Ha
suscitato molto scalpore e interesse il silenzio e la compassione mostrata da
Papa Francesco nella sua visita ad Auschwitz. Molti commenti ammirati da
credenti e atei di varia estrazione politica, culturale e sociale. Sono
sinceramente contento che questo papa abbia il coraggio, la forza e la
determinazione nel calarsi empaticamente in quelle che sono state e sono le
grandi tragedie del genere umano. Il suo mostrarsi vicino al di fuori di
schematismi bigotti a tematiche sociali ed esistenziali.
Premesso
questo mi chiedo perchè mai tutta questa ammirazione esibita e sopra le righe
per gesti e parole che dovrebbero essere assolutamente scontate per chi ha
l'onere e l'onore di rappresentare Cristo in Terra?
Parliamoci
chiaro, dichiararsi contro la guerra, l'ingiustizia, la povertà, i grandi mali
che affliggono l'umanità dovrebbe essere il minimo sindacale per chi guida la
religione che fa dell'amore, la fratellanza e la solidarietà il proprio credo,
oltre, ovviamente agli aspetti più strettamente teologici.
E'
come gridare d'ammirazione ed esaltarsi per un insegnante, un muratore, un
contadino che vanno ogni giorno a fare il loro lavoro. Sarebbe perlomeno fuori
luogo ed esagerato.
Per
offrire una chiave di lettura, in primis a me stesso, di quello che vorrei dire,
devo riconoscere che la mia formazione umana, culturale, sociale ha subito
forti influenze dal mondo cattolico, anche se di quella parte critica, e,
ovviamente dalla cultura marxista che sembrerebbe in antitesi alla prima.Il
diavolo e l'acquasanta, insomma
In
entrambi i campi ho avuto modo di trovare vette eccelse dal punto di vista
umano come non sono mancati esempi di segno esattamente opposto.
Quindi
nessuna posizione preconcetta nel ragionamento
L'ammirazione
per Francesco, come ormai viene confidenzialmente chiamato, deriva dal fatto
che sembra interpretare il ruolo in maniera diversa e meno lontana dal comune
sentire rispetto ai suoi predecessori. Questo fa pensare, allora, che finora la
Chiesa e la sua religione, sono state rappresentate dai suoi massimi esponenti
in modo percettibilmente diverso.
Questa
diversità ha colpito, comprensibilmente, il mondo cattolico ma ha,
sorprendentemente, anche fatto proseliti fra l'intellighenzia (almeno quella
poca reperibile) e molti esponenti della sinistra, storica, nuova, radicale o
meno.
Sembra
quasi che dietro quest' ingenua sorprendente ammirazione ci sia la sorpresa del
bambino che scopre improvvisamente un nuovo gioco o un nuovo interesse.
Ma
veramente qualcuno rimane ammirato e si sorprende del fatto che si possano dire
cose di una banalissima verità in modo diretto semplice, chiaro senza per forza
dover attraversare analiticamente e puntigliosamente tutto l'armamentario
dialettico e visionario che ognuno porta dentro di sè?
Se
ci stupiamo di un Papa che con gesti semplici e scontati ci lascia basiti, vuol
dire che noi quei gesti, quelle parole, quella chiarezza l'abbiamo persa,
volutamente o meno non lo so, ormai da anni.
Quindi
prima di fare scorrere (metaforicamente) il sangue per identificare le colpe
dello scarso appeal (e sono tenero) della sinistra attuale, utilizziamo questo
stupore, questa disarmante scoperta per un'approfondita riflessione. Oltre ad
analizzare, autoflagellarsi, rinchiuderci nel rancore, fare i calcoli dei
decimali per vedere quale tesi sia la migliore, proviamo a comunicare
chiaramente, a farci capire anche al di fuori del nostro recinto.
Magari,
qualcuno in più potrebbe sapere e capire chi siamo e cosa vorremmo. O no?
Ad
maiora
MIZIO
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