
fortuna, a volte, arrivano i pensieri, quelli eternamente liberi e incoscienti
alla ricerca di ragione e coscienza e…. rimani sveglio la notte.
MIZIO
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