giovedì 17 marzo 2016

QUANDO TI SERVE UN LEADER NON LO TROVI MAI!



Le idee ci sono, forse pure troppe. La voglia non manca di certo tra i compagni anche i più fiaccati dagli avvenimenti degli ultimi anni. Sappiamo tutti e siamo tutti, o quasi, consapevoli di ciò che non si vuole.
E allora cosa è che manca e ci rende così disperatamente fragili e ininfluenti?
Io non ho mai amato i leaderismi, sono stato per carattere, attitudine ed educazione a non allinearmi mai con alcuno a prescindere.
Mi piace valutare, poter esercitare critiche costruttive, confrontarmi e arrivare ad ammettere anche di aver sbagliato, laddove lo ritenga necessario. Si chiama onestà intellettuale, niente di nuovo sotto il sole. 
Ma, forse, quello che manca veramente, e lo dico con rammarico perché rappresenta un limite per tutti noi, è un leader.
Un leader che sia credibile, affidabile, convincente, che non possa, da parte di chi lo segue, essere minimamente sospettato di agire e promuovere se stesso anziché il movimento che rappresenta. Avulso dai classici schemi che vanno tanto di moda ultimamente, per cui il politico deve essere prima di tutto abile nel “fregare”(passatemi il termine) il prossimo, piuttosto che il terminale che più rappresenta e incarna un sentire collettivo. 
Un leader, ad esempio, non può essere chi tende a dividere anziché ad unire, non può essere colui cui manca la capacità d’ascolto perchè già troppo compreso e impregnato nel suo pensiero. Deve rappresentare, con la sua sola presenza, una storia collettiva e personale cui non sia necessario appecoronarsi acriticamente, ma in cui sia naturale e appagante il riconoscersi. Non deve corrispondere forzatamente ai miti della bellezza e della gioventù, anche essi figli di tempi dal pensiero corto, Pepe Mujica, certamente non avrebbe mai vinto un concorso di bellezza, lo stesso dicasi di Enrico Berlinguer o di altri. Cosi’ come abbiamo esempi più recenti Tsipras, Iglesias, Sanders, Aung San Suu Kyi,  il cui il solo entrare in una stanza faceva e fa sospendere il respiro collettivo.
Nel recente passato possiamo ritrovare qualche sparuto tentativo di corrispondere a tale profilo, pensiamo ad esempio al nobile tentativo di Nichi Vendola capace di ammaliare e coinvolgere migliaia di giovani in un sogno collettivo, ma, andandosi poi, ad incagliare con l’incapacità di mantenere quella tensione ideale in grado di farlo rimanere connesso con un sentire collettivo che, nel frattempo, sbandava di fronte a mutamenti troppo rapidi e di difficile lettura. 
Ovviamente il leaderismo cui faccio riferimento io, non è, e non lo potrebbe, essere quello intriso di autoritarismo e di snobismo (es. D’Alema, cui ancora alcuni riconoscono capacità e furbizia da me mai riscontrate nè apprezzate).
Oggi, in Italia, se devo pensare ad un leader, non posso che pensare a Papa Francesco.
Ovviamente, non perché ne condivida l’impostazione o i messaggi (non sono notoriamente frequentatore di parrocchie e sagrestie), ma perché è l’unico che sappia , con la forza e la semplicità necessaria, condensare e rappresentare il pensiero collettivo di tutti i sinceri cristiani. Per i distratti, ripeto che non sto parlando del merito , ma del metodo e del carisma personale che, o lo hai o non puoi certo costruirtelo, e lui, bisogna riconoscerlo, ce l’ha. Cosa bisognerebbe fare, allora per trovare il leader che manca?
Niente di particolare, perché, come nel gioco del calcio, non puoi diventare Maradona se non lo sei. Quello che possiamo e dobbiamo fare è evitare di subire fascinazioni esistenti solo nelle nostre più recondite aspettative, evitare di sostenere aprioristicamente tizio o caio solo perché affabulatore o perchè ha un’immagine spendibile. Costruire pazientemente un percorso onesto, coinvolgente, alternativo, capace d’attrarre anziché respingere, scevro da lotte intestine di potere mascherate da divergenze d’ opinione, corretto, coerente e finalizzato ad un obiettivo comune e non personale. 
Se saremo capaci di fare questo, se saremo onesti prima di tutto con noi stessi creeremo quel substrato comportamentale ideale per una crescita collettiva che renderà più probabile la nascita del nuovo Maradona della sinistra italiana.

Nell’ attesa cerchiamo di giocare al meglio come squadra, perché, comunque sia, l’obiettivo rimane sempre e comunque la vittoria.
Ad maiora

MIZIO

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