Quest’estate
che ormai si avvia a vivere la sua seconda metà dopo che la prima ci ha
lasciato perlomeno perplessi, la ricorderemo a lungo. Non solo per i capricci
meteorologici che, pur nella loro anomalia, rispondono a leggi e logiche su cui
poco possiamo farci. Ben altro discorso è relativo all’andamento della prima
estate renziana della nostra repubblica. Siamo stati travolti dall’attivismo
logorroico e sterile dei primi tempi con proclami rispetto ai quali impallidivano
persino gli altrettanto fantasiosi programmi del suo alter ego centrodestrorso
Berlusconi alla cui scuola di pensiero e d’azione evidentemente il nostro si
ispira. Siamo passati dagli impegni a tambur battente da completarsi in cento
giorni alla dilazione ultima che ne fissa il termine entro i mille. Nell’imminenza
elettorale nella migliore tradizione democristiana si elargivano i famosi 80
euro (per molti70, 60 o meno), la cui la copertura, tra l’altro, si troverà
probabilmente mettendo le mani in tasca ad altri lavoratori più “fortunati” che
guadagnano mille euro in più l’anno con la prospettiva l’anno prossimo di
ritrovarsi a parti esattamente rovesciate, con quelli che hanno usufruito del
bonus che supereranno la soglia minima prevista e, diventati ricchi, li
dovranno restituire praticamente tutti. “Non sappia la mano destra quello che
fa la sinistra” , e da buon cattolico praticante si è adeguato.
Si
è circondato di giovani di belle speranze, anche questo mutuato dal suo
ispiratore di Arcore, pronti a sorridere e a allinearsi ai voleri del capo con
la stessa disinvolta leggerezza con cui difendono le sue scelte.
“Andremo
a battere i pugni sul tavolo con l’Europa!” questo diceva, il risultato è che
la flessibilità di bilancio richiesta umilmente e con il cappello in mano è
stata bruscamente rimandata al mittente che, però, la sbandiera ancora come una
vittoria.
I
parametri economici, tutti, sono ulteriormente peggiorati, da quelli della
produzione, a quelli riguardanti l’occupazione soprattutto giovanile e al sud.
Complice l’estate pazza è crollato pure il settore delle vacanze, in
particolare quelle del mordi e fuggi, i dati dicono –70% negli impianti
balneari che normalmente davano un po’ di ossigeno in termini di occupazione e
di moneta circolante. Il patrimonio artistico, vera miniera dell’Italia, sta
andando in malora in mancanza di fondi e di capacità, non parliamo poi, del
territorio e del paesaggio, violentato costantemente dalle lobby del cemento e
dell’asfalto promotrici di grandi e dispendiose opere, dei tanti interventi dei
comuni che, con le concessioni edilizie e le varianti urbanistiche, traggono
ossigeno per le esangui casse comunali incatenate anch’esse al patto si
stabilità. Patto che, a questo punto chiamerei di stupidità, visto che siamo l’unico
paese europeo che ha avuto la brillante idea di metterlo in Costituzione. E a
proposito di costituzione il nostro si sta dilettando in una prova di forza
quasi senza precedenti per riforme costituzionali, sulla cui necessità e sulla
cui utilità i dubbi sono più degli emendamenti presentati dalle opposizioni.
Noi ingenuamente pensavamo che un governo con la guida spostata a sinistra avrebbe prima di tutto corretto
le storture e le ingiustizie dei suoi predecessori Monti e Letta, a partire
dalla mortale legge Fornero che è riuscita in un sol colpo a togliere speranze
a tutti, giovani e meno giovani, a ripristinare alcuni diritti scippati ai
lavoratori con la complicità dei sindacati. O magari si sarebbe veramente
rivisto il patto di stabilità, si sarebbe richiesto all’Europa (Merkel) di allentare
i cappi che stanno strangolando il nostro e altri paesi. Magari un piano
straordinario di investimenti per il rilancio dell’occupazione con la revisione
del ruolo della BCE, magari mettendo persone capaci e non solo fedeli nei posti
chiave. Niente di tutto ciò, quello su cui l’impegno è massimo, come si diceva,
è sulle riforme costituzionali, che, se andassero in porto, così come sono
congegnate si prefigurerebbero come una svolta autoritaria senza precedenti nel
nostro paese, con milioni di cittadini destinati a non essere rappresentati e
con la totalità scippata della possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Non
manca il solito piano di dismissioni e privatizzazioni, cose buone per ogni
governo che si rispetti, mentre la povertà è aumentata rapidamente ed è destinata
a crescere ulteriormente e si avvicina un autunno che gli esperti prevedono
terrificante, e non per le abbondanti piogge.
Le
riforme, viene più che un sospetto, usate per mascherare l’incapacità o la non
possibilità di affrontare i veri problemi e i veri nodi.
Forse
ho sbagliato l’imput iniziale dichiarando quest’estate un’anomalia, forse l’anomalia
sarebbe stata se si fossero fatte le scelte giuste, se avessimo avuto un
governo vero, da troppi anni le nostri estati e le altre stagioni sono contrassegnate
da una folle corsa verso la catastrofe che tutti, anzichè provare a fermarla, fanno del tutto per
peggiorarla. E che, per dimostrare, che questo non sia una favola, basta
guardare tutte le statistiche e tutti i parametri economici degli ultimi anni,
non ce n’è uno che sia uno positivo. A nessuno però viene in mente che , forse,
le scelte fatte finora siano, oltre che inutili, sbagliate e che riuscire ad ammetterlo
non sarebbe, poi una bestemmia?
Non
sia mai! Tra una pioggia e una
grandinata pensiamo alla riforma del Senato, quella si indispensabile e
risolutoria di tutti i problemi.
Non
sono un grillino ma a Renzi e ai suoi cortigiani un vaffa non ci starebbe poi
così male.
Ad
maiora.
MIZIO
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