Ho
riflettuto a lungo prima di imbarcarmi in una disamina e in un’analisi, che non
sia legata a pregiudizi e che non preveda necessariamente un pro o un contro,
ma possa lasciare spazio a riflessioni non solo etiche e morali che, in quanto tali,
attengono alla più intima delle sfere. Mi riferisco, ovviamente,
alla nascita del figlio di Nichi Vendola, e del suo compagno, con la maternità
surrogata, pratica vietata in Italia ma legale e permessa in altri paesi come
gli USA.
In
una società come quella italiana in cui sono stati annichiliti e azzerati i
chiaroscuri, la vicenda ha subito preso la strada della disputa, non ideologica,
ma di schieramento e di contesa, con tifosi, a prescindere, a favore o,
altrettanto a prescindere, contro (Questi, ovviamente favoriti dal poter utilizzare
tutto il più becero repertorio omofobo, fascista e qualunquista che tutto
accomuna buttando nel tritacarne della polemica il privato e il politico).
Premetto subito che auguro a Tobia, il neo arrivato, di crescere e vivere circondato
dall’amore. E che questo, sia poi rappresentato da due papà, da due mamme o da altre
combinazioni, poco importa e ancor meno ci vorrei ragionare. Altrettanto ovvi e
scontati auguri ai neo genitori e alla donna che ha venduto? Prestato? Non lo
sappiamo, il suo corpo per raggiungere lo scopo.
Vorrei,
invece, puntare l’attenzione sulle responsabilità e sulle conseguenze che, le
azioni nel privato di personaggi pubblici, soprattutto quando vengono, poi,
megafonate e rilanciate con grande evidenza, possano comportare nei confronti di
processi politici e sociali di cui, e in cui, si hanno responsabilità evidenti
e rilevanti.
Il
compagno Nichi, ha fatto le opportune valutazioni, dell’impatto che avrebbe
avuto il suo gesto? Non era, forse, il caso di viverlo con una maggiore
sensibilità sia politica che personale, relegando, non certo per vergogna o
imbarazzo, ma per sensibilità la sua scelta all’interno del recinto degli affetti
più stretti?
Certo,
qualcuno potrebbe osservare che, in questo momento storico in cui si tenta di
far avanzare la società italiana, anche in tema di diritti civili, forse
l’intento era quello di una provocazione a dimostrazione di quanto possano
essere oscurantiste e sciocche le posizioni di chi si oppone a far avere agli
italiani gli stessi diritti dei paesi più avanzati.
Giusta
riflessione ma, accanto a questa ce ne possono essere molte altre decisamente
meno “nobili”.
Un
leader politico, peraltro molto apprezzato e apprezzabile negli ultimi anni per
l’acume politico, per la capacità d’interpretare, rappresentare il diritto alla
felicità d’ognuno, il tutto raccontato dalla sua indubbia capacità dialettica,
non può permettersi di perdere di vista l’interesse collettivo, se non dopo aver
abbandonato la scena pubblica, per dedicarsi al proprio privato.
Il
privato è politico e, quindi pubblico, concetto ampiamente dibattuto e sviscerato
negli anni in cui la passione politica cominciava a non dipendere più da
dettami ideologici ma da comportamenti e scelte coerenti anche, se non
soprattutto, nel proprio vissuto personale.
Quindi
non si può, onestamente non sottolineare che questa tematica già sul tavolo
delle prospettive politiche più progressiste, possa trovare un rallentamento o,
addirittura, un impedimento dall’enorme esposizione mediatica data all’evento.
Qualcuno
potrebbe dire: “Almeno se ne parla”. Certo ma le argomentazioni a favore avrebbero
potute essere senz’altro più motivate sul
tema specifico piuttosto che inquinate da tutto ciò che è stato cucito sulla figura di Nichi oscurando il motivo
reale del contendere per evidenziarne gli aspetti più legate al suo ruolo arrivando
anche a speculare sulle sue possibilità economiche sicuramente un po' superiori alla media di un normale salariato .
In
questo momento storico in cui un nuovo partito della sinistra è in una fase
delicata e faticosa di costruzione, oltre le incomprensibili ai più, vicende milanesi,
non si avvertiva il bisogno anche di un’esposizione
mediatica in cui il leader carismatico di una delle forze fondatrici non
sceglie un’opzione di basso profilo per una vicenda e una scelta che, come
detto all’inizio, sarebbe stato preferibile fosse contenuta all’interno della propria cerchia
affettiva.
Non
mancherà occasione di ritornare a parlare sull’argomento delle maternità
surrogate, argomento da trattare con le molle per le molte implicazioni,
etiche, morali, sociali religiose che comporta. La vicenda Vendola le ha,
purtroppo, banalizzate e rese argomento da becero tifo da stadio.
Non
prendete la mia disamina come una mancanza di rispetto nei confronti del presidente
di quello che è ancora per poco il mio partito, ma c’è sempre, prima del
singolo, sia pur prestigioso e meritevole, l’interesse dei tanti che si
sbattono e si impegnano e degli altri, ancora più numerosi, che si dovrebbero rappresentare
e conquistare ad una visone decisamente più larga.
Concludo
ribadendo il benvenuto a Tobia e gli auguri a tutti i soggetti interessati, perché
una vita che si affaccia sul mondo è pur sempre un evento da salutare sempre con
gioia, magari meno urlata.
Ad
maiora
MIZIO
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